Prototipo Fanfiction

I deliri di un utente appassionato

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    Vabbe dai, mi stai adulando. Per quello che ne so, potrei aver mandato parte della lore a puttane, senza saperlo.
    Comunque non penso che la pubblicherò: già sono infognato nel fare un libro vero e proprio
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    Be'sono già all'opera per scrivere un libro vero e proprio. Allego qui il link Dropbox con la cartella contenente i file del progetto in corso.

    https://drive.google.com/folderview?id=1--...kQc2n3--H3p8F_g
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    QUINTO CAPITOLO! lo so, lo so, è LUNGO, ma vi prego di leggerlo tutto e portare pazienza, dato che è bello corposo.

    ------------
    1 SETTIMANA DOPO

    Come concordato con Ed, Jacket aveva aspettato una settimana in modo da ambientarsi, rendersi poco sospetto e, come prima cosa, tenere d’occhio Maya Belpois e suo padre. Tutte le informazioni raccolte erano riportate in documenti opportunamente criptati e nascosti all’interno del computer di Jacket (per precauzione venivano copiati su un hard disk esterno, anch’esso criptato, in modo da non perdere i dati anche se il PC dovesse andare a puttane.)

    Maya risultava essere una ragazza estremamente tranquilla e gentile, quasi un angioletto sceso sulla terra; inoltre aveva una media eccellente in tutte le materie (mentre Jacket, a parte in informatica e nelle lingue, non si impegnava più del necessario nella scuola), rendendola praticamente il genio della classe. Insomma, la figlia perfetta che avrebbero voluto tutti i genitori. Per il resto era tremendamente normale e mondana, una brava ragazza come a migliaia.

    E sicuramente aveva preso la sua intelligenza dal padre: Jeremy Belpois, insegnante di informatica, ex studente al Kadick. Quell'uomo era uno dei (pochi a parer di Jacket) professori competenti che si preoccupava dei suoi studenti: oltre alle spiegazioni chiare, si premurava anche di stilare verifiche adatte ai livelli di preparazione dei suoi studenti! (Jacket, da autodidatta, era più avanti rispetto al programma base, quindi il Prof. Belpois gli aveva dato esercizi e verifiche alla sua altezza). Era praticamente l’insegnante che ogni studente avrebbe voluto avere in ogni materia.

    Jacket ed Ed non avevano certo passato il tempo solo a tenere d’occhio padre e figlia: fuori dalle lezioni avevano esplorato da cima a fondo tutto il complesso scolastico, imparandone ogni anfratto, venendo così a scoprire i due passaggi che portavano alla rete fognaria (che collegava il collegio alla fabbrica, e quindi al supercomputer): uno era situato dietro una porta presente nella sala caldaie, accessibile dalla palestra. L’altro invece era un tombino presente nel parco del collegio, in un punto relativamente ben nascosto dagli alberi circostanti. Tutto sommato due posti abbastanza discreti.

    Inoltre, in questa lunga settimana, Jacket aveva iniziato un corso extrascolastico di parkour, che si tiene nella palestra così come i corsi di arti marziali. Se qualcuno gli avesse chiesto il motivo, Jacket avrebbe risposto che era semplicemente interessato, nulla di più. In realtà la ragione era ben altra.

    Da quando aveva spento il supercomputer in Italia, per poi partire, Jacket aveva incominciato a temere l’eventualità che i governi avessero scoperto la sua piccola intrusione nel Progetto Cartagine; non poteva essere sicuro di non essere stato (anche solo parzialmente) tracciato quando ha risvegliato il supercomputer parigino a distanza. E se degli agenti governativi erano alle sue calcagna, di certo Jacket non voleva essere catturato. Quindi aveva scelto di migliorare la propria velocità, agilità e resistenza tramite il parkour, la fuga acrobatica per eccellenza.

    Ora il duo era pronto ad esplorare la fabbrica abbandonata.
    ---

    DOMENICA 8 SETTEMBRE, MEZZANOTTE

    Torcia nuova: presente.

    Piede di porco: qui.

    Tronchesi per tagliare eventuali fili: ci sono.

    Borsone per contenere il tutto: preparato.

    Chat
    Jacket: Sei pronto?
    Ed: Si. Andiamo.

    Borsone in spalla, Jacket aprì la porta molto lentamente, per poi varcare silenziosamente la soglia ritrovandosi nel corridoio buio del dormitorio maschile. A tre porte di distanza vi era Ed che, anche se al buio, era visibilmente teso.

    Jacket si limitò a fargli cenno di seguirlo, finendo entrambi per scendere, un passo alla volta, le scale che collegavano i dormitori e il piano terra. Non dovevano preoccuparsi di un eventuale ronda del professore di ginnastica, dato che l’aveva già fatta alle undici, per poi andarsene a dormire nella sua camera, presente anch’essa nel dormitorio maschile.

    Dopo un paio di minuti di spostamenti lenti, uscirono dall’'edificio, ritrovandosi nel cortile; destinazione: tombino nel parco.
    Avendolo già visitato, ed essendo deserto a quest’ora della notte, non ci misero molto ad arrivare davanti al vecchio tombino incrostato di ruggine. Ed prese il tombino e lo alzò senza grandi sforzi, per poi posarlo accanto all'apertura che portava verso le fogne.

    Jacket scese per primo, senza alcuna esitazione, mentre Ed, quando venne il suo turno, fu più riluttante: non è che avesse questo gran desiderio di scendere nella fognatura puzzolente. Ma sapendo che quella era l’unica via per arrivare alla fabbrica, Ed si convinse che ci avrebbe fatto presto l’abitudine.

    Appena il duo mise i piedi per terra, fu investito dal tanfo dell’acqua di scarico delle fogne. La rete fognaria aveva a disposizione Jacket fece una smorfia di disgusto, proseguire in avanti, mentre Ed, con il colletto della maglia che gli copriva naso e bocca, lo seguì dietro. Avendo consultato sia la mappa della zona, sia della rete fognaria, avevano scoperto che bastava andare dritti fino alla grande grata che indicava la fine del canale. Una strada semplice da ricordare.

    Dopo una decina di metri, Jacket vide tre skateboard e un monopattino appoggiati alla parete. L’aspetto era vecchio e logoro, ma parevano ancora funzionare.

    Ed: “Cosa diavolo ci fanno degli skateboard e un monopattino nelle fogne!?”

    Jacket: “Be’, siccome non penso che la gente usi gli skateboard nelle fogne, tutto ciò non fa che convincermi ancora di più che Jeremy Belpois e altre persone, un bel po’ di anni fa, abbiano scoperto e usato il supercomputer nella fabbrica.”

    Ed non aveva nulla da controbattere, dato che il ragionamento filava. Nel frattempo Jacket prese uno degli skateboard e, dopo aver controllato che non si rompesse sotto il suo peso, iniziò a guidarlo in avanti.

    Jacket: “Forza, sbrigati !”

    Ed roteò gli occhi con fare seccato (a mo di “sei sempre il solito..”), per poi prendere uno degli skateboard rimanenti e seguire Jacket.
    Arrivarono alla fine del canale dopo una sessantina di metri circa. Una scala conduceva verso la superficie, da cui entrava la luce lunare. Jacket ed Edward, una volta fermati gli skateboard, salirono le scale giungendo così sopra il ponte che attraversava la Senna; davanti a loro vi era l’ingresso della fabbrica abbandonata. La scritta in vernice blu che recitava “Renault” era ormai scrostata e arrugginita da un pezzo.
    Arrivando davanti all’entrata, il duo notò che non vi erano scale che portassero di sotto, ma vi erano dei cavi che pendevano dal soffitto. Jacket li tese per verificarne lo stato: erano ancora in buone condizioni. Essendo l’unico modo per scendere, entrambi scesero usando i cavi come liane, sfregandosi la pelle contro la superficie ruvida.

    Una volta atterrati tutti interi, i due ragazzi constatarono di trovarsi nella stanza principale della fabbrica: travi e colonne di sostegno in acciaio, rottami e pezzi di ricambio sparsi ovunque e l’odore di abbandono caratterizzavano l’ambiente. Davanti al duo, inoltre, vi era un ascensore all’apparenza funzionante, che sembrava portare solo verso il basso.

    Jacket: “Penso proprio che dobbiamo prendere l’ascensore.”

    Ed: “Sei sicuro che funzioni..?”

    Jacket:“Se c’è stata altra gente prima di noi allora dovrebbe funzionare, no?”

    Anche stavolta Ed non poteva controbattere, e così i due entrarono nell’ascensore e premettero il pulsante per andare al primo piano sottoterra. Quando si fermò, una porta blindata di acciaio dal design decisamente fantascientifico si aprì lentamente, rivelando la prima grande stanza del complesso sotterraneo del supercomputer.

    Secondo il fantomatico file PDF questa stanza era chiamata il “Laboratorio”: una versione decisamente più grande e maestosa di quella piccola postazione monitor presente nel prototipo italiano. Al centro della stanza vi era una specie di sostegno circolare che proiettava un grande ologramma a forma di sfera, che sembrava rappresentare, secondo Jacket, il mondo virtuale di Lyoko. Tutta la stanza era illuminata in una luce blu-verde.

    Una comoda poltroncina era disposta davanti alla postazione monitor, composta da quattro schermi (uno principale e tre periferici), oltre alla tastiera integrata, e vi era anche un set di cuffie, probabilmente per la comunicazione con il mondo virtuale; Jacket si sedette sulla poltroncina, per poi farci due giri in tondo. Esaminando l’interfaccia, si poteva notare come era più intuitiva e funzionale rispetto alla versione prototipo.

    Ed: “…Wow… tutto questo è ancora più incredibile di quello dell’altra volta…”

    Jacket: “Sai com’è, è la versione definitiva!”

    Jacket quindi si mise anche stavolta a spulciare il file system, scoprendo, oltre a una copia del diario di Waldo Schaeffer, un nuovo diario, risalente a 18-17 anni fa circa. Il proprietario del diario era … Jeremy Belpois.

    Nel diario il biondo occhialuto spiegava come avesse trovato il supercomputer mentre cercava pezzi di ricambio per una gara di robotica. Dopo averlo riacceso, ha scoperto che all’interno vi era “intrappolata” quella che pareva una ragazza virtuale. E questa era solo la parte più tranquilla: XANA, l’intelligenza artificiale che in origine doveva proteggere Lyoko e il supercomputer, era andato fuori controllo, iniziando ad attaccare il mondo reale usando le torri del mondo virtuale come punto di collegamento. Gli eventi risultarono nel coinvolgimento di altri tre ragazzi: Odd Della Robbia, Ulrich Stern e Yumi Ishiyama. La ragazza virtuale (inizialmente battezzata Maya, ma che poi ricorderà di chiamarsi Aelita) era l’unica persona che poteva contrastare XANA inserendo il Codice Lyoko all’interno della torre controllata dalla IA, in modo da neutralizzare gli attacchi. E dopo ogni torre disattivata, veniva lanciato un programma chiamato “Ritorno al Passato”, un vero e proprio viaggio nel tempo di 24 ore prima dell’attacco, che cancellava i danni e la memoria delle persone testimoni, tranne dei ragazzi, dato che erano stati scannerizzati. Vi era solo una limitazione: il Ritorno al Passato non permetteva di far resuscitare eventuali morti.

    Mondi virtuali, IA malvagie e viaggi nel tempo? Ci si potrebbe fare una serie TV!

    Il piano originale era di materializzare Aelita nel mondo reale, per poi spegnere il supercomputer; la cosa riuscì solo a metà, dato che Aelita fu tirata fuori da Lyoko, ma XANA era riuscita a infettarla con un virus, in modo che, se si fosse spento il supercomputer, Aelita sarebbe morta. Quindi l’unica alternativa era di distruggere XANA una volta per tutte.

    Il diario terminava qui.

    Ed: “Ragazzi, che storia…”

    Jacket: “Già. Ora dimmi, ti va di fare un secondo giro, stavolta su Lyoko?”

    Ed: “E me lo chiedi? Abbiamo aspettato una settimana.”


    Jacket: ”Perfetto, allora scendi al piano di sotto, in sala scanner.”

    Ed: “Ricevuto!”


    Quindi Ed entrò nell’ascensore e iniziò a scendere in sala scanner, mentre Jacket era rimasto alla postazione monitor, come l’altra volta. Aperta la seconda porta blindata, Ed fece un passo avanti, ritrovandosi così nella sala scanner. La luce arancione rifletteva il metallo dei tre scanner appoggiati alla parete circolare, collegati da grossi cavi. Al centro della stanza vi era una specie di grande bocchettone, il cuo sportello era chiuso.

    Jacket: “Sei pronto?”

    Ed: “Si.”

    TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO!

    SCANNER:INIZIALIZZATO!

    VIRTUALIZZAZIONE!


    Ed senti di nuovo la sensazione di risucchio e di scomposizione, ma questa volta atterrò in piedi, e la vista non aveva più bisogno di abituarsi al mondo virtuale. A differenza di Xanadu, questa volta Ed si trovava una specie di deserto, costituito da grandi strisce di terra, rocce, voragini e isolotti. Inoltre il territorio era attaversato da cavi bianchi che pulsavano di energia di colore rosso. In lontananza era possibile vedere che le torri erano pressoché identiche nell’aspetto a quelle di Xanadu, ma erano più piccole e in maggior quantità. Controllando se stesso, Ed si accorse di essere tornato nei panni de “Il Protettore”, con il suo vestiario e la sua spada lunga.

    Jacket: “Ottimo, è andato tutto liscio come l’olio. Allora, piccolo corso di aggiornamento: Lyoko è composta di 5 settori: Deserto, Montagna, Foresta, Banchisa e il Settore 5, quello centrale. Come puoi vedere l’ambiente è decisamente più vasto ma più spoglio rispetto a Xanadu. Per il resto sei sempre nei panni del tuo avatar virtuale simil-cavaliere. Per cominciare, prova a raggiungere la torre più vicina a te, in modo da vedere se puoi recuperare delle informazioni al suo interno. Tutto chiaro?”

    Ed: “Signor si, ora vado.”

    Giunto a destinazione, Ed vide come la torre era situata al centro di una specie di conca, dove la roccia faceva da parete circolare, come un grande muro che proteggeva la torre dall’esterno. Inoltre dal terreno spuntavano rocce di varia dimensione. Ricordandosi della sua precedente visita su Xanadu, provò subito ad entrare nella torre. Ma proprio quando la sua mano iniziava ad attraversare la parete della torre, il suono di uno sparo laser, seguito da un dolore lancinante al torso, fece ritrarre la mano di Ed, per poi gridare di dolore.

    Ed: “Aarghh!! Ma cos..!?”

    Una volta che Ed si voltò, vide davanti a lui una delle cose più inquietanti che avesse mai visto: una specie di cubo di roccia che camminava su quattro piccole zampe, e su ogni lato aveva una specie di occhio bianco, sopra cui vi era presente quel simbolo presente sul pavimento della torre su Xanadu. E secondo il diario di Jeremy Belpois, quello doveva essere il simbolo di XANA.

    Preso dal panico, Ed corse dietro la roccia più vicina, in modo da mettersi al riparo; quella creatura invece restava ferma mentre tentava di sparargli, colpendo solo il terreno circostante. Una volta che era ai ripari, Ed parlò a Jacket, mentre era nel panico più totale.

    Ed: “Jacket, c’è una specie di blocco spara-laser vivente che non sembra avere intenzioni amichevoli! Ha anche quella specie di simbolo a forma di occhio! Cosa faccio !?”


    Jacket in quel momento era altrettanto teso: se quello che diceva Edward era vero, allora voleva dire che questo XANA era ancora vivo. E decisamente incazzato.

    Jacket: “Oh merda! .. Ascoltami Ed, tu hai una spada lunga li con te, no? E sai anche usarla, quindi cerca di farlo fuori il prima possibile!”
    Ed: “Cosa!? Sei pazzo? E se e lei a fare fuori me?”


    Jacket: “Non preoccuparti di questo, se i tuoi Punti Vita scendono a 0, dovresti essere devirtualizzato e riportato qui sulla terra. Fai presto!”

    Ed: “Io…d’accordo!”

    Ed quindi sguaino la spada e la prese a due mani, ma non uscì ancora dal riparo: sentiva quel mostro che si stava avvicinando lentamente, e lui voleva approfittare del fattore sorpresa. Quando senti i suoi passi vicinissimi, Ed strinse l’impugnatura con decisione, per poi uscire dal nascondiglio ed effettuare un affondo alla cieca: la lama oltrepasso il simbolo di XANA ancor prima che la creatura potesse fare qualsiasi cosa. Appena Ed estrasse la spada il mostro esplose, svanendo così nel nulla.

    Ed: “Non ci credo, ce l’ho fatta! HAHA!”

    Jacket: “Ottimo lavoro, superspadaccino!”

    Ed: “Grazie Jack-”

    Non fece in tempo a ringraziare che senti dei pesanti passi metallici, seguiti da un verso mostruoso, dietro di lui. Tenendo la guardia alta, Ed si girò di scatto per vedere un altro abominio: una specie di ragno gigante a quattro zampe, o meglio, a quattro cannoni laser. Il simbolo di XANA era situato sulla sua testa bianca. L’essere si inginocchio, per poi puntare verso Ed le due zampe-cannoni anteriori.
    Non c’era tempo per pensare, quindi il cavaliere lanciò la sua spada, a mo di giavellotto, mirando al simbolo sulla testa della creatura; una mossa dei vecchi manuali di scherma medievale. Di contro, il ragno gigante sparò due colpi dai due cannoni.
    Tutto accadde nello stesso momento: la spada penetrò la testa della creatura, arrivando fino all’elsa, facendo in modo che si disintegrasse come il cubo distrutto precedentemente. Al tempo stesso, i due proiettili laser colpirono Ed in pieno petto, dissolvendolo completamente.

    Jacket: “Ehi Ed, ci sei!? Ed!?”

    Ed: “Si Jacket, sono ancora vivo. Mi gira un po’ la testa, ma per il resto è tutto OK” disse Ed dalla sala scanner; essere devirtualizzati e uscire dallo scanner dopo essere stato colpito a morte non era per niente un esperienza piacevole .

    Jacket trasse un lungo sospiro di sollievo, per poi dire: “Meno male… ok ora vieni qui nel laboratorio.”
    --
    Jacket: “Penso proprio che siamo nella merda: se ci sono quei … cosi in giro per Lyoko, allora vuol dire solo una cosa, e cioè che XANA non è stato distrutto. Non definitivamente almeno.”

    Ed: “Se è così propongo di spegnere subito questo aggeggio infernale!”

    Jacket: “Non è così semplice: secondo il diario XANA ha abbandonato da tempo il supercomputer, fuggendo nella rete, quindi anche se spegnessimo tutto non basterebbe lo stesso.”

    Ed: “Allora che alternative abbiamo?”

    Jacket: “Penso proprio che dovremo tenerlo a bada finchè non troverò una soluzione.”

    Ed: “Ma è una follia! Come possiamo pensare di avere una possibiltà contro un Intelligenza Artificiale fuori controllo e i suoi mostri !?”

    Jacket: “Be’ se ce l’hanno fatta cinque ragazzi a resistere contro XANA, perché noi non dovremmo?
    E non credere che la polizia sia un alternativa: prima di tutto non ci crederebbero mai. E anche se ci credessero, sicuramente con loro verrà anche il governo, che non credo sarà molto felice di sapere la nostra intrusione nei loro vecchi affari.”


    Edward voleva continuare a controbattere, a dire che da soli non avrebbero avuto speranze, ma non poteva dire nulla; Jacket aveva ragione, le autorità non erano un alternativa, anzi erano un rischio. E di certo non poteva lasciare che XANA facesse il bello e il cattivo tempo, con il rischio di uccidere degli innocenti…

    Ed: “…. Detesto ammetterlo, ma hai ragione Jacket, non possiamo affidarci agli adulti e spegnere il supercomputer non avrebbe alcun effetto, quindi non ci rimane che combatterlo. Conta pure su di me.”

    Jacket, in seguito a ciò che disse Edward, sorrise; un po’ per divertimento, vedendo Ed e il suo eroismo che non aveva mai capito del tutto. Un po’ per contentezza, dato che aveva un alleato sicuro in questo grande casino.
    Jacket quindi scese dalla sedia, per poi dare una pacca sulla spalla di Edward.

    Jacket: “Ti ringrazio Ed.”

    Ed: “Figurati, non posso certo lasciarti nei pasticci tutto solo; sono “Il Protettore”, ricordi?”

    Jacket: “Hahaha, già…. be’, ora torna pure indietro e vai a dormire, io devo restare qui ancora per un po’.”

    Ed: “E perché?”


    Jacket: “Non hai sentito il diario di Jeremy? Il Ritorno al Passato ci sarà sicuramente utile in questo casino, ma per non perdere la memoria bisogna essere entrati negli scanner. Quindi devo farmi scannerizzare parzialmente, solo per fare in modo di ricordare tutto dopo ogni viaggetto nel tempo.

    Inoltre devo creare una piccola applicazione per il mio cellulare: ogni volta che si attiverà una torre su Lyoko, ergo XANA avrà voglia di giocare, mi arriverà una notifica. Così non saremo colti alla sprovvista.”


    Ed: “Ok, ci vediamo domani.”

    Jacket: “Buonanotte”

    Edward salì sull’ascensore, mentre Jacket restò nel complesso sotterraneo per un circa un ora, il tempo di sviluppare la piccola applicazione e di scannerizzarsi.
    ----

    Ancora una volta, Maya non riusciva a dormire. Non era proprio una malattia, semplicemente ogni tanto non riusciva ad addormentarsi presto, oltre ad avere un sonno abbastanza leggero. Per cui, in quella notte dal cielo limpido, la ragazza dai capelli rosa restava davanti alla finestra, le braccia poggiate sul davanzale, mentre contemplava sia la tranquillità del parco deserto, sia la vita notturna della città.

    La tranquillità del parco sopracitata venne interrotta da una visione … “singolare”: in quel momento Maya stava osservando una persona che giungeva dal parco, che aveva un borsone a tracolla e quello che sembrava piede di porco in mano. D’istinto Maya prese il cellulare e scattò una foto al misterioso individuo; per quello che ne sapeva poteva essere un ladro, e nel caso fosse stato tale di certo una foto avrebbe aiutato le autorità a prenderlo. Il tempo di salvare la foto e la persona era già sparita.

    Guardando la foto Maya restò completamente sorpresa: quel ragazzo misterioso era l’amico di Edward, ovvero Jacket! Che ci faceva fuori dal dormitorio, di notte, di ritorno dal parco, con un borsone e un piede di porco? E perché la settimana prima, quando era appena arrivato, l’aveva osservata come se l’avesse già vista da qualche parte?

    Domani mattina ne avrebbe parlato prima con suo padre: era un loro insegnante, quindi forse poteva fare qualcosa senza bisogno di scomodare le forze dell’ordine.

    Maya quindi posò il cellulare e tornò a letto. Sapeva che quella sera non avrebbe affatto chiuso occhio.
    ----

    LUNEDI 9 SETTEMBRE, 7.30


    Maya aveva appena finito di fare colazione in caffetteria, e ora stava cercando suo padre: come al solito lo trovò davanti alla macchinetta del caffè; a casa non ne prendeva quasi mai.

    Maya: “Buongiorno, papà”

    Jeremy: “Buongiorno anche a te Maya. Dimmi, di cosa hai bisogno?”


    Maya: “Ecco, vedi ... si tratta di una persona particolare….”

    Jeremy: ”Mh..Dimmi, hai per caso trovato un ragazzo?” disse ridacchiando divertito e a cuor leggero.

    Maya: “Cos- no no, nulla di simile! Ecco… guarda tu stesso” disse Maya per poi tirare fuori il cellulare e mostrare la foto scattata ieri notte.

    Jeremy, riconoscendo il suo studente nella foto, rimase di sasso.

    Jeremy: “Ma.. è Richard, un mio studente!”

    Maya: “Esatto. Vedi, stanotte non riuscivo a dormire quindi ero affacciata alla finestra. All’improvviso l’ho visto venire dal parco davanti al collegio e aveva un borsone e un piede di porco, come nella foto.”

    La mente di Jeremy in quel momento era sul punto di andare in defibrillazione: nel parco non c’era nulla che poteva spingere uno studente ad andarci di notte, per di più portandosi un borsone probabilmente pieno di attrezzi.

    Tranne quella cosa…

    Maya: “Papà, va tutto bene?”

    Jeremy: “.. Si Maya, va tutto bene. Ci penserò io alla cosa, sta tranquilla. Ora vai, prima di fare tardi in classe.”

    Maya all’inizio era perplessa, ma poi sorrise: “Hai ragione papà. Ci vediamo!”

    Jeremy: “Ciao Maya”

    La giornata passò in piena tranquillità: Jacket non aveva ricevuto nessuna notifica su eventuali attacchi di XANA, quindi aveva trascorso questo lunedì come ogni altro.
    Arrivata la sera, alle 19.30 circa, Jeremy era appena tornato a casa di tutta fretta; doveva parlare con Aelita riguardo all’accaduto, e fare un piano di azione.

    Aelita era intenta a preparare la cena, come al solito, quando sentì la porta di casa aprirsi.

    Aelita: “Bentornato, Jeremy.”

    Jeremy: “Ciao Aelita. Scusa se sono di fretta, ma devo subito chiamare Yumi Ulrich e Odd!”

    Aelita: “Cos’è, vuoi fare una cena di “rimpatriata”?”

    Jeremy: “No, anche se in questo momento vorrei fosse così.”

    Aelita: “Insomma Jeremy, cosa succede?”

    Jeremy: “Temo lo scoprirai proprio adesso..”
    disse mentre avviava una videochiamata di gruppo dal suo portatile.
    ----

    CASA DI YUMI E ULRICH

    14 anni fa, dopo una lunga relazione complicata, Yumi ed Ulrich erano riusciti finalmente a dichiararsi e a fidanzarsi ufficialmente; era ora!

    Ulrich, finito sia il collegio che il liceo, è stato campione di Pencak Silat a livello nazionale e internazionale, ritiratosi 3 anni fa circa.
    Yumi, invece, decise di tornare per un po’ in Giappone, in modo da poter visitare i parenti rimasti li, e pensare anche a una possibile vita nell’arcipelago del Sol Levante. Purtroppo i ritmi di lavoro estremi e la pressione sociale spinsero Yumi a tornare in Francia dopo solo un paio d’anni. Ed è in quel momento che, all’età di 26 anni, decisero di sposarsi. Tutti i loro amici, in particolare Aelita, Jeremy, Odd e William, erano presenti. Ironicamente c’era anche Sissi.

    Ora la coppia, dopo il matrimonio, aveva deciso di sostenersi aprendo una palestra di Pencak Silat, gestita da entrambi. Per quanto riguarda l’avere figli… be’, non è un opzione ancora contemplata.

    Entrambi erano seduti sul divano, intenti a guardare dei Dorama sul portatile; entrambi non erano cambiato più di tanto: Yumi vestiva sempre di nero (in casa portava una canottiera e dei pantaloni da tuta.) e Ulrich, fatta eccezione per un po’ di barba, era sempre lo stesso; sempre più basso di Yumi.

    Mentre il Dorama andava avanti, una notifica ne interruppe la visione: Jeremy li stava invitando in una videochiamata.
    ----

    CASA DI ODD


    Odd non aveva mai abbandonato le vena “artistica” che lo aveva sempre contraddistinto: infatti, dopo il collegio, si era iscritto alla facoltà delle arti (per poi fare l'equivalente del DAMS), e ora lavorava come videomaker per piccoli registi, ogni tanto dando una mano con le sceneggiature. Dal punto di vista estetico non era cambiato di una virgola: capelli biondi e viola a forma di piramide (probabilmente tenuti su con quantità industriali di gel e lacca), e vestiti dai colori dannatamente stravaganti (sempre viola, lilla e sfumature varie). Non per niente si chiamava “Odd”..

    Per quanto riguarda le relazioni… come al solito: cambia ragazze con estrema facilità.

    Mentre si gustava il suo cibo cinese d’asporto, senti uno squillo dal cellulare. Chiedendosi chi potesse disturbarlo mentre mangiava , controllo la notifica: era una richiesta di videochiamata da parte di Jeremy, e c’erano anche Yumi e Ulrich! Quanto tempo era passato…
    Odd abbandonò il suo pasto per rispondere.
    ----

    CASA DI JEREMY

    Yumi: “Jeremy, Aelita! Che piacere vedervi!”

    Ulrich: “I nostri cervelloni preferiti! Quanto tempo è passato… quattro anni?”

    Odd: “Einstein, Principessa! Non ci si vede da un po, eh ?”

    Jeremy: “Ciao ragazzi, è un piacere anche per me. Purtroppo vi chiamo perché c’è un emergenza, e bella grossa.”

    Yumi: “Emergenza?! ”

    Jeremy: “Ora vi spiego tutto quanto..”

    Quindi Jeremy rifer’ tutto ciò che gli era stato raccontato da Maya, per filo e per segno; allegò anche la foto “incriminata”.

    Ulrich: “Non per offendere Jeremy, ma sei sicuro di non essere un po’ paranoico?”

    Odd: “Si, in fondo XANA è stato sconfitto, no? E poi chi ti dice che quel ragazzo sappia del supercomputer? ”

    Jeremy: “Anche se XANA è stato distrutto, non possiamo certo lasciar correre il rischio che qualcuno scopra e usi il supercomputer, men che mai un mio studente! Sarebbe troppo pericoloso! E poi pensateci, cosa altro ci può essere in quel parco da spingere un ragazzo ad andarci di notte, con un borsone di attrezzi e un piede di porco!?”

    Odd: “.. be’ se la metti così..”

    Aelita: “Jeremy ha ragione, quel ragazzo è troppo sospetto e non possiamo correre il rischio.”

    Ulrich: “Allora perché non cerchi semplicemente di parlargli in privato, mostrandogli la foto e vedere cosa si inventa?”

    Jeremy: “Non è così semplice Ulrich, se ha scoperto il supercomputer allora molto probabilmente avrà trovato anche il mio diario, quindi è molto probabile che si sia già preparato in anticipo cosa dire nell’eventualità che io provi a inchiodarlo; non è solo bravo in informatica, ma è anche terribilmente sveglio.”

    Odd: “.. Allora cosa proponi, Einstein?”

    Yumi, che fino a quel momento era stata praticamente in silenzio, ebbe un idea.

    Yumi: “… forse un idea ce l’ho …”
    ----

    MARTEDI 10 SETTEMBRE, TERZA ORA

    La giornata si svolgeva praticamente come qualsiasi altra: niente attacchi, niente stranezze, solo la stantia routine scolastica. Jacket in quel momento era alla lezione di informatica, mentre Edward e Maya avevano ora buca a causa dell’indisposizione del docente di storia. Un solo fatto, però aveva dato una sfumatura più grigia alla giornata: a quanto pare uno studente si era sentito male durante la prima ora,risultando febbricitante e con la nausea. Ora era sotto osservazione in infermeria.

    Per quanto riguarda la lezione di informatica, avevano un programma da completare dopo una spiegazione teorica fatta nell’ora precedente. Allo stesso tempo Jeremy sedeva alla cattedra, apparentemente indaffarato al PC, ma in realtà, con la coda dell’occhio, spiava Jacket, aspettando la minima azione sospetta. Inutile dire che Jacket ci mise poco a completare la richiesta, e per il momento si era messo a creare un suo secondo programma di generazione randomica di personaggi di GDR: scuola o non scuola, Lyoko o meno, lui scriveva sempre campagne di gioco.

    Mentre era assorto nella compilazione del codice, Jacket senti il telefono vibrare nella tasca della giacca. Smise di lavorare al programma ed estrasse il cellulare di nascosto (l’essere nelle ultime file aiutava): Una torre era segnalata come attiva, ergo: XANA era annoiato e voleva divertirsi un po’.

    Cazzo, proprio adesso!?

    Jacket: “Professore, avrei bisogno di usare il bagno, non mi sento molto bene.”

    Jeremy, facendo finta che fosse tutto normale, rispose. “Certo, vai pure.”

    Il ragazzo quindi se ne andò, senza nutrire alcun sospetto del professore di informatica. Appena il primo varcò la soglia, Jeremy aprì una finestra di chat sul suo PC, inviando il seguente messaggio:

    “E’ uscito, preparati.”

    Nel frattempo Jacket, intento a uscire dall’edificio delle aule scienze, indosso due auricolari bluetooth con microfono integrato, per poi chiamare Edward. Quest’ultimo era intento a parlare con il suo vicino di banco, mentre Maya era intenta a mettersi avanti con i compiti. Sentendo lo squillo del cellulare, Edward rispose:

    Ed: “Pronto, Jacket, cosa c’è?”

    Jacket: “A quanto pare il nostro XANA ha attivato una torre e vuole giocare, adesso sono uscito dalla classe e sto andando alla fabbrica a controllare: non c’è bisogno che tu venga con me, ma tieni la chiamata aperta, non si sa mai.”

    Ed: “.. D’accordo, ci sentiamo dopo.” disse per poi metter il telefono a faccia in giù sul banco, rimanendo in linea. Tornò quindi a parlare con il suo compagno di classe.
    Nel frattempo Jacket era appena uscito dall’edificio e stava per andare in direzione della sala caldaie, quando una voce femminile, dal tono freddo e serio, gli rivolse la parola:

    “Scusa, avrei bisogno di un informazione, potresti aiutarmi?”

    Jacket quindi si voltò per ritrovarsi davanti a una donna giapponese, vestita completamente di nero: jeans, anfibi, maglietta e giacchetta in pelle erano tutti color catrame. Jacket non lo sapeva, ma quella era Yumi Ishiyama.

    Jacket: “Be’, temo di non essere di grande aiuto, se vuole delle informazioni la segreteria è da quella parte. Buona giornata.”

    Ok, sta facendo il finto tonto…

    Quindi la donna prese Jacket per una spalla, senza stringere forte o strattonarlo via.

    Yumi: “Oh be, penso che mi basteranno le tue di informazioni.”

    Una donna vestita completamente di nero che insiste nel chiederli delle informazioni, nello stesso momento in cui lui stava uscendo per andare alla fabbrica.

    Si, è proprio il momento di filarsela!

    Jacket: “E dimmi: Governo o Fenice Verde?”

    Yumi : “Cosa diav-”

    Yumi non potè finire la frase, dato che ricevette alla sprovvista una forte gomitata nello stomaco, che le tolse il fiato e la fece piegare in due dal dolore. Nel frattempo poteva scorgere Jacket intento a scappare.

    Yumi: “H-hei, torna qui!”

    Jacket in quel momento non pensava a cosa aveva intorno a lui: doveva CORRERE verso la sala caldaie, più in fretta che poteva, per poi seminare l’inseguitrice nelle fogne. Il non prestare attenzione all’ambiente circostante risultò in lui che, mentre svoltava l’angolo per attraversare tutto il campo da corsa, urtò una persona facendola cadere. Non aveva certo tempo per i convenevoli. D’altro canto Yumi non si era accorta dell’incidente, presa com’era a inseguire il fuggitivo.

    Che sia un capriccio del destino o uno scherzo del caso, la persona che Jacket aveva urtato e fatto cadere era niente popo di meno che Sylviane, che era uscita un attimo dalla classe di chimica per prendere un caffè alla macchinetta, dato che si sentiva stanca. Mentre Sylviane si stava rialzando, col fondoschiena dolente a causa della caduta, notò in lontananza un ragazzo che stava attraversando il campo da corsa, mentre una donna vestita di nero lo inseguiva; entrambi sembravano diretti verso la palestra.

    “Aspetta, quel ragazzo lo conosco: era il nuovo arrivato che mi aveva fissato durante la pausa pranzo! … ma perché sta fuggendo da quella donna?”

    Se c’era un difetto di Sylviane, quello era la tremenda curiosità: non poteva ignorare il tutto, VOLEVA scoprire cosa stava succedendo. Ma era meglio essere discreti e non farsi vedere.

    Nel frattempo Jacket, mentre i polmoni gli bruciavano dallo sforzo della corsa, cercò di contattare Edward, avendo lasciato la chiamata aperta.

    Jacket: “ED, RISPONDI CAZZO!”

    Ed, sentendo la voce urlante di Jacket, rispose rapidamente.

    Ed: “Cosa succede!?”

    Jacket: “Succede che una puttana giapponese emo vestita di nero mi sta alle costole! Ascolta, io cerco di seminarla dentro la sala caldaie, tu intanto corri al tombino del parco e vai alla fabbrica!”

    Ed: “Ok, ora vado!”, quindi scattò fuori dall’aula, solo per essere interrotto da Maya.

    Maya: “Hey Ed, dove vai così di fretta?”

    Ed: “Ecco, mi sono dimenticato di una cosa molto importante, ciao!”, e corse via.

    Maya non gli credeva neanche un po’

    Sarà meglio seguirlo a distanza, tutta questa storia sta prendendo una strana piega.
    ----

    INTANTO..

    Jacket era appena arrivato davanti alla porta della palestra, e l’aprì di forza. Aveva una decina di metri di vantaggio, quindi chiuse subito la porta e ci mise davanti il primo oggetto pesante che aveva a portata di mano, ovvero una cesta di palloni; in questo modo avrebbe guadagnato tempo e si sarebbe potuto dileguare nella sala caldaie, per poi andare verso la fabbrica. Intanto Yumi, con molta forza, aveva aperto la porta, entrando proprio mentre la porta che conduceva alla sala caldaie si era chiusa. Quindi si precipitò verso la suddetta stanza; quel ragazzo non aveva scampo..

    Nel frattempo Sylviane aveva atteso che Yumi entrasse a forza nella palestra, per poi scattare verso la porta aperta ed entrare: dentro non c’era nessuno. E dato che la porta più vicina all’ingresso della palestra era quella che portava alla sala caldaie, la ragazze intuì che, molto probabilmente, Jacket e la misteriosa inseguitrice erano li dentro. Quindi Sylviane si appostò dietro la porta, pronta a entrare nel momento più opportuno.

    Bene, dovrei averla seminata! Ora devo solo andare alla fab-

    Questo era ciò che Jacket pensava mentre apriva la porta che conduceva al passaggio segreto verso le fogne, solo per poi ritrovarsi davanti a se un uomo dai capelli marroni, leggermente barbuto, vestito con maglietta verde e pantaloni color muschio. Quest’uomo placcò Jacket a terra, impedendogli di andare nel passaggio.

    Ulrich: “Mi spiace, fuggitivo, ma la tua corsa finisce qui!”

    Per tutta risposta Ulrich ricevette una testata da parte di Jacket, che lo costrinse a rotolare a terra, stordito dal colpo.

    Jacket: “Scusa, niente di personale, ma sono decisamente di fretta.” disse con tono strafottente, mentre si preparava a metterlo K.O con un bel calcio in testa. Purtroppo il piano non andò a buon fine, perché mentre si apprestava a colpire, Jacket fu preso alle spalle e trascinato via. Quella ragazza giapponese, alla fine, lo aveva catturato.

    Yumi: “Per la cronaca, grazie per la gomitata e la corsa. Ulrich, chiama Jeremy e informa che abbiamo preso il nostro fuggiasco! Io intanto telefono Odd e gli dico di raggiungerci alla fabbrica.”, disse mentre prendeva il cellulare per effettuare la sua chiamata.

    Ulrich: “Ricevuto!”, quindi digitò il numero di Jeremy, aspettando che rispondesse.
    ----

    PARCO

    La situazione era decisamente degenerata.
    Proprio mentre Ed era arrivato davanti al tombino, dopo aver corso con tutto il fiato che aveva in corpo, era stato afferrato e bloccato da uno strambo vestito di viola e lilla, con degli improponibili capelli biondi e viola a forma di piramide. Che altra gente strana c’era in quel collegio?

    E quel che è peggio, Maya lo aveva seguito tutto questo tempo, arrivando a raggiungerlo proprio mentre veniva acciuffato dal suddetto strambo. Ora Edward aveva anche un testimone indesiderato.

    Ed: “Chi sei e cosa vuoi fare!?”

    Odd: “Tranquillo, amico, non ti farò del male. Voglio solo sapere perché stavi venendo qui così di fretta.” Dando uno sguardo a Maya si accorse come la somiglianza con Aelita era spaventosa. “Lo sai, sei proprio identica a tua madre, una seconda principessa!”
    Maya, imbarazzata dal’appellativo di quell’uomo, non poteva restare senza spiegazioni: cosa stava succedendo, e come faceva quel tipo a conoscere sua madre?

    Maya: “Sentite, voglio sapere cosa sta succedendo! Ed, perchè stavi correndo così di fretta verso il parco? E tu, si può sapere chi sei e come conosci mia madre?”

    Odd: “E’ una lunga storia, intanto piacere, sono Odd della Robbia. Se vuoi una spiegazione mi sa che ti tocca scendere qui sotto” disse indicando le fogne, per poi lasciar andare Edward, aprire il tombino e iniziare a scendere. “Be’, non venite?”

    Edward pensava che in quel momento non aveva molte alternative; se quell’uomo era davvero L’Odd menzionato nel diario di Jeremy Belpois, allora non era certo un nemico. E se XANA stava attaccando, era meglio andare subito alla fabbrica. Quindi si accodò ad Odd nello scendere nelle fogne.

    Maya: “Mi stai dicendo che dobbiamo scendere nelle fogne?”

    Ed: “Se vuoi sapere cosa succede, allora ti tocca venire qui sotto.” disse prima di scendere completamente.

    Maya da una parte era schifata di dover scendere in un luogo così disgustoso, ma la curiosità era molto più forte di lei. Quindi scese anche lei, senza lamentarsi ulteriormente.

    Una volta messi i piedi al suolo, Odd sentì squillare il telefono: era Yumi.

    Odd: “Pronto Yumi?”

    Yumi: “Odd, ho appena preso il fuggitivo numero 1. Vai alla fabbrica, ci incontreremo là.”

    Odd: “Tranquilla ci sto già andando, e sorpresa sorpresa, con me ho altri due ragazzi, tra cui la figlia della nostra Principessa!”

    Yumi: “Cosa, c’è anche Maya, sul serio!?.... d’accordo, porta con te anche loro.”

    Odd: “Signor si, signora!”, la chiamata fu chiusa.
    “Be ragazzi, seguitemi che vi porto in un bel posticino!”

    Edward sapeva di che posto parlava, quindi lo seguì senza dire niente, mentre Maya era l’ultima in coda, decisa a capire cosa diamine stesse succedendo.
    ----

    SALA CALDAIE

    Ulrich: “Jeremy, abbiamo preso il ragazzo.”

    Jeremy: “Perfetto, ora andate alla fabbrica, presto!!”

    Ulrich: “Cosa succede, Jeremy!?”

    Jeremy: “Non ci crederai, ma uno studente che prima è stato male ora è come impossessato, e sta mettendo a ferro e fuoco la scuola, mentre io sono barricato nella mia classe! Vorrei che non fosse così, ma… XANA è tornato!”

    Ulrich in quel momento era ben più che sotto shock: l’avevano distrutto, XANA era stato annientato! O almeno, così avevano creduto….

    Ulrich: “Resisti Jeremy, sono subito da te!”, chiuse subito la chiamata, ancora sotto shock. “Yumi, cerca di sbrigarti ad andare alla fabbrica! Io vado ad aiutare Jeremy!”

    Yumi: “Perché, cos’ha Jeremy?”

    Ulrich: “Uno studente sta distruggendo la scuola come se fosse indemoniato …. temo proprio che XANA sia tornato!”

    Yumi: “...Come!? E’ impossibile, noi l’abbiamo distrutto!”

    Jacket: “Beh, a quanto pare non ce l’avete fatta del tutto.” disse mentre veniva lasciato andare. Intanto la sua mente pensava spedita come una macchina: se quei due si chiamavano Ulrich e Yumi, e sapevano di XANA e di Lyoko, allora dovevano essere proprio gli amici menzionati nel diario di Jeremy Belpois. Da un lato era una cosa buona, dato che non erano agenti del governo o della Fenice Verde, quindi non erano nemici. Dall’altro lato Jacket era decisamente seccato di essere stato scoperto.

    “Potete farmi partecipe di cosa sta succedendo?” disse una voce sconosciuta a tutti e tre. Sulla soglia della sala caldaie si trovava, con enorme sorpresa di Jacket, Sylviane, che sicuramente aveva sentito tutto. Lo sguardo era calmo, ma l’eterocromia e l’illuminazione un po’ scarsa della stanza lo rendeva decisamente penetrante.

    Miracolo, la gothic lolita sa parlare. Peccato che al momento non sia un ospite desiderato! Ed è il secondo, dopo Maya!

    Jacket: “Ecchecazzo, con tutti questi testimoni a sto punto potete anche avvisare l’intera scuola urlando con un megafono..” borbottò tra se e se, scocciato dall’ennesimo inconveniente. Solo che lo avevano sentito tutti, Sylviane inclusa.

    Syl: “Oh già, riguardo allo spintone di prima: non dico che dovevi camminare, però potevi guardarti un po’ intorno…” Come facesse a tenere un tono calmo e tranquillo, anche in situazioni come questa, è un mistero.

    Jacket: “Ok, facciamo che ti faccio inseguire da un pazzo armato accetta e vediamo per quanto starai attenta alle persone che ti stanno intorno..”

    Yumi: “Per caso vi conoscete?”

    Jacket: “Solo di vista.”

    Syl: “Oh andiamo, ora che ci siamo spintonati a vicenda siamo a un livello più intimo…”, disse facendo anche un occhiolino. dal tono calmo a uno semi-seducente, con un pizzico di ironia e strafottenza. Jacket pensava sempre di più che questa fosse uscita da un Erogame.

    Ulrich: “Sentite, ora voi seguite Yumi e andate alla fabbrica, mentre io vado ad aiutare il mio amico.”

    Yumi: “Ulrich, stai attento!”

    Ulrich: “Tranquilla, non è certo la prima volta che combatto contro XANA, no?” sorrise per poi piombare via dalla stanza a tutta velocità.

    Yumi: “Ragazzi, seguitemi!” Disse prima di entrare nel passaggio che portava alle fogne.

    Syl: “Quindi… devo scendere giù nelle fogne con voi?”

    Jacket: “Dipende: se ritorni dentro la scuola c’è una leggera possibilità di morte dolorosa, mentre se vuoi scoprire cosa c'è dietro a tutto questo dovrai attraversare un luogo schifoso. A te la scelta.”, e seguì Yumi nel passaggio.

    Sylviane non voleva saperne ne di tornare a scuola ne di restarsene con le mani in mano, quindi l’opzione rimanente era di seguire il duo.

    CLASSE DI INFORMATICA

    Jeremy sapeva che la porta non avrebbe retto a lungo: nonostante la barricata di mobili, quel ragazzo Xanificato sarebbe riuscito a sfondare tutto. E allora sarebbero stati guai sei, anzi … letali. Ulrich doveva sbrigarsi ad arrivare.
    ----

    Quattro nuovi ragazzi, il vecchio gruppo rimpatriato e il ritorno di XANA. Questa si che era una giornata speciale.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    21
    Reputation
    +5
    Location
    Quartu Sant'Elena

    Status
    Offline
    Ammazza che bomba!
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    Avete presente quando nel secondo capitolo Jacket giocava ad un certo "Custom Maid"?

    Ebbene, essendo il gioco realmente esistente, ho provato a ricrearvi Sylviane "Syl" Cellier. Il vestiario è un po'diverso, causa limitazioni del guardaroba di gioco.

    L'immagine è in allegato, e, ovviamente, ditemi che ne pensate, se la immaginavate così, etc.
    Attached Image
    IMG-20190814-WA0005

     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    21
    Reputation
    +5
    Location
    Quartu Sant'Elena

    Status
    Offline
    Ma lol
     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    Ma buona sera! Dopo un bel po' di tempo, ecco finalmente il capitolo 6! Anche questo capitolo è bello corposo.
    P.S: ho revisionato tutto, ma siccome sto pubblicando alle 22.20 di sera potrebbe essermi sfuggito qualcosa, quindi potrei modificare il post.
    P.S 2: se notate il nome "Richard" ogni tanto, vi ricordo che è il vero nome di Jacket.
    P.S 3: E' possibile cambiare il titolo del thread, e se si come?: "Prototipo fanfiction" mi suona male...

    BUONA LETTURA!


    ++++++++++++++++++++

    KADICK, AULA DI INFORMATICA

    Per Jeremy questo era il giorno peggiore della sua vita: dei ragazzi avevano scoperto il supercomputer, XANA era tornato e aveva imposseessato uno studente, ora intento a sfondare la porta dell’aula di informatica, barricata alla bell’e meglio. Aveva ordinato agli studenti di allontanarsi e raggrupparsi nella parete opposta; doveva proteggerli in tutti i modi possibili.

    Purtroppo, mentre Jeremy era completamente nel panico e paralizzato dal terrore, la barricata cedette, e la porta fu violentemente scardinata, cadendo così a terra. Sulla soglia era presente lo studente che precedentemente si trovava in infermeria; all’apparenza un ragazzo normale, se solo non fosse stato per la forza anormale e per il simbolo di XANA al posto delle pupille.
    Il ragazzo Xanificato, con una velocità sovrumana quanto la sua forza, prese Jeremy per il colletto, senza che questi avesse il tempo di reagire, per poi scaraventarlo fuori dall’aula, facendolo sbattere contro il muro. Jeremy in quel momento svennè a causa dell’impatto. Gli alunni, pietrificati dalla paura, si limitarono a osservare lo studente impossessato avanzare verso Jeremy, in procinto di finirlo con un calcio diretto alla gola.

    Sfortunatamente per XANA ci sarebbe stato un cambio di programma: mentre si apprestava a colpire, il ragazzo venne scaraventato a terra, con la testa dolorante: alzatosi, poteva vedere chi lo aveva ostacolato: Ulrich Stern.

    Ulrich: “Ehi XANA, velice di rivedermi dopo tanto tempo?”, quindi si mise in posa da combattimento, come ai vecchi tempi.
    ---
    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Per Yumi e Odd era tutto un gigantesco e nostalgico ritorno a 16 anni fa. Per Sylviane e Maya invece era uno grande shock. Quest’ultima era sorpresa come lo era Edward all’inizio di tutto. D’altro canto, Sylviane era più calma riguardo alla scoperta: la sua passione per la lettura e la scrittura amatoriale la avevano abituata alla sospensione dell’incredulità, anche se non era appassionata di fantascienza; e poi in parte era una persona tranquilla di suo. Jacket invece, si era precipitato subito alla postazione monitor, poggiando il suo zaino accanto a se, per controllare la situazione su Lyoko.

    Maya: “Si può sapere dove ci troviamo ora?”

    Edward: “Be’, in parole povere è un complesso sotterraneo, con un supercomputer al cui interno c’è Lyoko, un mondo virtuale..”. Maya aveva ancora uno sguardo perplesso.

    Odd: “Si, anche questa è una lunga storia…”

    Maya: “Tutto questo è così…pazzesco…. E non mi hai ancora risposto: come conosci mia madre?”

    Jacket: “Possiamo rimandare le spiegazioni a dopo, quando avremo risolto tutto questo casino!?”

    Sylviane: “…Com’è la situazione su questa… Lyoko?”

    Jacket: “Riassumendo: ci sono 10 creature di XANA appostate davanti alla torre attiva numero 7, Settore Banchisa.”

    Maya: “XANA?”

    Yumi: “L’intelligenza artificiale che attacca la terra usando Lyoko e le sue torri come punti di collegamento. Inoltre, in questo momento tuo padre sta cercando di tenere a bada una persona controllata da XANA.” Notando lo sguardo preoccupato della ragazza, aggiunse: “Non ti preoccupare, mio marito è andato a soccorrerlo, se la caveranno.”

    Jacket: “Allora, tutti pronti a partire?”

    Sylviane: “Intendi.. entrare dentro Lyoko e poi neutralizzare le creature?”

    Jacket & Ed: “Esatto” dissero in coro.

    Yumi: “Io dico che non se ne parla! Voi quattro resterete qui, io e Odd siamo stati combattenti esperti su Lyoko, sapremo cavarcela da soli!”

    Ed: ”Mi dispiace, ma non sono d’accordo: riflettici, XANA potrebbe mandare altri rinforzi, Jeremy e Ulrich sono impegnati a combattere lo studente imposessato, e, secondo il diario di Jeremy, senza Aelita non possiamo disattivare la torre! Avete bisogno di più forze possibili!”

    Yumi: “Spiacente, ma non ho intezione di farvi rischiare la vita!”

    Jacket, nel sentire questo battibecco che iniziava ad andare per le lunge, si era innvervosito parecchio, arrivando infine a sbottare: “PIANTATELA DI LITIGARE, ADESSO! Me ne sbatto delle vostre convinzioni, sta di fatto che ora dobbiamo risolvere questa sitazione di merda, quindi tu” disse indicando Yumi “chiamerai Aelita e le dirai di venire qua il più in fretta possibile, e poi scenderete tutti in sala scanner, entrerete a Lyoko e combatterete i mostri di XANA, mentre io vi aiuterò da qui, e alla fine disattiveremo la cazzo di torre! ”

    L’intervento di Jacket aveva fatto sbiancare tutti: Maya era quasi spaventata, Odd ed Edward erano rimasti senza parole, mentre Yumi si era anche offesa nel ricevere ordini da un 14enne. Sylviane, nonostante gli occhi spalancati, era quasi divertita dalla piega presa dalla situazione, arrivando a sorridere leggermente…

    Che caratterino… mi sa che adesso abbiamo un capo..


    Sylviane: “Sono daccordo con Jacket: la situazione è un emergenza, quindi voto a suo favore.” e alzò la mano guantata. Jacket ed Edward alzarono entrambi le mani. Yumi era contraria e Odd si era apparentemente astenuto. Ma ecco che all’ultimo momento, si alzò anche la mano di Maya.

    Maya: “Hanno ragione, dobbiamo difendere Lyoko e la terra. Inoltre, se tutto questo ha a che fare con i miei genitori, voglio vederlo di persona.”

    Yumi, anche se irritata, per certi versi era anche un po’ felice: si ricordava di quando, per scoprire il supercomputer, era stata cocciuta come un mulo per convincere Ulrich a farla unire alla vecchia squadra.

    Yumi: “A quanto pare non abbiamo altra scelta.. va bene, voi scendete alla sala scanner, di sotto. Io intanto chiamo Aelita.”
    ---

    CASA BELPOIS


    Aelita era intenta a prepararsi il pranzo, quando il suo telefono incominciò a squillare: era Yumi.

    Aelita: “Pronto Yumi? Allora, come è andata con il vostro piano?”

    Yumi: “Senti Aelita, non c’è tempo per parlare: devi venire subito alla fabbrica!”

    Aelita: “Cosa? Yumi, cosa sta succedendo?”

    Yumi: “… il peggio che potresti immaginare, e sai a cosa mi riferisco… è tornato.”

    Aelita, sentendo pronunciare le parole “è tornato”, era in stato di shock totale: in mente le tornavano tutti i ricordi di Lyoko, del padre che si era sacrificato per lei… di XANA.

    No, no no no no no, non è possibile! Credevo che lo avessimo sconfitto!Era tutto finito!

    Con grande sforzo e la voce debole, Aelita rispose all’amica.

    Aelita: “Vi raggiungo subito.”

    Terminata la chiamata spense i fornelli, si vestì in fretta e furia e salì in macchina. Doveva giungere alla fabbrica, e di corsa.
    ---
    KADICK, CORRIDOI DELL’EDFICIO DI SCIENZE

    Ulrich non se la stava vedendo benissimo.

    Essendo le persone impossessate da XANA, oltre che molto forti, anche estremamente resistenti al dolore, Ulrich doveva dare fondo a tutte le sue tecniche di Pencak Silat. Un continuo scambio di pugni, calci, prese e disingaggi, il tutto mentre Jeremy era ancora svenuto. Ulrich doveva tenere bloccato lo studente, per impedirgli di fare altri danni, o peggio, arrivare alla fabbrica.

    Doveva pensare a qualcosa di efficace.
    ---
    FABBRICA ABBANDONATA, SALA SCANNER

    Jacket: “Molto bene, siete pronti?”

    Ed: “Affermativo!”

    Jacket: “Ottimo. Yumi, Odd, Ed, prima voi. Intanto spiegherò tutto alle nuove arrivate.”

    Mentre i tre entrarono negli scanner e Jacket li virtualizzava nel Settore Banchisa, quest’ultimo aveva iniziato a spiegare a Maya e Sylviane come funzionava la virtualizzazione.

    Jacket: “Maya, Syl, ascoltatemi bene: appena le porte degli scanner si apriranno di nuovo, voi dovrete entrarci; lì entro in gioco io, che vi virtualizzerò dentro Lyoko, dove prenderete le sembianze di un vostro avatar virtuale, con varie abilità ed equipaggiamenti.”

    Maya: “E se rimaniamo bloccate dentro Lyoko, o i mostri ci.. uccidono? ”

    Jacket: “Di questo non dovrete preoccuparvi: su Lyoko avrete un totale di punti ferita che, se scende a zero a causa di attacchi dei mostri o altro, vi farà tornare qui sulla terra, tutte intere.
    Ah piccola nota di servizio: se vedete un mare sotto di voi, NON BUTTATEVICI DENTRO PER NESSUN MOTIVO! Se cadete lì, è un punto di non ritorno. Tutto chiaro fin qui?”


    Syl: “Cristallino.”

    Maya: “D’accordo..”

    Le porte degli scanner si aprirono.

    Jacket: “E’ il momento di partire!”

    Le ragazze entrarono nello scanner; Maya era estremamente nervosa, mentre Syl era, come sempre, decisamente calma. Anche troppo.

    TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO

    SCANNER: INIZIALIZZATO

    VIRTUALIZZAZIONE
    ---
    LYOKO, SETTORE BANCHISA

    Maya e Syl sentirono tutti gi sintomi della della virtualizzazione: sensazione di risucchio, perdita della sensibilità, e la consueta botta al fondoschiena.

    Constatando di essere ancora tutte intere si rialzarono in piedi, mentre la loro vista si abituava al mondo virtuale. Gli occhi potevano osservare un immenso paesaggio costituito da una sterminata banchisa di ghiaccio, dove i profili delle torri svettavano all’orizzonte e, a differenza del settore deserto, non passavano cavi sul terreno. Anche qui non era necessario respirare e non si sentiva la temperatura glaciale.

    Ed:”Ben arrivate ragazze.”

    Ricordandosi di non essere sole, le due nuove arrivate volsero il loro sguardo verso Yumi, Odd e Edward. O meglio, i loro avatar virtuali: Yumi indossava una tuta attillata viola-fuxia, e aveva due strani segni sopra le sopracciglia. Odd invece sembrava un uomo gatto, con due zampe al posto delle mani; i capelli erano rimasti gli stessi. Infine Ed era ritornato nei panni del cavaliere Protettore.

    Ricordandosi la spiegazione di Jacket, le ragazze si guardarono, per capire cosa avessero addosso:
    Al posto della salopette, Maya indossava uno strano vestito bianco, con ornamenti color oro,dalle maniche molto larghe che era fermato alla cintola da un nastro, anch’esso di colore oro. Sotto invece le gambe erano coperte da una gonna rosa tenue, anch’essa ornata d’oro, dal taglio diagonale, lasciando quindi una gamba scoperta. I piedi erano rimasti scalzi. Non aveva armi o oggetti di alcun tipo con se.

    Syl invece aveva un abbigliamento più..elaborato: una gonna corta in pelle nera borchiata di bronzo, dalla cui cintola pendeva una catena fatta di ingranaggi d’ottone. I piedi erano calzati da stivali in pelle, sempre nera, con intarsi d’oro. Il busto invece era coperto da un corpetto di pelle, e la spalla destra era protetta da un sottile spallaccio borchiato, e la mano destra era coperta da un guanto identico ai suoi nel mondo reale, con la differenza che arrivava fino al gomito La cosa più particolare erano i tatutaggi che coprivano il braccio sinistro, dalla mano alla spalla: rappresentavano rune, disegni e frasi dai significati misterici e occulti.. quasi infernali. Infine, a differenza di Maya, aveva un’arma: in spalla era appeso un bastone rinforzato, un misto di legno e acciaio brunito, e a una estremità era presente una lama affilata e ricurva.

    Maya: “Ma.. che razza di vestiti sono questi? Sono così … bizzarri..”

    Odd: “Non dirlo a me: è da un bel po’ di anni che sembro un gatto viola.”

    Syl: ”Mondo nuovo, regole nuove”, disse mentre aveva preso il bastone per poi farlo roteare un po’.

    Maya: Un momento, io non ho armi, come farò a difendermi? “Ehm, Jacket puoi sentirmi?”

    Jacket: “Forte e chiaro!”. Su Lyoko la sua voce proveniente dal nulla acquisiva dei connotati quasi divini.

    Maya: “A differenza di tutti gli altri, io non ho armi con cui difendermi.”

    Jacket: “Mhh.. strano. Ok, mentre io cerco di esaminare le schede dei vostri avatar su Lyoko, voi andate a est, verso la torre attiva, la riconoscerete dall’alone rosso; secondo la mappa dovrete prima passare per un ponte sospeso. Tutto chiaro?”

    Odd: “Cristallino, Einstein II.”. Quindi l’intero gruppo cominciò a correre verso la torre attiva.

    Einstein II? Ma che cazzo di soprannome è?

    Mentre Jacket cercava le schede di Maya e Syl, si ricordò che avevano bisogno di Aelita per disattivare la torre.

    Speriamo che arrivi presto; non so per quanto Jeremy e Ulrich possano tenere a bada lo studente impossessato….
    ---
    KADICK, CORRIDOIO

    Ulrich: “Argh!”

    Ulrich venne scaraventato al muro dopo aver ricevuto una sfera elettrica in pieno stomaco. Stordito, con gli occhi lacrimanti, vide la figura sfocata dello studente Xanificato, che si preparava a finirlo per sempre.

    Nel frattempo Jeremy, lentamente, era rinvenito dalla bottà: un esplosione di dolore lancinante gli attraversò il cranio, mentre si rimetteva in piedi; fortunatamente gli occhiali erano tutti interi. Ed è proprio attraverso quest’ultimi che vide Ulrich in procinto di essere ucciso dallo studente.

    Ulrich! Devo fare qualcosa! Pensa, Jeremy, Pensa….

    Jeremy si guardò intorno, per poi prendere la cosa più vicina a lui in quel momento: un estintore. Seguendo il suo istinto, e carico di adrenalina, Jeremy prese il pesante oggetto e, con tutta la forza che aveva in corpo, corse verso il ragazzo impossessato, per poi colpirlo con l’estintore alle spalle. La forza del colpo mandò al tappeto lo studente, che in quel momento sembrava un ologramma sfasato.

    Ulrich: “Ahia, che male….. grazie Jeremy!”

    Jeremy: “Figurati! Ora dobbiamo correre alla fabbrica, prima, non c’è tempo da perdere!”

    Ulrich annuì, e presto i due corsero verso la fabbrica, mentre gli alunni rimanevano ancora pietrificati dalla paura.
    ---
    PARIGI, STRADE.

    Neanche Aelita se la stava passando bene: purtroppo il traffico era abbastanza denso, e i semafori non aiutavano di certo. In quel momento rimpiangeva di aver scelto di vivere lontani dal collegio.

    Di questo passo, non arriverò mai alla fabbrica! Devo sbrigarmi, codice stradale o meno!
    Aelita quindi fece retromarcia per poi passare nell’altra corsia, partendo ad alta velocità: in quella situazione la polizia stradale poteva andare a farsi benedire.

    Spero che Jeremy e Maya stiano bene… non posso perderli!
    ---
    LYOKO, SETTORE BANCHISA

    Il gruppo, nella corsa, arrivò all’inizio del ponte sospeso menzionato da Jacket: una lunga strada di ghiaccio, sospesa sopra il mare digitale, che univa la terraferma e un isola a est, sulla quale svettava alta la torre, circondata dall’alone rosso di XANA. Il ponte era disseminato di rocce ghiacciate, grandi abbastanza per usarle come ripari.

    Allo stesso tempo Jacket aveva finalmente trovato le schede degli avatar di Syl e Maya: entrambe avevano 100 punti vita, come tutti su Lyoko. Per quanto riguarda le capacità speciali, la prima aveva un abilità denominata “Control”, mentre Maya…. proprio ciò di cui avevano bisogno.

    Jacket: “Ragazzi, piccolo cambio di programma! Proteggete Maya e scortatela fin dentro la torre! Ha proprio ciò che ci serve!”

    Yumi: “Intendi dire che può attivare il Codice Lyoko e disattivare la torre?”

    Jacket. “Esatto! Forza , muovetevi, non abbiamo molto tempo.”

    Yumi: “Giusto, sbrig-”

    Yumi non ebbe tempo di finire la frase che un dolore lancinante le percosse il braccio: dall’altro capo del ponte erano arrivati i mostri di XANA.

    Ed: “Tutti al riparo!” gridò, mentre Odd sparava colpi laser dal braccio, uccidendo solo un mostro a forma di blocco. Yumi invece tirò fuori i ventagli, e dopo aver parato una raffica di colpi da due mostri somiglianti a calabroni, li lanciò contro di loro ,distruggendoli. In poco tempo tutti si ripararono dietro le rocce, per evitare di essere colpiti.

    Maya si era nascosta dietro una roccia situata in mezzo al ponte, proprio dietro Yumi; Syl invece era in una situazione più precaria: doveva stare al riparo e, allo stesso tempo, non cadere dal ponte per poi finire nel mare digitale che era praticamente dietro (e sotto) di lei.
    Jacket in quel momento stava iniziando a entrare nel panico: doveva trovare subito una soluzione per tirarli fuori d’impaccio, mentre i mostri avanzavano lungo il ponte.

    Aspetta un momento… “Control” eh?...

    Jacket: “Syl, mi ricevi? Secondo i tuoi dati su Lyoko, tu hai un potere chiamato “Control”: sporgiti quanto basta per vedere i mostri di XANA, quindi prova a concentrarti e prendere possesso di un mostro!”

    Syl: “Intendi controllarlo in tutto e per tutto?…. Va bene, posso provarci.” Cautamente la ragazza si sporse quanto bastava per vedere la fila indiana di mostri: al centro vi era una sfera d’acciaio gigante, con un segno di apertura su tutta la sua circonferenza e un sigillo che aveva il simbolo dell’occhio di XANA.

    Quella creatura mi pare abbastanza devastante…. Va bene, proviamoci!

    Syl tese quindi la mano del braccio tatuato verso il mostro sferico: i tatuaggi si illuminarono di un color viola striato di nero, come una nebulosa. All’improvviso Syl non vide più con i suoi occhi, ma vedeva i mostri davanti alla sfera gigante, in una specie di schermata rossa che aveva in un angolo il simbolo di XANA. In quel momento si fermò, insieme al resto del piccolo corteo.

    Ce l’ho fatta, ho preso il controllo del mostro! Bene, ora vediamo quanto sa far male….

    La creatura a forma di sfera si aprì, rivelando un interno fatto di tessuti rossi che tenevano insieme il tutto, quasi simili a tessuti umani. Al centro, su una specie di telaio, vi era posto un simbolo di XANA un po’ più grande, che aveva iniziato a pulsare. Infine, un ventaglio rosso di energia si sprigiono dappertutto, colpendo sia mostri davanti che quelli dietro, dividendoli a metà come fossero burro, per poi scomparire definitivamente.

    Ed: “Un mostro di XANA che uccide i suoi stessi alleati?”

    Jacket: “Semmai ringraziate Syl, è lei che lo controlla.”

    Odd: “Quindi può controllare i mostri? Forte.”

    Syl in quel momento era sia imbarazzata che compiaciuta: al di fuori della sua famiglia, che poteva definire perfetta, non aveva mai avuto relazioni andate oltre l’essere compagni di classe o conoscenti; e in fondo non ne aveva sofferto, aveva i suoi hobby a tenerla occupata. Ma tutto questo grande “cambio di programma” la rendeva felice e non poco.

    Improvvisamente accadde qualcosa di strano: di colpo Syl perse il mostro sferico, che si disintegrò. In quel esatto momento, Syl fu colpita da dei dolori lancinanti in tutto il corpo; lo shock è stato così forte che Syl per se l’equilibrio, iniziando a cadere all’indietro, verso il mare digitale…

    Syl: “AAAAHHHH!!”

    Yumi: “NO!”

    Jacket: “SYL! CAZZO, DEVO DEVIRTUALIZZARLA SUBITO!”

    12 metri…

    Jacket: “Muoviti, cazzo, muoviti!” urlava nel panico, mentre digitava febbrilmente sulla tastiera i comandi per la devirtualizzazione.

    5 metri…

    Jacket: “Dai, ci siamo quasi !”

    2 metri…. E appena poco prima di sfiorare l’acqua, Syl scomparì in una serie di dati: era stata devirtualizzata in tempo.

    Jacket quindi aprì una finestra che mostrava la sala scanner da una telecamera: uno degli scanner si aprì…. E ne uscì Syl, lentamente e un po’ barcollante.

    Jacket: “ *pant …. *pant… ce l’ho fatta….” Quindi alzò il dito medio di fronte al monitor “Ti presento Alt-F4, XANA!

    Syl, sei tutta intera?”


    Syl: “Credo proprio di si, un po’ di nausea a parte… “

    In quel momento la ragazza si sentiva ben più che debitrice verso Jacket.
    ---
    KADICK, CANCELLO D’ENTRATA

    In tutta la via era possibile sentire lo stridio delle gomme della macchina di Aelita, quando frenò davanti al cancello del Kadick. Per fortuna che nessun vigile aveva visto sfrecciare l’auto a quella velocità. O almeno così sperava.

    Scesa dalla macchina, Aelita si corse a perdifiato verso il tombino nel parco. Il semplice aprire quel disco di ferro arrugginito le fece ritornare nella mente tutto il passato. Ma non era il momento di crogiolarsi nei ricordi, doveva muoversi.
    ---
    KADICK, CORRIDOIO

    La corsa di Jeremy e Ulrich era finita subito dopo che era cominciata: proprio mentre il duo era arrivato alla porta, una sfera di energia elettrica conflagrò in mezzo a loro, facendoli subire una scarica elettrica che li costrinse a terra. Lo studente Xanificato quindi si avvicinò e, tendendo le mani, inizio a torturare Jeremy e Ulrich con delle scosse continue di elettricità; sarebbe stata una morte lenta e dolorosa.

    Non potevano resistere così a lungo: il tempo era agli sgoccioli.
    ---
    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Syl: “Hai idea di perché è successo?”

    Jacket: “Mh?”

    Syl: “All’improvviso ho perso il controllo del mostro, lui si è disintegrato, mentre io ho ricevuto una scarica di dolore, che mi ha fatto cadere……”

    Jacket: “…. Forse vuol dire che puoi controllarlo solo per un po’ di tempo; Se è questo il caso, vedrò se è possibile migliorare la tua abilità.”

    Syl: “Ti ringrazio, Jacket.”

    Jacket: “Figurati: doveri d’amminstratore!”
    ---
    LYOKO, SETTORE BANCHISA

    Nel frattempo Yumi, Odd, Edward e Maya avevano appena attraversato il ponte e si erano nascosti dietro un masso, a una decina di metri dalla torre; a proteggerla vi erano quattro tarantule pronte a sparare a vista.

    Maya: “Ok. Qual è il piano?”

    Yumi: “Tu resta qui; noi tre penseremo alle tarantule, prendendole di sorpresa.”

    Ed: “D’accordo” disse, per poi ricordarsi una cosa: quando era stato su Xanadu, Jacket gli aveva detto che aveva un’abilità chiamata “Heal”, che significava “Guarire”. Quindi, ricordando che Yumi era stata ferita, gli posò la mano destra sulla spalla, cercando di incanalarvi energia: un alone verde ricoprì la mano, e Yumi si sentì come rinvigorita.

    Yumi: “Ma.. Ed, cosa hai fatto?”

    Jacket: “Ed ha un’abilità che permette di riguadagnare parte dei punti vita persi; mica male eh?
    Ok, siete pronti?”


    Ed, Yumi, Odd: “Si!”

    Yumi saltò sulla roccia per poi volteggiare in aria, mentre lanciò i suoi ventagli verso due tarantule, uccidendole al primo colpo. Odd, con una capriola laterale, uscì dal nascondiglio, per poi mirare e colpire a una terza creatura. Infine Edward usò lo stesso trucco usato su Xanadu: lanciare la spada dritta verso il simbolo di XANA sulla testa del ragno virtuale, facendolo esplodere in mille pezzi.

    Odd: “Bella mira Ed!”

    Yumi: “Ok, Maya, via libera: entra nella torre, fai presto!”

    Maya: “Io..Cosa?”

    Jacket: ”Ascolta Maya, ti dirò io cosa fare, ma adesso devi entrare nella torre, subito! Tuo padre non può resistere ancora per molto!”

    Maya: “….D’accordo, vado!”, e corse verso la torre, tastando la parete nera per trovare una sorta di porta: prima il braccio, poi il resto del corpo trapassarono la parete, fino ad essere all’interno della torre: vi era anche qui il simbolo di XANA sulla piattaforma, mentre le pareti interne erano ricoperte di schermate di dati.

    Jacket: “Ok, ora cammina verso il centro!”

    Mentre Maya, con passo spedito, andava verso il centro della piattaforma, il simbolo di XANA su di essa si illuminava, emettendo un suono limpido, man mano che la ragazza camminava avanti.
    ---
    KADICK, CORRIDOIO

    Mentre lo studente Xanificato aumentava sempre di più l’intesità della scarica, Jeremy e Ulrich, in preda al dolore immenso dell’elettricità, stavano lentamente cedendo….
    ---
    FABBRICA ABBANDONATA, ASCENSORE

    Mentre l’ascensore stava lentamente scendendo verso il Laboratorio, Aelita era in un mix di preoccupazione, paura,panico e nostalgia: l’incubo peggiore di tutta la sua vita era tornato, e chissà se Jeremy e Maya stavano bene…
    ---
    LYOKO, TORRE

    Maya, una volta arrivata al centro della piattaforma, sentì come se una forza invisibile proveniente dall’alto volesse farla salire, e così fù: Maya levitò in alto, fino ad arrivare ai piedi di un'altra piattaforma, praticamente identica a quella di sotto; al centro vi era uno schermo olografico, sospeso nell’aria.

    Maya: “Ehm…Jacket, sono appena salita nella torre, e ora ho davanti a me un schermo: cosa dovrei fare ora?”

    Jacket: “Ottimo! Ora premi la mano sullo schermo, così inserirai il Codice Lyoko e disattiverai la torre!”

    Maya: “Va bene!”. Appena premette la mano sullo schermo olografico, vi apparve una scritta:

    MAYA


    Seguita da:

    CODE LYOKO

    In quel esatto momento, tutti i dati che apparivano sulle pareti interne della torre iniziarono a scendere verso il basso. Yumi, Odd e Edward videro come la torre perse l’alone rosso che la circondava, sostituito da un altro alone, stavolta di colore blu.

    Jacket: “Fiuuuu … ce l’abbiamo fatta…. 2 a 0, XANA.”

    Syl: “E l’altro punto per cosa sarebbe?”

    Jacket: “Be’, ti ho risparmiato una nuotata permanente nel mare digitale, no?”

    A quella battuta, Syl fece un sorriso: non uno divertito, ma uno decisamente dolce….

    Jacket: “Molto bene, squadra, missione compiuta! Adesso vi riporterò tutti sulla terra!”

    Mentre effettuava le varie devirtualizzazioni, sentì la porta dell’ascensore aprirsi: Syl restò immobile, le mani appoggiate allo schienale della sedia, mentre Jacket, lentamente, tendeva la mano verso lo zaino aperto…
    Le porte, una volta aperte, rivelarono una donna sulla trentina, dalla pelle bianca e dai capelli corti e…. rosa. Questa vide con suo grande stupore i due ragazzi alla postazione monitor del Laboratorio.

    Jacket: “…Aelita Schaeffer, giusto?” disse, mentre la mano era ancora protesa verso lo zaino.

    Aelita: “..Si, sono io… e tu se non sbaglio sei Richard, il ragazzo in quella foto scattata da Maya.”

    Syl: Richard?... quindi Jacket non è il suo vero nome….

    Jacket: Ora capisco tutto!: Maya deve avermi visto mentre tornavo nel dormitorio, Jeremy ha scoperto della foto, e ha inviato Yumi e compagnia come dei segugi alle mie calcagna…

    Jacket allontanò la mano dallo zaino: quella era sicuramente la figlia di Waldo Schaeffer. “…Esatto. Oh e per la cronaca, la tua piccola fotografa è riuscita a disattivare la torre giusto in tempo.”

    Aelita: “Maya!? Quindi …anche lei può disattivare le torri?”

    “Mamma!”

    Aelità si voltò di scatto, per poi essere abbracciata dalla figlia; l’ascensore stava, stranamente, salendo, quindi i ragazzi, uno alla volta, salirono tramite le scale che collegava il Laboratorio alla Sala Scanner. Ora mancavano solo Jeremy e Ulrich all’appello.

    Aelita: “Maya! Fatti abbracciare!” la strinse in un abbraccio, attenta a non soffocare la figlia. “Sei stata bravissima!”. Quindi la lasciò andare dalla sua stretta, per poi rivolgersi a tutti gli altri “Avete protetto mia figlia e salvato Jeremy e Ulrich, non so come ringraziarvi!”; da un occhio scese una lacrima, mentre Aelita sorrideva.

    Odd: “Non ce n’è bisogno, principessa; dopo tutto salvare la giornata era la nostra routine.”

    Yumi: “Oh, a proposito: i miei complimenti a tutti, siete stati dei combattenti esemplari.”

    In quel momento la porta dell’ascensore si aprì di nuovo, mostrando Jeremy e Ulrich, con i vestiti bruciacchiati e i capelli sparati in aria, ma ancora vivi. Appena li videro, Aelita e Yumi corsero ad abbracciare i rispettivi mariti.

    Yumi: “Ulrich! Stai bene?”

    Ulrich: ”Si, anche se ora i miei capelli assomigliano a quelli di Odd.”

    Jeremy: “Per fortuna Aelita ha disattivato la torre appena in tempo!”

    Aelita: “Ecco… in realtà non sono stata io.”

    Jeremy: “Cosa? Allora chi è stato?”. In quel momento Jeremy notò il gruppo di studenti, tra cui c’era anche Maya; In particolare vide Jacket, seduto alla postazione di comando.

    Jeremy: “Come sospettavo… Richard.”

    Jacket: “Già. Oltre a saper fotografare, tua figlia può disattivare le torri; “viva la genetica”, eh?”

    Jeremy rimase sbalordito dalla risposta del suo studente. Questo voleva dire che Maya aveva scoperto tutto ed era andata su Lyoko.

    Jeremy: “Maya, è vero quello che dice?”

    Maya: “…Si papà, è tutto vero.”

    Ulrich: “Mio caro fuggitivo, penso che sia arrivato il momento di spiegare un paio di cose..”

    Jacket: “Ok ok, prendete i pop corn e state attenti, perché non ho voglia di ripetermi.”

    Quindi Richard spiegò tutto ciò che era successo fin dal principio: il file nascosto nel Deep Web, il supercomputer prototipo dislocato a Roma, Xanadu e la riaccensione del supercomputer di Lyoko a distanza, i blackout… e il ritorno di XANA. Ci volle una mezz’ora buona per raccontare tutto nei dettagli.

    Ulrich: “Quindi è tornato davvero… ciò vuol dire che il programma di Jeremy non ha funzionato.”

    Jeremy: “E mi chiedo come sia possibile: voglio dire, lo avete visto tutti, XANA era stato distrutto..”

    Jacket: “Be’, ciò vuol dire che l’ipotesi più probabile è che il tuo programma si sia limitato a frantumare XANA come se fosse un vaso: ci vuole un sacco di tempo, ma si può sempre ricostruire tutto; Inoltre XANA era fuggito nella rete, no? Molto probabilemente avrà copiato parte dei suoi dati in giro per Internet, in modo da poterli recuperare nel caso non fosse stato annientato del tutto.

    Sapendo ciò, il sottoscritto ha in mente un nuovo piano: troviamo il modo di riportare XANA nel supercomputer, gli blocchiamo qualsiasi via di fuga e infine cancelliamo tutto: niente più Lyoko e niente più Xana; diventerà tutto un ammasso di metallo vuoto. Nel frattempo dovremo neutralizzare gli attachi di XANA e raccogliere più dati utili possibili, sia su Lyoko che nella rete. E potremo chiudere definitivamente questa storia.”


    Jeremy: “Ti ringrazio Richard, e grazie anche a voi per aver protetto mia figlia, ma non posso lasciare che i miei studenti rischino la vita, soprattutto Maya. Lasciate fare a noi adul-”

    Aelita: “Jeremy, non dire stupidaggini: tu sei l’unico che insegna al Kadick, mentre noi altri viviamo lontano dal collegio, e XANA sicuramente attaccherà anche me e gli altri. Maya è stata capace di disattivare la torre e gli altri ragazzi hanno saputo tenere testa a XANA.”

    Odd: “Concordo, nonostante sia la loro prima volta su Lyoko sono stati degli ossi duri.”

    Aelita: “Anch’io sono preoccupata per Maya e sono la prima a non voler vederla coinvolta, ma non c’è altra scelta: abbiamo bisogno di loro. Senza contare che tornare indietro nel tempo non avrà alcun effetto, e non possiamo fare finta di nulla.”

    In quel momento Jeremy era estremamente combattuto: non voleva rischiare di perdere sua figlia e i suoi studenti, ma allo stesso tempo Aelita aveva ragione: il vecchio gruppo non può farcela da solo, ha bisogno di una mano, e quei 4 ragazzi erano le persone migliori su cui poter contare.

    Jeremy: “Io… hai ragione, loro sono le uniche persone su cui possiamo fare affidamento. Dobbiamo sconfiggere XANA, e questa volta per sempre. ”E’ compito nostro”, ricordi?

    Molto bene: Richard, Edward, Sylviane, Maya, da questo momento siete a tutti gli effetti dei Guerrieri Lyoko.”


    Edward: “Faremo del nostro meglio!”. Maya e Syl annuirono all’unisono.

    Jeremy: “Richard, penso che tu sappia cosa fare adesso.”

    Jacket: “Sicuro, prof!” e si mise a digitare una serie di comandi sul terminale “Syl, Ed, Maya: preparatevi ad avere un gran senso di déjà vu!”

    Syl: “Hm? Cosa intendi dire?”. In quel esatto momento Jacket premette il tasto Invio.

    Jacket: “RITORNO AL PASSATO!”

    Dal centro della stanza si era generata una colonna fatta di luce accecante, che iniziò a espandersi dappertutto; una gigantesca bolla luminosa inghiottì tutta la citta di Parigi…
    ---
    MARTEDI’ 10 SETTEMBRE, 7.00.

    Ad un tavolo della caffetteria del collegio, gremita di studenti intenti a fare colazione, sedeva Jacket che, mentre mangiava il suo croissant caldo, stava aspettando il resto del gruppo: aveva bisogno di sapere se il Ritorno al Passato era funzionato, e se tutti si ricordassero dell’accaduto di ieri… o meglo, “l’oggi” di ieri.

    Proprio mentre ingoiò l’ultimo boccone, una voce familiare, dal tono decisamente calmo, si rivolse a lui.

    “C’è posto per me?”

    Jacket voltò la testa per ritrovarsi davanti a se Syl: ora Jacket poteva osservare meglio il suo vestiario a dir poco unico e, soprattutto, i suoi occhi eterocromatici.

    Non me la ricordavo così attraente…

    Jacket: “è una domanda retorica?”

    Syl: “.. Chi lo sa?”. Allo stesso tempo fece un occhiolino decisamente eloquente: si ricordava di tutto quanto.

    Mentre Syl si siedeva di fianco a Jacket, un gruppo di ragazze a due tavoli di distanza guardò Syl con aria stupefatta: da quando in qua Sylviane, che non aveva neanche un amico e se ne stava sempre da sola a leggere libri, si metteva a sedere in compagnia di un'altra persona, per di più un ragazzo carino. Peccato per loro che quest’ultimo notò i loro sguardi. Quindi Richard, notevolmente infastidito dal fatto che una sua amica fosse fissata in quel modo, disse loro chiaro e tondo che non tollerava tutto ciò. Il tutto in un fortissimo accento scozzese.

    Jacket:What ya starin’ at ye wee posh cunt? Cosa cazzo avete da guardare?”

    In un attimo il gruppetto di oche, intimidite da Richard, si girarono e tornarono a parlare per conto loro.

    “Devi averle spaventate parecchio. Cosa avevano da guardarvi in quel modo?”. In quel momento erano arrivati Edward e Maya, che si sedettero insieme a Richard e Syl; il quartetto era al completo.

    Syl: “Ecco, diciamo che sono scioccate dal fatto che mi sia seduta insieme a voi: prima di “ieri” non avevo mai avuto neanche un amico. Che dire, tutto ribaltato in un attimo.”

    Jacket: “Ok ragazzi, vi farò una domanda retorica: vi ricordate di “noi-sappiamo-cosa”?”

    Ed: “Affermativo..”

    Maya: “Si. E’ tutto così… incredibile. Quando mi ero svegliata pensavo che avessi semplicemente fatto un sogno strano. Ma invece è tutto reale.”

    Jacket: “Strano ma vero, eh? Comunque, parlando seriamente… siete sicuri di voler fare tutto ciò? Voglio dire, stiamo parlando di rischiare la vita mentre proteggiamo il mondo da un intelligenza artificiale fuori controllo. Non vi biasimo nel caso vogliate tirarvi indie-”

    Ed: “Io ci sarò sempre sempre al vostro fianco, XANA o non XANA: dopotutto, come sai già, il mio compito è quello di proteggervi, no?”

    Maya: “Esatto, e se io faccio la differenza in tutto questo, allora contate pure su di me: i miei fanno parte di tutto questo, quindi ho il dovere aiutarvi.”

    Syl: “Sappi che ti sono debitrice: mi hai salvato la vita, quindi ho tutta l’intenzione di restituire il favore. Voi siete i miei primi veri amici, non potrei mai abbandonarvi.”

    Jacket in quel momento sorrise, ma non con il suo solito sorriso divertito, o sarcastico: era un sorriso di pura felicità e sollievo. “…Grazie ragazzi.”

    Per tutto il resto del tempo il quartetto continuò a parlare sia delle cose mondane, sia di Lyoko, stando bene attenti a non farsi sentire dagli altri studenti. Alla fine arrivò il momento di andare a lezione: Maya era diretta verso l’aula di musica, mentre Edward in palestra. Jacket invece era diretto nell’edificio di scienze, più specificatamente nell’aula di chimica; mentre camminava lungo il corridoio deserto (erano un po’ in anticipo), notò come Syl lo stesse seguendo al suo fianco.

    Jacket: “Anche tu hai chimica? “Ieri” non ti avevo visto qui in giro.”

    Syl: “Si, e sono anche nella tua classe di informatica. Vedi, ero un po’ giù di tono, quindi sono stata in infermeria per un paio di ore. Quindi alla terza ora stavo tornando in classe, quando “qualcuno” mi ha spintonato mentre correva via…”

    Jacket: “Oh. Be’, forse ti devo delle scuse…”

    Syl: “hihihih! Stavo scherzando, non devi scusarti; se non fosse successo, non avrei mai potuto sapere di Lyoko!”. All’improvviso si fermò. “Oh quasi dimenticavo…”. Di punto in bianco si girò verso Jacket e, cogliendolo di sorpresa, lo baciò. In quel momento la mente di Jacket era andata in crash: nonstante in passato avesse provato dell’attrazione per un discreto numero di ragazze, non era mai arrivato fino a questo punto. Poteva sentire il suo profumo piacevole e allo stesso tempo abbastanza inebriante da poter stordire i sensi.

    Quando Syl separò le sue labbra da quelle di Jacket, lo guardò dritto negli occhi; lo sguardo della ragazza era estremamente intenso.
    Syl: “Questo è il mio modo di ringraziarti per tutto quanto.” quindi gli avvicinò le labbra all’orecchio, sussurrandogli in un tono fottutamente seducente. “Je me demande si je t'adore ou si je te taquine...Richard: Mi domando se ti adoro oppure se ho solo voglia di giocare con te ...Richard...” Tornò a incamminarsi verso l’aula, salvo per poi voltarsi verso Jacket, che in quel momento era rimasto fermo come una statua.

    Syl: “Be’, non vieni a lezione?”

    Furono quelle parole che sbloccarono Richard dalla sua trance, facendo in modo che ritornasse a dirigersi verso la classe, nel completo silenzio.

    In quel momento Richard era sommerso in un mare di emozioni mai sentite prima. Se il bacio e la “dichiarazione” di Syl erano già abbastanza scioccanti, un’altra cosa lo era più di tutte.

    In tutta la sua vita, nessuno, al di fuori dei suoi cugini, dei suoi genitori e dei suoi professori, lo aveva chiamato con il suo vero nome.

    Edited by Ishumaeru - 22/4/2020, 11:11
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    21
    Reputation
    +5
    Location
    Quartu Sant'Elena

    Status
    Offline
    Sta diventando una vera bomba!
     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Signore e signori, scusate il ritardo: ecco a a voi un corposo Settimo capitolo!

    --+--+--+--+--+--+--+--++--++

    VENERDI 4 OTTOBRE, 17.15
    CAMERA DI RICHARD


    Dal giorno in cui quattro ragazzi iniziarono a difendere la terra da un intelligenza artificiale in un mondo virtuale, era passato poco più di un mese.

    E in quel lasso di tempo XANA colpiva incessantemente, come un martello pneumatico: persone possedute, sovraccarichi di tensione estremi, mostri virtualizzati sulla terra; era praticamente il fottuto inferno sulla terra.

    E Richard, più di tutti, veniva terribilmente affetto da questa cosa: ogni giorno lavorava sempre di più per trovare informazioni su come riuscire ad ancorare XANA al supercomputer; ormai dormiva 3 ore a notte se andava bene, di conseguenza il caffè e le bevande energetiche aveva sostituito l'acqua. E come se non fosse abbastanza doveva tenere decente la media scolastica.

    In confronto i pendolari universitari se la spassano.

    E poi c’era un ultima questione (giusto giusto per arrotondare la mole di casini): Syl.
    Da quando lei gli si era dichiarata, lui non aveva mai più parlato della cosa: era estremamente combattuto, dato che non sapeva cosa dire; non era certo indifferente nei suoi confronti, ma non sapeva dire se contraccambiava o meno. E poi non aveva il tempo di pensare a queste cose, cercare di salvare il mondo richiedeva molto da fare.

    Richard quindi continuò a lavorare al PC; mentre digitava febbrilmente sulla tastiera, tutti i suoi chiodi fissi e le sue turbe non volevano saperne di andarsene dal suo cervello…

    SALA RICREATIVA

    Edward aveva terminato di studiare da un pezzo, quindi era rimasto nella sala ricreativa a fare distrattamente zapping al televisore.

    La sua mente però era rivolta altrove: a tutto ciò che era successo in quel mese, Lyoko, XANA…. E Jacket: si faceva vedere sempre meno e ogni volta sembrava sempre di più uno spettro di se stesso. Edward era continuamente in pensiero, ma non riteneva giusto piombargli in camera sua; dopotutto quello che stava facendo era per il bene di tutti.

    Intanto al notiziario è stata data la notizia di un misterioso fuggitivo in Repubblica Ceca: sembra che tale persona sia collegata al terrorismo di matrice europea-americana. Le autorità si dichiarano in prima linea per scolastica il soggetto potenzialmente pericoloso.

    CAMERA DI MAYA

    Nel frattempo Maya era intenta a studiare: dal padre aveva ereditato, oltre che l’intelligenza, anche la perseveranza nello studio, anche quando avevano poco o nulla da fare per la settimana. Ogni tanto però, andava a pensare a quel mese turbolento: non ci poteva ancora credere che i suoi genitori erano stati i protagonisti di un avventura che ora anche lei stava vivendo in prima persona.

    Ogni tanto però era preoccupata per Jacket: come gli aveva fatto notare Edward da qualche giorno, sembrava sul punto di collassare a causa della mole di lavoro a cui si sottoponeva. Prima o poi sarebbe stato meglio che tutto il resto del gruppo andasse a parlargli.

    “E ora torniamo a biologia.”

    CORTILE, MACCHINETTA, 17.35

    Mentre la macchinetta erogava la sua cioccolata calda (a detta di Odd acqua sporca), Syl se ne stava pazientemente in piedi: di li a poco sarebbe andata in biblioteca, per ritirare un libro che aveva ordinato (da poco la biblioteca permetteva ciò). “Alle montagne della follia” era il titolo.

    Nel momento stesso in cui prese il bicchierino di plastica e uscì dal piccolo box, fuori dal quale non c’era anima viva, sentì dei passi alle sue spalle, per poi vedere un'altra persona apparire davanti ai suoi occhi. Capelli biondi piastrati regolarmente, vestiti di marca e un aria da puttana ape-regina dell’intero collegio. Il suo nome era Jacqueline Auguste .

    Jacqueline:“A quanto pare qualcuno qui ha voglia di mettersi in mostra. Cos’è i libri ti hanno stufata e ora cerchi di diventare la puttanella della scuola attirando l’attenzione di tutti? ”

    Syl aveva subito capito a cosa si riferisse: è da un mese circa che lei, da lupo solitario del collegio, aveva iniziato ad avere tre amici di punto in bianco. E inoltre stava iniziando a riscuotere successo da parte del “pubblico” maschile. Svuotò in un solo sorso il bicchiere, lo gettò e la sua lingua colpì con una frase tagliente.

    Syl: “… Oh be, almeno per essere ammirata non devo abbassarmi a certi livelli. Non è verò, Jacqueline?”

    Il volto della biondina si trasformo in una maschera di puro odio: come si permetteva di mancare di rispetto a lei, regina della scuola, ammirata da tutti quanti!?

    A quanto pare ci vuole una piccola lezione di autorità…

    A un suo cenno, la ragazza alle sue spalle afferrò Syl, impedendole qualsiasi tentativo di movimento; Jacqueline invece gli tirò un pugno dritto alla bocca nello stomaco: il dolore e la mancanza di fiato fecero piegare Syl in avanti, al momento impontente.

    1 minuto….3…5 minuti di dolore dopo i quali la lasciarono cadere a terra: oltre al dolore a tutto il corpo, si era rimediata un livido sulla fronte. Le due ragazze corsero via, lasciando Syl con le sue ferite e il silenzio circostante.
    L’unica nota pseudo-positiva era che il cappello poteva nascondere il livido.

    MEZZ’ ORA DOPO
    CAMERA DI RICHARD

    Ormai la giornata di ricerche stava andando a vuoto: non aveva ancora trovato nulla di veramente utile. A un certo punto, mentre Jacket finiva la sua terza lattina di bevanda energetica, il suo telefono cominciò a squillare.

    Syl lo stava chiamando…

    …Ho di meglio da fare. E poi non ho la forza ne di parlare ne di alzarmi e raggiungere la porta.

    ..Codardo…


    Riattaccò la chiamata e torno al lavoro. Ci avrebbe pensato dopo a Syl.

    Forse.

    KADICK, CORRIDOI
    Maya, sotto richiesta di Edward, andava a passo spedito verso la camera di Syl: erano passate due ore e Edward non aveva visto Syl in giro (mentre di solito camminava per i corridoi e il cortile); ogni volta che provava a chiamarla non rispondeva. Così ha chiesto a Maya, dato che era nel dormitorio femminile, di andare a dare un occhiata. E se XANA avesse attaccato di nascosto?

    Nel momento in cui stava per bussare alla porta, Maya sentì un suono preoccupante: il suono di una persona in lacrime. Non perse tempo e spalanco la porta, per poi richiuderla subito alle sue spalle, ritrovandosi davanti Syl, raggomitolata sul letto, che piangeva a dirotto.

    Maya: “Syl! Cosa ti è successo, perché pia-”; in quel momento potè vedere, oltre all’espressione distrutta, il livido sulla testa e i vestiti logorati dalle botte. Sembrava che l’avesse investita un auto.

    Maya:”Santo cielo! Chi ti ha fatto questo, Syl, rispondimi!

    Syl: “….i…..i-io…nnghh….d’accordo…..”

    ----

    Era riuscita a tornare in camera sua senza destare sospetti o farsi vedere. Una volta che la porta si chiuse alle sue spalle, Syl si buttò sul letto, iniziando a piangere a dirotto: mai nella vita gli era successo qualcosa di così triste, così doloroso…. Da una quotidianità tremendamente grigia era passata in un mare di emozioni troppo forti. Il tutto in un solo mese.

    In quel momento sentiva di aver bisogno di qualcuno: e chi se non Richard, a cui aveva dichiarato tutto ciò che provava per lui il mese scorso? Più facile a dirsi che a farsi, dato che non aveva più parlato “di quel momento”, e in generale era molto distante dal gruppo. Ma tentare non poteva fare male, no?

    Quindi prese il cellulare e compose il suo numero: dopo 10 secondi, il cui scorrere era stato tremendamente pesante, sentì che la chiamata si chiuse.

    Aveva riattaccato.

    In quel momento Syl ricominciò a piangere, ancora più triste; se fino a un minuto fa il suo corpo e il suo spirito erano spezzati, ora lo era anche il suo cuore.

    ---

    Maya:” …non ci posso credere. Mi dispiace Syl, mi dispiace davvero tanto..” e la abbraccio per un paio di minuti; Syl si stava sentendo meglio, anche se di pochissimo. Almeno c’era qualcuno a cui importava di lei in quel momento così straziante. Qualcuno che, a differenza di una certa persona, gli parlava e la confortava…

    Alla fine, quando uscì dal dormitorio femminile, Edward andò subito incontro a Syl, con aria preoccupata.

    Ed:”Allora, come sta?”
    Maya gli racconto tutto quanto: sia del pestaggio e dei suoi colpevoli, sia di Richard che se ne era altamente sbattuto di lei, riattaccandole in faccia. In quel momento Edward fù attraversato da un impeto di rabbia: che razza di persona era uno a cui non importa dei suoi pochi amici!?

    Con passo furioso Edward, seguito da una Maya preoccupata, arrivò davanti alla camera di Richard, spalancando la porta all’improvviso. Richard, sobbalzando, si era girato e stava per prendere un oggetto dalla scrivania, per poi ritrarla quando vide chi aveva attraversato la soglia (dopo aver richiuso la porta per non farsi sentire). Sulla scrivania vi era un oggetto metallico, mai visto prima d’ora…

    Richard:”Cos’è, bussare alla porta è diventato un optional oppure mi volevi far venire un infarto fulminante?”

    Edward: “Complimenti Jacket, sei davvero un buon amico! Non solo non ti fai vedere in giro, restandotene chiuso in camera come un ratto, ma se un qualcuno ha bisogno di te lo mandi perfino al diavolo!”

    Ma di che cazzo sta parl-oh. A quanto pare qualcuno ha fatto una visita a domicilio alla paziente..

    Richard:”Oh be, scusa tanto se passo il novanta percento del mio tempo a farmi il culo per trovare un modo di sconfiggere quella cazzo di intelligenza artificiale impazzita! Per la cronaca, ormai non dormo neanche 4 ore a notte!”

    In quel momento Edward ci vide nero: con uno scatto prese Richard per il colletto della giacca e gli urlò in faccia; quest’ultimo non lo aveva mai visto così arrabbiato. Richard, a causa della spinta, aveva sbattuto contro la scrivania, rendendola ulteriormente disordinata.

    Edward:”Questa non è una scusa per sbattersene di un’amica che è appena stata pestata e che aveva bisogno di conforto! E ti ricordo che Syl ci tiene particolarmente a te! In questo momento stai pensando solo a te stesso! Come fai a essere così insensibile!?”

    Richard era pronto a liquidare il tutto con una delle sue solite battute del cazzo, ma il suo subconscio prese il momentaneo controllo: diede una craniata che scaraventò Ed a terra, mentre Maya rimaneva spaventata a guardare la scena, senza dire o fare nulla.

    Richard: “Mettiti bene in testa un paio di cose: sono affari miei se riattacco a una persona mentre sto lavorando per salvare questo mondo del cazzo. Cos’è più importante, trovare un modo per sopravvivere o perdere tempo con i pianti di una ragazza che ha subito quattro lividi!? C’è gente che passa momenti ben peggiori!”

    Ormai non sapeva più cosa dire: davanti a lui non c’era Jacket, il suo migliore amico, ma una persona insensibile, a tratti crudele. Forse, in fondo , sua madre aveva fatto bene ad abbandonarlo; in fondo non era clinicamente sociopatico?

    Rialzandosi, Ed disse la sua ultima frase, per poi andarsene via insieme a Maya.

    Edward: “D’accordo, come vuoi, ti lascio da solo, ma ricorda una cosa: a forza di allontanare le persone che ci tengono a te finirai per rimanere solo nel momento peggiore della tua vita.”

    Nel momento in cui la porta si chiuse, Richard stava stringendo violentemente i pugni, facendo diventare le nocche bianche. All’improvviso senti un click e il suono di qualcosa che viene sfoderato. Vedendo meglio, si accorse di avere in mano il suo nuovo aggeggio: un coltello a serramanico, la cui lama ora era esposta, pronta ad affondare nella carne di una persona.

    Da rabbia, la faccia di Jacket passò ad essere perplessa e confusa; sentiva anche della nausea provenire dallo stomaco.

    Sto lavorando troppo e tutte quelle bevande mi stanno uccidendo..o almeno spero che sia così…

    In quel momento vide qualcosa fuori dalla finestra: un uomo di mezz’età, dai lineamenti e vestiario anonimi che, dopo averlo fissato con uno sguardo vitreo per una manciata di secondi, andò a passo spedito verso L’Hermitage; Richard e gli altri lo avevano scoperto grazie al diario di Waldo Schaeffer.

    Non so perché, ma penso proprio che lo seguirò.;nessuno andrebbe all’Hermitage senza un buon motivo…che conosciamo solo noi. E poi so come difendermi, nel caso ce ne sarà il bisogno.

    In 5 minuti si preparò per andare all’Hermitage, quando arrivò una notifica sul cellulare: XANA aveva preso il controllo di una torre nel settore Deserto.

    Che palle….e se l’attacco sia collegato a quell’uomo?
    Un motivo in più per seguirlo. Ora avviso Jeremy e gli altri…


    Mandò al professore e ai suoi “amici” un messaggio, per poi uscire e dirigersi verso la sua destinazione.

    "Attacco di Xana: Torre 5 nel Settore Deserto. Andate alla fabbrica.Io sarò all’Hermitage, ho qualcosa di importante da fare."
    ---
    Mentre Edward stava andando via dalla camera di Richard, ancora fumante di rabbia, il suo telefono vibrò: Richard aveva segnalato una torre attiva nel Settore Deserto, chiedendo al resto del gruppo e al professor Belpois di sistemare la cosa, dato che lui sarebbe stato all’Hermitage a fare cose importanti.

    Maya: “mhhh… ho un brutto presentimento….e se fosse una trappola per Richard?”

    Edward:”Be’, saprà cavarsela da solo; in fondo “ha cose imoprtanti da fare”, no!?” Maya restò ammutolita, non sapeva cosa dire…

    Il duo, in silenzio, si avviò verso il tombino nel parco.

    ---
    Alla fine Syl chiuse definitivamente quel cassetto, per mai più riaprirlo. Aveva scelto il futuro. Aveva scelto la vita. Ma era ancora affranta, con il cuore ridotto in polvere.

    E proprio in quel momento, quasi a rigirare il dito nella piaga, squillò il telefono: una torre era stata attivata, e Richard aveva chiesto a Jeremy e agli altri di andare alla fabbrica a risolvere la cosa; lui invece era all’Hermitage per cose di grande importanza…

    In quel momento Syl era addirittura tentata di mandarli a quel paese, ma la ragione, come di suo solito, aveva prevalso: ora combattere XANA era solo un dovere. Botte o non botte. Cuore spezzato o meno.

    Si asciugò le lacrime e si ricompose, in modo da non far preoccupare ulteriormente gli altri, e si dirisse al tombino nel parco.

    --
    Jeremy aveva appena finito di correggere le verifiche della scorsa settimana: un andamento generale mediamente positivo. Oh be, se si ha “Einstein” come professore, tutto diventa molto più semplice.

    In quel momento il superscanner del portatile segnalò una torre attiva nel Settore Deserto; inoltre aveva ricevuto un messaggio da parte di Richard: doveva andare alla fabbrica insieme al resto del nuovo gruppo, dato che Richard aveva “cose importanti da fare all’Hermitage”

    Richard che se ne va in giro per conto suo proprio quando XANA lancia un attacco?..La cosa non mi rassicura, meglio chiamare qualcuno che lo aiuti: non vorrei che fosse caduto in una trappola.

    Per evitare di scomodare Aelita, che era a sbrigare questioni burocratiche agli uffici, ed essendo Odd fuori città per quel giorno, digitò il numero di Yumi e Ulrich, sperando che rispondessero al più presto. Nel frattempo era già diretto verso il parco.

    CASA STERN-ISHYAMA
    In quel momento Yumi era in cucina a riunire tutti gli ingredienti per la cena; Ulrich era andato alla palestra per ordinare dei manichini d’allenamento nuovi, oltre a sbrigare un paio di scartoffie burocratiche. Oh be, la vita dei proprietari di una scuola di Pencak Silat.

    Squillò il telefono; guardando lo schermo, Yumi vide che Jeremy la stava chiamando…che fosse un nuovo attacco?

    Yumi: "Pronto, Jeremy. Allora, XANA ha lanciato un attacco o volevi solo sentirci?”

    Jeremy: “Purtroppo la prima: non si è verificato ancora nulla di insolito, perlomeno a larga scala; Richard è stato il primo a ricevere la notifica di una torre attiva e ha chiesto a me e agli altri di sistemare la cosa. Ora lui dice di essere all’Hermitage per fare una cosa importante.”

    Yumi: ”Fammi indovinare, pensi che sia una trappola rivolta a lui?”

    Jeremy: “Precisamente. Quindi avrei bisogno che tu vada all’Hermitage a dare un occhiata.”

    Yumi: “Certamente Jeremy, corro subito li.”

    Yumi si preparò alla svelta e usci subito di casa, per poi entrare in macchina. La cena sarebbe stata rinviata a domani. Ovvero stasera del passato-futuro.

    ---
    ENTRATA DELL’HERMITAGE
    Ci aveva messo un bel po’; seguire qualcuno senza farsi scoprire era decisamente faticoso, oltre che stressante (come se non avesse già abbastanza ansie in testa). Ora Richard era davanti all’ingresso della vecchia casa; nonostante il tempo trascorso, era rimasta logora tale e quale a quanto lo era nel 2004.

    Richard era tentato di mollare tutto; poteva essere benissimo una trappola di XANA per accopparlo definitivamente; sarebbe potuto tornare dai sui “amici”, magari azzardando un paio di scuse al volo. Ma era anche vero che era troppo curioso per tirarsi indietro. E inoltre era abbastanza codardo da tirarsi indietro nel rivedere il resto del gruppo, Syl in particolare. Fuggire dai problemi, una cosa che lui aveva visto in una persona che conosce molto bene…

    Mentre il coltello a serramanico sembrava tremare nella tasca, quasi a voler essere sfoderato e usato per dilaniare la carne, Richard decise di varcare la soglia. Un corridoio umido, sporco e scarsamente illuminato portava alle varie stanze. Era tempo di esplorare una potenziale casa degli orrori.

    ---
    TOMBINO NEL PARCO

    Jeremy, Edward e Maya erano davanti al vecchio tombino, mentre aspettavano l’arrivo di Syl; il professore aveva notato l’aria furiosa e tradita di Edward e l’aria malinconicamente confusa di sua figlia; cosa poteva mai essere accaduto? C’entrava forse Richard?

    Mentre Jeremy continuava nei suoi pensieri, era appena arrivata Syl: vestiti scomposti, segni di lacrime e un’aria distrutta era ciò che la caratterizzavano in quel momento.

    Jeremy: “Sylviane! Come ti sei ridotta? Ragazzi, potete dirmi cosa diavolo è successo!?”

    Edward: ”Chiedilo a mister “ho cose importanti da fare” ”. Le sue parole erano dannatamente velenose.

    Ora non era il momento di pensare alle questioni personali; uno alla volta, il gruppo scese il tombino, per poi chiuderlo con un leggero tonfo. Ora il parco era tornato silenzioso e pacifico.
    ---

    STRADE DI PARIGI

    Ho bisogno di un paio di giorni di ferie, oppure finirò con lo svenire alla guida

    Questo era ciò che pensava in quel momento l’autista del camion, dopo aver fatto un lungo viaggio da Lione, dove aveva consegnato un grosso carico di merce.

    Il GPS segnalava solo 15 minuti dalla stazione di servizio, dove si sarebbe potuto riposare, quando lo schermo iniziò a crepitare e a glitcharsi.

    Stupido aggeggio tecnologico…

    Improvvisamente sembrò uscire del fumo nero dai lati; all’inizio sembrava che si stesse bruciando qualcosa, ma quei fili opachi aggredirono subito l’autista, entrandogli nelle orecchie con estrema violenza.

    Le pupille furono sostituite dal simbolo di un occhio, e il navigatore segnava la posizione di una Renault a un isolato di distanza.

    XANA aveva voglia di guidare in modo spericolato; l’uomo posseduto accellerò il pedale, passando con il rosso a tutta velocità verso la macchina di Yumi Ishiyama.
    ---

    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Jeremy:“Ragazzi, pronti a partire?”

    Edward:“Roger!”

    May:”Va vene papà”

    Syl:”…D’accordo.”

    TRASFERIMENTO!

    SCANNER!

    VIRTUALIZZAZIONE!

    ---

    LYOKO, SETTORE DESERTO

    Una volta virtualizzati, senza più subire una botta al fondoschiena, i loro occhi vedevano l’immensa distesa desertica, attraversata da cavi bianchi che collegavano le torri: buffo come, nonostante la luce forte, non si potesse sentire nessuna temperatura.

    I tre ragazzi erano tornati, come al solito, nei loro consueti panni virtuali.

    Jeremy:”Molto bene, la torre attiva si trova a sud della vostra posizione! Fate presto, poiché non si sa ancora l’attacco di XANA e ho paura che sia qualcosa di grosso.”

    Edward:“Signorsi!”

    Il trio si dirisse alla torre attiva di corsa; Syl era rimasta in coda, triste com’era non aveva neanche la forza di parlare o di combattere al suo meglio. Sperava solo che la cosa sarebbe finita in fretta.
    ---

    HERMITAGE, CORRIDOIO.

    La tensione poteva benissimo essere al posto della enorme quantità di polvere presente, essendo così forte nell’aria.
    Richard era estremamente cauto in ogni passo che faceva, mano sempre pronta ad afferrare il coltello; se non fosse stato per i suoi passi, sarebbe regnato un silenzio tombale.

    Cristo santo, deve essere per forza qui, non c’era altro posto dove andare se non in questa catapecchia…

    Sentì uno scricchiolare vicino alle scale in fondo al corridoio, che portavano al seminterrato; Richard in quel momento era in stato d’allarme. Con passo lento arrivò in quel punto e scese ogni gradino, ritrovandosi così nel seminterrato della casa. Qui l’umidità e la polvere erano praticamente omnipresenti, insieme al completo disordine; sembrava che la SWAT avesse fatto un raid…

    Il suono di un passo fece girare Richard di scatto, mettendolo faccia a faccia con lui: l’uomo che stava proprio cercando. Quest’ultimo era visibilmente stempiato, dai vestiti bucati e dall’aspetto malandato; o era un pazzo, o un drogato, o un mix.
    Costui, con velocità sovrumana, battè i riflessi di Richard, riuscendo a prenderlo per il collo e a placcarlo contro il muro, stringendolo in una stretta mortale.

    In preda al panico e all’adrenalina, Richard tirò fuori rapidamente il coltello, lo fece scattare e la lama penetrò tutta la faccia dell’aggressore, che mollò la presa e si accassciò a terra, le mani sul volto ferito. Peccato che invece del sangue usciva una specie di liquido nero, che alla vista sembrava avere delle interferenze, come un monitor.

    Richard: “…Mi dispiace XANA, ma non sono stato così scemo da seguirti disarma-”

    Una strana energia lo scagliò all’interno di quella che era una cella di riscaldamento; cosa che Richard comprese solo dopo che lo spettro di XANA chiuse la porta blindata, per poi scomparire nel nulla.

    Ahia! Porca puttana…perfetto, era tutta una trappola e ora sono bloccato qua dentro!

    Devo trovare un modo di uscire da qui!


    La stanza presentava, oltre ai tubi, una panchina scrausa. Accanto alla porta vi era un misuratore della temperatura, che aveva un piccolissimo problema: in quel momento stava pericolosamente superando il limite della temperatura ambiente, ma all’inverso: XANA voleva far morire Richard congelandolo vivo!

    Okay, rettifico: devo uscire di qui ALLA SVELTA!

    Prima cosa: trovare il punto della stanza in cui c’è un minimo di campo e chiamare Jeremy!
    Nonostante la mancanza delle finestre, in fondo alla stanza vi era un pochino di campo per chiamare. Richard chiuse la cerniera della giacca e digitò in fretta il numero del professore di informatica.
    ---

    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO/LYOKO SETTORE DESERTO

    Mentre il gruppo si dirigeva di corsa verso la torre, sul display del monitor apparvè la notifica di chiamata da parte di Richard. Jeremy rispose subito; o era in pericolo o aveva scoperto qual’era l’attacco di XANA. O entrambe le cose.

    Jeremy: “Richard! Stai bene?”

    Richard: “Togliendo il fatto che sono bloccato nella cella di riscaldamento dell’Hermitage e che rischio di crepare con le ossa ghiacciate, si sto ben-!”.Il segnale si era perso e la chiamata era stata interrotta.

    Jeremy: “Oh no! Richard, mi senti!? Richard!”

    Maya:”Papà! Cos’èsuccesso!?”

    Jeremy:”Dovete disattivare la torre il prima possibile! XANA ha teso una trappola a Richard all’Hermitage, e ora rischia di morire congelato!”

    Edward: “…MERDA! Sono un idiota, perché non l’ho seguito!?”. I sensi di colpa iniziavano a riempirgli la testa; si stava pentendo della frase che disse a Richard prima di lasciarlo solo, dopo la tremenda litigata. Altro che Protettore…

    Maya:”Non c’è tempo da perdere, muoviamoci!”

    Il nuovo stato delle cose rese Syl ancora più combattuta e sconvolta,oltre che preoccupata; la sua mente era divisa in 3: una parte diceva di restare ed aiutare a combattere i mostri per poi disattivare la torre. Un’altra, anche se minuscola, suggeriva di non pensare più a Richard…

    Ma in lei vinse la terza parte: poteva averla ignorata e ferita senza alcuna considerazione, meritandosi mille pugni in faccia; ma lei non poteva farci nulla, non riusciva ad odiarlo e, anzi, continuava ad amarlo: dopo tutto lei sapeva, in fondo, che Richard non era crudele; Si era preoccupato di loro. Si era preoccupato di lei, quel giorno del mese scorso, in cui tutta la loro vita cambiò. Non era solo una cotta, non era solo uno stuzzicare: era un sentimento più profondo..

    Syl:”…Mi dispiace di quello che sto per fare,ragazzi, ma non posso restare qui…”

    Edward:”Cosa stai di-” disse voltandosi solo per vedere Syl traffiggersi il petto con la lama del suo bastone, facendola scomparire in un turbinio di pixel.

    Maya:”Syl!”

    Un suono sintetizzato e lo schianto di un colpo laser sul terreno allertarono il duo rimasto: erano giunti davanti alla torre, e fra loro e ques’ultima si frapponevano tre granchi giganti rossi; i cari vecchi Krab di XANA.

    Ed:”Maya, metti al riparo! Ci penso io a loro!”. A guardia alta, si scagliò contro uno dei tre mostri e con un rapido colpo, gli amputò una delle zampe, impedendogli di muoversi; il tutto seguito da un affondo verso l’alto, che attraversò anche il simbolo di XANA sul dorso del corpo.

    Ne rimanevano ancora due.

    Intanto, dallo scanner, usciva Syl, che per un paio di secondi doveva rimettersi in piedi e far fermare il giramento di testa, per poi salire alla velocità della luce la scala che conduceva al laboratorio, per poi prendere l’ascensore prima che Jeremy potesse dire ‘a’.

    Jeremy: “Sylviane, dove stai anda!-”

    Ormai l’ascensore era già partito.
    ---

    STRADE DI PARIGI

    Yumi: “Per fortuna che oggi c’è poco traffico; dovrei arrivare in fretta.”

    Mentre guidava ai 40 all’ora, sentì uno stridio di gomme provenire dalla strada a destra dell’incorcio in cui si trovava ora: le macchine sogmmavano via all’impazzata mentre un camion di trasporto si stava dirigendo all’impazzata verso la sua macchina!

    Con una rapida e rischiosa manovra, Yumi riuscì a frenare e a fare un giro di 180° su se stessa, riuscendo a evitare per un pelo il camion, che si scontrò violentemente contro il muro di un edificio; la gente era in panico, le macchine scappavano via ad alta velocità, il caos dilagava; si poteva notare un sottile fumo nero andare via dal finestrino rotto, per poi infilarsi dentro un tombino. Non c’era neanche bisogno di fare 2+2.

    In barba alle leggi stradali, Yumi, assicurata di essere illesa, partì ad altissima velocità verso il Kadick: il tempo era agli sgoccioli.
    ---

    HERMITAGE

    La situazione stava andando decisamente alla deriva: il campo del cellulare era saltato all’improvviso, la temperatura stava vertiginosamente calando, rendendo meno utile la giacca, e non c’era modo di aprire direttamente quella cazzo di porta blindata.

    Il prozio Adolfo sarebbe fiero di XANA…

    L’unica cosa che Richard poteva fare era cercare un pannello elettrico o qualcosa del genere: nonostante la casa fosse vecchia, quella cella frigorifera (e in particolar modo la porta blindata) funzionava di sicuro tramite un panello elettrico di controllo; smanettarci avrebbe potuto risolvere il problema. Non che ci fossero altre opzioni…

    Cinque minuti di inferno siderale permisero a Richard di trovare finalmente l’oggetto della sua ricerca: un piccolo pannello incassato nel muro, ad una prima occhiata difficile da individuare subito, a causa della pittura che lo copriva.

    Senza perdere tempo, con le mani tremanti, Richard prese il suo coltello e, lama estratta, iniziò a forzare il pannello: sembrava che il freddo lo avesse irrigidito di molto. Con un forte strattone il panello si aprì di scatto, seguito da un tintinnio preoccupante:la lama del coltello si era staccata via…

    Shite. Andiamo bene…

    Lo sportellino aperto rivelava una matassa di fili ingarbugliati e scoloriti, da cui penzolava un panello elettrico le cui leve erano usurate e inutilizzabili. Richard non era un tecnico, quindi non avrebbe mai saputo quale filo staccare; inoltre stava già dando qualche segno di cedimento al freddo.

    Be, o provo questo, oppure crepo congelato…

    Richard prese i fili a mani nude e li strappò via tutti con molta energia: una scarica elettrica ad alto voltaggio percosse la mano, provocando un dolore innimaginabile.

    "AARRGHHH!!!!"

    Richard caddè a terra in preda a spasmi di dolore, mentre nell’aria si diffondeva una puzza di bruciato: la mano si era ustionata, e ora stava sanguinando copiosamente.

    "PORCA PUTTANA!!"

    Sbattè la mano distrutta contro il gelido muro, incurante dell’ulteriore dolore provocato da ciò: ormai era in trappola…
    ---

    LYOKO, SETTORE DESERTO

    Jeremy: “Edward! Ora sei rimasto da solo e con pochi punti vita: fai entrare Maya nella torre al più presto!”

    Edward: “Ricevuto!”. Nel mentre le sue braccia stavano iniziando a diventare pesanti come macigni, a forza di mulinare la spada: XANA nel frattempo aveva inviato una grande quantita di rinforzi. Non avrebbe potuto resistere ancora a lungo. Nel mentre Maya era rimasta nascosta, senza essere ancora notata dai mostri.

    Jeremie: “Accidenti Yumi, dove sei?”; chiamò al telefono la sua amica, sperando non le fosse successo niente. Il suo aiuto era fondamentale.
    ---

    KADICK, PARCO

    Sembrava che in quel momento i suoi polmoni si fossero enormemente dilatati, permettendogli di correre dannatamente a lungo; Syl stava scattando verso l’Hermitage, in modo da poter salvare Richard; non poteva permettersi di passeggiare in giro, più esitava, più il suo amato era vicino alla morte.

    La maratona venne fermata da una specie di visione fugace: un ombra sembrava essersi mossa tra gli alberi, ad una velocità fulminea, inumana.

    Syl:”Chi sei!? Fatti vedere!”
    disse mentre, con circospezione, raccolse un lungo e sottile, ma robusto, ramo da terra; una cosa buona di Lyoko era l’aver imparato a maneggiare qualsiasi asta come fosse un bastone da combattimento.

    Di fronte a lei apparve il suo sfidante: un uomo sulla cinquantina, decisamente troppo simile a molte persone comuni; tolte le iridi che avevano sovraimpresso il simbolo di XANA.
    Solitamente la consapevolezza di avere davant ia se un avversario dalla forza sovrumana avrebbe fatto scappare o arrendere la maggior parte delle persone; Syl non era tra queste.

    “Ora non mi importà più di ciò che mi ha fatto: se per salvare Richard devo combatterti e spezzarmi le ossa nel mentre-”

    Si mise in posizione di attacco.

    “COSI SIA!”

    Con un lungo balzo in avanti si lanciò alla carica.
    --

    KADICK, CANCELLO

    Aelita era sicuramente più brava nel parcheggio: Yumi, nella brusca frenata di fornte al collegio, aveva strappato via uno specchietto da un'altra macchina, oltre ad avergli rigato tutta la portiera destra. Oh be, tanto il proprietario non si ricorderà della sua povera Chevrolet.

    Nonostante lo sventato incidente e la tensione, Yumi aveva ancora abbastanza fiato per uscire dalla macchina e compiere un lungo scatto verso l’Hermitage. Nel mentre, il telefono stava squillando di nuovo: rispose stando attenta a non farlo cadere, mentre attraversava la foresta.

    Yumi:”Pronto?”

    Jeremie: “Yumi, hai pochissimo tempo per raggiungere Richard! XANA lo ha rinchiuso nella cella di riscaldamento dell’Hermitage, e rischia di morire congelato!”

    Ohh se Yumi conosceva quel posto: tempo addietro era stata rinchiusa li insieme ad Ulrich, sempre grazie a XANA.

    Yumi: “D’accordo Jeremy, ci sono quasi!”

    Diede un ultima botta di reni, arrivando a vedere in lontantanza la casa abbandonata; forse c’era ancora speranza.
    ---

    LYOKO, SETTORE DESERTO

    Edward: “Maya! Entra subito alla torre! Non posso reggere ancora a lungo!”

    Non se lo fece dire due volte, quindi scattò verso la base nera della torre attiva, beccandosi anche un colpo laser dei mostri di XANA proprio sulla schiena.
    Per fortuna che era riuscita ad entrare dentro e a raggiungere il centro della piattaforma, in procinto di salire.

    Nel mentre Edward, distrutto com’era, stava cercando di evitare più colpi possibili e di annientare più mostri che poteva. La sua impresa fu interrotta da un ultima raffica di colpi che lo prese alla sprovvista, facendolo devirtualizzare all’istante. I mostri di XANA iniziarono a bombardare la torre di colpi laser.
    ---

    HERMITAGE

    Ormai non poteva fare più nulla di efficacie, era ferito, stava iniziando a perdere le forze, e mentalmente era andato completamente: la mente era confusa, allucinata, un misto fra un astinenza e pensieri lucidi.

    Mentre tentava, con quel poco di energia rimasta, di aprire a forza la porta blindata, pur sapendo che non ce l’avrebbe fatta, gli era parso di vedere qualcosa muoversi dall’altra parte, attraverso la finestrella appannata. Qualcuno era venuto ad aiutarlo? Era solo un illusione? Chi poteva saperlo, del resto gli si stava annebbiando la vista.

    I sensi di colpa stavano iniziando a penetrare nella testa di Richard, come aghi ficcati nelle orecchie: Edward, con quella frase pesante come un macigno, aveva ragione; avrebbe potuto chiedere aiuto a loro, invece di impazzire davanti ad un cazzo di monitro; avrebbe potuto concedersi un giorno di riposo per incontrarli.

    Avrebbe potuto rispondere a quella cazzo di chiamata e parlare con quella persona che, più fra tutti, aveva bisogno di lui; ironico come quel giorno, durante la prima battaglia in quel mondo fatto di poligoni e numeri, si era fatto in quattro per evitare che Syl morisse in un mare virtuale.

    E invece l’aveva abbandonata, pensando soltanto a non affrontare i problemi di chi gli stava accanto, e ad addossare fatiche su se stesso.

    Edward: “A forza di allontanare le persone che tengono a te finirai per rimanere solo nel momento peggiore della tua vita”

    Quasi quasi hanno ragione… abbandonare amici o familiari deve essere di famiglia; Tale madre tale figli, in questo caso.

    Richard alzò la testa, mentre si approntava a esalare un ultimo urlo di disperazione.
    --

    KADICK, PARCO

    Ironia della sorte, anche Syl stava soccombendo: nonostante fosse riuscita ad assesstare un paio di colpi allo spettro di XANA (incluso uno in testa, che lo aveva fatto cadere per poco), l’essere era decisamente più forte rispetto a lei, soprattutto contro armi convenionali.

    Ora quella a terra era Syl, agonizzante mentre XANA, con quel ramo che era stato inutile contro di lui, la stava colpendo ripetutamente sulla schiena: di questo passo si sarebbe potuta spezzare la spina dorsale.

    No….non sono riuscita a raggiungerlo e a salvarlo…perché!? Perché mi sono innamorata di lui!? Perché non l’ho seguito prima!? PERCHEEEE’!?

    L’unica cosa che poteva fare era urlare: di dolore, di tristezza. Di tutto.
    ---
    In quell’esatto momento, nella fredda immensità dell’universo, la morte stava reclamando due anime, e queste, come se fossero in simbiosi, stavano emettendo un ultimo, ruggente, grido. Il punto esclamativo di tutto ciò che era successo.
    --
    CODICE LYOKO
    --
    La porta blindata si aprì di scatto, permettendo a Richard di uscire, accasciandosi a terra, sul pavimento di un luogo ora ben più caldo. Il naso, a causa dell’enorme sbalzo di temperatura, iniziava a sanguinare.

    Sono ancora vivo..

    Ad un certo punto si sentì issato in piedi, sorretto da una persona, la cui voce femminile tuonava nelle sue orecchie.

    Yumi:”Forza, cerca di alzarti. C’è mancato poco, stai bene!? Cosa hai fatto alla mano!?”

    È la giapponese da cui sono scappato; Yuri, Yumi o qualcosa del genere…allora non stavo sognando, qualcuno era venuto a cercare di liberarmi…

    Richard non aveva la forza di rispondere: pensava solo a cosa avrebbe fatto una volta tornati indietro. Una cosa decisamente importante.
    --

    La raffica di bastonate era finita: il clone si era volatilizzato, scomparendo in una nube di fumo; ciò voleva dire che la torre era stata disattivata, e che quindi Richard (oltre a lei) era sicuramente vivo. Ne era certa.

    Non riusciva a rimettersi in piedi e a camminare, quindi, dolorante e lentamente, strisciava verso l’Hermitage, aggrappandosi con forza al terreno. Voleva rivedere Richard, stargli accanto. Perché in fondo non riusciva a smetterlo di amarlo: non è certo un sentimento che si può togliere a comando; c’era qualcosa in lui, qualcosa che la spingeva a non mollarlo. Lei era stata salvata da lui, quel giorno, no?
    --

    Jeremie: “Pronto, Yumi!? Come, è ancora vivo? Phiuu, menomale..”

    Edward in quel momento era accanto a lui, dato che era rimasto nel laboratorio dopo essere stato devirtualizzato. Era rincuorato di sapere che Richard non era morto, e dispiaciuto della frase che gli aveva detto un po’ di ore fa.

    Jeremie: “Maya, Edward, ottimo lavoro a tutti. Ora possiamo tornare a goderci questo venerdì”

    RITORNO AL PASSATO
    ---

    VENERDI 4 OTTOBRE, 17.15

    E’ una bella cosa poter viagiare indietro nel tempo, no? Puoi rimediare a tutti i tuoi errori passati e cambiare il futuro; Richard ora lo sapeva bene, mentre spense il Pc e usciva da camera sua; aveva finito il suo lavoro, per non strafare di nuovo.

    Direzione: macchinette. Aveva qualcosa di importante da fare.

    ORE 17.35

    Stavolta niente cioccolata calda, si andava dritti in biblioteca: Syl sapeva che se fosse rimasta lì si sarebbe presa altri lividi; i ricordi dolorosi, se possibile, voleva evitarli, del resto “la storia si ripete”.

    Jacqueline:“A quanto pare qualcuno qui ha voglia di mettersi in mostra. Cos’è i libri ti hanno stufata e ora cerchi di diventare la puttanella della scuola attirando l’attenzione di tutti?“

    A sentire quella voce il suo sguardo si era rabbuiato: perché doveva accadere di nuovo?

    Syl:”Senti non ho voglia di parlarne. Lasciami in pace.”

    E di nuovo, prima che lei potesse alzare i tacchi, fu di nuovo presa alle spalle, pronta a essere usata di nuovo come sacco da boxe.

    Però la storia non è sempre uguale: i vincitori la riscrivono. E così era in questo caso.

    “Ciak! Documentario anti bullismo parte 1, azione!”

    Jacqueline, adirata ancor di più di essere stata interrotta, si volto verso la fonte della voce: vide Richard uscire dal box della macchinetta, che gli puntava contro il cellulare, a mo di filmarle nel loro atto criminoso.

    Richard: “Ora, io cancello questo video, ma ci devono essere un paio di cose chiare:
    Mo ve ne andate, e non provate a toccare Syl, che sennò so cazzi vostri.”
    Imparare il dialetto romano, oltre a quello scozzese, ha i suoi vantaggi.

    Jacqueline e la sua “scagnozza” se ne andarono, infuriate di non aver potuto dare una lezione di superiorità. Nel frattempo Richard metteva a posto il cellulare, dato che in realtà non stava filmando un bel niente; i suoi occhi si incrociarono con quelli di Syl, che lo guardava, sorridendo.

    Non mi sono sbagliata su di lui…

    Entrambi si avvicinarono l’un l’altro, e il primo a proferire parola era, guarda un po', Richard.

    Richard: “Per quanto non sia da me, te lo devo dire: …mi dispiace, avrei dovuto risponder-”; le sue scuse furono interrotte dall’abbraccio di Syl.

    Syl: “Non scusarti, sono certa che non lo avevi fatto di proposito. So quanto stai facendo per noi, ma ti prego, non ammazzarti di lavoro, d’accordo?
    Quindi , scuse accettate.”
    . Lo rilasciò dalla sua stretta, dandogli un bacio sulla guancia, per poi re-dirigersi verso la biblioteca.

    Richard invece andava in direzione del parco; aveva bisogno di camminare.

    Non sono ancora sicuro su cosa provo adesso Syl…ma una cosa è certa: eviterò di rifare la stessa cazzata, soprattutto con lei.

    Dalla storia si impara dai propri errori, no?
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    Allora, questo è una sorta di capitolo 7.5: infatti è più corto, ma va ad aggiungere il secondo pilastro di tutta la trama: un donna misteriosa.... chissa chi è...

    Comunque, Buon anno e buona lettura!


    +++++++++++++++++++++++++++++++++

    SABATO 31 OTTOBRE, 6.15

    Iniziava la giornata di Halloween, dove il macabro e l’orrorifico (e anche il diabete) abbondavano ovunque. Da due giorni veniva addobbata la scuola di zucche e festoni a tema, dato che si sarebbe tenuta la consueta festa in maschera, nella palestra della scuola.

    Originalità portami via.

    In quel momento, nella camera di Richard, non fù la sveglia a suonare, ma il PC: da mezzo assonnato, sentendo quel suono illuminante, scese subito dal letto e controllo lo schermo:

    RICERCA EFFETTUATA:
    1 FILE CORRISPONDENTE TROVATO
    SERVER: NCP, New York, IP ADDRESS: 161.185.160.93 [PORT 80]


    Si…SI!SI! L’HO TROVATO! CE L’HO FATTA CAZZO! C’E. L’HO.FATTA!

    In quel momento er a come se un mix di cocaina e adrenalina stessero circolando all’impazzata nel sangue: quelle nottate insonni di lavoro (costate anche il quasi-sacrificare gli amici, come ben sapete…) avevano ripagato! Aveva quel file! Quello che avrebbe dato una svolta a tutto! Ora la possibilità di re-imprigionare XANA nel supercomputer era decisamente più vicina!

    Doveva dare la notizia del giorno: si vestì con estrema fretta, per poi piombare via dalla sua stanza, diretto verso la caffetteria, dove intanto il resto della banda era appena arrivato e aveva preso posto: in quel momento buona parte degli studenti era presa di sorpresa nel vedere Richard piombare ad alta velocità nella caffetteria, prendere il vassoio con la colazione e sedersi al suo solito tavolo.

    Edward: “Hei, Richard, va tutto bene? Non sarà per caso un attacco di XANA?”

    Syl:”Lascialo respirare, Edward.”

    Richard: “Ragazzi… sono riuscito a trovare il file che ci permetterà di bloccare XANA all’interno del supercomputer! E’ da hackerare il server, ma non dovrebbe essere un problema enorme.”

    Maya: “Cosa!? Dici sul serio?”

    Richard: “Esatto, principessa delle torri! E vedi di avvisare tuo padre!”

    Maya: “Ricevuto, grande capo!”

    Syl: “E’ fantastico, Richard!”

    Edward: “Già. Quindi, ora che pui dormire sonni più tranquilli: pensi di unirti alla festa in maschera di Halloween?”

    Richard: “..Non lo so, non ci avevo pensa-” disse mentre vide Syl e il suo sguardo sereno: si vedeva lontano un miglio che era felice che Richard ora potesse stare più tranquillo; in fondo, il suo voler mettere la “salvezza” del mondo sopra le sue spalle gli stava costando caro, quel 4 Ottobre.

    …cosa mi ero ripromesso? Di non fare più la cazzata di lasciarla sola, non di nuovo, non lei. Ancora non so come potrei definire i miei rapporti con Syl, ma non voglio di certo fare come l’altra volta. E in fondo, penso che un giorno senza XANA e lo stress che procura potrebbe farmi bene; rischio di impazzire..

    Richard: “… beh, perché no? In fondo XANA ci ha attaccato un bel po’ di volte in questi due mesi, e non credo che abbia l’ironia di sguinzagliare i suoi incubi nel giorno dedicato all’orrore. Quindi si, ci sono stasera!”

    Edward:”Ottimo! Ritrovo alle 18.00?”

    Richard: “D’accordo.”

    Il quartetto quindi si divise, ognuno per andare alle lezioni del sabato mattina.
    ---

    SVIZZERA

    Non era stato facile fuggire per 875 km, braccata da un mix di agenti del DGSE e della Green Phoenix, ma, miracolo, ce l’aveva fatta.

    Ora si trovava in un alloggio decisamente più comodo dell’ultima volta: un discretissimo hotel a 3-4 stelle, in cui nessuno sarebbe potuto andarla a scovare senza dargli abbastanza tempo di fuggire. In quel preciso momento la donna era uscita dalla doccia e aveva quasi finito di tingersi i capelli con un color castano; senza usare alcun trucco o travestimento sarebbe stata riconosciuta da almeno un km di distanza, soprattutto con il suo colore di capelli decisamente inusuale. Anche perché il suo corpo, soprattutto il volto, erano rimasti identici a come erano 30 anni fa.

    Nel frattempo, sul letto, il portatile era acceso, intento a eseguire un operazione; sembrava sul punto di andare in standby, quando ad un certo punto emise un suono e la schermata iniziò a restituire le informazioni trovate:

    SERVER: NCP, New York, IP ADDRESS: 161.185.160.93 [PORT 80]

    Donna:“A quanto pare si torna al lavoro.”

    Finito di applicare la tintura e rivestitasi, la donna uscí dal bagno e andò verso il suo portatile: aveva trovato proprio il server che cercava; al suo interno, quasi sicuramente, c’erano le informazioni di cui aveva bisogno.

    “Perfetto. Prima di penetrare nel sistema, monitorerò il server per un po’.”
    --

    KADICK, CORRIDOIO DORMITORIO MASCHILE, 18.10

    Edward: “Andiamo, Richard, ti vuoi muovere, sei già in ritardo.”

    Da dieci minuti, ad aspettare fuori dalla porta, vi era Edward che, come da regola della serata, qui al Kadick, era vestito a tema: in particolare era riuscito a rimediare dal gruppo di scherma storica del collegio una vecchia e spezzata replica di spada lunga, ritoccata con falsa ruggine per l’occasione; il vestiario consisteva invece in una finta cotta di maglia (quelle a basso prezzo, insomma), squarciata ; il volto invece era parzialemente coperto da una fasia che circondava la fronte, colorata con del sangue finto, alla vista abbastanza “cartoonesco”.

    Diciamocelo, c’erano costumi peggiori.

    Ed ecco che ad aprire la porta fu Richard..o meglio, quello che sembrava Richard, dato che il suo costume era estremamente convincente: i vestiti erano normali, ovvero dei Jeans, maglietta blu sopra cui indossava una giacchetta Varsity Letterman (modello scuola americana, per intenderci) e Nike Airmax a caviglia alta ai piedi. Tutto però aveva un aspetto grottesco, grazie al logorio dei vestiti, le bende da boxe indossate sulle mani, e il sangue finto che era decisamente più realistico; il volto era qualcosa di ancor più macabro: spettinato, sporco e con finti tagli (inclusa una garza medica suilla guancia), e tanto, tanto sangue finto. Infine, a corredare il tutto, vi erano una mazza da baseball impugnata nella mano destra, e una maschera di gomma a forma di gallina.

    Edward: “….Così spaventerai tutti…”

    Richard: “Esatto, l’idea è quella no? Forza, andiamo.”

    Non ci volle molto per raggiungere le ragazze, dato che queste erano proprio appostate dietro le ante della porta del dormitorio maschile. Appena il Gallo Assassino e il Cavaliere uscirono, si beccarono un grande jumpscare dalle due ragazze del quartetto; o meglio, Edward era stato preso di sorpresa, mentre Richard si era limitato a girarsi (in realtà lo spavento se lo era tenuto dentro..).

    Girandosi, entrambi potevano vedere Maya e Syl vestite a tema; circa: Maya portava un vestito rosa scuro, a gonna corta, coperto al torso da un corpetto in pelle. Stivaletti, finti canini a punta spuntavano dalla bocca, e dei cornini spuntavano dalla testa, attaccati ad un cerchietto per capelli. Un diavoletto in rosa, insomma…

    Richard: Internet, preparati a ricevere ondate di lavori da artisti la cui mente va dal geniale all’inguaribile perverso..

    Dall’altra parte vi era invece Syl, che era relativamente più sobria: dalla maglietta era passata a uan maglia a maniche lunghe, quest’ultime “a rete”; la gonna invece, corta come al solito, era un po più elegante, con un grosso (anche se finto) fiore color lilla cucitovi sopra. Infine attorno al collo aveva una fascetta nera di pizzo. Per il resto indossava gli stessi stivali, calze, guanti senza dita e berretto; la solita Syl.

    Richard: ….shite, that’s a foocken bonnie lassie…. *Un pensiero/complimento in puro dialetto scozzese.

    Syl:” .. cos’è, Richard, sei diventato una statua sanguinante?” disse con tono simpatico, tendente al suo solito stuzzicare.

    Richard: “wha-…no nulla.”

    Regola per il futuro: mai fissare una ragazza davanti ai suoi occhi.

    Maya:”Be’, allora andiamo, no?”

    Il quartetto di segreti salvatori del mondo si diresse quindi verso la palestra, dove si teneva il cuore della festa; uscendo nel cortile si poteva ammirare la gente e i loro costumi, alcuni fatti bene, altri decisamente mediocri. Oppure i classici del cazzo.

    E guarda un po’, chi c’era ad una decina di metri di distanza se non la nostra NON-cara e NON-desiderata Jacqueline August e le sue lacchè/troiette in tirocinio. Erano vestite come delle non Goth che cercavano di essere Goth. In parole povere erano vestite da battone in nero. E pure di merda, a pensiero del gruppo.

    Jacqueline & Co. lanciarono un occhiata a Syl in lontananza, pronte a tirare fuori una sfilza di termini dal leggermente denigratorio all’estremamente offensivo; peccato che furono subito zittite e spaventate da Richard, che, sfruttando il suo costume, fece loro un sorriso semi-psicopatico, tanto falso quanto eloquente nel significato.

    Finalmente attraversato il campo sportivo erano davanti alla palestra, da cui si poteva sentire Velcro Fly degli ZZ Top, volume a palla. Finalmente musica decente..

    Richard: “I Tamburi degli Dei. Siamo percaso giunti a Lud?”

    Edward e Maya, in coro: “…Eh?”

    Syl:”Mhhh… “Terre desolate” di King, giusto? ”

    Richard: “Aye, lassie.
    Esattamente.”


    Peccato che, come al solito, il telefono riceve la notifica che rovina l’intera giornata…

    Richard: “Cristo santo, ma è mai poss-aspetta…non è XA..qualcuno sta hackerando il cazzo di server!”

    Maya:”Cosa succede?”

    Edward: “Un attacco di XANA?”

    Richard:”Magari: sono riuscito a mettere un bot che controllasse lo stato del server, e adesso qualcuno lo sta hackerando. E non è XANA..
    Cosa state qua impalati, andiamo!”


    Diretti ora alla fabbrica, per il gruppo non ci sarebbe stata nessuna serata di Halloween..
    ---

    SVIZZERA

    “Molto bene, hackerare questo server è più facile di quello che pensavo. Ora non mi rimane che penetrare dentro e prendere quel file…”

    Tutti quegli anni di prigionia, causati dal Progetto Cartagine, stavano per essere ripagati..
    Non si era accorta però che stava appena arrivando il terzo incomodo…
    ---

    KADICK, PALESTRA

    Ormai anche i PC stavano aiutando in parte del lavoro dei DJ, specialemente nelle feste. E mentre Jeremy era li per aiutare con l’apparecchiatura elettronica, Odd si era preso un giorno libero per aiutare nella scelta della musica. Gli mancava il Kadick; e come non ricordare l’attacco dell’orsacchiotto gigante al ballo annuale della scuola?

    E anche per Einstein squillò il telefono, con una chiamata da Maya.

    Jeremy:”Pronto Maya, va tutto bene? Non ti ho visto qui in giro.”

    Maya:”Papà, devi correre subito alla fabbrica: ti ricordi della scoperta di Richard, quella di cui ti ho parlato stamattina?”

    Jeremy:”Si, certamente; non sarà per caso un attacco di XANA?”

    Maya: “Inaspettatamente no, in realtà qualcun altro sta cercando di penetrare nel server. Ed è probabile che voglia lo stesso file.”

    Jeremy: “D’accordo, vengo subito da voi. Odd, alla Fabbrica: non si tratta di XANA, ma è altrettanto importante.”

    Odd: “Ricevuto Einstein.”

    Neanche gli adulti si sarebbero goduti appieno la serata.
    ---

    FABBRICA, LABORATORIO

    Richard: “Quel bastardo sta ancora crackando una porta per entrare nel server! Adesso provo a intercettarlo..”

    Edward: “Non rischi di essere scoperto?”

    Maya: “Dubito, finchè non cerca di violare il server della NCP, non dovrebbe essere rintracciato da nessuno che possa arrestarci per reato informatico. O almeno, non subito.”

    In quel momento la priorità di Richard era di bloccare quell’hacker: il primo era scoprire più informazioni su di lui; il solo indirizzo IP non bastava.

    Stava per iniziare un duello a colpi di tastiera e linee di comando.
    ---

    SVIZZERA

    In una scala percentuale, il cracking della porta del server della NPC era al 93%. Durante l’operazione venne però segnalato un tentativo di brute force da parte di un IP sconosciuto.

    “E questo chi è!? Vediamo di sbarazzarcene..”

    Inizio il primo scambio di comandi per impedire al terzo hacker di penetrare nel suo portatile. La situazione stava andando sempre più in stallo, a ogni sua mossa di attacco, lei lo bloccava, e il ciclo si stava ripetendo all’infinito: non si trovava davanti ad un dilettante.
    Nel frattempo il cracking della porta era arrivato al 100%; la donna riuscì con un ultimo comando a staccarsi dall’avversario, per poi entrare subito nel server della NCP.
    ---

    FABBRICA, LABORATORIO

    Jeremy: “Come procede la situazione?”. Lui e Odd erano arrivati da 5 minuti, ad assistere al duello di hacking tra Richard e l’hacker ignoto.

    Richard: “CAZZO, NO! E’ entrato nel server e mi ha tagliato fuori! Non posso perdere tempo a crackare una porta, ci vorrebbe troppo tempo. Devo pensare…”

    Maya: “Un momento Richard: ti ricordo che questo è un computer quantistico; dimmi, come fa XANA a connettersi al nostro mondo?”

    Richard: “Con le torri, grazie al cazzo; e io che ci dovr-”. In quel momento ebbe un lampo di lucidità in quella merda di situazione.“Per caso è possibile per me controllare delle Torri ?”

    Jeremy: ”Certo che si! Ho usato questo trucco più volte contro XANA.”

    Richard: “Ottimo! Se non posso crackare normalmente una porta, allora l’accesso al server ce lo scaviamo da soli.. ”

    In quel momento digitò febbrilmente i comandi necessari per attivare una torre su Lyoko, usando come base i comandi usati da XANA (che rimanevano in un file .log di sistema.)….anche se non si sarebbe limitato a quello…
    ---

    UFFICI DELLA NCP, NEW YORK

    In quel momento c’erano tutti quanti: tecnici, segretari e perfino il direttore dell’azienda.

    “Signore, qualcuno è entrato nel nostro server con un attacco sulla porta 99!”

    “State calmi. Anche se fosse riuscito ad entrare, dovrebbe decriptare le informazioni che cerca, e con le nostre misure di sicurezza gli ci vorrebbe molto tempo, a meno che non abbia un computer militare, cosa che sicuramente non possiede. Per ora limitatevi a monitorarlo!”

    C’era silenzio in quell’ufficio: tutti gli occhi dei tecnici informatici erano fissi sui monitor, pronti a tracciare l’intruso al momento più adatto. Non potevano certo farsi fregare così da un solo hacker, non la NCP.

    “…”

    “..Signore, credo che il server abbia un bug! 42… no 487… santo cielo!”

    “Che succede!?”

    “Tutte le nostre porte stanno venendo attaccate da… sono segnalati più di 4582 IP che cambiano continuamente, attaccando tutte le porte allo stesso momento, da tutto il mondo!”

    “CHE COOSA!?”
    ---

    SVIZZERA

    “Ma cosa!? 5000 IP diversi stano attaccando il server! No aspetta….e cambiano continuamente!”

    Che fosse la stessa persona di prima?

    DOWNLOAD FILE: “85%”.

    Con un rapido colpo di tastiera avviò un comando automatico: aveva imparato come riuscire a continuare il download da un server dopo essere usciti via da quest’ultimo, in tutta sicurezza. Doveva scaricare e proteggere il file ad ogni costo!
    ---

    FABBRICA, LABORATORIO

    Richard: “QUATTRO TORRI ATTIVE E MIGLIAIA DI ATTACCHI, MEGACOGLIONI!”

    Jeremy: “Grandioso, Richard! Stai sfasciando un intero server!”

    Richard: “E non è tutto! L’attacco decripta automaticamente tutti i file presenti nei database! In questo modo ho tolto tutti gli strati di sicurezza! Siamo dentro!

    Cosa!? E’ riuscito a prendersi il file e a portarselo via, mentre lo stava ancora scaricando!?”


    Jeremy: “Dici sul serio!? Come facciamo, allora!?”

    Maya: “Richard, riesci a rintracciare l’hacker nell’internet?”

    Richard: “Si, in questo dovrei riuscirci tranquillamente; fammi prima però lasciare un dolcetto di Halloween alla NPC…”
    ---

    UFFICI DELLA NCP, NEW YORK

    “Non stiamo riuscendo a fermare tutti gli attachi, sono troppi! E hanno già decriptato e preso un file dal nostro database protetto!”

    “E’ un cazzo di scherzo questo!?”. Il direttore non era mai stato così furioso ed agitato in tutta la sua carriera.

    In quel momento parti una scarica elettrica da tutti i computer centrali: l’odore di circuiti e di plastica bruciata permeavano l’aria dell’ufficio, il tutto seguito da un blackout totale. Il server, e la rete elettrica dell’azienda, erano andati..

    “…Qualcuno è riuscito a vedere in che parte del mondo si erano concentrati gli attacchi!?”. Stava facendo del suo meglio per non spaccare qualsiasi cosa davanti a lui (alla cieca ovviamente…)

    “Se non sbaglio, Signore, ho notato un picco di connessioni nell’Europa Occidentale, in particolare da Francia e paesi adiacenti..”

    “Molto bene….dobbiamo cercare quei bastardi! Chiedero ai miei “contatti” di eseguire l’operazione…”

    La NCP aveva contatti nel DGSE e nella Green Phoenix; tutto era collegato da tanti, minuscoli fili e vettori che componevano una grande e complessa immagine…
    ---

    SVIZZERA

    DOWNLOAD: “97%…98…99%”

    “Anche se solo per un pelo, ce l’ho fatta! Ora il file è nelle mie mani!”. Per quanto potesse essere stato bravo il suo avversario, lei aveva lavorato al Progetto Cartagine; era su un altro livello.

    O forse no?

    “..98%...94%..”

    “Ma che…NO!”

    Quell’hacker non solo era riuscito a ritrovarla, ma gli stava letteralmente rubando il file!

    Nello stesso momento migliaia di schermate e di glitch apparivano su schermo: il suo computer stava andando allo scatafascio; febbrilmente digitava ogni comando, ogni singolo modo per riuscire a mantenere il file e a fuggire da questa morsa virtuale…

    “87%....72%....45%..”

    “No, no, NO!”. Non riusciva a bloccare quell’ondata di attacchi, tutti diretti al suo PC; erano come uno tsunami informatico…

    “0%”

    E il computer si spense all’improvviso.

    “nghh…..DANNAZIONE!”
    ---

    FABBRICA, LABORATORIO

    La porta dell’ascensore blindato si apri nel suo solito rumoroso sferragliare metallico; da cinque erano tornati in nove, dato che arrivarono Aelita, Ulrich e Yumi; Jeremy aveva pensato bene di chiamarli e di farli venire alla fabbrica: una specie di riunione generale.

    Aelita: “Jeremy, Maya, ragazzi! State tutti bene?”

    Maya:”Siamo tutti interi!”

    Ulrich:”Ci hai detto di venire al più presto, cosa sta succedendo?”

    Jeremy:”La parola a te, Richard.”. C’era dell’orgoglio nella sua voce.

    Richard:”Oh, non è successo nulla: ho solo trovato e recuperato il file che ci permetterà di re-intrappolare XANA nel supercomputer!”

    Yumi:”Sul serio!?”

    Aelita: “State dicendo che abbiamo una possibilità di cancellare XANA e Lyoko definitivamente?”

    Jeremy: “Si ma c’è un però..”

    Richard: “Il file è decodificato in una versione diversa e più complessa di Hoppix, il linguaggio con cui è stata scritta Lyoko, XANA e il Sistema Operativo del supercomputer. Quindi ci vorrà un bel po’ di tempo prima di poterlo utilizzare al 100%.”

    Odd:”Tempi stimati?”

    Maya:”Sicuramente più di due mesi, con le conoscenze e le risorse che abbiamo.”
    Jeremy:”Già, è una vera seccatura!”


    Ulrich:”Oh be, guardate il lato positivo: almeno siamo molto più vicini a porre fine questa storia.”

    Aelita:”Esatto, ce la metteremo tutta!”

    Syl:”Richard, hai recuperato informazioni su quell’hacker?”

    Yumi:”Quale hacker?”

    Richard: “Quello con cui ho fatto a gara per prendere il file nel server della NCP. *digita vari comandi e controlla vari log di sistema.
    …Ecco qua, ho dei dati! Innanzitutto la sua posizione, seppur non precisa, sembra essere in Svizzera, più precisamente vicina al confine con la Francia. Inoltre ci sono stati dei collegamenti in rete dalla Repubblica Ceca.

    Dal punto di vista anagrafico però i dati sono incompleti e contradditori: l’età attuale è dichiarata sui 38 anni circa, ma la data di nascita è nel 1958. I calcoli non tornano. ”


    Maya:”Potrebbero essersi semplicemente corrotti i dati no?”

    Richard:”Chi lo sa…comunque, non riesco a capire chi altro possa volere quel file: XANA non era, altrimenti ci avrebbe attaccato direttamente e le torri si sarebbero attivate sotto il suo controllo; potrebbe essere il governo, ma non penso che debba arrivare a entrare illegalmente in un server americano, per poi rubare un file che non tratta di materiale militare o simili. Quindi escludiamo per il momento anche la Green Phoenix, dato che era in combutta con il governo nel Progetto Cartagine.”

    Edward: “Un momento: hai detto che l’hacker si era collegato anche dalla Repubblica Ceca, giusto? Ecco, all’inizio del mese, ai telegiornali, veniva data la notizia di un individuo pericoloso che è scappato dalla Repubblica Ceca! Potrebbe essere lui, no?”

    Richard:”Mh…possibile….aspetta, sono comparse altre informazioni!
    Questa persona, dal 1994, è affiliata ad un certo….no, non è possibile!”


    Jeremy:”Cosa, Richard!?”

    Richard: “..Affiliata al “Progetto: Nuova Cartagine”. Ciò potrebbe significare una cosa: sapeva che il file era in una versione particolare di Hoppix; forse il nostro hacker ha fatto parte del Progetto Cartagine, ovvero Lyoko.”

    Come si suol dire in gergo teatrale, quel silenzio era una vera e propria “pausa russa”.

    Non per la mente di Aelita, che era immersa nel chaos, grazie ad un solo numero:1994.

    Quell’anno era scomparso qualcuno. E non una persona qualsiasi…

    Jeremy:”Aelita, stai bene? Sei diventata pallida..”

    Aelita:”…Si, non preoccuparti Jeremy: sono solo un bel po’ di informazioni da processare, tutto qua.”

    Yumi:”Quindi, quali sono i piani futuri?”

    Richard:”Decodificare il file e trovare più informazioni su questo hacker. Mi ha dato filo da torcere, lo ammetto.”

    Edwin:”Comunque, ora che qui abbiamo finito, che ne dite di tornare su? E’ ancora Halloween, e oggi il coprifuoco è spostato al mezzanotte!”

    Syl:”Esatto. Almeno così possiamo riposarci un po’ tutti, soprattutto te, Richard.”

    Richard:”Mh.. D’accordo, tutti in superficie!”

    Lasciarono il supercomputer in standby, andando a festeggiare ciò che rimaneva della notte degli orrori.
    ---

    NEI MEANDRI DELLA RETE

    Attaccare come al solito non funzionava abbastanza.

    Quindi XANA stava pensando ad un piano più subdolo: è facile distruggere la psiche degli umani, rievocando gli anfratti più oscuri nella loro mente, che l’IA poteva benissimo trasformare in simulazioni.

    Il tutto si sarebbe svolto a Dicembre.

    Il 19.

    Edited by Ishumaeru - 6/1/2020, 09:17
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous

    Capitolo 8: Violenza Onirica - parte 1



    19 DICEMBRE, 00.35

    CAMERA DI RICHARD

    Non era ne addormentato ne sveglio; in quel momento Richard si trovava in una specie di limbo tra la stanchezza e l’essere ben svegli, mentre ripensava, come sempre, a tutti gli eventi passati e presenti, quasi come se volesse fissarli bene nella memoria, come dei post it.

    Dicembre era già arrivato, il Natale (“perché festa della Tassa sulla (Falsa) Felicità era poco d’effetto”) era decisamente vicino, ma l’atmosfera e la situazione non erano certo festive: ad oggi, il file recuperato dal server della NCP, dopo un tesissimo duello tra lui e un misterioso hacker professionista, era decodificato solo al 50%; quella versione di Hoppix in cui era stato scritto era dannatamente complessa da interpretare.
    E dire che non stava facendo tutto lui: Jeremy e Aelita, essendo geni dell’informatica, si erano mobilitati subito per dargli una mano, evitandogli le notti insonni e il conseguente nervosismo. Ma non erano ancora arrivati a buon punto.

    Però c’era qualcosa di strano in tutto questo: nei mesi successivi al “duello” digitale, XANA non aveva attaccato. Letteralmente il vuoto più totale, mentre prima era un vero e proprio martello pneumatico di calamità.

    Inutile pensarci continuamente; per quanto lento, ce la stiamo facendo. E ora a nanna, prima che mi venga voglia di lavorare di notte.

    La lista dei pensieri tuttavia non era finita, e ciò continuò a privare del sonno al ragazzo. Soprattutto perché era un qualcosa dall’importanza più personale: Sylviane Cellier, meglio conosciuta come Syl.

    Entrambi si trovavano in quella che Richard definiva “la più strana relazione umana che abbia mai avuto”: era come se ci fosse una specie di molla fra i due, dato che sembravano sempre avvicinarsi, ma senza mai arrivare ad un punto. Ora, non sarebbe possibile stilare ogni singolo momento (che sia stato durante un attacco di XANA o meno) in cui c'è stato un progresso nel loro rapporto: sia perché si tratta di giorni e giorni di avvenimenti, sia perché si trattava di questioni sottili, ma allo stesso tempo con una loro silente importanza.
    Ma se quella specie di dichiarazione, o stuzzicamento, fatta da Syl tempo addietro era stata la scintilla, il 4 ottobre era stato il fuoco che aveva iniziato a divampare: perché è da quello stesso giorno che entrambi, più o meno inconsciamente, si erano ritrovati l’uno a guardare le spalle dell’altro, sia su Lyoko che nella vita “normale”, e potevano dire di aver sviluppato un forte legame mai esplicitato a parole.

    Richard non lo ha mai detto a nessuno, ma quel giorno autunnale si era sentito in una doppia colpa: non solo perché si sentiva un po' uno schifo (seppur non sapeva dare il motivo preciso di tale sentore) nell’aver lasciato piangere un amica pestata di botte, riattaccandole la chiamata in faccia quando lei aveva bisogno di lui, ma soprattutto perchè aveva scoperto solo in seguito che Syl, nonostante tutto, aveva tentato di correre in suo soccorso (mentre Richard congelava nella cella frigorifera, con una mano bruciata), facendosi quasi spezzare la schiena da uno spettro di XANA.
    E Richard non si era mai sentito così preso in considerazione, per di più da qualcuno arrivato al punto di immolarsi per salvargli il culo da una morte quasi certa. Non sapeva spiegare il perché Syl fosse arrivata fino a tanto, a preoccuparsi così tanto per lui, quello che ha messo su di lei e su tutti loro il peso di dover proteggere il mondo, per colpa sua e della sua maledetta curiosità?

    E più il tempo passava, più Richard vedeva in Syl un qualcosa che la sopraelevava di una tacca rispetto, ad esempio, alla sua amicizia con Edward; con Maya poi aveva una sorta di relazione di "fratello maggiore", anche se tutti nel gruppo la trattavano un po’ come una “principessa 2.0”, tanto per citare Odd Della Robbia.

    Ma non era ancora arrivato ad un punto che gli permettesse di rispondere ad una domanda che continuava a farsi da mesi: come poteva definire la sua relazione con Syl, e soprattutto, cosa provava lui?

    Di fronte a queste continue domande il cervello decise di farlo sprofondare in un sonno via via sempre più pesante. Solo per un piccolissimo attimo gli era sembrato di sentire in lontananza l’eco di una porta che veniva aperta. Bah, magari uno studente aveva voglia di sgattaiolare di sotto, cose così.
    +++

    CAMERA DI SYL
    Con quel colpo secco delle pagine, un altro libro era finito: e mentre Syl, nel cuore della notte, ripose quel romanzo (rigorosamente horror psicologico) sul comodino accanto al suo letto, un piccolo filo di pensiero si stava dipanando nella sua mente:

    Perché, proprio tra 7 miliardi di persone sulla terra si era andata ad infatuare proprio di Richard?

    Perché, perché…quella parola non le era mai piaciuta fin da piccola, quel continuo richiedere un motivo preciso, logico, o altro, per qualsiasi cosa l'ha sempre infastidita. Ma non poteva neanche fare a meno di cercare una risposta valida, elencando i vari momenti che hanno determinato l'infatuazione per quell'angloscozzese: la prima volta che aveva sentito una sorta di sentimento nei suoi confronti era stato quando lei, mentre era ad un passo dall'essere disintegrata in eterno da un mare fatto di pixel e dati, venne salvata da Richard, che aveva reagito senza alcuna esitazione; cosa che, al di fuori della sua famiglia, avrebbe ritenuto impossibile che accadesse.
    E ciò l’aveva colpita così tanto da dargli, come una specie di ringraziamento/premio, un incrocio tra una dichiarazione e un giocare un po’ con lui, con quel bacetto dato il giorno dopo (anche se è meglio dire giorno prima). Poi c’era stato il 4 ottobre, quando quel pestaggio subito da Auguste & Co. aveva risvegliato in lei ricordi che da tempo aveva seppellito, come in una bara; e Richard stesso quella volta aveva fatto vacillare in lei la fiducia posta nei suoi confronti; ma era anche il giorno in cui, come prima cosa, si era ricordato di chiedere perdono per il suo gesto di abbandono nei suoi confronti. E già a quel tempo, sapendo quanto quel ragazzo lavorasse giorno e notte per tutto il gruppo, l'aveva prontamente capito e perdonato.

    Ma solo in seguito Syl aveva appreso, tramite una chiacchierata privata con Edward, il passato di Richard e di come fosse stato abbandonato dalla famiglia per un motivo abbastanza futile e fumoso; la ragazza francese riconobbe in lui una persona che non aveva nessuno che si preoccupava per lui, se non loro stessi, gli amici, più dei suoi stessi tutori (che male certo non lo trattavano, anzi).
    Era arrivata a provare una sorta di comprensione, compassione e forse si, anche una sorta di amore, nei suoi confronti, e ciò aveva portato entrambi ad una sorta di "amicizia approfondita", anche fuori dalle lotte contro XANA.

    Ma la domanda rimaneva: perché si era innamorata di Richard? E soprattutto: cosa pensava davvero lui di lei?

    Mhh.. sapendo che è un tipo decisamente diretto….si, meglio che un giorno glielo chieda senza timore; preferisco un no ad un continuo silenzio, o un tira e molla nel quale nessuno di noi decide di farsi avanti. Ma ora, meglio mettersi a dormire, domani sarà una mattinata pesante…

    Chissà chi ha appena aperto la porta nel corridoio? Solitamente a quest’ora dormono già tutti...

    +++

    00.48 – CAMERA DI MAYA
    Quando si dice avere il sonno leggero: era bastato quella specie di tonfo, proveniente dal di fuori della porta di camera sua, per svegliarla all’improvviso. Capelli scompigliati e intontita dal sonno, Maya si trascinò, quasi a fatica, verso la porta, per poi aprirla quanto bastava per dare un occhiata nel corridoio: non c’era nessuno e nulla pareva essere caduto a terra.

    Che fosse stato un sogno o meno, non importava; Maya aveva solo voglia di tornare a dormire. Ma in quei giorni stava diventando difficile, e lei sapeva bene perché: si sentiva un peso per il gruppo.

    Si, era così importante perché solo lei e sua madre potevano disattivare le torri, e perciò lei veniva protetta dal resto del gruppo. Ma appunto, protetta, come una bambina indifesa: non poteva combattere, ma solo fuggire, mentre erano gli altri a doversi fare in quattro per farla passare attraverso quella torre virtuale, sapendo che se lei non fosse riuscita ad attivare il Codice Lyoko, sarebbe stato l’inizio della fine. E in fondo, non aveva mai chiesto questo fardello, voleva solo vivere una vita tranquilla.
    Ma anche se potevano riavvolgere il tempo, non potevano farlo con le scelte.

    E forse dormire avrebbe scacciato questi pensieri. Pensare troppo non permette di essere lucidi e scegliere l’opzione migliore.
    Ma ancora: chissà chi era lo studente che a quell’ora girava nel corridoio..
    +++

    8.32, CANCELLO DEL KADICK

    “Molto bene, signor Poulain, le faremo sapere al più presto di qualsiasi informazione che otterremo; i ragazzi non possono essere certo svaniti nel nulla. Le manderemo presto anche i risultati della perquisizione nelle loro camere.”
    Sig. Poulain: “Capisco. La ringrazio, agente, mi affido a voi.”

    Così come era lugubre il cielo nuvoloso, lo era anche la situazione di quel giovedì mattina al Kadick, mentre la sirena della volante suonava sempre più in lontananza: tre studenti scomparsi nel nulla, senza lasciare alcuna traccia; e indovinadi chi si tratta…

    Il signor Poulain era addolorato, ancor più degli studenti e del corpo docenti; in quanto preside era suo dovere proteggere ogni singolo ragazzo che risiedeva e studiava sotto il tetto del collegio; e oltretutto aveva il “difetto” di affezionarsi troppo ai ragazzi, come un nonnetto con i nipoti, facendolo stare ancora più male per questa tragedia. Quindi aveva anticipato ad oggi la sospensione tutte le lezioni; erano già tutti abbastanza tesi senza dover pensare a verifiche e compiti vari, e comunque da domani sarebbero iniziate le vacanze, dove i ragazzi sarebbero andati dalle famiglie, mentre pochi sarebbero rimasti al collegio.

    Intanto, sotto una sezione appartata del porticato dell’edificio, era radunato tutto il vecchio quintetto, più Maya.

    Odd:”Io credo che XANA abbia invitato degli ospiti con molta insistenza.”
    Maya:”Lo penso anch’io, se solo non fosse…”
    Jeremie:”..che non è segnalata nessuna torre attiva; e stavolta il superscanner non sembra difettoso.”
    Yumi:”Però rimane troppo strano che tre studenti scompaiano nella notte; soprattutto se si tratta di loro, che non sono certo imprudenti.”
    Aelita:”Sono preoccupata anche di un'altra cosa: la polizia sta perquisendo le loro stanze, e di sicuro controlleranno PC e cellulari; e se scoprissero tutto riguardo a Lyoko?”
    Maya:”Questo non sarà un problema; Richard ha trovato il modo di evitare che qualcuno ficchi troppo il naso in giro…”
    Ulrich:“Speriamo bene.”
    +++

    9.13, STANZA DI RICHARD
    Questo era il caso più strano a cui aveva mai lavorato; non solo per la situazione in se, ma anche perché era tornato al Kadick dopo tanto tempo. Gli mancavano quei corridoi, le aule, il dormitorio; anche gli amici, nonostante per un certo periodo era stato d'intralcio per loro.

    Intanto Richard Allen non sembrava essere un ragazzo sospetto: manuali da gioco, fumetti.. nulla di illegale o di insolito, insomma.
    In quel momento la sua ricetrasmittente iniziò a crepitare..

    “Agente Dunbar, mi riceve?”
    “Signorsì; avete scoperto qualcosa sulla ragazza?”
    “Credo proprio di sì. In un cassetto della biancheria, sotto un doppiofondo, c’erano due oggetti: un semplice tagliacarte ornato… e una siringa vuota.”
    “Mh. Droghe, dite?”
    “Chi lo sa, non sono state trovate tracce di alcuna sostanza stupefacente. Forse questi sono oggetti lasciati dalla studentessa che alloggiava qui l’anno scorso.”
    “Capisco. Nel caso dell’altro ragazzo, Richard, non ho trovato nulla di insolito; ora darò un ultima occhiata allo smartphone e qui avrò finito.”
    “Ricevuto.”


    William Dunbar collegò con il cavo il computer di Richard al suo smartphone, in modo da accedere ai suoi file: anche stavolta, esplorando tra le varie cartelle e file, non sembrava esserci nulla di strano, niente che potesse essere un indizio sulla sparizione sua e degli altri due studenti. Sennonchè…

    Aspetta, questa cartella è criptata! Forse ho trovato qualcosa di interessante..

    Le forze dell’ordine, e quindi anche William, erano state recentemente addestrate a forzare ed aprire contenuti criptati nei computer e nei cellulari dei sospettati, abilità necessaria nel mondo tecnologico odierno; inoltre si potevano scoprire tante cose nei dispositivi delle persone, talvolta tra le più bizzarre..

    Ok, sembra essere stato facile! Vediamo cosa ha da nascondere il nostro studente scomparso…

    Appena aprì la cartella, ora decriptata, avvennero le seguenti cose: lo schermo sembrò bloccarsi, non rispondendo più ad alcun comando di tastiera o di mouse; poi iniziò a lampeggiare, mostrando ad una velocità quasi disumana immagini, frame e glitch sullo schermo; infine sia il cellulare che il pc “esplosero”: in un mare di scintille scaturite dai dispositivi, i circuiti si erano bruciati , diventando così un ammasso di pezzi di metallo fumante, completamente inutile e dal forte odore acre.

    “Ma che diavolo è successo!?”

    Non era comune nelle indagini di polizia assistere a computer che, “magicamente”, saltano in aria dopo aver cliccato su una cartella; la storia si faceva sempre più complicata: chi poteva aver rapito tre studenti qualunque, e perché? Inoltre, cosa diavolo c’era in quella cartella criptata?

    “Signore mi riceve? Qui è sempre l’agente Dunbar: avevo appena trovato un file criptato nel telefono del ragazzo, ma quando ho provato ad accedervi sia lo smartphone che il computer sono “scoppiati” e si è bruciato tutto. La faccenda diventa sempre più strana. ”
    “Ricevuto. Chiederò di portare via i dispositivi e vedremo se si può recuperare qualcosa; Per oggi ti concedo la serata libera.”
    “La ringrazio Signore, chiudo.”


    William decise quindi di andarsene subito dall’edificio, e salire in macchina. Ironicamente ne il gruppetto di “conoscenti” di vecchia data ne lui si erano visti durante le perquisizioni.
    Messo in moto l’acceleratore e iniziando a dirigersi verso la stazione di polizia per lasciare la volante, William pensava a quanto caotici erano stati questi mesi, a partire da ottobre: oltre alla misteriosa figura collegata al terrorismo, fuggita dalla Repubblica Ceca e attualmente ricercata, un altro fatto, stavolta più macabro, era avvenuto alla fine di quel mese ora lontano, e non in Francia, bensì in America: due coniugi erano stati massacrati nel modo più inusuale, ovvero da una veicolo militare blindato che, tramite la sua mitragliatrice fissa, aveva aperto il fuoco sulla casa, uccidendone marito e moglie. Ma non poteva esserci nessun conducente arrestato per il terribile gesto, dato che questi si era suicidato subito prima dell’arrivo della polizia e della SWAT. Ricordava anche che i poveretti avessero una figlia, ora finita in adozione chissà dove.

    E oggi tre studenti, nello stesso collegio dove era stato posseduto da un intelligenza artificiale impazzita per un bel po' di tempo, erano scomparsi, (quasi) senza alcuna traccia.

    Ma non poteva certo essere tornato no? Cioè si, in questi mesi aveva avuto qualche dejavu, ma sicuramente era stata una sua impressione: il suo lavoro era stressante di suo, e diciamocelo, non si può certo imputare a XANA la colpa di tutti i crimini e degli avvenimenti strani; il mondo ne è pieno.

    Vero?
    +++

    LOCAZIONE SCONOSCIUTA
    Nel momento in cui riprese i sensi sentiva la faccia incollata ad un materiale legnoso e ruvido, ma l’aria tuttavia era fresca. Il suo corpo però aveva una strana sensazione, come se in quel posto ci fosse solo per metà, con metà dei nervi andati.

    Edward, rendendosi conto di essersi svegliato, si alza faticosamente dal pavimento. Se questo era un sogno, allora era abbastanza strano: si trovava in una specie di casa totalmente fatta di legno scricchiolante ad ogni suo movimento, completamente vuota, senza nessuna mobilia, e dalle finestre vecchie e sudicie.
    L’unico oggetto presente nella stanza era una.. una sciabola polacca? Non sembrava avere alcun senso, eppure era li, senza il fodero, lucida e dall’aspetto nuovo di zecca.

    Ma…che razza di sogno è questo?

    Provò a eseguire la prova del 9: tirarsi uno schiaffo sulla guancia e vedere se si fosse svegliato nella sua camera al collegio. Nulla: e la cosa più strana era che si rese presto conto che tutte le sensazioni tattili, visive ed uditive, erano troppo accurate per essere frutto della sua immaginazione. Aveva capito che questo non era un semplice sogno, ma non sapeva dire con certezza se si trattasse di un posto reale.

    No…no! Come sono finito qui!?

    Il panico gli stava pompando nelle vene al pari di una dose di eroina: doveva fare qualcosa, iniziare a capire meglio questa pazza situazione. Primo passo: verificare la presenza di altre persone.

    “Richard! Maya! Syl! Ci siete!? C’è nessuno qui!?”

    Ci fu una sorta di risposta: il solito scricchiolio del legno, che confermava la solitudine di Edward in quel luogo.
    Era da solo, spaventato, senza i suoi amici, in un luogo talmente remoto che per quanto lo riguardava poteva essere al confine del creato.

    Edward era rimasto paralizzato nell’umano terrore della solitudine, ma prese un attimo di coraggio: forse uscendo avrebbe avuto più chiara la situazione, non che potesse fare altro dentro quella catapecchia. Senza pensare, il suo istinto di schermidore sportivo lo indusse a prendere dal pavimento la sciabola polacca, il suo manico gelido al tatto, ma comodo. Appena sollevò l’arma da terra, notò un accenno di movimento su una delle quattro pareti della stanza: la porta sembrava essere apparsa proprio nel momento in cui Edward aveva raccolto la spada; non aveva notato che prima la porta non c’era, o meglio, ne aveva dato per scontata la presenza.

    Lentamente, e con la spada in mano, punta rivolta avanti a se, Edward aprì la cigolante porta di legno: la luce esterna, più forte, lo accecò per qualche secondo, ma appena riacquisita la vista Eward fece un paio di passi oltre la soglia, ammirando il posto in cui si trovava ora: una sterminata brughiera, che sembrava continuare oltre l’orizzonte, mentre il sole iniziava a tramontare, dipingendo il cielo di rosso e arancione.

    Edward: “… Dove sono finito!?”

    “Dove farai una scelta!”


    La testa del ragazzo si girò di scatto verso l’origine di quella voce tonante, ma dal suono..finto: ciò si era tradotta in una figura oscura e imponente, il cui volto era celato da una maschera nera, senza alcuna forma o ghirigoro che ne delineasse bene le fattezze. Era vestito al pari di un nobile dell’Est Europa del 1500, ma portava una mantella sulla spalla, con sopra ricamato uno stemma che, per quanto stilizzato e geometrico, invece che rotondo, Edward aveva subito riconosciuto: l’occhio di XANA.

    Edward: “XANA! Dove mi hai portato e cosa hai fatto a tutti gli altri!”
    “Parzialmente errato! Io sono anche una parte di te, ragazzo mio: un tuo timore..”


    La figura alzo lentamente una mano guantata, rivolgendone il palmo verso Edward; quest’ultimo si ritrovò subito con la vista annebbiata e le orecchie che fischiavano: dentro di se percepiva qualcosa… erano i suoi amici: non poteva vederli ne sentirli ma aveva una sensazione sicura, più sicura del suo stesso essere vivo, che fossero in pericolo, in un posto a lui irraggiungibile.
    Appena riprese il controllo dei suoi sensi, Edward era lacrimante e furioso; le nocche della mano destra, nel stringere così forte la sciabola, erano diventate bianchissime.

    Edward: ”Maledetto, cosa hai in mente!? Lasciali andare subito!”
    “Solo se avrai successo. Ti sfido a duello: se vinci potrai salvarne due, ma uno morirà; se perdi uno scelto da me sopravvivrà, e gli altri moriranno. Oppure puoi ritirarti, ma vivrai solo te.”

    Edward: “Che razza di regole sono queste!? Qualcuno morirà comunque!”
    “Ogni cosa ha un prezzo, ragazzo mio, e in fondo lo sai bene: l’eroismo si paga. Accetti la sfida?”


    Era il dilemma peggiore di tutta la sua vita, ma Edward non voleva crederci in alcun modo: No, doveva essere un trucco, c’era la risposta da qualche parte, e non era fuggendo che l’avrebbe trovata.

    Non devo fuggire..Non devo fuggire!

    Edward: “D’accordo XANA, accetto la sfida!”
    “Sciocco, non vuoi proprio accettarmi come parte di te…”

    I due combattenti stavano a distanza, le punte delle loro lame quasi sul punto di incontrarsi.

    Con uno scatto Edward lanciò i primi tre colpi, due diagonali e uno orizzontale, facendo mulinare la lama con fluidità: furono parati tutti e tre con incredibile rapidità e grazia dell'avversario, e nello scambio Edward dovette fare un passo indietro per bloccare un contrattacco che gli avrebbe potuto danneggiare seriamente il braccio sinistro.

    Riprese le distanze, si apprestava a iniziare il duello vero e proprio; quello era solo il riscaldamento.
    +++

    CENTRALE DI GESTIONE DELLA RETE FOGNARIA
    Gilbert Mallet sarebbe voluto essere in qualsiasi altro posto, piuttosto che dover aiutare a gestire la melma della gente: da piccolo era il classico figlio di papà, viziato e era sicuro che la vita gli sarebbe stata raggiante, tutta solo per lui. Peccato che il paparino si trovò in problemi economici talmente gravi che la famiglia sprofondò nella povertà, costringendo Gilbert, dopo degli studi condotti in modo pessimo, a dover ripiegare su un lavoro come questo; ok, in realtà le fogne non le toccava direttamente, più che altro aiutava nella gestione delle centraline, ottenendo l’accesso a varie sale di controllo. Ma il sol pensiero di lavorare per la rete fognaria gli dava alla nausea. Sta di fatto, però, che bisogna pur campare.

    In quell'esatto momento aveva appena finito il suo primo turno, e sentiva proprio il bisogno di usare il bagno: aperta la porta dello squallido posto, e dopo aver utilizzato la toilette, si recò al lavandino per potersi lavare: solo che quando aprì il rubinetto, l’acqua che ne uscì era completamente nera: questa poi, talmente in fretta che Gilbert non poteva neanche rendersi conto della situazione, diventò una sostanza che gli risalì tutto il braccio, fino al volto, per poi entrargli nel naso, nella bocca e negli occhi.
    Cadde a terra come un morto stecchito, per poi riprendere i sensi dopo una manciata di secondi.
    Guardandosi allo specchio, XANA ammirava il corpo appena posseduto: un’identità che gli avrebbe permesso di mettere a segno un ultimo attacco prima di concentrare tutta la sua attenzione ben altrove rispetto a Lyoko. O la Francia.
    +++

    SECONDO LUOGO SCONOSCIUTO
    SI risvegliò di soprassalto dal letto, madida di sudore: era come se stesse dormendo tranquillamente, fino a quando il suo cervello aveva registrato una specie di scossa; era stata una sensazione strana, come se avesse sentito qualcosa cambiare nell’ambiente circostante.

    Syl scese subito dal letto, allarmata, per poi constatare in un paio di secondi di essere andata a letto vestita di tutto punto; non si ricordava questo particolare dettaglio. In quel momento pensava solo di essersi svegliata per caso, mentre qualcuno nel corridoio aveva fatto ancora casino, chi lo sa. Si avvicinò quindi alla finestra che dava sul parco, per poi aprirla, in modo da prendere una boccata d’aria. Nel cielo però c’era qualcosa che non andava: erano letteralmente sparite le stelle, e la luna era nuova, ovvero rivolta dalla parte non illuminata.
    Ma non era nuvoloso, quindi il cielo era effettivamente vuoto, vacante; la luce era fornita solo dalle lampade elettriche e dai lampioni fissati nel cemento delle strade.

    Un attimo.. c’è qualcosa che non mi torna; ma non devo andare nel panico, ora uscirò dalla porta e andrò a svegliare Maya. Probabilmente si tratta di un’allucinazione mia, un sogno…o almeno spero..

    Lentamente e senza far rumore aprì la porta della camera, uscendo così nel corridoio del dormitorio femminile; le luci, ovviamente, erano spente e nell’aria c’era un odore di desolazione, come se Syl si trovasse in un luogo abbandonato da molto tempo. Inutile dire che la sensazione non gli piaceva proprio per niente.

    A passo felpato si dirisse verso la porta della camera di Maya, facendo per bussare leggermente con una sola nocca; ma appena sfiorò la porta questa si aprì da sola, lentamente e cigolante.. mostrando la stanza era vuota: di Maya neanche l’ombra, il letto in ordine come se non fosse stato mai usato, le scrivanie spoglie, i muri nudi da qualsiasi poster o scaffale. L’unica cosa degna di nota che era presente nella stanza era… una torcia elettrica lasciata per terra.

    No…no: usiamo la testa Syl. Si tratta solamente di un sogno lucido… sebbene lo senta fin troppo reale… proviamo a cercare Richard.. girando dovrei riuscire a svegliarmi..

    Prese la torcia elettrica dal pavimento, la mano leggermente tremante che tradiva un certo nervosismo nell’animo della ragazza: c’era qualcosa che non andava in questo posto, e sotto sotto voleva cercare Richard nel dormitorio maschile perché aveva, nel profondo, la paura che fosse sparito anche lui.

    Uscendo dalla camera era a metà strada tra il centro del corridoio e la porta d’uscita che dava sulle scale, quando notò altri due particolari inquietanti: il primo, il più (relativamente) tranquillo, era che tutte le porte delle camere erano aperte, e al loro interno erano vuote come quella di Maya. Erano spariti tutti.

    Il dettaglio più inquietante lo vide quando sentì un leggerissimo sibilo dietro di lei; non era un sibilo di vento, ma sembrava più un.. respiro. Girando la testa vide la fine del corridoio del dormitorio femminile. Anzi no: vide una parete completamente nera, senza luce alcuna anche quando la ragazza puntò la torcia in quell’esatto punto, che sembrava sovrapporsi alla parete del fondo del corridoio. Sembrava un qualcosa che non sarebbe dovuto essere li, un qualcosa di alieno. Fissando quella specie di macchia nera, senza fare alcun passo che la avvicinasse troppo, Syl si rese conto di avere una sensazione terrificante: si sentiva fissata da quella strana ombra.

    “E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te…”
    +++

    STRADE DI PARIGI
    Addio riposo: proprio nel momento in cui la stazione di polizia era praticamente a poca distanza da lui, la radio della volante di William iniziò a crepitare. E ciò significava altro lavoro.

    “Qui l’agente Dunbar, cosa succede?”

    “A tutte le volanti nella zona: un impiegato nella centralina della rete fognaria ha iniziato ad aggredire il personale; temiamo che ci possano essere feriti, o che voglia manomettere il sistema fognario. Sembra essere pericoloso, quindi siate cauti, e per legittima difesa potrete aprire il fuoco.”

    “Ricevuto Signore, chiudo.”


    In quel momento dalla stazione di polizia partirono altre quattro volanti dirette alla centralina della rete fognaria, e William si unì a loro. L’unica cosa buona di tutto questo è che si trattava di un operazione più.. adrenalinica.
    +++

    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO
    Jeremy: “Oh no, no, NO! E’ un disastro!”

    Il quintetto più Maya aveva deciso all’unanimità di controllare il supercomputer: se il superscanner del portatile di Jeremy o del cellulare di Maya non funzionavano, forse era stata causa di XANA; che fosse riuscito a bypassare quei radar? A quanto pare sì.

    Odd: “Quindi, hai scoperto dove sono finiti i nostri tre bambini sperduti?”
    Jeremy: “Si, e purtroppo la situazione è disastrosa!”
    Maya: “Cosa intendi dire papà!?”; dentro la sua testa iniziava a diffondersi la paura e il panico, mentre il cuore stava battendo ad un ritmo sostenuto.
    Jeremy: “XANA gli ha rapiti e scannerizzati in una bolla di simulazione nella rete! Stanno vivendo in un mondo che sembra reale, ma in realtà è tutto finto; non è la prima volta che usa questo trucco!” E Aelita lo ricordava bene: in una di queste bolle di simulazione pensava di aver re-incontrato il padre, ma anche quella volta si trattava del solito tranello.

    Ulrich “Beh non mi pare così grave: disattiviamo la torre e li liberiamo, no?”
    Jeremy: “No, è peggio! Guardate qui: sto monitorando i loro impulsi vitali, e stanno lentamente calando! E tutto questo mentre sono attivate 2 torri! In parole povere: dobbiamo fare in fretta o… o moriranno di morte cerebrale!”

    Se la paura fosse una persona, in quel momento stava strozzando Maya più di tutti: non era la solita missione di disattivazione di una torre: qui la loro vita era ancora più in gioco. Le paranoie e il terrore di non farcela le stavano offuscando la mente, in uno sguardo che mostrava appieno il significato della parola terrore.

    Yumi: “Come ci dividiamo, allora!?”
    Jeremy: “Ulrich, devi portare Aelita alla torre attiva nel settore Foresta; Yumi, Odd, proteggete Maya e disattivate la torre nel settore Montagna! E vi prego: fate più in fretta che potete!”
    Ulrich: “Non ti preoccupare Jeremy, li libereremo prima che XANA possa dire “a”! ”
    Non avevano neanche il tempo di usare l’ascensore, optando direttamente per le scale.

    TRASFERIMENTO

    SCANNER

    VIRTUALIZZAZIONE
    +++

    CABINA TELEFONICA SFASCIATA, STRADA PARIGINA SCONOSCIUTA
    Non era il modo migliore di terminare il proprio sonno: il solo aprire gli occhi e alzare di poco la testa gli aveva generato una forte fitta dolorosa che partiva dalla testa ai piedi, e una volta passato il breve attimo di inferno sentiva un forte pulsare nella zona sinistra del petto, come se qualcuno vi avesse fatto un taglio profondo, ma più acuto.

    Gli occhi di Richard, nel momento in cui riacquistarono la vista, videro il posto in cui si ritrovava: una cabina telefonica abbandonata, con i vetri sfasciati, il telefono senza cornetta e il telaio in acciaio arrugginito, mentre il suo corpo era come se fosse stato buttato lì a mo di sacco di patate.

    Muovendo la mano sinistra a terra, a tentoni, nel tentativo di rialzarsi, sentì una fitta minore al dorso: era andato a sbattere la mano contro un pezzo di vetro tagliente. Richard non aveva neanche la forza di imprecare, mentre si rialzava e si rendeva conto di altri dettagli fin troppo strani: sentiva del sangue secco sulla tempia destra, i vestiti erano scomposti e consumati e, sopratutto, la tasca destra della sua giacca era bucata e bruciata, come se qualcuno ci avesse messo sopra un sigaro; inoltre il contenuto all'interno di essa era abbastanza pesante.

    Mi sono risvegliato in una cabina telefonica sfasciata, in mezzo a cocci di vetro, e con una tasca della giacca che sembra essere stata bucata da un proiettile…. è un sogno; è l’unica spiegazione che mi viene in mente.

    Ma una voce nella sua testa lo convinse del contrario in pochissimo tempo; era strana, la sentiva distinta dal suo pensare, ma era come se fosse la voce di quell’amico con cui concordi all’istante, non appena apre bocca.

    Non dire cazzate: se sapessi di essere in un sogno sarebbe lucido, e quindi ne avresti il pieno controllo, cosa che non sta succedendo. In fondo sai che tutto ciò che stai vedendo e sentendo, si anche quel taglio, è reale. Oh già: controlla cosa hai in quella tasca..

    Richard non ci pensò neanche tre secondi: dando ascolto a quella voce nella testa, che stranamente aveva il suo stesso timbro, frugò nella tasca bucata, estraendone un oggetto di metallo deforme: guardandola meglio si accorse che era una specie di pendaglio porta foto, d’argento e a forma ottagonale, e l’incisione che vi era sopra era stata cancellata da un proiettile, che si era letteralmente spiaccicato sul pendaglio, che lo aveva bloccato.

    No, aspetta… da quando in qua porto pendagli in tasca!? E…no..mi hanno sparato!?

    Ed era proprio in quel momento che, mentre Richard aveva sfiorato con il pollice il punto colpito dal proiettile, la sua vista si offuscò; e in quel momento cambiò tutta la situazione.

    La sua vista era quella di una persona sdraiata sul fianco destro, su quello che era un duro e grezzo pavimento. Il dolore alla zona sinistra del petto era ancora più forte, ma non riusciva a fare niente: non riusciva a rialzarsi, ne a parlare, nulla, poteva solo guardare una specie di stanza dalle pareti tutte sfocate e indistinguibili, quasi fossero fatte di fumo.

    Pian piano, però, la vista di Richard fu occupata dallo spettacolo più terrificante che avesse mai potuto vedere nella realtà (in cui ormai era convinto di essere): due corpi erano sdraiati a terra e immersi in una pozza di sangue, anch’essi sfocati; ma erano stranamente famigliari, come se l’aspetto , la corporatura e i vestiti gli avesse già visti da qualche parte…

    Ma poi sentì uno scoppio rimbombare così forte nelle orecchie che era come se si trovasse in una camera interamente fatta d’acciaio; sembrava un colpo di revolver, e di grosso calibro.

    E a terra cadde, a pochi centimetri da lui, una figura che non poteva confondere; quei vestiti, quei capelli che le coprivano parzialmente il volto, quegli occhi…

    Syl era appena caduta di fronte a lui, mentre una pozza di sangue iniziava a colargli dal petto. Era stata appena sparata. Il colore lucente del suo sangue cremisi, in contrasto con i suoi vestiti più scuri e i suoi capelli, creava una visione terrificante, ma per certi versi malati, bella. E il suo viso, nonostante il colpo fatale, non aveva perso il suo fascino..

    Richard non poteva fare niente: era tutto talmente scioccante che non poteva neanche esalare un grido mentale: non poteva fare niente se non osservare, immobile, colei che si era sempre preoccupata per lui, morire. Tuttavia non esalò subito l’ultimo respiro, perché la sua mano, lentamente, strisciò verso quella di Richard, fino a stringerla con le poche forze che gli rimanevano in corpo: nonostante il dolore, il viso di Syl riuscì ad abbozzare un sorriso; un sorriso carico di un amore puro, rivolto unicamente a Richard, che dentro di se non poteva sopportare quella vista: vedere qualcuno morire era già tanto, ma Syl che usava i suoi ultimi respiri per donargli quel briciolo di amore rimasto…no, era troppo da sopportare.

    E Syl esalò l’ultimo respiro con una parola, sussurrata a malapena: non l’aveva sentita, ma Richard era sicuro di aver letto bene le labbra di Syl.

    "Sopravvivi"

    E gli occhi gli si chiusero.

    Quel desolante e tristo quadro di morte sparì dalla vista del ragazzo, per poi essere sostituito da due figure in lontananza: entrambi erano vestiti in un completo bianco pastello, e armati di revolver; ma mentre uno era letteralmente pelato e con un volto fin troppo anonimo, l’altro rimase impresso nella mente di Richard: capelli corti accuratamente pettinati, pizzetto, e un volto dal ghigno diabolico; un volto che non mostrava nessuna esitazione o rimorso nell’uccidere quattro ragazzi di soli 14-15 anni.
    Entrambi, mentre le pistole fumavano, iniziarono un breve dialogo, le loro voci dal forte accento russo rimbombanti nella testa di Richard:

    “Non ti sembra di essere stato eccessivo? Voglio dire, erano solo raga-” iniziò l’uomo dal volto anonimo.
    “Erano ragazzi che hanno ficcato il naso nel posto peggiore in cui potevano farlo; mi spiace per te, ma è il nostro lavoro. Comunque non pensiamoci più.”
    “Cosa facciamo con i corpi?”
    “Li buttiamo via; per esempio: il ragazzo con la giacca da aviatore puoi buttarlo in una cabina telefonica distrutta li vicino; è stato quello che mi ha dato più filo da torcere, il piccolo bastardo. Gli altri li possiamo direttamente gettare nel fiume.”
    “Ricevuto, capo.”
    “Oh già, devi riportarmi quei 3 kg di eroina; ricordi l’indirizzo?”
    “23 Rue Parchappe, vicino al garage; me lo ricordo.”
    “Bene; e per favore evita di giocare con le armi come fai di solito; quel Saiga-12 è meglio che resti nel bagagliaio.”
    “Tranquillo, capo, tranquillo.”


    E Richard tornò indietro, fuori da quel ricordo appena rivissuto, accanto a quella cabina telefonica sfasciata, il pendaglio in mano e il corpo tremante. Erano tutti morti, non c’era certo da illudersi: Edward era morto, Maya era morta.
    Syl era morta. E con lei, in quel momento, era morta l’anima di Richard.

    In tutto questo non si era accorto fino ad ora che il pendaglio si era aperto, mostrando nel suo incavo un pezzetto di carta piegato, stranamente rimasto intatto dal proiettlie; Richard, con sguardo vitreo, lo prese e lo dispiegò, le mani tremanti.

    Sarò sincera, non sapevo cosa regalarti, quindi ho provato a trovare qualcosa che possa ricordarti di me; è un pendaglio di Cthulhu, un po’ scontato da parte mia, ma almeno sarà facile ricordarmi; e poi al suo interno ho voluto mettere una foto di noi due, mi sembrava la più simbolica; ma se vuoi sostituirla con qualcosa di più “intrigante” basta chiedere ;)

    Ti amo Richard
    Syl


    E con l’ultima frase il cervello di Richard si spense. La ragione, la tristezza, il voler gridare; tutto era stato cancellato, formattato come un hard disk e sostituito da sole due cose, che si ripetevano nella sua testa, senza sosta, ossessivamente.

    L’immagine di Syl, immersa nel suo sangue cremisi.

    E l’indirizzo 23 Rue Parchappe.

    Avrebbe avuto molto da fare.

    Edited by Ishumaeru - 17/6/2020, 17:35
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    Ne è passato di tempo eh? Ho avuto un blocco dello scrittore, unito a mesi incasinati, ma finalmente sono tornato, perchè questa storia DEVE andare avantI!


    CAPITOLO 8: "Violenza Onirica, parte 2"


    INGRESSO DELLA CENTRALE DI GESTIONE DELLA RETE FOGNARIA

    Una calca di volanti della polizia si era disposta tutta attorno all’ingresso, e al perimetro, dello stabilimento, formando un muro di auto e poliziotti; l’edificio era circondato, nessuno poteva uscire senza ritrovarsi davanti una fila di bocche da fuoco.
    Appena parcheggiata la volante, William scese e corse subito dall’Ispettore Capo per ricevere gli ordini, insieme al manipolo di agenti che gli si era formato intorno.

    William: -Signore, qual è la situazione?-
    Ispettore Capo: -Stando ai lavoratori che sono fuggiti e hanno telefonato, un dipendente di nome Gilbert Mallet ha iniziato ad aggredire chiunque gli impedisse di entrare nella sala di controllo; sospettiamo che voglia manomettere il sistema della rete fognaria per rilasciare sostanze velenose nei canali di scarico. In parole povere: avvelenare tutta la città.
    E adesso gli ordini: abbiamo già mandato una squadra in ricognizione all’interno dello stabilimento; voi restate qui e tenetevi pronti ad aprire un fuoco di avvertimento qual’ora Mallet riesca ad uscire ed abbia un approccio ostile; nel caso la squadra di ricognizione segnali difficoltà, entrerete voi come rinforzi. E in tal caso, siate molto attenti: Mallet è stato descritto con una forza sovrumana, non so quanto possa credere a questa storia, ma prefererirei non rischiare di perdere metà del corpo di polizia per aver preso sottogamba il nostro lavoratore. Tutto chiaro?-

    Ufficiali: -Signor si!-
    Ispettore Capo: -Molto bene, allora! Posizionatevi e state pronti fino a nuovo ordine!-

    E mentre William si metteva al proprio posto, pistola in mano, pensava ancora a ciò che stava avvenendo in quella giornata: prima dei ragazzini scomparsi nel nulla, poi un uomo “dalla forza sovrumana” che voleva avvelenare tutta Parigi; e parecchi giorni prima soffriva di deja vu.

    "Ho seriamente bisogno di un giorno di riposo, o non la smetterò di fare il paranoico…"

    SETTORE FORESTA

    Jeremy: -Molto bene! Ulrich, Aelita, dirigetevi alla torre 4 per disattivarla; in seguito dovrete usarla per teletrasportarvi nel settore foresta e proteggere gli altri. E un'altra cosa: se potete evitate i mostri piuttosto che combatterli, i ragazzi non hanno molto tempo all’interno della simulazione.-
    Aelita: -D’accordo Jeremy, faremo in fretta!-
    Ulrich: -Hm.-
    Jeremy: -Ottimo, vi programmo l’Overbike!-

    E in pochissimi secondi, in mezzo ad una foresta amazzonica virtuale, fatta di alberi talmente alti che superavano le nuvole, davanti a loro si materializzò una moto dall’aspetto molto futuristico, oltre che ad essere ad una sola ruota.
    Non c’era bisogno nemmeno di una parola: entrambi salirono sul veicolo e partirono alla volta della torre, districandosi con agilità in quella foresta fatta di poligoni e codici. Alla fine erano giunti davanti alla torre, ma con un particolare sospetto: non avevano incontrato nessun mostro che li intercettasse, e non ce ne erano neanche nei pressi della torre attiva.

    Aelita: -Jeremy, siamo davanti alla torre, ma non ci sono mostri di XANA in tutta la zona. La cosa non mi convince.-
    Jeremy: -E’ vero, la mappa non segnala nessuna presenza ostile. Strano..-
    Ulrich: -Allora Aelita può disattivare la torre, mentre io rimango fuori a controllare.-
    Jeremy: -D’accordo allora. E ricorda, Ulrich: appena la torre sarà disattivata, entra dentro e gettatevi di sotto; sarete teletrasportati nel settore montagna.-
    Aelita: -D’accordo-
    Ulrich: -Ricevuto, Einstein.-

    E mentre Aelita trapassava la base nera della torre attiva, Ulrich stava davanti ad essa, le due katane sguainate e pronte a tagliuzzare qualche mostro di XANA. Cosa che stranamente non avvenne. O quell’intelligenza artificiale era improvvisamente diventata stupida, o c’era qualcosa sotto.

    Aelita: -Jeremy, ho disattivato la torre!-
    Jeremy: -Ottimo! Ulrich, com’è la situazione fuori?-
    Ulrich: -Nessun mostro di XANA in vista!-
    Jeremy: -Meglio così, ora entra nella torre, e gettati di sotto insieme ad Aelita!-
    Ulrich: -Ok!-

    E con Ulrich che entrò nella torre appena disattivata, il settore foresta tornò ad essere un luogo silente.

    NEL FRATTEMPO, SETTORE MONTAGNA

    La virtualizzazione era stata decisamente rapida; nello stesso momento in cui Yumi, Odd e Maya misero i piedi per terra, l’Overboard di Odd e l’Overwing di Yumi erano già pronti all’uso.

    Yumi: -Forza Maya, salta su e tieniti forte-; nell’Overwing c’era spazio per due.-
    Maya: -Si.-

    Una volta pronti, si diressero a grande velocità verso la torre attiva, ben visibile in lontananza, a sud della loro posizione. Fino a quel momento il tragitto era stato “tranquillo”; per quanto lo stress scorresse come il sangue nelle vene, non era stato avvistato neanche un mostro di XANA. Inutile dire che la situazione cambiò in un battibaleno: un gruppo di quattro calabroni stava velocemente volando verso la loro posizione, e avevano già iniziato ad aprire il fuoco.

    Odd: -XANA ci ha fatto un’accoglienza al volo!- Girando il busto nella direzione dei mostriciattoli alati e sparando una raffica di tre colpi, mandandone a segno soltanto uno; nel mentre Yumi sfoderò gli affilati ventagli e, dopo aver avvisato Maya di tenersi forte, procede con l’eseguire una virata di 180° con l’Overwing, per poi lanciare i ventagli taglienti e finendo i tre calabroni rimasti. Ormai erano giunti al luogo dove si trovava la torre, al centro di una specie di piazzale , pieno di massi e conche dove qualunque insidia poteva nascondersi.

    Odd: -Ottimo, siamo già arrivati alla torre e i mostri di XANA sono stati uno scherze- -

    Venne interrotto da una serie di urti che aveva investito l’Overboard, per poi farlo smaterializzare e facendo cadere l’uomo gatto per terra, e la stessa cosa accadde anche a Yumi e Maya: dagli anfratti a metà strada verso la torre erano sbucate due Tarantula, che con i loro cannoni-zampe avevano bersagliato i veicoli virtuali, al pari di una contraerea militare.

    Ora tutti e tre i Guerrieri Lyoko si erano appena rialzati nel bel mezzo della mischia, e sempre dagli stessi anfratti erano sbucati tre Block, che iniziarono a fare fuoco contro il gruppetto; Yumi, mentre ritirava fuori i ventagli, spinse Maya in una conca vuota, in modo da proteggerla dalle raffiche nemiche.

    Jeremy: -Maya, resta li finche Odd e Yumi non abbattono i mostri; vai alla torre solo quando è sicuro! E tenete duro, Ulrich e Aelita stanno arrivando!-
    Maya: -Va bene papà!-, ma non andava affatto bene: la mente di Maya si stava offuscando nel terrore del fallimento: e se non fossero riusciti a disattivare la torre e salvare i ragazzi? E se XANA avesse in serbo qualcos’altro nel mondo reale, proprio quando loro non avrebbero potuto agire? Iniziava quasi a pentirsi di essere finita in tutto questo.

    SIMULAZIONE DI EDWARD

    Quello era un duello senza esclusione di colpi: in quel momento, a distanza decisamente ravvicinata, Edward stava combattendo al meglio delle sue forze, attuando tutte le tecniche possibili per cercare di sconfiggere il proprio avversario, ma nulla: se provava a lanciarsi in una raffica di attacchi di taglio, questi venivano parati e contrattaccati, costringendo Edward a indietreggiare; provare a disarmarlo tramite un gioco di polso era impossibile, perché l’avversario sarebbe subito riuscito a trovare il punto più debole dove disarmare il ragazzo a sua volta, costringendolo sempre a prendere le distanze. Non sembrava esserci soluzione, il duello stava continuando all’infinito e in parità.

    Ora entrambi i duellanti si ritrovano a distanza, e Edward era madido di sudore e pieno di lividi e taglietti superficiali, mentre lui non era riuscito neanche a scalfire il suo nemico.

    -Ragazzo, il tuo problema è che non affronti il tuo timore. Pensaci: il modo per colpirmi esiste, e la risposta sta nei termini della sfida. Ma: sei pronto ad accettarla?--
    -Chiudi il becco, XANA! E’ facile combattere così bene quando sei un intelligenza artificiale avanzata!-
    -Ti rifiuti ancora di capire che XANA mi ha solo richiamato? Te lo ripeto ancora una volta: io sono una parte di te, e l’unico modo per uscire da questo labirinto è accettarla e cambiarla.-

    "Maledetto! Cosa intende con "la risposta sta nei termini della sfida!?" E di quale timore parla!? Quando mai mi sono tirato indietro senza combattere!? Ho sempre protetto i miei ami-"

    E fu in quel momento che il treno della comprensione sfondò il cervello di Edward: bastava davvero pensare un solo attimo alle condizioni di vittoria di questo duello per giungere alla illuminante ma mortificante verità: -se vinci potrai sceglierne due, ma uno morirà; se perdi uno scelto da me sopravvivrà, e gli altri moriranno. Oppure puoi ritirarti, ma vivrai solo te.-; La quarta risposta era presente, pesante come un macigno, ma c’era.

    Edward quindi, silente, si mise in posizione, lama rivolta verso l’alto, pronto per compiere una pazzia e sperare che funzioni.

    SIMULAZIONE DI SYL

    E fu così che quell’abisso, come una macchia, iniziò a muoversi verso Syl, ricoprendo tutte le pareti, il soffitto e il pavimento; nell’aria si poteva percepire l’intento ostile di questa entità d’ombra.

    E lei non poteva fare nulla se non rispondere all’ordine impartito dal suo cervello: fuggire. Si girò di scatto e iniziò una corsa disperata verso il dormitorio maschile, mentre la torcia illuminava in modo scomposto e frenetico la via davanti a lei; aprì la porta con una gomitata e senza pensare prese subito le scale che portavano di sopra, mentre l’essere d’ombra era percepibile come a pochi passi dietro di lei, inseguendola con una foga da predatore. Nello salire gli scalini di fretta, Syl inciampò per un secondo sul penultimo gradino, sbucciandosi il ginocchio, ma l’adrenalina superò il dolore, facendola rimettere subito in piedi per poi riuscire ad oltrepassare la porta a due ante che separava le scale dal corridoio maschile. Ora doveva trovare la camera di Richard, sperando che non fosse sparito come tutti.

    Iniziò una corsa all’impazzata, dove a ogni metro che Syl copriva tra se e la stanza di Richard veniva guadagnato anche dall’entità d’ombra, che permeava tutto l’edificio con la sua essenza.
    10 metri..5…3.. 1 metro! Mancava così poco, e Syl con un ultimo slancio, spalancò di forza la porta per trovare la camera..vuota.
    Anche Richard era sparito insieme agli altri; il terrore di questa scoperta paralizzò Syl sulla soglia.

    -no…no..No..!-

    E prima che potesse fare un ulteriore passò, sentì qualcosa che le perforava la schiena, che venne pervasa da una sensazione di freddo ghiacciante, mentre la camera di Richard si stava riempiendo di nero; l’entità l’aveva raggiunta, e trafitta da parte a parte come una lancia. Ma una cosa era certa: nel suo non poter urlare, Syl, gli occhi chiusi dal dolore e dalla paura, comprese che questa non era lontanamente la fine di quest’incubo. Ammesso che lo fosse.

    Riaperti gli occhi si ritrovò, intatta, in una stanza tutta nera, che sembrava non avere pareti distinguibili, ne un soffitto, ne riflessi. Uno spazio infinito, ma a parte nel tessuto della realtà, un freddo luogo che pareva così vuoto, ma si poteva sentire una presenza, silente. Una presenza che spaventava Syl, nel suo essere un entità familiare..

    Il silenzio di quel luogo remoto fu interrotto da due suoni riecheggianti: quello dei passi di stivali su un pavimento marmoreo, e quello di un fischiettio: non era una melodia riconoscibile, ma dava una forte sensazione malinconica; e quella voce, quel timbro...
    Syl, fino a quel momento tremante come una foglia, si girò di scatto, tentando di trovare la fonte di quei suoni che si insinuavano nel suo cervello: e tale fonte si identificò in.. se stessa? No… no, non era lei, nonostante l'incredibile somiglianza: i vestiti erano gli stessi, ma di un colore molto più scuro; gli occhi erano molto più spenti, lo sguardo più tetro e .. terrificante, e attorno a lei, quella specie di sosia, vibrava una specie di aura strana; come se fosse fatta di fumo, ma concreta e reale.

    -…-
    -Benvenuta, Syl; anche se questa è anche casa tua, in un certo senso.-; il tono era canzonatorio, quanto lo sguardo maligno e il sorriso che aveva in volto; come l’immagine di uno specchio che aveva deciso di essere la copia perfetta, seppur riflessa, dell’originale.-

    Syl: -..Ch-chi…chi sei?-
    -Oh, ma non mi riconosci? Sono quella che ti sta più vicino di tutti, anche di nostra madre. O forse dovrei dire -mia-, in fondo è lo stesso no?-
    Syl: -…quello che stai cercando di dirmi è che sei- -
    -La tua mente! O meglio, una parte di essa, stipato in fondo ma che, ogni tanto, salta sempre fuori! Diciamo che in questo momento,”ti stai guardando allo specchio.”-

    La giovane ragazza francese non sapeva cosa pensare: poteva essere tutto un incubo; ma era fin troppo reale e dettagliato per essere un semplice sogno. Allora era tutto reale? Ma era talmente allucinante da non poter essere plausibile nel mondo fisico; Syl ipotizzò che dovesse essere una specie di via di mezzo, ma i dubbi erano ancora troppi per poter arrivare a una conclusione. Intanto non poteva fare a meno di provare un senso di approvazione, o accettazione, su tutto quello che diceva quel pezzo della sua mente, in “carne ed ossa”: colei che la stava convincendo era la sua consapevolezza stessa...circa.

    Syl: -…allora dammi una conferma: è tutto un sogno? O forse.. è reale?-
    Mens: -Come abbiamo pensato, è una via di mezzo: non è reale nel senso che non siamo nel mondo fisico di tutti i giorni, ma non è neanche un semplice sogno. E’ una sorta di spazio a parte, una sorta di simulazione. Solo perché sta succedendo nella tua testa, non vuol dire che non sia vero…-
    Syl: -..simulazione…intendi…come su Lyo- -
    Mens: -Non proprio, ci sono un paio di differenze importanti; e prima che tu possa provare a indovinare, ti anticipo la risposta che ti darai: no, non sono XANA. O meglio, lui si è limitato a portarti qui. Il resto lo stiamo facendo tutto noi. Comunque, non si tratta di un mondo virtuale vero e proprio questo: sia perché tutto il sistema di Lyoko qui non esiste…e sia perché non sei un avatar. Sei la vera te stessa, umana e mortale.-

    Quell’ultima parola era un’altra ferita per Syl, ancora più glaciale dell’intera situazione..

    Syl: -…mortale? Mi stai dicendo che qui posso..-
    Mens: -Morire, esatto. Questo posto non si limita a farti vivere un incubo così reale, ma lentamente prosciuga la tua energia cerebrale, fino a ricevere una scossa letale ai neuroni e alle sinapsi.-

    Questa rivelazione era stata il colpo di grazia: nel comprendere che la morte si avvicinava lentamente, Syl, dovette tossire ripetutamente, rischiando di vomitare. Tremava, mentre il suo cervello, che inconsciamente elaborava Mens e tutto questo “sogno”, stava pensando a come, e soprattutto se poteva, uscire da questa situazione.

    Mens: -Comunque, non siamo qui soltanto per chiacchierare. Piuttosto, preparati a fare un giretto: stiamo per rivisitare posti che abbiamo dimenticato da tanto tempo..-

    Il frammento di mente di Syl schioccò le dita, facendo riecheggiare il suono per tutta la stanza. Davanti agli occhi della Syl in carne ed ossa comparve una specie di squarcio, come se qualcuno avesse tagliato una tela con un coltello. Mens afferrò con le dita quel lembo di materia, e tirò a se, strappando così un grosso “lembo di tessuto”, che aveva formato una sorta di finestra bianca dai rozzi contorni. Il suono dello strappo aveva portato Syl a tapparsi le orecchie a causa di un dolore lancinante. Togliendo le mani, una volta passata quella orribile sensazione, le vide sporche di sangue.

    Nel frattempo lo squarcio bianco, come uno schermo del cinema, iniziava a formare lentamente delle righe, che si incrociavano, diventavano ghirigori e assumevano forme complesse, scorrendo e colando come se fossero inchiostro. Più tempo passava più Syl si rendeva conto che si stava formando un’immagine nitida, che pian piano assumeva anche dell’animazione: prima si formano le pareti, poi i banchi, le bozze delle persone, i dettagli…quella disposizione delle sedie, i colori dei capelli di quella folla di ragazzini, che si accalcava davanti ad un banco..questo era un “film” che Syl aveva già visto, e in tante repliche. Ed era un film che la terrorizzava, che odiava, che aveva seppellito via in un angolo di pensiero. Fino ad adesso..

    La ragazza cercò di girarsi e distogliere lo sguardo, anticipando cosa avrebbe visto, ma non funzionava: Mens e lo “schermo” si teletrasportavano magicamente nel punto in cui Syl avrebbe rivolto lo sguardo, e chiudere gli occhi era mille volte più faticoso che tenerli aperti. Una scena degna di Kubrick, seppur ancor più surreale.

    Mens: -Prima media, te la ricordi? Non andavamo ancora al Kadick, non avevamo il problema di Lyoko e XANA..ma ce ne siamo andate via di li, e penso che ti ricorderai il motivo…-

    In quello schermo bianco e nero una piccola folla di bambini, un quarto della classe, si era raggruppata, quasi in cerchio, intorno ad un banco solo. Schiamazzi e risate facevano da brusio generale…ma non erano di divertimento, oh no: erano di pura cattiveria. E l’immagine passò a inquadrare la ragazzina oggetto degli schiamazzi, mentre una biondina le tirava i capelli e la piccola folla lanciava insulti e prese in giro varie. Se la biondina era “l’ape regina” di una classe di ragazzini di prima media, colei che stava al centro, seduta al suo banco, un libro voluminoso in mano..era Syl a undici anni. Non aveva ancora la treccia e aveva stivali più piccoli e meno appariscenti, ma per il resto era lei, con le lacrime che minacciavano di sbordare dagli occhi come cascate, e lo spirito spezzato.

    Syl: -No..no, io l’avevo di-dimenticato…i-io lo avevo... tolto via…dalla mia testa..- L’impulso di piangere, represso, alla vista di quel ricordo, la faceva singhiozzare ad ogni parola.
    Mens: -Spesso i bambini sanno essere più malvagi di certi adulti: sono senza pudore e non conoscono appieno la dignità; per loro è facile prendere in giro, come hanno fatto con noi. Eri quella particolare, che stava sempre col muso incollato alle pagine, quelle poche volte che qualcuno ti aveva rivolto la parola, eri già fredda di carattere come lo eri fino a questo Settembre…ma ora viene il bello…-

    L’ennesima tirata di capelli aveva fatto traboccare il vaso della sopportazione di Syl undicenne, facendola voltar di scatto e scagliare il libro contro la faccia della biondina, come se il tomo fosse una mazza ferrata. L’ape regina della classe cadde a terra, sprizzando sangue dal naso, che era finito pure sui vestiti di Syl. Quest’ultima aveva assunto il suo primo sguardo di disprezzo verso la gente che le stava intorno, per poi farsi strada e scappare via.
    La scena quindi cambiò una seconda volta: ora ritraeva il bagno femminile della scuola, squallido e pulito il minimo necessario. Tre persone erano intente a menare calci, e Syl era la vittima: il primo pestaggio ricevuto nella sua vita; le scarpe e i pugni delle “torturatrici” colpivano ferocemente il petto, lo stomaco e le gambe, per evitare di lasciare segni più ovvi sul viso; le lacrime di Syl bastavano e avanzavano per il trio di bullette.


    Syl: -ti prego…fa-fallo..fallo smettere….- Ogni parola era interrotta da un singhiozzo ed una lacrima, in un dolore sistematico.
    Mens: -La cosa non si era risolta per niente bene. Mentre la scuola se ne lavava le mani, l’affronto ai bulli ha causato una reazione a catena: piccoli furti, insulti più frequenti..e ovviamente violenza fisica. Da quei giorni avevi cominciato a troncare qualsiasi interazione al di fuori della famiglia. Loro erano gli unici che parevano volerti bene e supportarti in tutto. Non avevi bisogno degli altri, capaci soltanto di fare del male alle persone, oppure di ignorare il tutto. La famiglia era la sola cosa che ti teneva su e che ritenevi ti servisse per stare bene...e sei stata decisamente fortunata, hai rischiato di perdere anche quella..-

    Una terza scena si creò sullo schermo, sovrascrivendo quella precedente: ora lo squarcio bianco ritraeva un comodo divano situato in un bel salottino; sedute li, abbracciate, vi erano Syl e la madre. Si poteva sentire pure il loro dialogo riecheggiare chiaramente per tutto lo spazio nel quale la Syl di oggi e Mens si trovavano.

    -Mamma, è vero che morirai? Il dottore ha detto che è possibile che sia ad uno stadio grave..-
    -Syl, non preoccuparti di questo, ci vuole ben altro per separarmi da te. Starò bene, guarirò, e ci saremo sempre per te: io, tuo padre, tua sorella..non ti abbandoneremo..-
    -Promettilo mamma….perché ho soltanto voi; fuori non posso fidarmi di nessuno…-
    -Non dire così: innanzitutto sei più forte di quel che pensi, come tua madre; e poi il mondo non è diviso in bianco e nero. Ti prometto che quando cambierai scuola e andrai al Kadick, li riuscirai a farti degli amici. E forse troverai qualcuno che ti vorrà bene quanto noi, se non di più.-
    -Ne sei sicura, mamma?-
    -Al cento per cento, piccola mia..-


    Syl: -..perché…perché mi stai ricordando tutto questo?-
    Mens: -Perché io sono il tuo dubbio: sei sicura di voler continuare a combattere XANA? A rischiare la vita e tentare di salvare il mondo? E se perdessi la famiglia? Dopo non ti rimarrebbe più niente..-
    Syl: -Ti sbagli! Mia madre aveva ragione: ho trovato altra gente a cui poter tenere: i vecchi Guerrieri Lyoko, Edward, Maya…Richard -
    Mens: -pffHAHHAHHAHA!! Sul serio? I vecchi Guerrieri Lyoko li incontri di più quando c’è da combattere XANA che non altrove; Edward e Maya non li frequenti da soli, ma sempre in gruppo… e Richard, hahaha! Davvero lo ami ancora? Che cosa ha fatto di speciale, salvarti da morte quasi certa su Lyoko? Cosa credi, che lo farebbe solo per te? Lo avrebbe fatto con chiunque: del resto di chi è la colpa se adesso dovete rischiare la vita?-
    Syl: -..cosa!?-
    Mens: -Andiamo, non l’hai capito? Richard lavora fino allo sfinimento a Lyoko perché si sente responsabile di tutto questo: lui ha riattivato il supercomputer, e dato la possibilità a XANA di tornare, mandando al diavolo la vostra vita, costringendovi a rischiarla per un suo errore. Ecco perché ti ha ignorato quando piangevi e lo chiamavi: non vi vuole vedere e sentire il peso delle responsabilità che ha posto sulle vostre spalle. E’ come uno sporco ratto che fugge, si rintana nel suo buco.. -
    Syl: -Sta zitta! Stai dicendo solo bugie! Richard in realtà tiene a tutti noi. Lui è quella persona che per prima cosa è venuto a cercarmi, dopo essere tornati indietro nel tempo! Ha rischiato di collassare per tutto la fatica che fa per proteggerci!-
    Mens: -Mhh..va bene, questo te lo concedo. Ma prima vediamo un ultimo “film”, in tempo reale. Chissà, forse cambierai idea e non vorrai più Richard nella tua vita; del resto, quello che stai per vedere, lo sta facendo solo per te..la sua ultima grande impresa.-
    Syl: -Di che cosa parli?-
    Mens: -Adesso vedrai.-

    Lentamente lo squarcio stava creando una nuova immagine: solo che questa volta era a colori…

    23 RUE PARCHAPPE, QUARTO PIANO

    Un appartamento spoglio, vecchio e tenuto male, tra muri ingialliti e mobilia appena decente. E oltretutto era situato al quarto piano di una palazzina senza ascensore, quindi bisognava pure farsi tutte le scale; ma coloro che vi abitavano non erano certo un paio di studenti che hanno iniziato a lavorare come camerieri, in un ristorante di bassa lega. Questa, come un paio di altri appartamenti nella palazzina, era una piccola -base- per un gruppo affiliato alla mafia russa; in particolare questa banda si occupava di far girare l’eroina per le strade, mandando parte del guadagni ai "superiori".

    E in questo appartamento, più precisamente in una camera piccola e disordinata, tra valige piene di pacchetti di droga e qualche caricatore di pistola sparso sul letto disfatto, vi erano due uomini della banda, che seguivano un codice di vestiario specifico: un completo bianco pastello. Mentre uno contava un mazzetto di banconote, l’altro fumava una sigaretta fatta in casa, con aria meditabonda, come se pensasse a qualcosa di complicato da processare.

    -Tu cosa ne pensi?-
    -Uh?-
    -Dico, cosa pensi riguardo a ciò che ha fatto il capo? Voglio dire, ok erano ficcanaso, ma ha comunque fatto saltare la testa a quattro ragazzi.-
    -Io dico che chi ficca il naso e sa cose che non dovrebbe, finisce male. Milioni di ragazzi muoiono in modo peggiore, quei quattro mocciosi sono solo una statistica in più. Comunque, tu sai dov’è Dusek? Mi pare di ricordare che aveva della roba da portare qui.-
    -So solo che sarebbe dovuto venire più o meno a quest’ora. Ed è meglio che si sbrighi, perché da quello che so ha un carico bello gros- -

    La conversazione del duo fu troncata bruscamente dal suono dell’allarme di una macchina, come quando vengono tamponate da ferme. Era un suono acuto abbastanza da sovrastare le voci dei due malavitosi, ma era un suono che fini in pochi secondi.
    Il fumatore si fiondò subito alla finestra posta alla sua sinistra, per controllare cosa diavolo stesse succedendo fuori; non c’erano molte macchine parcheggiate in quel posto.

    -Blyat, se scopro che Dusek mi ha tamponato la macchina per la terza volta..-

    Per sua fortuna Dusek non aveva tamponato la sua macchina, perché era già morto: era disteso malamente sull’asfalto, con le gambe dentro la macchina, il bagagliaio posteriore aperto, e sangue, tanto sangue che aveva formato una pozza sull’asfalto, circondando la testa di Dusek, sporcandogli il candido completo bianco.

    Il fumatore, in preda al terrore e all’adrenalina, non rimase a fissare il cadavere quattro piani in basso, ma prese subito un caricatore dal letto e lo inserì nella sua Glock, andando a passo svelto verso la porta principale, gridando degli ordini in lingua slava, rozzamente traducibili con “restate qui e preparate le armi”. Intanto l’altro tipo aveva smesso di contare le banconote e aveva iniziato a vedere cosa diavolo ci fosse da vedere fuori dalla finestra; nello stesso momento altri due malavitosi erano in salotto, seduti su un divano consumato e privo di un paio di molle, intenti a smezzarsi dell’eroina su un tavolino, che vennero colti alla sprovvista dagli ordini ricevuti.

    Alla fine il fumatore aprì la porta principale, facendo per uscire e precipitarsi giù per le scale: non ebbe neanche il tempo di vedere che davanti a lui c’era una persona, dato che fu subito investito da un fortissimo botto nelle orecchie, per poi cadere a terra come un sacco di patate. Non si era nemmeno reso conto di avere un buco rosso scuro allo sterno, e non poté sentire il bossolo che cadeva, ormai più leggero, sul pavimento.

    Se avesse potuto vedere in faccia il suo assassino, si sarebbe ritrovato davanti, seppur non conoscendolo, Richard Allen. O meglio, sicuramente il suo corpo: stessi vestiti, stessa giacca perforata da un proiettile, schizzata del sangue appena versato.. ma due cose erano nuove: al collo portava il medaglione portafoto che gli aveva salvato la pelle, e il suo sguardo…era talmente sterile, inespressivo e vitreo, che qualcuno avrebbe potuto pensare che dentro la sua testa ci fosse chissà quale spirito sanguinario, che manovrava ogni sua brutalità.

    Con un fucile a pompa automatico SAIGA-12 tra le braccia, completo di baionetta, Richard fece un paio di passi in avanti, respirando l’aria ora pregna di polvere da sparo bruciata, sangue, e tensione; tutti gli altri uomini erano rimasti delle statue nel sentire lo sparo e il corpo del loro compagno cadere a terra, stecchito.

    Quell’attimo di silenzio fu rotto dal “coraggio” dell’uomo che prima contava le banconote, tutto fiero dei suoi pezzi di carta. Si sporse improvvisamente dall’angolo, la pistola puntata nel corridoio, e iniziò a sparare una serie di colpi, tentando di colpire Richard. L’intento, nonostante le mani tremanti, riuscì: il ragazzo, mentre tentava di rispondere al fuoco, sentì la sua spalla sinistra venire perforata dal proiettile, per poi bruciare di dolore. In questo modo Richard inciampò a terra, scontrandosi contro il muro, e a causa del rinculo del fucile, un colpo andò a sfracellare la lampada sul soffitto.

    Il malavitoso era pronto a svuotare il resto del caricatore su quel pazzo indemoniato di un ragazzo, ma mentre piovevano frammenti di vetro sul pavimento, Richard era riuscito a mirare e a scaricare tre colpi del caricatore sull’uomo, con scarsa precisione. Ma anche lui riuscì a colpire il malavitoso: mentre le pareti e i pochi mobili diventavano un colabrodo, il malavitoso sentì una scossa di doloroso rumore alle orecchie, e la vista gli si annebbiò. Gli era saltato via l’orecchio destro in un esplosione di sangue, e per questo gettò via senza volere la pistola nel bel mezzo del corridoio e, con entrambe le mani, cercò di tamponarsi la menomazione, mentre cadeva a terra per il dolore, urlando come un drogato in preda ai dolori dell’astinenza.

    Nel frattempo Richard si era rimesso in piedi, sopportando il dolore lancinante alla spalla, e sparò un altro colpo, spedendo la rosa di proiettili verso la caviglia del malavitoso a terra, mentre questi si trascinava al riparo, come se fosse un verme vivo ma tagliato a metà.
    Ansimando per lo sforzo Richard avanzò a lenti passi, restando però fermo di fianco alla parete che precedeva l’ingresso al salotto, alla sua destra. Li dentro, mentre un uomo teneva la pistola puntata verso il corridoio, usando il tavolo come penoso riparo, il secondo malavitoso non aveva armi con se, e alla vista della pistola del suo compagno, ora in mezzo al pavimento del corridoio, non poté resistere all’impulso di correre a raccoglierla. C’era quasi, poteva già sentire quella sicurezza calibro 9mm nella sua mano sudata..ma il desiderio fu infranto come le sue costole, spezzate dalla baionetta del fucile di Richard, che era rimasto dietro di lui per infilzarlo fino al cuore, in una perfetta imboscata.

    Quando l’uomo dietro al tavolino incominciò a sparare nel panico, riuscì solo a fare tanti fori sul corpo del suo compagno, dato che Richard riuscì a girarlo e a usarlo come riparo improvvisato. La pistola del mafioso si inceppò all’improvviso, e mentre tra imprecazioni cercava di far scorrere il carrello, si era ritrovato sotto un’ondata di rosate di proiettili, che lo trasformò in un mucchio di cartilagine e ossa, mentre il tavolo si era spaccato sulla sua unica gamba, riversando l’eroina per terra, facendola così diluire nel sangue.

    Lo sganciamento del caricatore vuoto del SAIGA-12 di Richard sembrava aver segnato, almeno per il momento, la fine dello scontro a fuoco. Anche se massacro forse era un termine più appropriato, per la crudezza e per il fatto che nessuno dei malavitosi era riuscito ad abbattere quel mostro sotto le spoglie di un ragazzo di quattordici-quindici anni.

    Ansimando e tentando di tornare a respirare, Richard si era diretto a controllare la cucina, mentre lasciava cadere a terra il pesante fucile russo, mentre la mano destra andò subito alla cinta dei pantaloni, estraendone così la sua seconda arma ritrovata nell’auto della prima vittima: un revolver Mateba 6 Unica, arma italiana dal design decisamente futuristico e dal basso rinculo.
    Era entrato in una cucina decisamente semplice: alla destra il piano lavoro, compreso di fornelli leggermente sporchi e datati; alla sinistra invece c’era un tavolo sufficiente per quattro persone, sopra cui vi era un sacchetto di eroina quasi vuoto, un pacchetto di sigarette accartocciato e una bottiglia aperta di kvass.

    Ma l’elemento più interessante per la mente di Richard era una porta in fondo a destra della stanza; probabilmente era la dispensa e forse qualcuno si era nascosto li, rannicchiato, tentando di fuggire dalla morte..
    E il ragazzo non si era accorto di una presenza alle sue spalle: Richard si ritrovò preso da dietro, la sua gola che veniva bloccata dal fucile che prima aveva lasciato cadere a terra. L’uomo a cui precedentemente era saltato un orecchio era strisciato in silenzio, e ora cercava di far scorrere la gola dì Richard verso la baionetta del SAIGA. Colto alla sprovvista aveva lasciato andare la pistola, e ora, con sempre meno fiato, dava fondo a tutte le sue forze per spingerlo verso il banco da lavoro, andandoci a scontrare di peso, cercando di liberarsi.

    Sentiva sempre di più di star soffocando, la baionetta si avvicinava sempre di più alla sua gola, mentre poteva odorare il sudore e il sangue del mafioso, che grugniva nei suoi sforzi di uccidere Richard. Quest’ultimo però, in una seconda scarica di adrenalina, riuscì a prendere il fucile dalla canna e a crearsi quanto spazio bastava per scansarsi e ficcare la baionetta dritta all’inguine del malavitoso; niente più scopate per quell’uomo…

    Era stato talmente doloroso che il mafioso lasciò andare Richard, per poi cadere a terra una seconda volta, mani ai resti del suo membro maciullato, mentre le sue urla parevano quasi dei ruggiti di un leone furioso. Richard aveva lasciato di nuovo il fucile, e con grande velocità, aveva preso il revolver che gli era caduto, e senza pensarci due volte, sparò un solo colpo dritto alla testa del malavitoso, che esplose come un cocomero, imbrattando il pavimento e il muro opposto di sangue, cervella e pezzi del cranio.
    Una volta abbassato il revolver, e constatato che non c’era più anima viva in quell’appartamento, Richard sembrava per certi versi essere ritornato in se, o perlomeno com’era prima di tutto questo: si piegò sul pavimento, vomitando la propria bile per lo stress fisico e mentale causati dal massacro. Un barlume di umanità, espressa in quel liquido acido, mentre le sue narici erano pregne dell’odore di sangue che aleggiava in quello squallido appartamento.

    Sentendosi lo stomaco accartocciato, Richard si era issato in piedi dopo qualche minuto, riprendendo fiato. Non riusciva a gridare, ne a disperarsi per la carneficina appena compiuta..perché c’era un ultima persona con cui regolare il conto.

    Senza guardarsi indietro, Richard uscì dall’appartamento, e fece per voltarsi verso le scale che portavano al piano di sopra, ma si bloccò. In cima alle scale c’era lui: stesso pizzetto, stessi capelli. Era quello che gli aveva catturati tutti e quattro. Aveva ucciso Maya e Edward. Aveva cercato di uccidere lui. Aveva ucciso Syl.

    Richard cercò di prendere la mira e porre fine a questa storia, ma non era stato abbastanza veloce, dato che si ritrovò investito di una scarica di mitraglietta Uzi. La forza dei colpi e il dolore che pian piano scoppiava sul suo petto crivellato, arrivarono a spingerlo verso il muro, dove si accasciò lentamente, mentre lasciava una serie di piccole scie rosso cremisi sulla parete.

    La vista si stava deteriorando, quasi come una cassetta vecchia che mostrava i suoi glitch. Stava per andare incontro alla morte, senza aver potuto finire l’impresa, senza aver potuto fare nulla. Erano tutti morti..era tutto finito…

    CENTRALE DI GESTIONE DELLA RETE FOGNARIA

    “Siamo entrati nel corridoio di gestione delle tubature, tra non molto dovremmo raggiungere la centralina di controllo... EHI! Fermo li, metta le mani in alto o saremo costretti ad aprire il fuoco! Fermo ho detto..CHIAMATE RINFORZI, PRESTO! STAMMI LONTANO! AAAhrgh!…”

    A seguire la radio trasmetteva il suono degli spari e le urla di terrore del poliziotto, per poi tornare in silenzio.
    William e il resto della squadra aveva fatto irruzione nell’edificio non appena vennero richiesti i rinforzi, e ora si trovava proprio dentro quella sala piena di tubature, valvole e vapore, mentre la luce rossa che dava l’allarme irradiava tutto quel corridoio. A William ricordava la sala caldaie al Kadick, un posto apparentemente discreto, ma che celava qualcosa di molto più grande di tutti loro...

    Mentre una mano tremante era posta alla fondina, pronta ad estrarre la pistola, e il colletto della divisa era ormai zuppo per la tensione del poliziotto, camminava a passo lento sulla grata posta sul pavimento, cercando di non far rumore. Quella registrazione lo aveva turbato talmente tanto da convincergli che non si trattasse di un semplice criminale..ma qualcosa di ben più mostruoso. E nessuno vuole attirare a se dei mostri.

    William si ritrovò in quello che era un bivio a T: davanti a lui il cartello segnava la direzione verso la la centralina di controllo, mentre alla sua destra il corridoio continuava per poi svoltare a sinistra. Decise di prendere la prima direzione vista, stavolta a passo più spedito; non poteva permettere a quell’uomo di contaminare la rete fognaria della città.

    Di fronte a lui la porta in ferro che lo avrebbe condotto alla sua destinazione era sempre più vicina..ma la sua visione cambiò presto, dato che una grande forza lo prese da dietro e lo scaraventò sulla parete colma di tubature, che subito si deformarono per l’urto, facendo uscire forti fiotti vapore dalle giunture. Una mano nodosa gli stava torcendo il collo, togliendogli il fiato. I suoi occhi lacrimanti vedevano con orrore il volto dell’ormai posseduto Gilbert Mallet, schiuma alla bocca, denti digrignati..e quegli occhi..le pupille!

    “No..NO NO NON E’ POSSIBILE! DEVE ESSERE TUTTO UN INCUBO! Non può essere tornato, non può!..”

    Dal panico venne l’adrenalina: William, mentre soffocava sempre di più in quella stretta mortale, tentò di allungare il proprio braccio verso la fondina, con tutte le sue forze: l’obbiettivo era quello di poter sparargli, per ferirlo quanto bastava perché si liberasse e potesse tornare a respirare. Il fiato era sempre più corto, la gola implodeva dal dolore, e tutte le sue forze erano concentrate in un solo gesto, in quell’unica speranza di sopravvivenza…

    SETTORE MONTAGNA

    I ventagli di Yumi vibravano al pari dei polsi di lei, mentre li roteava per parare i colpi dei block, che stavano sparando a raffiche intense, come una mitragliatrice. Dall’altra parte Odd era intento a balzare in aria come un gatto, mentre evitava i colpi di cannone di cinque tarantule; altre tre erano saltate fuori, proprio nel momento sbagliato. Erano accerchiati dai nemici, e da soli non potevano tenere a lungo, mentre Maya rimaneva nascosta e inerme.

    Uno dei due block però sembrò rivolgere il suo sguardo altrove, alle sue spalle: in un attimo si ritrovò affettato in ude, da una figura che correva ad alta velocità, che gli era appena passata oltre..e la sua sorte tocco anche ai suoi compagni: come si suol dire, “è arrivata la cavalleria”, e infatti ora c’erano ben tre Ulrich davanti a tutti. Aelita nel frattempo era seguita in coda, e dalle sue mani comparvero due globi rosa, fatti di energia pulsante, che vennero scagliate su due tarantule su cinque. Proprio in quel momento Odd, che era nel bel mezzo di un salto, sfruttò l’occasione per sparare un colpo laser diretto al terzo mostro a forma di ragno, mentre Yumi lanciò i suoi ventagli, portando il numero dei mostri di XANA a zero.

    Maya, vedendo come la situazione si era ribaltata in loro favore, uscì subito dal nascondiglio, correndo ad abbracciare la madre, per cercare un po’ di conforto da tutta quella tensione.

    Aelita: -Va tutto bene, Maya. E’ tutto passato.-
    Jeremy: -C’è mancato poco! Ora possiamo disattivare la torre e salvare i ragazzi!-
    Aelita: -Vado subito ad attivare il Codice Lyoko!-

    Mentre veniva rilasciata dall’abbraccio della madre, improvvisamente ebbe un insolito sentore: qualcosa di brutto stava per accadere in questo momento..

    Maya -…No! METTEVI AL RIPA- -

    Il suo avvertimento non arrivò mai alle orecchie dei suoi amici, perché furono immediatamente investiti da due fasci di energia rossa, che si incrociarono tra loro. Senza che questi potessero percepire la minaccia incombente, vennero tutti devirtualizzati sul colpo. Tutti tranne Maya, che si ritrovò davanti a se e alle sue spalle due Tank, che rotolarono nella loro forma sferica. Si aprirono in due, mostrando le loro interiora rosse, con l’occhio di XANA che stava pulsando, pronto a scagliare il colpo fatale sulla povera ragazza..

    Jeremy: -MAYA SCANSATI SUBITO!-

    L’avvertimento del padre era risultato vano: la paura aveva reso di cemento le gambe di Maya; perché lei sapeva che non poteva fuggire a lungo, ne entrare alla torre in tempo, ne combattere. Era alla merce di due mostri, in un mondo virtuale, e i suoi tre amici sarebbero morti nei loro incubi..quale senso di impotenza..

    "No..no, non può andare così..IO NON VOGLIO CHE FINISCA IN QUESTO MODO!"

    Chiuse gli occhi e un urlo straziante pervase tutto il Settore Montagna, rimbombando tra le rocce, mentre i due mostri spararono gli ultimi due colpi fatali. Per loro: mentre venivano devirtualizzati, Maya aveva ancora gli occhi chiusi, come per non vedere la morte in faccia, ma questa non venne. Riaprendoli, si rese conto di ritrovarsi in una cupola che prima non c’era: sembrava fatta interamente di vetro, la cui superficie grezza faceva come da moltitudine di specchi, che deformavano ciò che si vedeva oltre.

    Maya: -Ma cosa..cosa è successo?- Era rimasta immobile e incredula nel tentare di capire come fosse apparsa quella cupola di vetro, mentre si dissolveva in migliaia di pixel.
    Jeremy: -Non so come sia stato possibile..ma l’hai creata tu!-

    La ragazza si guardo le mani virtuali, stupefatta anche solo dal poter pensare di aver usato un potere che fosse diverso dall’inserire un codice. Forse non era più un peso per il gruppo, fatta solamente per essere protetta..

    Jeremy: -Cosa stai aspettando Maya, entra nella torre!-

    Ridestata dai suoi pensieri, Maya corse barcollante alla torre, quasi sfondando la parete nera pur di entrarvi in fretta, arrivando alla piattaforma centrale. Venne ben presto librata nell’aria, più veloce del solito, come se la torre stessa rispondesse alla sua volontà. Arrivata in cima premette la mano sullo schermo con forza, nella speranza di essere ancora in tempo per salvare i suoi amici…

    MAYA
    CODE LYOKO

    CENTRALE DI GESTIONE DELLA RETE FOGNARIA

    Proprio quando la mano di William era nella tensione massima, la presa sul suo collo si allentò di scatto, come una tenaglia meccanica. Il poliziotto cadde a terra, tossendo e inalando quanta più aria poteva, massaggiandosi il collo rosso per la stretta. In seguito a quell’attimo di respiro, William non esitò e, tirando fuori la pistola dalla fondina, sparò un colpo diretto alla gamba di Gilbert Mallet, che subito crollo a terra urlando per il dolore, farfugliando nel mentre parole sconnesse tra di loro; tranne per una piccola frase:

    -...E-ESCI dalla mia testa!, Aargh! Vattene via, mostro!-

    Dopo ciò che aveva visto nelle pupille di quell’uomo, William rabbrividì ancora di più nel sentire quella frase, che sembrava voler spingerlo a credere a quello che era il suo timore più grande. Giurava di aver visto il simbolo di XANA sugli occhi di quell’operaio.
    Ma non fece in tempo a dire o fare altro, neanche ad avvisare gli altri poliziotti, in ascolto sulle ricetrasmittenti, che un torpore lo colpì in tutto il corpo, dalle gambe alla testa. La vista si annebbio fino a diventare scura, per poi perdere i sensi definitivamente.

    .SIMULAZIONE DI EDWARD

    Edward iniziò ad avanzare verso il suo avversario, petto in fuori, senza alcun apparente timore, lo sguardo fisso su quella sorta di cavaliere nero. Con la mano destra roteava la sciabola, forte di un nuovo e inaspettato vigore che pulsava dentro di lui, mentre veniva in contro al nemico, fino a quando le due punte non cozzarono. In quel momento il ragazzo iniziò a sferrare una serie di colpi, di velocità sempre più crescente.

    Un passo a destra, colpo laterale; due colpi, scarto, scambio, affondo, deviazione, indietreggio..ogni azione veniva eseguita da Edward e vanificata dal suo avversario. Il duello sembrava trasformarsi in una danza, mentre la frenesia aumentava e le lame diventavano ormai ombre indistinte.

    Edward colse infine un ultimo affondo del cavaliere nero, proprio mentre c’era un varco aperto nelle sue difese. Era tempo di mettere in pratica quel folle piano e risolvere la faccenda una volta per tutte: invece di deviare il colpo, si lasciò trapassare lo stomaco, senza però dare alcun grido di dolore mentre le interiora venivano infilzate senza pietà dal freddo acciaio, e il fiato diventava corto.

    Il ragazzo prese con la mano sinistra la lama nemica, ormai intrappolata tra le sue viscere, e con tutte la forza che gli era rimasta nelle braccia e nelle gambe, si protese in avanti per dirigere un ultimo affondo diretto alla testa del cavaliere nero. Non ci fu sangue da parte sua, ne gemiti. Era però diventato immobile, come un robot a cui si stacca la corrente, rendendolo una statua senza vita.

    Edward: -…ecco la mia risposta: abbiamo vinto… entrambi. Io posso scegliere due persone da salvare, e tu..nghh.. una terza. I miei amici sono vivi, ma a morire sono io. E sai una cosa, mi sta bene così, Edward!-

    Si fermo ansimante, per riprendere fiato, prima di tornare a parlare a quella figura. O meglio: a se stesso, nella forma di quella figura.

    -Ho capito di aver duellato contro me stesso e la mia paura di morire: ho preso troppo alla leggera questa storia. Salvare il mondo, entrare in un computer, avere i poteri..sembrava quasi un gioco, sembrava tutto così facile, e non capivo come gli altri, soprattutto Richard, potessero essere così turbati. Ma oggi ho capito: non possiamo sapere come finirà, e devo essere pronto ad accettare l’idea che io, e i miei amici, potremo morire in tutto questo.
    E io accetto la cosa!-

    Con questa ultima frase il cavaliere nero e la sua spada cessarono di esistere, svanendo come nebbia in tutta la brughiera. La ferita di Edward però rimase, e quest’ultimo girò lo sguardo, venendo investito dai raggi del sole: dal tramonto era diventata l’alba, dipingendo l’erba alta di un colore sempre più dorato.

    Edward quindi si lasciò cadere a terra, mentre la luce gli entrava negli occhi. Stava morendo sul serio? Avrebbe rivisto i suoi amici, magari dall’altra parte? Chi lo sa. Ma una cosa era certa: non sentiva di stare andando in paradiso. Se lo ricordava immerso in una luce bianca, e non gialla neon..

    SIMULAZIONE DI SYL

    Syl, in quello squarcio che dava su un'altra realtà, poteva vedere ciò che non avrebbe mai potuto immaginare. I suoi occhi erano così inorriditi da quelle immagini cruente, ma non poteva staccarli.

    Non poteva credere che Richard stesse facendo questo: doveva essere per forza uno scherzo della sua mente, era sicuramente così. Altrimenti non avrebbe saputo spiegare come mai quel ragazzo così amato stesse facendo una strage in piena regola. Syl vedeva lui che assisteva, impotente, alla loro esecuzione da parte di quei malviventi, vedendo se stessa morire. Vedeva come Richard li sterminasse senza alcuna pietà, mentre il sangue e la polvere si accumulavano in quella specie di macelleria. E infine, Richard che veniva colpito a morte, mentre strisciava contro il muro, il corpo riempito di piombo..

    Mens: -Lo vedi? Gli basta un’allucinazione nella quale tu muoia, e per te è capace di compiere una strage simile. Santo cielo, i medici avevano ragione: è un pazzo in piena regola. Forse è anche un po’ sadico, chi lo sa…-

    Quell’ultima immagine era stata il punto di rottura: ormai Syl si era lasciata alle lacrime per la disperazione. Non sapeva più dove fosse, se nella realtà o nella sua testa ormai malata. Aveva paura di tutto in quel momento, anche di Richard per certi versi; non lo aveva mai immaginato così sanguinario.

    Ma gli angoli dei suoi occhi poterono percepire qualcosa: in quello spazio nero, dietro di lei, c’era qualcosa di luminoso..una luce gialla, che lentamente cresceva sia di dimensione sia di intensità, inghiottendo tutta quella sala.
    Syl si era girata di scatto per vederla, e nel farlo, smise di piangere. La paura, il terrore, tutto questo sembrava dissolversi nel solo vedere la luce, come se questa entrasse dentro il suo corpo, riscaldandolo.

    Tutto fu sostituito da una sola ed unica azione: Syl si scagliò contro la proiezione della sua mente, e senza indugio, strinse entrambe le mani sul suo collo, mettendoci tutta la forza che aveva nelle braccia, a costo di strapparsi un muscolo. Mens iniziava a rantolare, mentre cercava di districare le dita di Syl, senza riuscirci. Erano una morsa di ferro.

    Syl: -Stammi bene a sentire. Se credi che tutto questo mi faccia cambiare idea su Richard, o che mi faccia tirare indietro, ti sbagli! Io resterò insieme ai miei compagni, e combatterò XANA, a qualunque costo. E non credere che io smetti di amare Richard, anche se lui arrivasse a rifiutarmi, io ho scelto di esserci sempre per lui. E non ho bisogno di un perché per voler bene a qualcuno!-

    Il respiro di Mens diventava sempre più rarefatto, mentre la luce gialla inghiottiva sempre di più lo spazio nero, quasi conferendo una sorta di aurea intorno alla figura di Syl.

    -E adesso tu, che sei il mio dubbio e le mie paure..SPARISCI!-

    E con un ultimo respiro rarefatto, il corpo di Mens cadde a terra, come morto. Lentamente però si andava a fondere al pavimento, simile ad un liquame nero. In questo momento, la mente di Sylviane Cellier era cambiata.

    Ormai la luce aveva occupato quasi tutta quella grande stanza, salvo per quel piccolo squarcio che dava su un'altra realtà, dove Richard giaceva morto, nel suo tentativo di vendicare i suoi compagni. Syl, ansimando pesantemente per lo sforzo. Non poteva però staccare lo sguardo dal cadavere di quella persona che lei, senza alcun motivo preciso, aveva deciso di amare più di quanto amava i suoi pochi, nuovi amici.

    Sentiva però che il suo corpo diventava sempre più leggero: forse stava tornando alla realtà, come dopo un lungo incubo? Oppure quella parte della sua mente aveva ragione, e sarebbe presto morta? In ogni caso, aveva solo un ultimo istante per dire una parola a quel corpo crivellato dai proiettili.

    -..ti prego…so che puoi, quindi fallo per tutti. Fallo per me…
    ..sopravvivi..-


    SIMULAZIONE DI RICHARD

    La morte era una cosa decisamente strana: sembrava che ci fosse una sorta di limbo, in cui tutto il mondo attorno a se pareva essere andato in pausa, come una riproduzione di un CD.

    A interrompere questo strano oblio in cui la mente di Richard giaceva, in procinto di andare all’altro mondo, vi era un eco..no una voce: si ripeteva lentamente, diventando quasi un mantra, un ordine. E quella voce, quel tono, quella parola, l’aveva già sentita..

    “..sopravvivi..sopravvivi…”
    “sopravvivi”


    Quel comando ridestò la poca forza vitale che gli era rimasta: il cuore ritornò lentamente a battere, sempre più vigoroso. Gli occhi tornarono a vedere nitido, e la sua gamba destra si piegò, per iniziare a spingerlo in piedi, usando il muro come appoggio per la schiena. Ben presto le braccia e le mani tornarono a rispondere ai suoi comandi, e il suo corpo riuscì finalmente a reggersi in piedi. Alzò lo sguardo verso le scale, in modo da poter osservare quell’uomo, che in quel momento era rimasto pietrificato da quello che stava vedendo accadere di fronte ai suoi occhi.

    -N-Niet! Non è possibile, ho svuotato un caricatore! Come fai ad essere vivo!?-

    E lentamente, mentre la sua mano teneva ancora stretto il revolver, Richard diede la sua risposta.

    -Ka-
    *Richard si riferisce al concetto di "Ka" della Torre Nera, ovvero una forza vitale, paragonabile al fato, che muove il mondo.


    In soli tre secondi, senza che il malvivente, quel bastardo che gli aveva portato via tutti coloro verso cui provava affetto, potesse sbattere le palpebre, i sei colpi della Mateba, veloci come schegge e tonanti come un temporale, andarono a conficcarsi uno per uno sul suo corpo, disegnando cerchi color cremisi sulla sua giacca candida, che man mano si inzuppava del suo stesso sangue.
    Il mafioso russo non esalò neanche il suo ultimo respiro, ma si limitò a cadere giù per le scale, rigido come il legno, fermandosi ai piedi di Richard.

    Quest’ultimo lasciò cadere l’arma, chiuse gli occhi, ed esalò un lungo respiro. I muscoli si allentarono, le iridi si rilassarono. Sembrava quasi essere tornato se stesso, come risvegliato da una sorta di trance. E finalmente poteva riflettere.

    Che fosse stato il sussurro di uno spettro, o la sua coscienza che la ricordava, Syl gli aveva chiesto di sopravvivere, per gli altri e per lei. E la promessa è stata mantenuta; aveva vendicato tutti loro.

    Quando riaprì gli occhi, per contemplare quella realtà in cui non gli era rimasto più niente, non vide più l’appartamento, i corpi sanguinanti, i bossoli dei proiettili. Ora si trovava in un posto totalmente diverso: un tunnel, simile ad un sottopassaggio delle stazioni ferroviarie, le cui pareti erano tappezzate di graffiti dai colori accesi, quasi neon, mentre sul “soffitto” le lampade illuminavano tutto l’ambiente.

    -Ma che diavolo..?-

    Guardando se stesso, notò che anche il suo aspetto era cambiato: la giacca, come il resto dei vestiti era intatta e chiusa, senza alcun foro di proiettile o macchia di sangue. Non sentiva più il dolore dei colpi ricevuti, e cosa più importante: non aveva più indosso il medaglione che Syl gli aveva regalato. Richard tastò il petto e cercò in tutte le sue tasche, ma non lo trovò da nessuna parte.

    -Fine dell’incubo, amico!-

    Alzò la testa di scatto verso la fonte di quella voce, che riecheggiava limpida in tutto il tunnel. La persona che si ritrovò davanti era niente popo di meno che una copia carbone di se stesso, in tutto e per tutto, tranne per un particolare: la sua giacca era legata alla vita, mostrando così la camicia a quadri blu nera. Aveva uno sguardo sereno, tranquillo, come se si trovasse in un posto familiare che conosceva bene.

    -..Sono pazzo o sono morto?- borbottò fra se e se, incredulo di ciò che si manifestava davanti ai suoi occhi.
    -Sei uscito da un illusione. Per certi versi, si, puoi essere considerato morto, in quella realtà.-
    -..Odio quando non mi spiegano le cose, quindi andiamo con ordine: chi sei tu?-
    -Uno specchio fin troppo realistico? Andiamo, sei un tipo sveglio, sai già la risposta.-
    -..tu sei..me?-
    -Se per “me” intendi la tua coscienza, psiche, o qualsiasi cosa che venga dalla tua testa, allora si.-
    -…sul serio? Allora, visto che, a detta tua, io sono te e tu sei me…fai il tuo lavoro e dammi chiarimenti.-
    -Be’, allora seguimi; di strada da fare non manca.–


    Iniziarono a camminare, fianco a fianco, come una sorta di fratelli di lunga data; Richard, quello più confuso perlomeno, continuava a fissare l’altro, in attesa che iniziasse a dare una spiegazione. Per quanto ritenesse malata la sua mente, qualcosa di vero ci sarebbe stato, no?.

    -In parole povere, XANA ci ha rapiti e mi ha controllato con la forza, obbligandomi a farti vivere in una sorta di incubo realistico.-
    -Intendi..realistico quanto Lyoko?-
    -In un certo senso, il concetto è lo stesso.-
    -Quindi mi stai dicendo che tutto quello che ho fatto, quello che ho visto..non è successo davvero?-
    -Esatto. Quindi puoi rilassarti: sono tutti vivi. Presto potrai tornare a prendere in giro Edward, a copiare i compiti da Maya..e anche a risolvere la questione con una certa ragazza dai capelli viola.-
    -..Okay, hai detto ciò di cui avevo bisogno, non andiamo oltre.-
    -Perché?-
    -Perché non voglio parlarne, ho altro a cui pensare.-
    -Sai, è più facile mentire al signor Belpois..-
    -Okay, senti, spiegami perché ci continui a pensare?!-
    -Te lo posso chiedere anch’io, in fondo noi due siamo la stessa cosa.-

    -…Vaffanculo-
    -Non ti sbarazzi di me in questo modo, non funziona.-
    -…-
    -Lo sai tu come lo so io: sei innamorato. Come buona parte delle persone di questo mondo..-
    -Ti avevo chiesto spiegazioni, non stronzate.-
    -Quindi Syl non ti interessa? E’ una amica come gli altri?-
    -..Non ho detto questo.-
    -Perché non pensi questo. Andiamo, ragionaci su: chi è che hai salvato dalla morte più volte? Per chi ti sei fatto tranciare un dito per evitare che lo stesso succedesse alla sua testa? Per chi, come prima cosa dopo il Ritorno al Passato, hai interrotto le tue ricerche riguardo a XANA, solo per impedire che lei venisse pestata a sangue, sentendoti in colpa per averla ignorata nel passato?-
    -..Sai già la risposta, no? A che mi serve risponderti..-
    -Già. Sylviane Cellier. O certo, ti stai facendo in quattro per tutti quanti, privandoti del sonno e della salute mentale, pur di poter finire questa storia che tu hai iniziato. E che non hai mai voluto: ho ragione o no?-


    -…-
    -Chi tace acconsente, quindi lascia che ti spieghi perché ti comporti come fai di solito, evitando gli altri quando puoi.
    Tu ti credi un peso ed una sorta di calamità: senti di aver rovinato quindici anni di vita a tua madre, nel solo nascere con quella che, secondo la cartella medica, si tratterebbe solo di “comportamenti istintivi, e distruttivi, in situazioni di estrema tensione, rabbia o pericolo”; non mi pare nulla di che, non vedo le parole “pazzo sociopatico” da nessuna parte. Ma tua madre è comunque scappata via, e pensi che sia completamente a causa tua.

    Senza volere hai risvegliato una Intelligenza Artificiale fuori controllo, che ogni giorno minaccia di distruggere tutto il mondo. Sono stati coinvolti altri tre ragazzi, e ti senti responsabile di aver rovinato le loro vite, costringendoli a combattere una guerra che non hanno mai chiesto, come te.

    Per questo cerchi di evitarli; per questo avevi ignorato quella chiamata, per questo hai tirato una testata al tuo migliore amico. Tu hai paura di rovinare i rapporti con tutte le persone per cui provi qualcosa, che siano amici o di più. Ma anche se provi ad allontanarli da te, non riesci a non farti in quattro per loro, perché senti il fardello della tua scelta di riattivare il supercomputer. Ma non vuoi vedere le conseguenze delle tue azioni.

    E tutto questo, Richard, è decisamente inutile: non hai rovinato la vita a nessuno, e non sei ritenuto il responsabile di nulla. Edward, Maya, Syl, Il Signor Belpois e tutti i vecchi Guerrieri Lyoko: potevano tirarsi indietro, fuggire, non farsi coinvolgere così tanto. Ma sono stati loro a decidere di rimanere accanto a te, fino alla fine. Stanno rischiando le loro vite per te e per tutti quanti, e lo hanno scelto loro.

    Quindi, appurato che le tue paranoie sono inutili, ti rifaccio una domanda: perché, oltre ai tuoi amici, ti fai in quattro, così tanto, solo per Syl?-


    La sua mente aveva appena tirato fuori un monologo che aveva messo Richard, letteralmente, spalle al muro: la loro camminata si era interrotta e il ragazzo era appoggiato alla parete semicircolare del tunnel, lo sguardo vacuo, senza controbattere o svicolare l’argomento. Perché non puoi negare a oltranza ciò che dici a te stesso. E’ inutile.

    -…Perché è l’unica persona che si prende cura di me, più di tutte: lei è quella che mi costringeva a scendere in refettorio quando lavoravo troppo su XANA; lei è quella che mi ha trascinato in infermeria, quando mi sono preso una febbre da cavallo e il mio cervello era in poltiglia; era stata pure quattro ore seduta accanto a me per controllare che non provassi a fare cazzate.
    Lei è quella che si è quasi fatta spezzare la schiena da uno spettro di XANA, per correre a salvarmi mentre congelavo in una cella frigorifera all’Hermitage; e in tutto questo io le avevo riattaccato in faccia quando aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse dopo aver preso altre botte un ora prima.

    Non so con quale logica, ma a quanto pare si è presa un colpo di testa per me…valla a capire..-


    -Perché, c’è bisogno di un motivo per voler bene a qualcuno?-

    Un'altra stoccata da parte di Richard, per Richard. Non rispose neanche a questa domanda.

    -Bene, la seduta psichiatrica è terminata! Ora che ne dici di proseguire? Non manca molto all’uscita.-

    Ripresero quindi a camminare lungo il tunnel. Non avevano più nulla da dirsi, dato il loro conflitto era stato risolto. Finalmente Richard poteva dire di sentirsi il cuore decisamente più leggero, e la mente più rischiarata. Un po’ di pace era stata portata in quel chaos labirintico che era la sua psiche.

    La fine del viaggio arrivò presto: nel bel mezzo del tunnel si stagliò davanti a loro, una porta sospesa nel nulla: era fatta completamente di mogano lucido, e i cardini scintillanti non erano attaccati ad alcuna parete. La maniglia, circolare, era fatta di cristallo, su cui vi era inciso il motivo di una rosa; una targa di ottone spiccava sul legno, così come la scritta che recitava.

    “Il Pistolero”

    Tutti questi simboli fecero scattare in Richard un movimento quasi istintivo: andò subito dall’altra parte della porta e, come si era in parte aspettato, non si vedeva più. Era come trasparente, incorporea, permettendogli di vedere la proiezione della sua coscienza che stava in piedi, dall’altra parte. Tornando indietro, però, la porta ricompariva.

    -..Mi stai prendendo in giro? Sul serio?-
    -Ti devo ricordare quali sette libri hai letto e riletto?
    Be’, pistolero, ora il mondo è andato avanti, ed è giunto il momento di varcare la soglia. Attento a non farti strozzare dagli abbracci dei tuoi amici, potrebbero esagerare nel tirarti fuori dallo scanner.-
    -..Aye.-


    Richard prese saldamente la maniglia, e la girò fino a far scattare la serratura. La porta si aprì lentamente, mostrando dall’altra parte una luce gialla neon, e quelle che parevano essere delle pareti di acciaio.

    Girandosi vide che la sua proiezione era completamente sparita. Probabilmente era tornata in lui, rifondendosi al suo corpo. Richard era finalmente tornato se stesso, dopo un lungo e macabro incubo.

    Facendo due passi lenti, varcò completamente la soglia. In un attimo, la porta dietro di lui si richiuse, nel suo secondo ed ultimo scatto.

    19 DICEMBRE, 6.05, CASA DI WILLIAM DUNBAR

    -AAH!-

    William si svegliò di soprassalto, gettandosi fuori dal..letto? Proprio così: una volta riaperti gli occhi si era accorto di non essere più in quella sala caldaie, dopo che quell’operaio aveva tentato di strozzarlo a morte. Non si trovava neanche in un ospedale; quella era la sua camera da letto, pulita e spartana come ogni altri giorno. In effetti, tolti qualche poster di band punk rock, e qualche piccola collezione di vinili o dvd, non aveva molto di appariscente in camera sua. E in generale stava poco tempo in casa, dato che il suo lavoro spesso richiedeva turni lunghi, straordinari o chiamate improvvise.

    Si strofinò vigorosamente gli occhi, per scacciarsi di dosso ogni immagine di ciò che, a prima vista, pareva un incubo. O almeno sperava così.

    “Cosa sta succedendo? Prima i deja vu ogni tanto, poi questo…no, non può essere tornato, XANA non è così discreto negli attacchi. Deve essere stato un incubo.
    Però, forse, è meglio chiedere un giorno o due di permesso. Questa settimana mi sento uno straccio. E poi Natale è vicino, e ho proprio bisogno di stare in santa pace, almeno per un po.”


    Camminò davanti alla sua finestra, spalancandola e lasciando che l’aria fresca di quel giorno invernale entrasse nella stanza per qualche secondo, in modo da poterla respirare e distendere così i nervi.

    “..Un giorno, però, devo andare e controllare con i miei occhi. Non voglio che accada di nuovo. Non potrei permetterlo.”

    10.16, FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Aelita: -Quindi Jeremy, cosa dicono i dati?-

    La sua voce rimbombò come non mai nella sala del Laboratorio, che in quella giornata era più fredda del solito. In fondo “ieri” era stata una giornata quasi tragica: i ragazzi erano completamente scossi, e Maya..ci volle un ora solo per farla smettere di piangere, mentre si avvinghiava a loro più forte che poteva. Sembrava che avesse visto l’inferno con i suoi occhi..

    Jeremy: -Stando al supercomputer, la situazione è parecchio strana: XANA è svanito nel nulla.-
    Aelita: -Cosa!? In che senso svanito nel nulla!?-
    Jeremy: -Intendo che non c’è più traccia delle sue attività, in nessun settore. E i file dei mostri non sono stati neanche toccati. Sembra quasi che sia scappato via.-
    Aelita: -Cosa pensi che bisogna fare?-
    Jeremy: -..Aspettare, Aelita. Metterò vari firewall e difese passive, ma non possiamo ancora farvi navigare in rete, dovrei ricostruire la Skidbladnir. E in fondo, se XANA scompare per un po’, tanto meglio; i ragazzi hanno bisogno di riposo, sono sconvolti.-

    Aelita: -Hai ragione. E a proposito, cosa è risultato dalle loro analisi?-
    Jeremy: -Innanzitutto ho notato che tutti loro hanno avuto modifiche insolite nel loro DNA, subito dopo essere tornati qui. Nulla di negativo, ma è sicuramente inusuale. Vedrò di studiare i dati e trarre qualche ipotesi.
    Riguardo al loro livello di stress mentale, Edward se l’è cavata meglio di tutti quanti. Sylviane ha avuto sconquassamenti decisamente più significanti, ma..Richard è in testa. Chissà cosa ha vissuto...-

    Aelita: -…Dopo quello che hanno passato, non sono più dei ragazzini. Non so cosa hanno visto, ma sono sicura che..è stato troppo per loro.-
    Jeremy: -Purtroppo devo essere d’accordo con te. Non sono più dei semplici ragazzi. Non possono più tornare ad esserlo…-

    13.47, KADICK, REFETTORIO

    Quella era l’ultima giornata di scuola prima che iniziassero le vacanze di Natale; i professori erano stati buoni abbastanza da non organizzare verifiche all’ultimo momento, quindi gli studenti passavano in compagnia il loro tempo libero, prima di lasciare la scuola e fare visita alle famiglie.

    Tre ragazzi sedevano ad un tavolo, in fondo alla sala; avevano appena finito di mangiare, in fretta e furia, come se fosse l’ultimo pranzo della loro vita. Dopo tutto quello che era successo, erano ben più che grati di poter tornare a mangiare, a camminare e a vivere nel mondo reale.
    Edward era intento a guardare distrattamente il cellulare; Syl aveva già riposto sul tavolo il suo libro. Maya invece reggeva la testa con entrambe le mani, e aveva uno sguardo pensieroso, perso nel vuoto.

    Maya: -..Ragazzi…per voi sono..un peso morto?-

    A Ed quasi cadde il cellulare, mentre Syl alzò subito la testa. Nessuno dei due poteva credere alla domanda che gli era appena stata posta.

    Edward: -Maya, cosa ti salta in mente!? Come puoi pensare di essere un peso?-
    Maya: -Perché non so fare niente! A parte disattivare le torri, non ho altre capacità. Mi sono salvata per pura fortuna, mentre voi rischiavate di morire, e intanto io rimanevo li, ferma e immobile, in preda alla paura..-

    Una lacrima scese sulla sua guancia sinistra, rigandogliela fino al mento; sembrava sul punto di piangere di nuovo. Syl, prontamente, si alzò dalla sedie per andare ad abbracciarla da dietro, in segno di sostegno.

    Syl: -Non dire stupidaggini! Ciò che hai fatto è merito tuo, non del caso. Tu non sei un peso morto, sei una delle persone più importanti in tutto questo. E sei una persona fantastica. Ricorda, hai noi, i tuoi genitori, e i loro amici. E lotteremo per te come per tutto il mondo. Ora smetti di piangere, non ne hai motivo-

    Maya: -*sniff..g-grazie ragazzi..probabilmente siete le persone migliori che abbia mai conosciuto..non so come farei senza di voi.
    Edward: -“E’ compito nostro.”, Maya, ricordi?- Quella frase era diventata quasi il mantra dell’intero gruppo.
    Maya strofino gli occhi con la manica, per asciugare le lacrime dagli occhi arrossati. Un piccolo sorriso affiorò sulle sue labbra, dando un po’ più di serenità al suo volto.

    Maya: -..Richard non è qui con noi…-
    Edward: -Si, da quello che so si è rintanato in camera sua. Chissà qual è stato il suo incubo..-
    Syl: -Vado io a parlargli. O perlomeno, ci proverò.-
    Edward: -Ti ringrazio Syl.-

    La ragazza dai capelli viola lasciò i suoi amici al tavolo, e a passo spedito si diresse all’uscita del refettorio. Da un tavolo distante Jacqueline Auguste provò a formulare la classica presa in giro nei suoi confronti, ormai quotidiana; ma prima che potesse aprir bocca, Syl voltò di scatto la testa e la fissò dritta negli occhi, con uno sguardo glaciale che lasciava ben poco spazio alle interpretazioni.

    “Non. Osare..”

    Uscita dall’edificio, Syl non ci mise molto a raggiungere il dormitorio maschile. Doveva parlare con Richard al più presto, e tentare di trascinarlo fuori da quella camera. Lo aveva già fatto altre volte, ma questa era la più importante.

    CAMERDA DI RICHARD

    Niente casse, niente cuffie, niente PC. Il silenzio regnava in tutta la stanza, Mentre Richard fissava il soffitto, sdraiato sul letto ancora sfatto, coperto di fogli e cianfrusaglie. Lo sguardo era vuoto e distratto, ma la sua mente era in piena opera.

    Stava mandando in loop tutto quello che era successo: l’incubo, il tunnel; l’incubo, il tunnel. Ogni scena era rimasta vivida in ogni dettaglio. Ricorda ancora l’odore del sangue e della polvere da sparo, che permeava in tutto l’appartamento. Ricordava i cadaveri sanguinanti, le loro urla di dolore, e quanto facevano male i proiettili ricevuti. Una videocassetta in costante rewind.

    Non era sceso neanche già in refettorio; non aveva alcuna fame. Era troppo concentrato a ricordare e a pensare a cosa sarebbe successo in futuro. Sentiva che di li a breve avrebbe parlato con una persona in particolare. E se non fosse successo quel giorno, sarebbe accaduto in seguito; non poteva scappare dalla cosa, prima o poi loro due avrebbero parlato.

    Il suono delle nocche sulla porta ridestò Richard, che lentamente si alzò per andare ad aprire, ritrovandosi Sylviane Cellier sulla soglia.
    Quest’ultima vedeva un Richard nella sua condizione più misera: la camicia era scomposta, i capelli ancora più arruffati, e gli occhi..pieni di occhiaie e iniettati di sangue. Sembrava che non avesse dormito per nulla. E come biasimarlo: buona parte della serata scorsa l’avevano passata alla fabbrica, nel tentativo di calmarsi dopo gli eventi a cui avevano preso parte. Ricordava benissimo quando Richard era uscito dallo scanner; neanche il tempo di fare un passo che questi era sotto l’abbraccio di tre persone contemporaneamente. Per poco non lo soffocavano.

    Syl: -..Posso entrare?-
    Richard: -Oh..si..certo, entra pure..-

    Il ragazzo la lasciò varcare la soglia, per poi togliere le varie cianfrusaglie dal suo letto, in modo da offrirle un posto dove sedere. Finirono così per stare l’uno accanto all’altro, restando in silenzio per qualcosa come due interi minuti, senza guardarsi negli occhi.

    Richard: -..di cosa hai bisogno?-
    Syl: -Serve un motivo per venire e sapere come stai?-
    Richard: -…no, suppongo di no..scusami…comunque, va meglio. Voglio dire, alla fine è stato tutto un incubo. Un brutto sogno.-
    Syl: -Già..eh..ho visto tutto. La tua illusione, voglio dire. E non sai quanto mi dispiace..avrei voluto far qualcosa ma..non potevo…

    Richard in quel moment sgranò gli occhi; come aveva potuto vedere la carneficina che aveva compiuto? Cosa pensava di lui, ora che lo aveva visto all’opera?

    Richard: -..tra sette miliardi…- Era un sussurro, flebile ma udibile. E Syl lo aveva sentito bene.
    Syl: -Cosa? Di che stai parlando?-
    Richard: -..Perchè tra sette miliardi di persone in questo mondo hai scelto di prenderti una cotta per me!? Voglio dire, mi hai visto: non sono capace di controllarmi che credo a delle illusioni, e guarda cosa ho fatto, una strage! Che qualità ho? Tutto ciò che ho fatto è stato mettervi nei pasticci, prima con Lyoko, poi con ques- AHIA!-

    Non era riuscito a vedere lo schiaffo che gli era arrivato in pieno volto, tirato da Syl stessa; quest’ultima ora gli aveva preso il volto con entrambe le mani, costringendolo a vederla faccia a faccia. Il suo sguardo era un misto tra l’arrabbiato e il compassionevole.

    Syl: -Smettila di metterti così in basso, Richard! Tu non vuoi ammettere quanto vali! Sei in gamba, hai coraggio, sei simpatico… e non hai paura di sacrificarti per noi! Eri disposto a farti sparare pur di vendicarci tutti! E questo mi basta per amarti e voler stare insieme a te! Non ho bisogno di altri motivi!

    Non provare neanche a dire che è stata colpa tua, perché ne tu ne noi altri potevamo sapere cosa sarebbe successo! E per l’amor del cielo, smettila di fare tutto da solo e lavorare fino allo sfinimento, senza chiedere mai una mano! Se credi di essere un peso per noi ti sbagli. So che lo stai facendo per noi, e non sai quanto ti siamo grati, ma ti prego. Smettila di svalutarti così!-


    Tutte quelle parole avevano fatto crollare una barriera: Richard in un batter d’occhio aveva stretto Syl in un forte abbraccio, mentre aveva affondato il volto nelle spalle della ragazza. Non uscivano ne lacrime ne singhiozzi, ma era come se fosse scoppiato in lacrime. Allontanò la testa, per aver modo di parlare.

    Richard: -..ti ringrazio Syl. Non so come dirtelo in una maniera che non sembri clichè, o ridicola, ma…ti voglio bene. Molto.-

    Un sorriso affiorò sulla bocca della ragazza, esprimendo tutta la sua felicità nel sentirsi dire queste parole, specialmente da lui.

    Syl: -Questo lo so. Anche se penso..che sia più corretto dire “ti amo”-

    E lo baciò. Puro e semplice. Entrambi rimasero così, per un buon numero di secondi, nessuno che rifiutava l’altro. Si staccarono quando si accorsero di aver bisogno di respirare.

    Syl: -..uh..il resto lo faremo un'altra volta..- Questa frase, corredata da un suo occhiolino, aveva fatto tornare il colore sul volto di Richard. Non si era mai aspettato di avere davanti a se una ragazza così diretta su certi argomenti..

    Richard: -..quindi..possiamo considerarci…una coppia?-
    Syl: -Be’, se per coppia intendi ragazzo e ragazza...dipende, tu lo vorresti?-
    Richard: -….Penso proprio di si..-
    Syl: -E allora così sia.-

    Syl prese la sua testa e l’appoggiò sulle sue gambe, iniziando ad accarezzargli i capelli, in silenzio. Dall’altro canto Richard si trovava in un limbo tra due sentimenti: da una parte era abbastanza imbarazzato, dato che non era mai arrivato ad essere così in intimità con una persona, figuriamoci una ragazza, e soprattutto così in fretta. Dall’altra invece sentiva una sorta di pace; tutti i ricordi dell’incubo sembravano diventare sempre più sbiaditi, quasi scomparendo, mentre rimaneva il presente, in cui Richard, finalmente, poteva dire di sentirsi bene.

    Syl: -Richard?-
    Richard: -Si?-
    Syl: -Passerai le vacanze con la tua famiglia?-
    Richard: -..non proprio: mio padre mi ha telefonato, e mi ha detto che per natale non riesce a ospitare gente; sono stati nel bel mezzo di un trasloco, e ora vivono più lontani da Parigi. Mi hanno chiesto però di passare per capodanno.-

    Syl: -Capisco..allora ho una proposta da farti: ti va di passare il Natale da me? La mia famiglia abita fuori città, in un paesino nella campagna. Potremo riposare e stare insieme per le vacanze.-
    Richard: -..Sei sicura Syl? Voglio dire, per me non è un problema, ma i tuoi? Per dire, si vedranno piombare un ragazzo in casa..-
    Syl: -Gliene ho già parlato. O meglio, in generale gli avevo già parlato di te; non di Lyoko, ovviamente. E sarebbero più che felici di ospitarti. Anche perché, per certi versi…credono che tu sia praticamente il mio ragazzo..-
    Richard: -Be’, direi che da oggi lo sono. E se non hanno problemi…allora verrò di sicuro. Stare qui da solo al Kadick mi porterà al suicidio..-

    Syl: -Ottimo! Oh, un ultima cosa. Per questioni di spazio..dovremo condividere la mia camera…. e molto probabilmente il mio letto.. non ti da fastidio, vero? Cioè, possiamo mettere una brandina nel caso..non ti senta a tuo agio..-
    Richard: -Oh.. no no, non mi da fastidio..cioè, sempre se non lo da a te…-
    Syl: -..Tranquillo, nessun fastidio per me…e poi così potremo..”conoscerci meglio”, non credi? Hihihihi… -
    Un altro colpo di rossore attraversò la faccia di Richard, che lentamente sarebbe potuta diventare rosso peperone.

    E restarono così, l’uno a confortare l’altro, senza aver bisogno di altre parole.

    Per certi versi, seppur non dimostrandolo esplicitamente, sono sempre stati una coppia. Si sono sempre aiutati a vicenda, hanno condiviso il tempo libero, e l’uno ha cercato sempre di salvare l’altra, e viceversa. Oggi hanno reso la cosa più..ufficiale.
    Del resto, ormai non erano più dei semplici ragazzini.

    Erano cresciuti, nel bene e nel male. Ora erano guerrieri. E oltre a salvare il mondo, dovranno salvare se stessi.
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Aelita Fan
    Posts
    546
    Reputation
    +11

    Status
    Anonymous

    DATA SNIPPETS – FILE 1



    Questo è la prima storia breve della raccolta “Data Snippets”, ovvero una serie di storie brevi ambientate negli stacchi temporali fra i vari capitoli principali. Il loro scopo sarà narrare di personaggi secondari, eventi di sfondo e mostrare alcuni momenti interessanti di sviluppo delle relazioni tra i protagonisti, per dare indizi sulle motivazioni e le azioni che intraprenderanno nei capitoli che narrano la storia principale. Questo per evitare capitoli della lunghezza standard (10+ pagine) che contengano solo momenti secondari alla trama. In questo modo cerco anche di evitare l’episodicità che caratterizza la prima stagione della serie originale. Detto questo, buona lettura!

    Ricevuta di Famiglia



    1° SETTEMBRE, DOPO L’ARRIVO DI RICHARD AL KADICK
    Lo scatto della serratura fu il suono che segnò l’arrivo di Henry Allen in quella casa situata al limitare con la periferia parigina. Nonostante fosse di modeste dimensioni, era perfetta per la coppia che la abitava; lo spazio che gli serviva non mancava, non era costata molto, e il quartiere era sia tranquillo che abbastanza vicino al centro della città. Un vero affare.

    In quel momento però il pensiero del padre di Richard non era rivolto alla casa, ma a qualcosa che gli girava nella testa da quando aveva lasciato suo figlio al Kadick: in apparenza delle semplici stringhe di testo nella ricevuta di pagamento della retta scolastica del ragazzo. Ma la cosa strana che gli frullava nel cervello era che, vedendo il documento, si era reso conto che in realtà non aveva effettuato lui il pagamento, come invece pensava fino a poche ore fa. Ci era voluto un viaggetto in macchina per risolvere l’enigma, e adesso ne avrebbe avuto la conferma.

    L’avanzare di Henry nell’ingresso fu subito interrotto dal un suono di zampettìo sul parquet. Davanti alla soglia comparve un levriero scozzese, dal pelo nero e grigiastro (nonostante non fosse vecchio). Era rimasto li, acquattato e intento a fissare il suo padrone.

    In risposta a ciò, Henry varcò la soglia di casa e dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, andò dal suo buon guardiano di casa, dandogli una grattata sulla testa.

    -Hey Murdoch, sei rimasto tutto da solo?-

    Il cane sembrò aver capito la domanda, dato che fece scodinzolare la coda per due volte, non una di più, per poi sdraiarsi completamente sul pavimento. Ormai era il suo modo per comunicare: un colpo di coda voleva dire si, due invece significavano no.

    “A quanto pare è tornata prima dal negozio… scommettiamo che ora starà in cucina?”

    L’uomo attraversò metà del corridoio tinteggiato di scuro, per poi svoltare a sinistra, dentro l’ampia cucina, che era un tutt’uno con la “sala da pranzo”. Seduta al capo di un tavolo in legno sedeva una giovane donna sulla soglia dei trent’anni, che nell’aspetto ne mostrava venticinque, o giù di li. Stivaletti in pelle marrone scura, pantaloni jeans neri e una giacchetta di pelle che copriva una maglietta a tema punk completavano il suo vestiario. I capelli rosso scuri, dal taglio pixie-cut, incorniciavano la fronte di un volto affilato che, se non fosse stato per delle leggere borse sotto gli occhi color nocciola, e per il piccolo naso un po’ arrossato, sarebbe stato molto grazioso.

    La donna sedeva davanti ad un piccolo portatile, con una mano che pigiava sullo stesso tasto un paio di volte, prima di chiudere il tutto, e l’altra che portava alle sue labbra un bicchiere di whisky allungato. Lo sguardo era particolare: una sorta di mix tra il mesto e il soddisfatto.

    -Laney, sono tornato. -

    Nonostante il tono tranquillo del marito, Laney Allen sussultò sulla sedia, come svegliata da un sogno ad occhi aperti.

    Laney: -Oh! Ah, ciao Henry. Scusami, ero sovrappensiero. -
    Henry: -L’ho notato. Sei anche tornata presto dal negozio. -
    Laney: -Si, beh… non c’erano molti clienti oggi. -
    Henry: -Meglio così allora. Un po’ di riposo in più per te. -

    Il marito dalla soglia si spostò verso il tavolo, sedendosi accanto alla moglie. Ora c’era una domanda da fare, e bisognava andarci piano, ma diretto.

    Henry: -Laney, dobbiamo parlare di una cosa…-
    Laney: -Ti prego, non iniziare a parlare come mio nonno… -
    Henry: -Non ti voglio fare una ramanzina. Voglio solo chiederti una cosa. Rispondimi sinceramente, d’accordo? -
    Laney: -…Andiamo, spara… -

    Henry: -Hai pagato la retta scolastica di Richard di tasca tua, senza dirmi nulla, vero? -

    La giovane donna posò il bicchiere, facendo un po’ di rumore. Con un’espressione che trasudava da tutti i pori la sua “colpevolezza”, si girò per vedere in faccia suo marito, trovandolo come sempre: tranquillo, mai severo ne arrabbiato. Anzi sembrava stesse sorridendo, come se fosse venuto a sapere di una bella notizia.

    Laney: -…come hai fatto? –
    Henry: -Tesoro, al liceo eri famosa per falsificare le firme delle giustifiche, e spesso facevi i compiti all’intera classe. Ero anche uno tra quelli. –

    Laney si portò una mano alla tempia, sentendo un mal di testa imminente, a causa dello stress. Frugò subito nel taschino della giacca e ne estrasse accendino e sigaretta, che iniziò a cercare di accendere ripetutamente.

    Laney: -… Shite, non riesco a farne una giusta… e stupido accendino di merda…-

    Henry; -Ascolta, non sono arrabbiato, ne voglio dirti come devi spendere i soldi della tua attività. E non credere di aver fatto qualcosa di sbagliato, anzi. Ma voglio sapere perché non me lo hai detto: so bene quanto sia importante il negozio per te, e ora ho capito perché hai fatto tutti quegli straordinari. Ma potevi tranquillamente far pagare tutto a me, non hai bisogno di spellar- -

    Laney: -SI CHE NE HO BISOGNO! –

    L’urlo aveva ammutolito Henry, e ora la casa piombava nel quasi silenzio, interrotto dai singhiozzi di Laney, che aveva le lacrime agli occhi, e le labbra tremolanti. Perfino il cane era rimasto accucciato dov’era, con le orecchie abbassate per lo spavento.

    Laney: -Sono dieci anni che non muovo il culo per mio figlio! Dieci anni in cui mi sono comportata da pisciasotto, l’ho abbandonato e me la sono squagliata fin qui! Ho fatto la fifona per un esame psichiatrico di un bambino di cinque anni, ma probabilmente gli ho fatto di peggio a lasciarlo li! Sono così fifona che non ho neanche avuto le palle di venire con te a prenderlo, anche solo per rivederlo per la prima volta! Almeno lasciami fare questo, no? Lasciami essere sua madre, per una volta!-

    Finito il fiato nei polmoni, riprese a singhiozzare in lacrime, la testa appoggiata tra le braccia, distese sul tavolo; l’accendino e la sigaretta, ancora spenti, erano caduti a terra, e nessuno dei due era interessato a raccoglierli.

    Henry non ci penso due volte a cingere le spalle della donna, mettendo una mano tra i suoi capelli, per cercare di tranquillizzarla. In tutto questo tempo avevano parlato così poco di Richard, che Laney era praticamente esplosa. Sensi di colpa covati per anni, da quando aveva lo aveva partorito all’età di soli quindici anni.

    Henry: -Hai ragione, Laney, e sono felice di ciò che hai fatto per lui. Ma la prossima volta non tenermi all’oscuro. Siamo entrambi i suoi genitori, e lo saremo insieme. D’accordo? -

    Come risposta arrivarono solo dei mugolii, che Henry prese come un si. Tornò il silenzio in casa Allen, almeno per qualche minuto, il tempo che il pianto terminasse.

    Laney: -…allora…come sta Richard? –
    Henry: -Sta bene. Forse sembrava un po’ freddo, ma sono sicuro che è una questione di abitudine… del resto è stato lui a chiedere di venire qui a Parigi. –
    Laney: -…Ha degli amici? Non sarà per caso troppo isolato? –
    Henry: -Non preoccuparti, del resto ha scelto di andare al Kadick proprio per un amico. E sono sicuro che se ne farà di altri. Non è e non sarà mai solo. –
    Laney: -Meno male…hai una sua foto?-

    Il marito non disse nulla, ma si limitò ad aprire la foto più recente di Richard che aveva trovato sul cellulare, mentre Laney alzò la testa, gli occhi gonfi e le gote arrossate, per afferrare il telefono e vederla per bene.

    Henry: -Non ce ne sono molte, del resto non ha l’abitudine di scattare foto che lo ritraggono. Ma almeno è qualcosa. –

    La foto ritraeva Richard, Edward e altri tre che probabilmente erano loro amici, per la precisione due ragazze e un altro ragazzo, tutti stravaccati nei posti a sedere di quello che pareva un locale di Roma. Richard era in un punto ben visibile, vestito come al suo solito, compresa la giacchetta. Laney rimase ad osservare la foto per un minuto buono, sfiorando quell’insieme di pixel con il pollice. Un abbozzo di sorriso si stava stampando sul suo volto.

    Laney: -Quanto è cresciuto… a momenti sembra di vedere me in versione maschile… -
    Henry: -E ti assicuro che lo è; per come parlate e vestite, sembrereste due gocce d’acqua! –

    La coppia quindi esplose a ridere, non fragorosamente, ma di gusto. Avevano ritrovato un po’ di serenità. Laney lasciò sul tavolo il telefono, e iniziò a portare il bicchiere in cucina, ancora mezzo pieno di whisky. In seguito si sentì il rumore di qualcosa di liquido che veniva scolato nel lavandino.

    Henry: -Che cosa fai? –
    Laney: -Mi libero di questo liquame, ecco cosa. Se devo farmi vedere da Richard come una madre patetica, perlomeno non voglio sembrare anche un’alcolizzata. E poi dovevo smettere comunque. –
    Henry: - Ha ha ha! E per le sigarette? –
    Laney: -Un passo alla volta! Piuttosto, vedo che stai imparando a essere più diretto, invece di girare intorno ad ogni cosa. Bravo! Allora fai così anche sotto le coperte, e forse potrai trovare un accendino e tre pacchi di Winston nella spazzatura…-

    Sua moglie era decisamente capace di farlo ridere anche quando parlava seriamente. Dovette tenere la bocca chiusa per non risultare troppo fragoroso nella sua grassa risata. Nel frattempo perfino Murdoch era trotterellato in cucina, rimanendo accanto al suo padrone, scodinzolando.

    Nell’aria si respirava il preludio di una futura riunione di famiglia.
     
    Top
    .
27 replies since 10/7/2019, 20:22   1004 views
  Share  
.