Fran Bow

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    Cosa vorrei? Vorrei una fabbrica abbandonata, un super computer, un mondo virtuale e una minaccia mortale

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    Ho visto questo videogioco da uno Youtuber ed è davvero fantastico. Sfortunatamente me lo sono spoilerato tutto e quindi è inutile che lo giochi, ma chi non è così sfortunato deve giocarlo! Se qualcuno ci avesse già giocato scriva il suo parere :)

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    Alla piccola Fran Bow, dieci anni o giù di lì, è successa una cosa spaventosa: i suoi genitori sono stati uccisi e lei ha visto i loro corpi fatti a pezzi. Chi è stato? C’entra forse quella sinistra figura con le corna che poco prima le è comparsa alla finestra? Mistero.

    Non è comunque uno spettacolo da cui si esce indenni, e infatti Fran si ritrova segregata in una clinica che ospita altri bambini affetti da disturbi mentali. Per scoprire la verità (e ritrovare il suo gatto parlante perduto) deve fuggire dal manicomio, con l’aiuto di un flacone di pillole che le permettono di accedere a una seconda, terrificante realtà parallela.

    Inizia così Fran Bow, un’avventura grafica punta e clicca sviluppata dal team indipendente svedese Killmonday Games (che poi sono in due, moglie e marito, al lavoro per tre anni senza sosta sulla loro creatura). È una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie in chiave psicotica e grand guignol, che miscela visioni shock, una storia affascinante ed enigmi che richiedono di muoversi fra le due dimensioni, con pillola e senza pillola.

    Non sappiamo mai con certezza cosa sia reale e cosa sia frutto della mente di Fran, se esiste davvero un mondo altro o se stiamo solo vivendo insieme a lei le sue allucinazioni schizofreniche. Man mano che procediamo nel gioco sprofondiamo sempre di più in un incubo che sembra uscito dalle menti di Dalì e Hieronymus Bosch. Ma Fran, nonostante gli orrori e le stranezze a cui assiste, non perde mai il suo sguardo fresco e ingenuo di bambina, che aggiunge un ulteriore strato surreale a questa sorta di favola horror.

    Al termine del viaggio di Fran, disseminato di metafore e simboli, nemmeno l’ambiguo finale scioglie i dubbi e anzi resta aperto alle interpretazioni del giocatore. Una decisione che spesso indica solo che gli autori non sanno come districarsi dal casino che hanno messo in piedi (vi dice qualcosa Lost?), ma che qui si rivela azzeccata, evocando la confusione di una ragazzina di dieci anni che non è in grado di capire davvero le sue azioni e le cose troppo grandi che le capitano intorno, e che deve riuscire a trovare un modo per accettare il dolore e la perdita.
     
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0 replies since 3/1/2018, 23:12   14 views
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