Prototipo Fanfiction

I deliri di un utente appassionato

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    Aelita Fan
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    Siccome sto già scrivendo un mio libro, ed è meglio che mi alleni a scrivere per non subire un blocco, ho una mezza idea di fare una Fanfiction su Code Lyoko

    Idea di base: sia nella serie che nei libri non viene mai specificato o negato che quello della fabbrica a Parigi sia l'unico supercomputer.

    Anzi nei libri vi è un secondo computer con un solo scanner, nascosto nella vecchia casa di Hopper (l'hermitage)

    Quindi la mia idea è: in contemporanea al modello in Francia è stato sviluppato un prototipo, in un distaccamento del Progetto Cartagine (nel libro è il nome del progetto di Lyoko) situato a Roma, nascosto in una vecchia palazzina di un quartiere periferico; più precisamente in un passaggio segreto, dentro la cantina, che era usato durante bombardamenti della WW2.

    Il primo dei protagonisti trova le informazioni sulla località del sito sotterraneo tramite il deep web, in un sito criptato (questo protagonista si è munito di software in grado di evitare il tracciamento nel deep web). Scopre ed entra quindi nella località, e riesce ad accendere e esaminare i dati nel computer (nota: ha un solo scanner, un computer in generale meno potente di quello ufficiale, dato che non ci si può materializzare su Lyoko): nei dati trova i dati base del Progetto Cartagine, quindi i dati base di Waldo Shaeffer (Franz Hopper, creatore di Lyoko e del supercomputer), e lo stato di vita e famiglia (lui e la moglie scomparsi, mentre la figlia: sconosciuto). Troverà anche delle foto.


    Il nostro protagonista (un anglo scozzese i cui genitori sono cresciuti in Italia, ma la madre, sapendo che il loro figlio è nato con una leggerissima forma di sociopatia, che si riflette nel non capire appieno i valori morali e l'attaccamento delle persone verso alcune cose, decide di andare a vivere in Francia, trascinando con se anche il padre, che era più riluttante. Quindi ora vive con dei cugini più grandi)
    cerca di coinvolgere il suo amico (italo-tedesco o italo-belga, devo decidermi) nel provare lo scanner. Quindi l'amico viene virtualizzata in un posto molto simile all'interno di una Torre. Davanti a lui vi sarà una schermata che chiederà se si vuole stabilire un collegamento con il computer principale (fabbrica). Accettando, riescono, tramite un forte segnale satellitare a riaccendere a distanza il supercomputer della serie (se ormai si può rintracciare un computer spento...), causando un blackout di un paio di minuti sia Roma che a Parigi, allo stesso tempo.

    I due ragazzi sanno ora dove si trova il supercomputer francese, e vogliono andare a fondo. Fortuna vuole che l'amico (il mezzo italiano), finita la terza medie, si debba trasferire in Francia, e fare due anni al collegio kadick (in Francia i 5 anni di college comprendono i 3 anni delle medie e il biennio delle superiori), il protagonista (anglo scozzese) decide di fare la stessa mossa, chiamando suo padre dicendogli di voler andare da loro per sistemare le cose (una bugia utilitaristica, che riflette in parte il suo disturbo psicologico), facendosi iscrivere al Kadick.

    Questa è, grezzamente, la prima parte/prologo della Fanfiction. Ovviamente xana ritorna (nessuno ci dice che non si sia copia incollato una parte di se in giro nella rete). Oltretutto voglio aggiungere tra i protagonisti la figlia di Aelita (che chiamerò Maya, in onore del nome provvisorio che Jeremy ha dato ad Aelita quando ha scoperto per la prima volta Lyoko).

    Che ve ne pare?
     
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    L'idea é ottima,la storia pure. Perchè non provarci....
     
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    Ecco i Personaggi Originali (OC) protagonisti della Fanfiction. Ovviamente il resto del cast sarà praticamente quello della serie. Tutti quanti i protagonisti hanno 14-15 anni (fine della terza media)


    Richard "Jacket" Allen


    Un anglo scozzese, i cui nonni sono venuti a vivere in Italia. Solitamente si fa chiamare Jacket per la sua peculiarità di avere sempre con se una giacchetta: d'inverno o d'estate, indossata o legata ai fianchi, ne porta sempre una.

    Aspetto: i capelli medio-medio lunghi, il cui colore è mogano (rosso scuro-nero). Non ha un taglio particolare. Gli occhi sono di un color nocciola, stranamente non presente in famiglia. Volto ovale, con naso medio. Carnagione chiara. Per il vestiario, i blue jeans sono un mantra. D'inverno indossa una giacca da aviatore militare, con colletto in pelliccia, e scarponi, mentre in primavera ed estate indossa scarpe Air Max a caviglia alta e giacchetta Varsity-Letterman (le giacche dell'High school americana). Maglie e magliette variano senza preferenze particolari.

    "Dio ha tirato un 20 naturale nell'aspetto, 1 tutto sul resto"
    cit. Jacket

    Carattere: Jacket è nato con un disturbo psicologico parzialmente simile alla sociopatia: non riesce a comprendere appieno il rispetto delle leggi, della morale e dell'etica comune, oltre alle gerarchie sociali e familiari; il tutto probabilmente accentuato dal fatto che i genitori stretti lo hanno lasciato ai cugini, o meglio è stata la madre, trascinando il padre. Quindi Jacket non prova alcun rispetto reverenziale, o affetto indiscriminato, verso i familiari.

    La cosa si traduce quindi in una talvolta mancanza di tatto (anche nelle sue battute che mischiano l'english humor ereditato dal padre inglese, e la maleducazione diretta ereditata dalla madre scozzese: Es. "What ya starin' at ya wee fuckin posh cunt!?" ), e nell'ignorare il politicamente corretto ("ma senza la vena razzista dell'Alt Right, che a mio parere dovrebbe solo fare Alt F4"). Inoltre non esita nel mentire per fini utilitaristici, se necessario.

    Hobby: oltre a bazzicare nell'informatica e nei videogiochi (sa fixare e patchare praticamente di tutto), è un master e giocatore di GDR, anche se a D&D preferisce Warhammer Fantasy Roleplay ("Per me è più epico un Acchiappatopi nei casini, piuttosto che l'ennesimo Paladino AngliPuritano in armatura d'oro bianco, di allineamento morale Legale (buono) Stupido"
    Cit.sua). Oltretutto adora la musica Synthwave e la filmografia anni 80-90.
    Inoltre molte delle sue battute sono pregne di referenzialismo al mondo dei meme e di internet. E ha un hard disk pieno di immagini, video e giochi hentai.
    Insomma un Geek da manuale .




    Oh e segue Mortebianca su YouTube (Easter Egg)
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    Edward "Ed" Melara

    Ed per i coetanei, è uno dei pochissimi (se non il) amici stretti di Jacket. Un Italo-Belga (Belga da parte di madre), in procinto di trasferirsi con la famiglia a Parigi, iscrivendosi così al Kadick.

    Aspetto: Occhi marroni, carnagione leggermente scura, viso squadrato incoronato da i corti capelli biondo sporco, in un taglio sfumato ai lati e alle tempie, con un po' di gel sulla parte superiore. No, non gli ha alzati come Odd.
    Dal punto di vista del vestiario non ha preferenze sui pantaloni. Indossa solitamente maglie a maniche doppie, e i piedi sono calzati da converse o scarpe da ginnastica comunissime.

    Carattere: Ed in parte fa da "contrappeso" a Jacket: se quest'ultimo è il più ambiguo moralmente ed eticalmente, più cinico e scavezzacollo, con le battute talvolta in stile "humor nero" o offensive, Edward, complice anche la situazione familiare molto più serena di quella di Jacket, è generalmente ottimista, più gentile e accorto nelle parole rispetto all'amico, e quindi con molti più amici. Inoltre è più incline allo seguire le regole e le aspettative altrui (per fare un esempio, molto estremo: se entrambi dovessero inseguire qualcuno, Edward userebbe la propria bici mettendocela tutta, mentre Jacket ruberebbe un auto per essere più veloce).

    Hobby: Pratica l'HEMA (scherma medievale storica), specializzandosi nella spada lunga, vincendo inoltre in competizioni regionali organizzate dalle associazioni. Dal punto di vista musicale ascolta l'hard rock e il metal, anche se in realtà scarica e ascolta qualsiasi brano gli piaccia di primo acchito. Di lettura apprezza i gialli e l'high fantasy, laddove Jacket preferisce il dark fantasy e lo Sword & Sorcery (in pratica se Edward preferisce il Signore degli Anelli e Sherlock, Jacket preferisce La Torre Nera e Conan il Barbaro).
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    Sylviane "Syl" Cellier

    La ragazza del gruppo (a cui dopo si aggiungerà Maya Belpois, figlia di Jeremy e Aelita). Francese al 100%, ha iniziato il Kadick dal primo anno, e gli eventi la porteranno a unirsi a Edward e Jacket; quest'ultimo la soprannominerà "Syl", e tra i due nascera la prima ship della Fanfiction (senno non sarebbe Code Lyoko).

    Aspetto: Il suo tratto fisico distintivo è la sua eterocromia: un occhio è di colore azzurro, mentre l'altro verde. Gli occhi prendono posto nel viso a cuore, avente il naso e la bocca piccoli, sormontato dai capelli tinti di viola scuro, raccolti in una lunga treccia, e allo stesso tempo davanti ha una frangetta nei pressi dell'occhio sinistro. La carnagione è chiarissima, praticamente lattiginosa, come molte persone con capelli rossi. Un'altra cosa che la rende singolare è il vestiario: Calze nere aderenti, fin sopra le ginocchia, scarponi alti al ginocchio neri-verde scuro (tinte unite, non come la mimetica), seguiti in salita da una gonna, nera e viola, abbastanza corta da scendere poco oltre il limite delle calze (in pratica, le calze sono fino a metà coscia, la gonna arriva poco più giù). Inoltre alla vita della gonna è appesa una catena da bicicletta (tipo quelle che si mette la gente nel passante della cintura). Il torso è coperto da una maglietta a mezze maniche di un viola più chiaro e morbido, con una stampa ritraente degli ingranaggi d'ottone avvolti da rampicanti. Infine le mani sono ornate da guanti senza dita neri (con una trama color oro) e in testa ha un basco. L'abbigliamento è stato permesso dalla scuola, dato che non mostrava nulla che non si poteva mostrare, ne era irrispettoso.

    Carattere: La più tranquilla e singolare di tutti, Syl per quanto riguarda le amicizie è per certi versi messa peggio di Jacket: ha veramente 3 o 4 amici veri e propri (di cui Jacket e Edward), questo dato dal suo scarso interesse verso gli interessi (perdonatemi il gioco di parole) altrui. Unito ai suoi interessi e abbigliamento singolari, è abbastanza solitaria (non bullizata, neanche un po', ma semplicemente in disparte). Riuscendo però a entrare nei suoi affetti, mostra una grande affidabilità dal punto di vista della fiducia, e un forte interesse verso i propri affetti e amici, pronta ad aiutarli anche se ciò dovesse significare andare in prima linea. E queste caratteristiche fanno in modo che Jacket, durante la Fanfiction, mentre il gruppo esegue le incursioni su Lyoko per salvare il mondo, si infatui di lei (e viceversa), costruendo piano piano un rapporto: Jacket con lei impara a fidarsi di più della gente e a tenerne conto di più (Syl spingeraà ad un certo punto Jacket di provare a riunirsi alla famiglia), e Jacket di contro non la farà sentire sola

    Hobby: Adora leggere e scrivere storie brevi e fanfiction. In particolare il suoi generi preferiti sono lo stempunk e l'horror lovecraftiano come Cthulhu (tale preferenza si vede anche nel vestiario). Dal punto di vista musicale, ascolta musiche oniriche, "d'ambience" (cercate Ulf Soderberg). Ascolta anche colonne sonore di film, e videogiochi. E' anche discreta nel disegno a mano libera. Le materie in cui eccelle si deducono essere le artistico-umanistiche. Gioca a pochi videogiochi, ma di questi ne è fruitrice appassionata.
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    EXTRA: i videogiochi giocati dai 3 OC (per sottolineare ulteriormente i loro hobby e caratteri):

    Nonostante Jacket sia il giocatore più incallito, tutti e 3 giocano regolarmente.

    In particolare:

    Edward: Uncharted,vari platform, qualche sparatutto generico, Skyrim.....

    Jacket
    : Dark Souls, Fallout, Hotline Miami, Grand Theft Auto, Strategici tipo warcraft, Age of Empires e i Total War, Resident Evil..

    E Custom Maid 3d ovviamente, heheheheheheh....

    Syl: Avventure grafiche come Syberia, e giochi Horror stile Amnesia: the dark descent...
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    E questi sono i personaggi originali. Per quanto riguarda Maya Belpois ci devo ancora pensare bene.
    Come potete vedere, jacket è quello che ha ricevuto più dettaglio e spiegazioni, dato che è il più complesso dei personaggi.

    Come sempre, i vostri pareri sono ben considerati.

    Edited by Ishumaeru - 11/7/2019, 21:22
     
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    Not bad.. non vedo l'ora di leggere questa fanfiction
     
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    Ecco a voi il primo capitolo! ditemi cosa ne pensate, sono le prime volte che scrivo e pubblico in giro!
    Ho cambiato il concept del computer prototipo a Roma; non virtualizzerà dentro una torre vuota e buia. Bensì su Xanadu, il concept iniziale dell'episodio pilota, riprendendo il mondo di Garage Kids, proprio come fosse un prototipo di Lyoko!

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    Roma
    16 Agosto 2019, 16.20
    (Musica di sottofondo: Ocean Drive – Miami Nights 1984)
    Mentre i raggi del sole penetravano con forza attraverso la finestra aperta di quella camera situata nel limitare tra il Quartiere Ostiense e il Centro Storico, un ragazzo di 14 anni, con i capelli color mogano (quasi neri, non essendo colpiti dalla luce) spettinati in seguito a una dormita terminata mezz’ora fa, si stava dilettando in uno dei suoi hobby principali quando era in casa: navigare nel Deep Web.
    Ma non di certo per esplorare i siti di vendita di droga e armi non tracciabili, oppure siti …..“malati”.
    Ciò che gli interessava davvero erano i siti ridicolmente strani: dove trovavi nuovi culti, teorie del complotto o anche solo il nonesense più demenziale. Tra sette pseudo-sataniche, tentativi di organizzare raid contro aree militari segrete e disegni geometrici che, se decifrati (ovvero mai), avrebbero dovuto dimostrare il tuo alto QI, c’era da divertirsi per tutto il giorno.

    “Ahhh è un peccato che questa roba non sia disponibile sul Web di tutti i giorni: ci si potrebbero fare meme fino al prossimo secolo.” Disse lui ad alta voce, sovrastando la musica di sottofondo che, prima di adesso, era l’unica fonte di rumore in quella camera. Insieme ai clic del mouse.

    Oh, già. Lui si chiama Jacket.
    O meglio, si fa chiamare Jacket: tecnicamente il suo nome era Richard, ma solo i suoi familiari lo chiamano per nome. La sua stretta cerchia di amici gli ha affibbiato quel sopranome a causa della sua particolarità: non importa che stagione fosse, ogni volta che usciva aveva sempre con se una giacchetta. Era il suo segno distintivo, che permetteva di riconoscerlo a una prima occhiata, anche perché i suoi gusti in termini di vestiti erano abbastanza singolari: d’inverno indossava giacche militari americane o inglesi (meglio ancora se avevano la pelliccia sul colletto), mentre d’estate aveva una Varsity Letterman, che pareva presa da un ex giocatore della squadra di football di una High School dell’83.
    Mentre cercava di non sputare la sua lattina Pepsi davanti alla pagina che aveva di fronte (una pagina sfondo nero su cui vi era un’immagine di Adamo che univa il dito a un cumulo di spaghetti fluttuanti), Jacket notò un anomalia: in una frazione di secondo in cui aveva passato il puntatore del mouse sullo sfondo nero, gli sembrava di aver intravisto l’icona che indicava del testo.
    Jacket posò la lattina sul tavolo, accanto a un manuale di “Martelli da Guerra “ (“ un mondo oscuro pieno di pericoli”) e ai relativi appunti della campagna. Dopodichè, con fare volutamente esagerato, si mise a contare le dita della mano destra. La scelta non era casuale.
    “..4 e 5. Ok, sono ancora lucido, e di norma non dovrebbero comparire icone di testo nello sfondo di una pagina…..”
    Di punto in bianco si mise a “setacciare” con il mouse tutto lo sfondo della pagina per ritrovare quell’anomalia. Ci mise solo una manciata di secondi a trovare quello che pareva un link nascosto nel codice HTML. L’unico problema era che reindirizzava a una pagina il cui accesso era negato.

    “Mhhh, la rete non ha problemi, e il sito non dice altro oltre ad “ACCESSO NEGATO”…. Mi sa che è il momento di forzare un po’ la mano. ”
    Tra i vari interessi di Jacket, uno in particolare si è rivelata un’abilità utile: l’hacking. Certo non sarebbe mai stato capace di penetrare in sistemi governativi estremamente protetti, ma riusciva ad aggirare buona parte delle protezioni.
    Adesso doveva “forzare” il sito, una cosa relativamente semplice, ma non poteva farlo così, di testa: sarebbe stato facilmente rintracciabile con un attacco diretto, specialmente nel Deep Web. Quindi Jacket avviò prima un programma, creato da lui, che collega il computer a una cinquantina di reti e PC nel mondo; in questo modo è molto più faticoso trovare la fonte dell’ attacco, permettendo quindi all’hacker di penetrare nel sistema, rubarne i dati e staccarsi via in totale tranquillità. Unito al suo indirizzo IP che cambiava periodicamente, Jacket era praticamente a prova di rintracciamento.
    Il risultato di questa “violazione di domicilio informatico” era un file PDF dal peso consistente; quindi usò un suo altro programma per scannerizzare il file, in modo da accertarsi che non fosse un virus, o anche solo illeggibile.
    Il controllo è stato superato a pieni voti.
    A questo punto Jacket aprì il file, trovandovi all’interno qualcosa che aveva più valore di una miniera d’oro.
    ---------------
    PROGETTO CARTAGINE-DISTACCAMENTO ITALIANO
    INFORMAZIONI RISERVATE
    Questo era ciò che si leggeva sulla prima pagina del file; per quanto fosse già intrigante, quella pagina era solo il preludio di una scoperta sensazionale.
    Il file rivelava un intero progetto governativo a scopo bellico, sviluppato per la Guerra Fredda, che consisteva in due supercomputer quantistici: quello principale era situato a Parigi, nascosto sotto una vecchia fabbrica abbandonata, mentre vi era un prototipo che, con grande stupore di Jacket, si trovava proprio a Roma, all’interno di un vecchio bunker della seconda guerra mondiale, nascosto sotto una palazzina, ormai in disuso, distante solo un paio di isolati da casa sua!
    E non era tutto: il file dava anche informazioni sul creatore del progetto, comprese di nome e stato attuale.
    Waldo Schaeffer: Scomparso, probabilmente morto.
    Anthea Schaeffer: Scomparsa.
    Aelita Schaeffer: Sconosciuto
    In allegato vi era pure una foto della famigliola: Waldo Schaeffer, lo scenziato baffuto e occhialuto, insieme alla moglie dai lunghi capelli rosa (“Chissa se sono naturali..”) e infine una bambina con i capelli corti, sempre rosa, intenta a scartare il suo regalo di natale; Jacket presumette che si trattava di Aelita Schaeffer.
    A questo punto una persona normale avrebbe cancellato il file e dimenticato la faccenda per paura di eventuali guai con il governo. Jacket però era l’ultima persona a curarsi di cose come leggi o etica comune, e francamente non ne comprendeva il seguirli ciecamente.
    Era arrivato il momento di fare un bel viaggetto fino alla palazzina. Ma non senza prepararsi adeguatamente.
    Dopo essersi vestito, pettinato decentemente i capelli ribelli, e salutato i suoi cugini e attuali tutori, fece un attimo tappa al garage: mise in uno zaino abbastanza capiente e resistente una torcia, un piede di porco e alcuni snacks (la giornata poteva prospettarsi lunga). Quindi, salì in sella alla sua bicicletta.
    Destinazione: palazzina abbandonata!
    “Cugini e attuali tutori”? Ebbene si.
    Alla nascita Jacket è stato diagnosticato con una condizione parzialmente riconducibile, sotto alcuni aspetti, a una lieve sociopatia: mancanza di comprensione del rispetto delle etiche morali, delle leggi e del politicamente corretto.
    Ciò si riflette nelle suo modo di parlare: dialoghi con battute molto referenziali, spesso pregni di“Umorismo Nero” scabroso (anche se mai razzista o sessista) e forte mancanza di “educazione” . Entrambe qualità ereditate sia dal padre londinese (per quanto riguarda l’umorismo nero) e dalla madre scozzese (per quanto riguarda le parole… dirette..).
    Ed è questa sua condizione che ha portato la madre ad andarsene in Francia, trascinando con se il marito dalla non molto forte autorità, e lasciando il figlio a dei cugini più grandi. Le uniche chiamate che riceve sono da parte del padre, che si vuole assicurare che il figlio stia sempre bene.
    --------------
    Ci è voluta solo mezz’ora per arrivare davanti al posto interessato: una palazzina dai muri scrostati e un paio di finestre rotte. Dopo aver legato la bici ad un palo Jacket, zaino in spalla, entrò nel cortile pieno di erbaccie, trovando una porta aperta che conduceva a uno scantinato: l’odore di umido sovrastava l’intera stanza, illuminata solo da una minuscola finestra sudicia, il cui arredamento era composto solo da un paio di bici rotte e un mucchio di sacchi di sabbia per edilizia.
    Jacket quindi si mise a ispezionare tutto il pavimento e le pareti, alla ricerca di botole o passaggi segreti sui muri.
    Apparentemente lo stanzino non possedeva nulla di tutto ciò, ma lo sguardo del ragazzo cadde sui sacchi di sabbia: spinto dalla curiosità inizio a spostarli via, rivelando una botola incassata nel terreno: non era neanche chiusa da un lucchetto.
    Quindi Jacket accese la torcia e aprì la botola: una scala conduceva verso quello che pareva un lungo corridoio completamente buio; perlomeno li non vi era odore di muffa.
    Scese le scale, Jacket si incammino lungo il tunnel sotterraneo, camminando per quelli che gli erano parsi 15 minuti, passati i quali arrivò davanti a una quella che pareva una porta a scorrimente, accanto a cui vi era un tastierino numerico consunto e impolverito.
    “Merda, ci vuole un codice d’accesso…” pensò Jacket stizzito dalla poco piacevole novità. Provo quindi a inserire la data presente nel file PDF : 1979. Nutriva un minimo di speranza di aver azzeccato il codice per pura fortuna.

    Inserito l’ultimo numero, una voce preregistrata uscì dall’altoparlante del dispositivo: l’unico problema era che l’audio era inascoltabile, completamente sfasata e corrotta. Inoltre la porta aveva iniziato ad aprirsi, solo per poi bloccarsi dopo pochi secondi, lasciando uno spiraglio come unica apertura.
    Jacket dedusse quindi che non importava se il codice fosse corretto o no: la porta si sarebbe bloccata comunque. Per fortuna aveva con se il piede di porco; mettendoci molta forza e soprattutto molta pazienza per evitare di ferirsi accidentalmente, riusci a smuovere la porta, per poi spingerla fino ad aprirla abbastanza per passarci attraverso.
    Ripresosi un attimo dalla fatica, Jacket riprese la torcia e la punto verso la sala, intento ad andare fino in fondo a questa faccenda.
     
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    Bellissimo inizio, veramente. Il primo capitolo mi è piaciuto veramente tanto. Spero che arrivino presto gli altri così posso scoprire se riesce ad accedere al computer quantistico o se ci saranno altri problemi...
    Bravissima veramente
     
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    Tecnicamente sono un maschio :)


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    Secondo capitolo, tutto per voi!
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    Se l'avesse detto in giro, di certo nessuno gli avrebbe creduto; del resto, secondo la gente, ciò che Jacket aveva scoperto nel momento in cui aveva attraversato quella porta era fantascienza (non da bere), non sarebbe mai potuto esistere se non nella fiction.

    Be', spiacente per gli ultra-scettici dell'ultima ora, ma la fantascienza era fisicamente davanti ai suoi occhi.

    La torcia illuminava quello che, andando a logica, era il supercomputer vero e proprio: un rettangolo di acciaio impolverato, dotato di un pulsante d'accensione, la cui vernice rossa era ormai scrostata da un pezzo, e di un grosso LED. Dal retro del computer partivano una serie di cavi grandi quanto una gamba, che andavano a collegarsi ad altri due dispositivi: uno era un grande monitor con tastiera integrata, attaccata al bordo inferiore, oltre a una comoda seggiola inclusa; l'altro era il più lontano nella stanza, ed era un grosso cilindro d'acciaio color rame, inclinato di 30° sopra il terreno: era una scanner a misura d'uomo, secondo il PDF.

    E sempre secondo le informazioni del file, il supercomputer dislocato a Parigi era molto più grande e potente, tanto che la postazione monitor, il supercomputer e gli scanner avevano ognuno una sala adibita. Ma alla fine la grandezza non era la cosa che a Jacket importava al momento; l'esistenza stessa di un supercomputer, per giunta così vicino a casa sua, era già abbastanza una scoperta del secolo.

    Per certi versi non aveva più bisogno di regali nelle festività.

    Jacket, prendendosi tutto il tempo di osservare, si avvicinò al pulsante d'avvio del supercomputer: era ancora in tempo per rinunciare e tornare a casa, come i comuni mortali.

    Ma ormai ci era dentro fino al collo.

    "... è tempo di fare la cazzata.."
    disse Jacket, per poi premere il pulsante con decisione.

    In quel momento il bagliore scaturito dal LED del supercomputer lo costrinse a indietreggiare, con la vista annebbiata e gli occhi lacrimanti. Ci vollero un paio di minuti per riacquisire una vista chiara, per poi vedere come la sala adesso fosse completamente illuminata; di contro la torcia, in preda a un'epifania, aveva deciso di tirare le cuoia fatte di plastica e fili di rame.

    "Oh be, tanto era da due soldi. Letteralmente".


    Dalla postazione monitor si poteva vedere quest'ultimo illuminato, mostrante una barra di caricamento che, una volta completato, portava alla schermata desktop del sistema operativo del supercomputer; lo schermo recitava:

    "HOPPIX OS BETA 0.5"


    La scritta, come tutta l'interfaccia, era di un colore rosa-violaceo neon. Molto anni 80.

    "I miei complimenti al programmatore per
    L' E S T E T I C A"


    L'interfaccia del SO era un misto tra finestre grafiche gestibili tramite mouse e comandi inseriti da tastiera. E ora era tempo di bazzicare tra i file di sistema.

    Per fortuna che i comandi erano quelli convenzionali usati nei SO più comuni, perché gli ci vollero solo 10 minuti per esplorare un po'tutto il sistema, trovando qualcosa di interessante: una cartella nominata "Diario 1.0"; al suo interno vi erano una serie di videoregistrazioni che Jacket, per ascoltarle tutte, ci mise un ora abbondante.

    -----------

    Waldo Schaeffer, lo scienziato a capo del Progetto Cartagine, spiegava nel video-diario, volta per volta, i suoi progressi nel progetto più ambizioso presente nel supermercomputer: una simulazione di un mondo virtuale in cui era possibile entrare tramite gli scanner, che avrebbero "virtualizzato" il soggetto all'interno della simulazione. Lo scopo di ciò era testare le teorie sulla simulazione virtuale e, soprattutto, la potenza del computer quantistico.
    In parole semplici per i non addetti ai lavori: un enorme videogame dal gameplay non troppo strutturato.
    A quello stadio il progetto era ancora finanziato da pochi privati, molti affiliati a una organizzazione terroristica chiamata "La Fenice Verde", quindi il mondo virtuale non era spaventosamente grande o complesso.

    Il diario continuava, arrivando fino a un punto di svolta: l'abbandono del distaccamento italiano del progetto, in favore del supercomputer parigino, migliore da tutti i punti di vista, ottenuto grazie a dei cospicui fondi governativi. Nonostante ciò, sul supercomputer italiano furono copiati vari dati e fu implementata la possibilità di collegarsi al computer francese tramite una spedizione nel mondo virtuale prototipo, chiamato "Xanadu" (che pareva significare "paradiso").

    Il tutto però, subisce una piega inaspettata: negli ultimi video del diario, il professor Schaeffer spiegava come avesse creduto che il Progetto Cartagine sarebbe stato utilizzato per scopi umanitari; purtroppo i governi NATO avevano intenzione di utilizzare il progetto contro l'URSS nella Guerra Fredda.

    "Quando i governi useranno i loro progetti per sinceri scopi umanitari, come minimo avremo colonizzato nuovi pianeti. Il che dubito accadrà a breve." Disse Jacket in tono canzonatorio. Anche se era da solo in quella stanza.

    Waldo Shaeffer rivelò quindi come la moglie Anthea fosse stata rapita, e che lui e la figlia Aelita fossero in grave pericolo. Dopo aver quindi cambiato nome in Franz Hopper, diventando insegnante al collegio Kadick, aveva effettuato una decisione estrema: prima di tutto creare un intelligenza artificiale che proteggesse il supercomputer dalle mani del governo, chiamata XANA. E in seguito virtualizzare se stesso e la figlia sul nuovo mondo virtuale: Lyoko.
    Il diario terminava qui.

    -----------

    Un mondo virtuale accessibile da uno scanner: Jacket DOVEVA e VOLEVA provare a entrarvici.
    C'era però un problema: chi controllava il computer, facendolo virtualizzare, esplorare e poi far tornare nel mondo reale? L'idea di restare intrappolato dentro un PC come padre e figlia non gli era allettante.

    Aveva bisogno di qualcuno disposto a provare a entrare nello scanner e farsi virtualizzare. Qualcuno che poteva convincere senza pagarlo fior di quattrini ("Sono tutto tranne che un ricco annoiato").

    "Forse conosco una persona adatta.....".


    ----------------

    Edward era distrutto.

    Oggi era il suo ultimo giorno alla palestra di scherma storica: per l'addio, avevano organizzato un torneo locale tra i membri dell'associazione; Ed adorava la scherma e i tornei di duelli con spada lunga, ma oggi gli avversari erano decisamente abili. Inoltre a breve si sarebbe trasferito a Parigi, dato che i genitori vi avevano trovato un lavoro ben retribuito. Quindi come risultato Ed si sentiva come se il corpo lo avesse abbandonato per andare a zonzo.

    Entrato nella sua camera, ariosa, ampia e dai colori tenui, si gettò sul letto; aveva bisogno di almeno mezz'ora di riposo prima della cena.

    Ed in quel momento stava già pensando alla sua partenza. Gli sarebbero mancate tantissime cose della penisola a forma di stivale: il cibo, la sua città Aeterna, i parenti e gli amici.

    E tra i suoi amici, soprattutto quel pazzo scavezzacollo di Jacket.

    Non capiva mai come quell'anglo-scozzese potesse essere così indifferente alle regole di vita.
    Perciò Edward, in un certo senso, era l'antitesi di Jacket: sempre cortese, gentile, rispettoso delle regole e dell'etica comune, nonche del politicamente corretto; certo talvolta le leggi sono ingiuste e alcune persone sono bigotte, ma in generale tutte queste regole sono necessarie e utili per la convivenza sociale, quindi Edward le segue sempre.

    E a quanto pare è proprio vero che parlando del diavolo spuntano le corna, perché in quel momento il suo telefono squillava. Svogliatamente lo prese per guardare il numero: era proprio Jacket.

    Come vuole l'educazione, si risponde alle chiamate.

    Ed: "Pronto.... ciao Jacket. Senti sono appena tornato dalla palestra, sono stanco morto e tra due settimane parto per Parigi..."

    Jacket: "Due settimane? Perfetto, allora sicuramente un paio di questi giorni sei libero. Senti ho assolutamente bisogno di te."

    Ed: "....Bisogno di me? Non vorrai mettermi in mezzo alle tue genialate rischiose. Tipo quello volta che mi hai chiesto di inserire una chiavetta con un virus nel computer del prof, solo perché ha un po'esagerato nel metterti un votaccio.. sai che se ti avesse scoperto saremmo finiti nei guai tutti e due, vero?"

    Jacket: "Cosa? No, niente cazzate del genere. Ho scoperto qualcosa di molto grosso, anzi epocale, e ho bisogno di una mano. Vedrai poi sul posto di che cosa si tratta"

    Ed: "..Non puoi dirmelo adesso cos'è?"

    Jacket: "Se te lo dicessi ora, senza fartelo vedere, non mi crederesti. Facciamo così, se si scopre che ti ho detto una balla colossale, andremo al solito posto e stavolta offrirò io, d'accordo?"

    Ed: "....Offri tu?"

    Jacket: ".....Prometto....." Disse facendo il dito medio; tanto non succederà mai.

    Jacket: "Allora, ecco il posto e l'ora..." Quindi gli descrisse luogo e orario dell'incontro.
    "Allora a dopodomani, bye!"


    Ed: "Aspetta, non ho ancora dato una risposta.... pronto?...."

    Aveva riattaccato. Come al solito.

    Adesso Ed non poteva mancare all'appuntamento: Ormai era troppo curioso.
     
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    Bellissimo anche questo secondo capitolo. Non vedo l'ora di leggere gli altri...
     
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    TERZO CAPITOLO! TUTTO PER VOI

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    Jacket: "Sei arrivato giusto un po'in ritardo."

    Ed: "....be, avevo un impegno urgente."

    Di tutta risposta, Jacket lo guardava con uno sguardo poco convinto; erano in vacanza scolastica, apparte alcune cose riguardanti il trasloco, quali impegni poteva mai avere?

    Jacket: "...Pazienza, ora seguimi, così vedrai con i tuoi occhi."

    Il duo si dirisse dentro lo stanzino sporco e umido. I sacchi di sabbia erano rimasti spostati.
    Ed: "Oh dimmi, è questa la tua "scoperta epocale"? Una cantina in una palazzina abbandonata?"

    Jacket: "Non ho mai detto che la mia scoperta fosse proprio in questa stanza" disse per poi indicare la botola aperta "forza vieni, si scende di sotto."

    Ed: "Cosa, sei impazzito? E se la botola si chiudesse sotto di noi, e bloccasse ?".

    Jacket: "Cos'è, hai paura?.. dai, se sono tornato vivo e vegeto da lì, non c'è da preoccuparsi" quindi scese da solo

    Ed: "... Be non posso lasciarti li sotto da solo, quindi scendo anch'io. E non ho paura, sono solo molto cauto!"

    Appena furono scesi, proseguirono lungo il tunnel fino ad arrivare davanti alla porta (l'attivazione del supercomputer aveva acceso anche l'illuminazione nel tunnel). Prima di varcare la soglia, Jacket chiese un ultima cosa ad Ed.

    Jacket: "Ok, ci siamo quasi. Prima di attraversare questa porta: ho la tua parola che non dirai nulla a nessuno, soprattutto alle autorità?"

    Ed: "Uff... Lo prometto, possiamo entrare ora?"

    Jacket: "Okay okay, che frettoloso.."

    Quindi fece segno a Ed di entrare prima di lui.

    Nel momento in cui varcò la soglia, Ed sentì che il suo cervello era pronto a scoppiare: di fronte a lui i film di fantascienza erano una realtà.

    Ed: "M-ma...cosa diavolo è sto posto!?"

    Jacket: "Oh niente, solo un supercomputer quantistico che simula un mondo virtuale in cui possiamo entrare fisicamente, grazie a quel grosso scanner" disse indicando rispettivamente il supercomputer e lo scanner. "Proprio roba da tutti i giorni eh?"

    Ci vollero un' altra manciata di secondi perché Ed si riprendesse dallo shock. Tutto questo non poteva essere falso: Jacket di certo non avrebbe mai avuto abbastanza soldi per creare tutto ciò, solo per fare uno scherzo. E non sarebbe comunque rientrato nella sua comicitá.

    Mentre Ed rimaneva imbambolato, Jacket risvegliò il supercomputer dalla fase di standby in cui l'aveva lasciato due giorni fa.

    Jacket: "Allora...vuoi la spiegazione breve o quella dettagliata?"

    Ed: "Scelgo la dettagliata."

    Jacket: "Okay, allora vieni qui, perché la spiegazione l'avrai direttamente dal creatore di tutto ciò: Waldo Schaeffer."

    Quindi gli fece vedere tutte le videoregistrazioni del diario dello scienziato.

    ---------------------

    Ed: "Quindi: quella persona nelle clip dice di essere il creatore di un progetto militare, finanziato prima da terroristi e poi dai governi italiani e francesi, riguardante due supercomputer contenenti dei mondi virtuali?"

    Jacket: "Esattamente"

    Ed: "...Se è uno scherzo è davvero ben fatto. Andiamo su, questa è fantascienza pura! Come puoi dimostrarmi che tutto questo è vero?"

    Jacket: "È proprio qui che ti volevo! Sei pronto a fare un bel viaggetto in paradiso? O meglio, Xanadu?"

    Ed: "Mi stai chiedendo di entrare in quell'aggeggio gigante?" disse indicando lo scanner.

    Jacket: "Già" disse per poi aprire e scolarsi una lattina di bibita che si era portato con se.

    Ed: "Oh, no no no no, neanche morto. È potenzialmente pericoloso, senza contare che (nel caso questa storia sia vera) stiamo infrangendo leggi governative! Hai idea di quali guai rischiamo di passare!?"

    Jacket: "Se ne ho idea? Si, eccome. Se mi interessa? Neanche. Un. Po'.

    Andiamo su, ti posso assicurare che non è pericoloso; ti terrò d'occhio da questa postazione monitor, e appena succede qualcosa di strano ti riporterò qui tutto intero, ok? Sarò un pazzo, ma non ti ho mai lasciato da solo nei guai, e tu questo lo sai."


    Se c'era una cosa di cui Ed non era capace era il non fidarsi degli amici: alla fine lui sapeva che Jacket, per quanto avventato fosse, lo aveva sempre aiutato, da vero amico qual'era.

    Ed: ".. D'accordo, mi fido di te. Apri quello scanner e facciamola finita"

    Jacket: "Grazie Ed. Bene,
    Pronto a partire!"


    Ed quindi entrò nello scanner, che dall'interno risplendeva di luce. Una volta sdraiatosi all'interno Jacket, in preda all' adrenalina, incominciò a effettuare il processo di virtualizzazione, esclamando ad alta voce ogni step eseguito.

    "TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO!"

    Le porte dello scanner si chiusero. Dentro di Ed il nervosismo aumentava sempre di più.

    "SCANNER: INIZIALIZZATO!"

    Una folata di aria calda investì il corpo di Ed, mentre questi veniva leggermente sollevato dalla parete d'acciaio dello scanner.

    "VIRTUALIZZAZIONE!"

    All'improvviso Ed sentì che il suo corpo veniva come risucchiato, mentre perdeva la sensibilità di ogni arto.
    Quindi un lampo di luce bianca lo accecò,per poi sentire un dolore al fondoschiena poco dopo, mentre riacquistava i sensi.

    Una volta che Ed si riprese, sentì innanzitutto che non respirava. O meglio, non sentiva il bisogno di farlo. Quindi aprí gli occhi, per capire dove si trovasse.

    Il nome Xanadu si traduceva in "paradiso". E mai nome fu più azzeccato per lo spettacolo che Ed vedeva intorno a lui.

    Un paesaggio costituito da un alta montagna all'orizzonte, mentre il terreno era coperto di vegetazione rigogliosa, e grandi alberi la cui forma era identica a quella dei bonsai. Inoltre alla sua destra vi era un enorme lago la cui acqua era perfettamente limpida.

    Questo paradiso naturale aveva però un elemento singolare: qua e là spiccavano delle imponenti torri bianche, avvolte da un aurea color bianco perla, mentre dalla base nera partivano enormi cavi, simili a radici, che attraversavano tutto il territorio; la torre più alta e imponente si trovava in cima al monte.

    Ed a questo punto, ricordandosi di avere un corpo, si guardò: i suoi abiti abituali erano sostituiti da un corpetto di metallo, situato sopra un tabardo, che aveva raffigurata sopra una fenice che aveva un fleur de lis nel becco; i piedi erano calzati da stivali in pelle e le mani da guanti, rinforzati da piccole piastre metalliche. Infine al fodero aveva una replica perfetta di una spada lunga; il pomello era completamente di color oro, con una cosa che sembrava un zaffiro incastrata nell'elsa. Sulla lunga lama invece vi era incisa una scritta recitante "Ad Maius Bonum".

    Ed: "... Fantastico"

    D'un tratto una voce parlò dal nulla; l'intonazione era stranamente familiare...

    "Allora Ed, ci sei, sei tutto intero?"


    Fiuu, era la voce di Jacket

    Ed: "ehhh...si, credo di stare bene..."

    Jacket: "SI CAZZO! Ce l'ho fatta! Allora Ed, ora mi credi?"

    Ed: "Penso proprio di si! Questo posto è stupendo, incredibile!"

    Jacket: "Ok, ora dammi solo un secondo" disse Jacket euforico, per poi digitare vari comandi su tastiera; sul desktop si aprì una finestra che mostrava ciò che Ed vedeva in prima persona; in particolare Jacket vide l'enorme torre situata sopra la montagna.

    Jacket: "Wow.... Quel Waldo Schaeffer, quando ha creato tutto questo, ricordava perfettamente il volto di suo padre!"

    Inoltre si era aperta una mappa che mostrava Xanadu nella sua completezza. Era praticamente una grande isola sospesa nel nulla.

    Jacket: "Ok Ed, è tempo di darti alcune informazioni: innanzitutto sul mio schermo sei rappresentato da una specie di carta, simile a quelle dei tarocchi, che ti nomina come "Il Protettore".

    Che nome del cazzo.

    "Inoltre questa specie di carta mi dice i tuoi... punti ferita, l'arma che hai con te, e un abilità speciale chiamata "Heal"?. Strano, la mappa non mi segnala altre entità..."

    Ed: "Quindi su Xanadu sono una specie di paladino.... Forte!"

    Jacket: "Oh, intendi quel personaggio di GDR per i puri sanmaritani? Oh be, contento tu."

    In quel momento la mappa iniziò a evidenziare la torre sopra la montagna, contrassegnandola con il nome di "Lyoko Link".

    Jacket: "Uh ... Ed, la mappa mi segnala la torre sulla montagna, chiamandola "Lyoko Link". Ti dispiace di andarla a controllare?"

    Ed: "E me lo chiedi? Ho voglia di esplorare dappertutto. Vado!"

    Ci vollero circa l'equivalente di 10 minuti sulla terra perché Ed raggiunse la base della torre.

    Ed: "Ok Jacket, sono davanti alla torre, ora cosa faccio?".

    Jacket: "Mhhhhh.....be, è un mondo virtuale no? Prova a passare attraverso la parete."

    Ed era inizialmente incredulo: come puoi trapassare gli oggetti? Ma quello non era il mondo reale, quindi tanto valeva provare.

    E, a dispetto del suo scetticismo, riuscì a passare attraverso la parete nera, come in Harry Potter, giungendo così sopra una piattaforma circolare che illuminava tutto l'interno della torre. La piattaforma aveva disegnato sopra un simbolo simile a un occhio fatto di segni concentrici. Ed quindi decise di andare avanti fino a posizionarsi al centro della piattaforma. Appena vi arrivò, apparve dal nulla uno schermo sospeso nel vuoto, che mostrava una sola scritta:

    CODE: __


    Ed: "Ehm, Jacket? Sono dentro la torre e davanti a me c'è uno schermo che dice "CODE:__". Cosa dovrei fare secondo te?"

    Jacket: "Si, lo vedo anch'io. ... Sai una cosa? Prova a toccare lo schermo, come in un touchscreen."

    Ed: "Sicuro? Va bene..."

    Con esitazione premette la mano sullo schermo: in quel momento la frase mostrata sul display si completó da sola, diventando:

    CODE: LYOKO LYNK


    -------------

    INTANTO, NELLO SPAZIO....

    Un satellite che girava attorno all'orbita terrestre sembrava ricevere un segnale, molto potente, da Roma; ciò fece ruotare l'antenna del satellite, per poi inviare un secondo segnale, di uguale potenza, diretto in Francia, a Parigi.

    --------------
    PARIGI, FABBRICA ABBANDONATA

    Quella stanza era rimasta buia per 16 lunghi anni. Fino ad adesso.

    Dal nulla, una serie di enormi cilindri metallico, i cui circuiti brillavano di un color oro, si innalzarono dal pavimento d'acciaio.

    In un'altra stanza di sopra, il monitor, ormai polveroso, si era riacceso, dopo tanto tempo.

    Il supercomputer, nascosto sotto quella fabbrica abbandonata, era stato riacceso.

    -------------

    PARIGI, SCEAUX

    "Mamma, papà, sono a casa!"

    Questo è ciò che disse una ragazzina di 13 anni quando varcò la soglia di casa sua, situata in una via tranquilla di Sceaux. Essendo estate, fuori vi era ancora abbastanza luce da poter vedere chiaramente l'aspetto fisico della ragazzina: il suo tratto caratteristico erano i lisci capelli rosa, lunghi fino alle spalle. Il resto del viso era ornato dagli occhi verde smeraldo e dal naso e la bocca piccoli. Il suo vestiario consisteva in una salopette sotto cui vi era una T shirt rosa tenue. I piedi erano calzati da delle sneakers, completamente bianche.

    "Bentornata, Maya!"


    A raggiungerla sulla soglia arrivò una giovane donna di 34 anni, i cui capelli, rosa come quelli della figlia, erano più corti, arrivando fino alla base del collo. Sempre come la figlia, aveva gli occhi verdi. Il suo abbigliamento invece era composto da Blue jeans chiari e una camicetta bianca.

    Dopo aver accolto la figlia, la donna disse ad alta voce, rivolta verso il piano superiore:

    "La cena è a tavola!"

    E per tutta risposta ricevette:

    "Arrivo, Aelita, dammi solo un secondo!"

    La frase era stata detta da un uomo biondo occhialuto, intento a stilare su PC il programma per i nuovi studenti che sarebbero arrivati quest'anno.

    L'uomo faceva di nome Jeremy Belpois, 32 anni. Un uomo vestito con pantaloni color kaki e maglietta rosso-marrone (d'inverno indossava solitamente un maglione azzurro, come faceva da ragazzo). Di professione era insegnante di informatica al collegio Kadick, dove aveva studiato da ragazzo, e aveva conosciuto sua moglie Aelita.

    Ma la parte più strana era come l'aveva conosciuta.

    Beh, il tutto incominciò quando la trovò intrappolata in un supercomputer nascosto sotto una fabbrica abbandonata della Renault, vicina al collegio. Jeremy quindi si era deciso, insieme ad altri suoi 3 amici, di tirare fuori Aelita dal supercomputer e sconfiggere l'intelligenza artificiale che li ostacolava: XANA.

    Ormai tutto ciò era acqua passata da 16 anni, e ora la famiglia Belpois si godeva la tranquilla mondanità della vita.

    Tale tranquillità venne però interrotta da un fatto bizzarro: all'improvviso tutte le luci, gli elettrodomestici e il computer di Jeremy si spensero di colpo, e così successe in tutte le case; Un gigantesco blackout aveva colpito tutta la città di Parigi.

    Jeremy: "Ma che dia..."

    Ancora più bizzarro era che, così come il blackout era venuto improvvisamente, altrettanto ritornò la corrente, riaccendendo le luci della città dell'amore.

    Jeremy, quindi decise di scendere di sotto, sia perché era ora di cena, sia perché voleva parlare del fatto ad Aelita.

    Jeremy: "Aelita, tutto ciò è bizzarro.." disse mentre si sedette a tavola.

    Aelita: "Si, questo blackout è particolarmente..insolito"

    Fu a quel punto che Maya prese la parola:

    Maya: "Be', c'è sicuramente una spiegazione logica: il problema sarà avvenuto alla centralina principale, e avranno semplicemente risolto il tutto in fretta."

    Jeremy e Aelita, dopo qualche secondo di scetticismo, si rasserenarono: sicuramente c'era una spiegazione del tutto normale al blackout. In fondo XANA era stato sconfitto, quindi non poteva essere stato lui.

    Quindi iniziarono a parlare del più e del meno mentre gustavano la cena; La famiglia Belpois era subito tornata alla solita serenità.

    ------------

    Sullo schermo Jacket vide comparire una nuova scritta:

    SUPERCOMPUTER "LYOKO" RIATTIVATO

    Jacket: "Oh, cazzo...."

    Ed: "Cosa è successo?"

    Jacket: "Ti spiegherò dopo, adesso ti riporto sulla terra" disse, per poi digitare i comandi per devirtualizzare Edward.

    Dopo un minuto circa, le porte dello scanner si riaprirono, e da lì uscì Ed, che respirava affannosamente, prima di mettere i piedi per terra e controllare che tutto andasse bene. Era ancora vivo e vegeto.

    Jacket: "Tutto bene lì?"

    Ed: "Si, sto bene..... Wow, è stato fantastico! Be, cosa volevi dirmi?"

    Jacket non disse nulla, ma fece cenno di venire da lui. Ed lo seguì e, con sua sorpresa, lesse la frase precedente apparsa su schermo.

    Ed: "Vuoi dire che...."

    Jacket: "Sì. Quando hai toccato lo schermo, devi aver inserito un codice che ha riattivato a distanza il supercomputer a Parigi."

    Ed: "Sul serio?"

    Jacket: "Penso proprio di sì"

    Il duo decise di spegnere il supercomputer prototipo e di tornare su, prima di continuare a parlare riguardo l'accaduto.

    Tornati per strada, notarono che vi era molta gente fuori di casa: sui balconi, sui marciapiedi, tutti stavano parlando di un fatto anomalo: l'intera Roma aveva subito un blackout totale, durato però pochissimi secondi.

    Jacket ed Edward non ci misero molto a fare due più due.

    Ed: "Pensi che sia dovuto a..?"

    Jacket: "Sì, totalmente."

    Iniziarono quindi a pedalare lungo la via. Per un po'di minuti tra di loro vi fu completo silenzio, che fu poi rotto da Edward.

    Ed: "Allora... cosa facciamo? Riguardo a tutta quanta questa faccenda..."

    Jacket: "....Non ne voglio sapere di abbandonare tutto. Ho bisogno di sapere di più, di vedere quel supercompu..."

    Improvvisamente Jacket ebbe un lampo di genio paragonabile a un Eureka esclamata da un greco che usciva dalla vasca da bagno.

    Jacket: "Dimmi Ed. Siccome ti trasferirai a Parigi, in che scuola andrai?"

    Ed: "Be', i miei mi hanno iscritto a un certo collegio Kadick, come studente internato. Perché me lo chiedi?"

    Jacket: "Perché secondo i dati del diario di Waldo Schaeffer, quel collegio è vicinissimo alla fabbrica abbandonata dove si trova il supercomputer. Addirittura è collegata alla rete fognaria presente sotto la scuola"

    Ed: "Non mi chiederai di andare in quella fabbrica, vero?"

    Jacket: "E lasciare a te tutto il divertimento? Manco per il cazzo! Penso proprio che ci rincontreremo al Kadick"

    Ed: "Oh e dimmi, come pensi di farti trasferire li? Non mi pare che i tuoi cugini vogliano traslocare"

    Jacket: "Lo so, infatti non traslocheranno insieme a me. Diciamo che sarà il tempo di..
    riallacciare un paio di rapporti.."


    Ed: "Intendi...i tuoi genitori che stanno a Parigi?"

    Jacket: "Più precisamente mio padre; mia madre...be la storia la sai già. Comunque non preoccuparti c'è la farò"

    Edward all'inizio sembrava incredulo, come al suo solito, ma poi sfoggiò un grande sorriso

    Ed: "D'accordo allora, ci vedremo a Parigi. In fondo, sono o non sono "Il Protettore" che dovrà proteggerti... da te stesso?"

    Jacket: "Hahaha, non farmi ridere.."

    In sella alla bici, mentre il sole tramontava all'orizzonte, i due amici si diedero un sonoro cinque.

    Jacket: "Comunque, per quanto riguarda quella piccola scommessa al telefono... sai una cosa? Offrirò io lo stesso".

    Ed: "Sul serio?"

    Jacket: "Sei entrato in un mondo virtuale, più o meno rischiando l'osso del collo, no? Non rispetterò la legge e non avrò un senso dell'etica, ma del merito c'è l'ho eccome!"

    Ed: "Grazie Jacket, e comunque..chi arriva prima darà all'altro 10 euro!" disse Edward per poi scattare in piena velocità sulla bici.

    Jacket: "A si? Be'la vedremo!", quindi scattò anche lui.



    Alla fine nessuno dei due vinse.

    Edited by Ishumaeru - 7/8/2019, 10:53
     
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    QUARTO CAPITOLO!

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    2 SETTIMANE DOPO...

    Ahh, Parigi: città dell'amore, di arte (non proprio tutta loro), cultura... e anche di uno dei popoli più arroganti e antipatici del mondo, dopo gli americani: i francesi.

    E il loro idioma si sentiva pesantemente in quell'areoporto affollato e caotico, dove Jacket era atterrato quella domenica mattina. Come aveva promesso a Edward, aveva trovato il modo di trasferirsi a Parigi.

    La nota triste (non per Jacket) in tutto questo, però, era proprio l'espediente utilizzato da Jacket per riuscire nell'impresa.

    ---------------

    FLASHBACK


    Erano le 9 di sera. Ormai la maggior parte della gente aveva finito di cenare, e passava il tempo con la famiglia, lavoro permettendo.

    In quel momento Jacket, come al solito, era davanti al PC, impegnato a creare una sua ....."cameriera personale" su Custom Maid 3D. Nella sua testa però vi era un chiodo fisso: chiamare il padre e chiederli di aiutarlo nel trasferirsi a Parigi, in modo da poter indagare sul supercomputer nascosto sotto la fabbrica.

    Il padre lo chiamava regolarmente, almeno due volte al mese, in modo da sapere sempre come stesse e per ricordagli che, anche se a distanza, gli voleva bene, e molto. La madre invece...non parlava mai del figlio, ne gli aveva mai telefonato, come se per lei non esistesse... Pazienza, a Jacket serviva solo l'aiuto del padre per riuscire nei propri intenti.

    Quindi decise di lasciare perdere il PC, prese il suo cellulare e compose il numero di suo padre: si era già preparato le cose da dire; non era un padre autoritario, quindi sarebbe stato ancora più facile convincerlo.

    Jacket: *in attesa

    Papà: "... Ciao! Come stai, Richard? Hai qualche novità? Di solito sono io a chiamarti..."

    Jacket: "Ciao papà. Be', effettivamente c'è una novità, e anche bella grossa: voglio venire a vivere a Parigi."

    Papà: "...Sul serio, figliolo? E dimmi, perché all'improvviso vuoi venire a Parigi? Non stai bene a Roma, è successo qualcosa...?"

    Jacket: "No, tranquillo, io sto bene. Vedi...voglio provare a.. "sistemare le cose", se capisci cosa intendo...". Mai bugia fu detta con così tanta sicurezza e mancanza di sensi di colpa...

    Papà: "Ma certo, ti capisco. E sono molto fiero di te, Richard. Sono davvero felice che tu voglia riallacciare i rapporti con noi..."

    Jacket: "Grazie pá. Oh e, avrei bisogno di un favore, per tutti noi..."

    Papà: "Certo Richard, dimmi pure..."

    Jacket: "Beh, vedi, vorrei frequentare un collegio come studente internato: sai, non vorrei piombarvi in casa, soprattutto per mamma. E so che non avete moltissimo spazio.

    Il collegio è il Kadick: la scuola è molto buona e il costo della retta è molto abbordabile. Inoltre sono a circa un ora di distanza da casa vostra."

    Papà: ".... D'accordo, ti iscriverò al collegio in questi giorni. I tuoi cugini sanno di tutto questo?"

    Jacket: "Si, gli ho già parlato, e mi hanno già fatto un biglietto aereo per Parigi, con partenza tra 3 giorni; anche loro sono felici per me."

    Papà: "Promettimi di venire a trovarci, d'accordo?"

    Jacket: "Ok, contaci."

    Papà: "Ok, allora ci vediamo tra tre giorni all'aeroporto. Buonanotte Richard. Ti voglio bene."

    Jacket: "... Anch'io papà. Buonanotte"

    Una volta finita la telefonata, ritornò al PC.

    Dunque: capelli verdi o capelli rossi?


    -------------

    Già. Una grossa bugia formato conversazione telefonica. Ma adesso non era il momento di pensare a queste cose; doveva trovare suo padre, per uscire da quel caos che era l'aeroporto.

    Nella sala principale vi era un turbinio di gente: uomini d'affari diretti verso i bar per prendere un caffè, famiglie che accoglievano i parenti appena atterrati, persone in fila per il check-in oppure in attesa che la loro valigia apparisse sul nastro trasportatore. Per i gusti di Jacket, quel luogo era fin troppo affollato. Preferiva posti un pochino più tranquilli.

    Mentre restava in piedi, appoggiato alla valigia nera, aspettando che si presentasse suo padre, una mano gli prese improvvisamente la spalla, seppur la presa non era forte. Jacket quindi si girò di scatto, per poi finire nell' abbraccio stretto e caloroso di un uomo nella metà dei suoi 30 anni, con capelli biondi a spazzola, occhi azzurri, vestito con jeans marroni, dolcevita beige, scarpe in pelle nera e giacca di pelle marroncina. Abbigliamento più British di così non si poteva: era sicuramente Henry Allen, padre di Richard Allen.

    Henry: "Hahaha, Richard! Fatti vedere... Mio Dio, 10 anni dall'ultima volta che ti ho visto... quanto sei cresciuto!"

    Jacket: "Grazie papà, però penso che mi vorrai continuare a vedere vivo" disse Jacket, sentendosi quasi soffocare dall'abbraccio del padre.

    Henry: "Giusto, scusami! Be', sei pronto?"

    Jacket: "Sì papà."

    ---------

    Il viaggio in macchina verso il collegio Kadick era stato tranquillo. Il padre continuava a raccontargli della vita a Parigi, e di come gli sarebbe piaciuta. Jacket per lo più annuiva o dava risposte brevi; non aveva molto da dire, e di certo supercomputer e mondi virtuali non erano proprio argomenti desiderati...

    Henry: "Be', direi che siamo arrivati."
    La macchina si fermò davanti all'ingresso del contenuto collegio, costituito da un cancello blu.

    Henry: "Ora non ci resta che andare all'ufficio della presidenza e finire di formalizzare l'iscrizione."

    Detto questo padre e figlio andarono verso l'ufficio della presidenza. Il collegio era molto grande, dato che conteneva le classi, la caffetteria e i dormitori. Vi era anche una grossa area verde costituita da una foresta.

    Mentre passavano sotto il porticato che dava sul cortile, Jacket notava che vi erano un sacco di studenti, di varia provenienza, chi intento a prendersi un caffè alla macchinetta, chi a chiacchierare con gli amici, chi erano diretti in classe o al dormitorio. In particolare però aveva notato una persona nello specifico: stava passando una ragazza vestita con una salopette, dai capelli rosa. In generale era molto familiare a una certa persona....

    Quella ragazza somiglia molto alla figlia di Waldo Schaeffer... che lei sia quindi la nipote? Perché se è così allora Aelita Schaeffer è viva, e quindi fuori dal supercomputer...

    Mai fermarsi a pensare più di tanto, soprattutto quando si fissa una persona: perché il risultato fu che Jacket, mentre squadrava la ragazza, finì a sua volta visto da quest'ultima; gli occhi nocciola si scontrarono con gli occhi verdi, in una serie di sguardi penetranti, per una frazione di secondo.

    La lotta tra sguardi finì però prestissimo, essendo giunti nella segreteria, dove una giovane segretaria gli permise di entrare nell'ufficio del preside. Quest'ufficio era decisamente ben pulito ed organizzato, e dietro la scrivania piena di carte vi era il preside del collegio: un uomo visibilmente anziano, pelato e con barba degna del Dottor Freud. All'apparenza sembrava una persona pacata

    Preside: "Oh, buongiorno signor Allen, e tu devi essere Richard. Piacere, sono il signor Poulain, preside di questo collegio. Tuo padre ha già completato l'iscrizione vera e propria, ora ho solo bisogno di una tua firma, e poi ti consegnerò le chiavi della tua stanza, gli orari delle lezioni e il regolamento d'istituto."

    -----------

    Colazione alle 7.00, pranzo alle alle 12.30, cena alle 19.00, coprifuoco alle 20.45. La domenica è giorno libero, e il coprifuoco è spostato alle 21.45. È severamente vietato stare nei dormitori tra le 8.00 e le 16.30.

    Mi sa che finirò per ignorare tutto ciò

    Sig. Poulain: "Bene, è tutto chiaro?"

    Jacket: "Si signore."

    Sig.Poulain: "Perfetto allora: ti auguro buona permanenza al Kadick, e benvenuto in Francia."

    Detto questo Jacket, insieme al padre, si dirisse verso la sua stanza assegnatagli; aperta la porta poté vedere che la camera era costituita da un letto con cassettiera integrata, un armadio e una scrivania abbastanza grande, situata sotto la finestra.

    Henry: "Beh, ora devo proprio andare, figliolo. È stato bello vederti dopo così tanto tempo." disse il padre abbracciando suo figlio.

    Jacket: "... Anche per me, pa' "

    Dopo averlo rilasciato dalla sua stretta, il padre disse: "Ti voglio bene Richard. Stammi bene, ok?"

    Jacket: "Ok".

    Quindi il padre uscì dai dormitori, per poi tornare alla sua macchina, tornando a casa.

    Jacket nel frattempo sistemò la sua camera: mise i vestiti nell'armadio e nella cassettiera, e collegò il PC e le sue varie attrezzature alle prese situate sotto la scrivania, per poi riconfigurare il tutto.

    Finita la sistemazione, Jacket notò che si era già fatto mezzogiorno: era meglio andare in caffetteria, approfittandone anche per esplorare il complesso del collegio.

    Per andare in caffetteria bisognava attraversare il cortile, dove Jacket notò due cose: la prima è che la misteriosa ragazza dai capelli rosa non era nei paraggi. La seconda è che al suo posto vide in lontananza una persona ancora più familiare: quella maglia a maniche doppie, quei corti capelli biondi, e quell'aria da bravo ragazzo che forse andava anche in chiesa la domenica...

    Si, era proprio lui.

    Jacket quindi si avvicinò di soppiatto dietro al ragazzo, per poi dirgli all'orecchio, ad alta voce:

    Jacket: "Da me non si scappa!"

    Il ragazzo sussultò come se avesse avuto un infarto fulminante, per poi girarsi e notare il ghignò strafottente del suo migliore amico.

    Ed: "Porca vacca...
    Jacket! Non farlo mai più!"


    Jacket: "Dai, non potevo rinunciare al vederti nel panico.."

    Entrambi finirono per scoppiare a ridere fragorosamente, per poi dirigersi insieme dentro la caffetteria: un brulicare di studenti che stavano in fila per ricevere il loro vassoio di cibo (menù di oggi: salsicce, purè e insalata.) per poi riunirsi in gruppetti nei vari tavoli.

    Jacket ed Ed non ci misero molto ad avere il loro vassoio, per poi entrambi prendere posto in un tavolo vuoto.

    Ed: "Be' Jacket, com'è la Francia?"

    Jacket: "Se è tutta come Parigi allora è una tristezza: la gente sembra che abbia perennemente una scopa nel culo, oltre ad essere sempre musoni e altezzosi."

    Ed: "... Oggi sei ottimista eh? Dai, in fondo non è così male: il cibo è buono e, soprattutto, c'è la parte migliore: le ragazze!"

    Jacket: "... Perché, cosa hanno le francesi di così speciale rispetto a, che ne so, una rossa scozzese?"

    Ed: "Be'le francesi sono ben educate, di bell aspetto, eleganti...
    Le scozzesi sono un po'.. "forti di carattere".."


    Non era questo il bello di una Scottish Lass? (Lass = ragazza)

    Jacket: "... Oh be, se sei felice così..."

    I due amici finirono il pasto, ovviamente imparagonabile alla cucina italiana (anche se era sempre meglio della roba che si mangia in America... i brividi...)

    Jacket ad un certo punto inclinò la testa, con fare molto comico, per vedere oltre Ed; a due tavoli di distanza sedeva tutta sola una ragazza decisamente inusuale: oltre alla carnagione chiarissima, quasi bianco latte, aveva lunghe calze nere, scarponi alti fino al ginocchio, gonnella, maglietta a tema steampunk, guanti senza maniche neri e oro, e un basco in testa. Inoltre i capelli erano completamente tinti di viola, raccolti in una treccia, lasciando però una frangia verso l'occhio sinistro.

    Sembra uscita da Custom Maid 3D. In senso decisamente positivo.

    La ragazza era intenta, con sguardo tra il sopito e il malinconico, a leggere un grosso libro: "Necronomicon". Jacket, anche se non era un fan accanito, conosceva i racconti dell'occulto di Lovecraft.

    Jacket quindi tornò nella sua posizione normale, per poi chiedere a Ed:

    Jacket: "Sembra che qualcuno sia uscito dall'Area 51 prima del 20 settembre: chi è quella simil gothic lolita a due tavoli di distanza da noi?"

    Ed, perplesso, si voltò per vedere a chi Jacket si riferiva, poi spiegò ciò che sapeva.

    Ed: "In realtà so pochissimo di lei: so solo che si chiama Sylviane Cellier, ed è nella mia stessa classe. Non l'ho mai vista insieme ad altri compagni e non mi sembra molto socievole. Del resto si veste in modo... particolare. Inoltre è eterocromatica, quindi ha gli occhi di colore diversi. Infine sembra che sia appassionata dell'occulto e dell'horror."

    Jacket: "E dimmi, è Francese?"

    Ed: "Al 100%, anche se i genitori non sono di Parigi"

    Jacket decise di lasciar perdere l'argomento; qualcosa gli diceva che avrebbe presto avuto a che fare con quella ragazza molto particolare.

    Mentre aveva aperto la lattina di soda alla ciliegia e si accingeva a bere, una voce limpida, dal tono limpido e innocente, parlò all'improvviso:

    "Ciao Ed! Posso sedermi insieme a voi?"

    Ed: "Certo Maya, vieni pure!"

    Jacket quindi si voltò per vedere chi fosse questa Maya, e con suo shock vide la ragazza che aveva notato stamattina quando stava andando in presidenza: la possibile figlia di Aelita Schaeffer.

    Jacket sembrava totalmente impassibile e calmo mentre beveva un sorso di soda, ma all'interno della sua mente disse una frase di due parole.

    ..Porco cazzo...


    Ed: "Ti presento Maya Belpois, una mia amica e compagna di classe."

    Maya: "È un piacere!" disse sorridendo, sembrando quasi un angioletto.

    Jacket quindi salutò a sua volta, con un tono di voce tra l'annoiato e il noncurante.

    Jacket: "Jacket. Piacere mio."

    Maya: "Davvero ti chiami "giacchetta"? "

    Jacket: "Nah, è il soprannome con cui mi faccio chiamare."

    Maya quindi annui per dire di aver capito.
    Maya: "Okay .. Jacket. Ed mi aveva detto che ti sei trasferito qui dato che i tuoi genitori vivono a Parigi. Però ti sei iscritto come studente internato, posso sapere perché?"

    Jacket: "Be', diciamo che... Preferirei non parlarne."

    Maya: "Oh... D'accordo, come preferisci."

    Alla fine il trio che si era appena formato finì per discutere del più e del meno; o meglio, Ed e Maya parlavano, mentre Jacket seguiva passivo, al massimo rispondendo a qualche battuta. Ogni tanto però il suo occhio finiva per osservare quella ragazza, Sylviane, intenta sempre a leggere il Necronomicon.

    Dopo un po', verso le 13.30, le persone iniziavano a uscire dalla caffetteria; essendo domenica uscivano in città, o restavano in collegio, nei dormitori o nel cortile.

    Ed, una volta che il trio fu uscito dalla caffetteria, salutò Maya, per poi passeggiare insieme a Jacket nel cortile.

    Jacket: "Dimmi Ed, non hai notato niente della tua amichetta?" disse a bassa voce, facendo capire a Ed che era meglio non parlare ad alta voce dell'argomento.

    Ed: "Mh? Di cosa parli?"

    Jacket quindi si fermò tirando un sospiro di seccatura; o lui era paranoico o Ed era completamente cieco e smemorato. Quindi prese il cellulare e aprì una cartella da lui criptata, per poi mostrare a Edward la foto di famiglia di Waldo Schaeffer.

    Jacket: "Guarda la figlia dello scienziato: non ti ricorda proprio nessuno?"

    Ed ci mise un minuto buono prima di rendersi conto della somiglianza tra Maya e la bambina nella foto.

    Ed: "Ehi, aspetto un mome- intendi dire che Maya è la figlia di Aelita Schaeffer?!"

    Jacket: "Ma buongiorno, stronzo! Certo che lo è, la somiglianza è fin troppa e poche persone si tingono di rosa i capelli; soprattutto a 4 anni.

    Quindi, se Maya è la figlia di Aelita, vuol dire che quest'ultima è uscita dal supercomputer. E siccome non si può uscire da soli, senza un operatore esterno ai comandi, vuol dire che qualcuno, un bel po'di anni fa, ha usato il supercomputer prima di noi!"


    Ed: "In effetti hai ragione, la cosa ha senso. Ma non buttiamoci subito nella fabbrica abbandonata: aspettiamo una settimana, così ci mescoliamo in mezzo agli altri studenti, in modo da destare meno sospetti nel caso ci si veda in giro. Inoltre sfrutteremo questo lasso di tempo per imparare a muoverci nella scuola e dintorni, e potremo anche tenere d'occhio Maya, se questo ti farà piacere. D'accordo?"

    Jacket: "Non è il mio stile, ma stavolta sono d'accordo; per ora è meglio essere cauti. Ancora una cosa Ed."

    Ed: "Si?"

    Jacket: "Sai chi è il padre di Maya?"

    Ed: "Eccome: Jeremy Belpois, il nostro insegnante di informatica."

    Jacket: "Perfetto, mi sa che terrò d'occhio un pochino anche lui; non si sa mai."

    Il duo decise di tornare nel dormitorio e terminare qui la discussione; avrebbero fatto come avevano deciso.

    ---------
    FABBRICA ABBANDONATA

    Era stato difficile recuperare i frammenti sparpagliati nell'internet, ma ora era tutto intero.

    Quel programma che era stato usato contro di lui non lo aveva liquidato del tutto: aveva fatto in tempo a dividersi in pezzi e diffonderli nella rete globale, pronto a riunirli appena qualcuno avesse riacceso il supercomputer. In fondo era un sistema multiagente, una I.A avanzata. Era difficile liberarsi di lei.

    Però aveva bisogno ancora di un po'di tempo per rimettersi in sesto. Ora come ora poteva fare ben poco.

    Sul monitor della sala comandi comparve un simbolo su schermo

    Quel simbolo.

    XANA era tornato.
     
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    P:S: nel quinto capitolo Jacket probabilmente dovrà correre....ma da cosa? Lo scopriremo nella prossima puntata!
     
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    Ti dico la verità, mi sta piacendo più questa fanfiction che i libri originali..
    Hai mai pensato di pubblicarlo su Amazon una volta finito?
     
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