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    CITAZIONE
    Signore e signori, scusate il ritardo: ecco a a voi un corposo Settimo capitolo!

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    VENERDI 4 OTTOBRE, 17.15
    CAMERA DI RICHARD


    Dal giorno in cui quattro ragazzi iniziarono a difendere la terra da un intelligenza artificiale in un mondo virtuale, era passato poco più di un mese.

    E in quel lasso di tempo XANA colpiva incessantemente, come un martello pneumatico: persone possedute, sovraccarichi di tensione estremi, mostri virtualizzati sulla terra; era praticamente il fottuto inferno sulla terra.

    E Richard, più di tutti, veniva terribilmente affetto da questa cosa: ogni giorno lavorava sempre di più per trovare informazioni su come riuscire ad ancorare XANA al supercomputer; ormai dormiva 3 ore a notte se andava bene, di conseguenza il caffè e le bevande energetiche aveva sostituito l'acqua. E come se non fosse abbastanza doveva tenere decente la media scolastica.

    In confronto i pendolari universitari se la spassano.

    E poi c’era un ultima questione (giusto giusto per arrotondare la mole di casini): Syl.
    Da quando lei gli si era dichiarata, lui non aveva mai più parlato della cosa: era estremamente combattuto, dato che non sapeva cosa dire; non era certo indifferente nei suoi confronti, ma non sapeva dire se contraccambiava o meno. E poi non aveva il tempo di pensare a queste cose, cercare di salvare il mondo richiedeva molto da fare.

    Richard quindi continuò a lavorare al PC; mentre digitava febbrilmente sulla tastiera, tutti i suoi chiodi fissi e le sue turbe non volevano saperne di andarsene dal suo cervello…

    SALA RICREATIVA

    Edward aveva terminato di studiare da un pezzo, quindi era rimasto nella sala ricreativa a fare distrattamente zapping al televisore.

    La sua mente però era rivolta altrove: a tutto ciò che era successo in quel mese, Lyoko, XANA…. E Jacket: si faceva vedere sempre meno e ogni volta sembrava sempre di più uno spettro di se stesso. Edward era continuamente in pensiero, ma non riteneva giusto piombargli in camera sua; dopotutto quello che stava facendo era per il bene di tutti.

    Intanto al notiziario è stata data la notizia di un misterioso fuggitivo in Repubblica Ceca: sembra che tale persona sia collegata al terrorismo di matrice europea-americana. Le autorità si dichiarano in prima linea per scolastica il soggetto potenzialmente pericoloso.

    CAMERA DI MAYA

    Nel frattempo Maya era intenta a studiare: dal padre aveva ereditato, oltre che l’intelligenza, anche la perseveranza nello studio, anche quando avevano poco o nulla da fare per la settimana. Ogni tanto però, andava a pensare a quel mese turbolento: non ci poteva ancora credere che i suoi genitori erano stati i protagonisti di un avventura che ora anche lei stava vivendo in prima persona.

    Ogni tanto però era preoccupata per Jacket: come gli aveva fatto notare Edward da qualche giorno, sembrava sul punto di collassare a causa della mole di lavoro a cui si sottoponeva. Prima o poi sarebbe stato meglio che tutto il resto del gruppo andasse a parlargli.

    “E ora torniamo a biologia.”

    CORTILE, MACCHINETTA, 17.35

    Mentre la macchinetta erogava la sua cioccolata calda (a detta di Odd acqua sporca), Syl se ne stava pazientemente in piedi: di li a poco sarebbe andata in biblioteca, per ritirare un libro che aveva ordinato (da poco la biblioteca permetteva ciò). “Alle montagne della follia” era il titolo.

    Nel momento stesso in cui prese il bicchierino di plastica e uscì dal piccolo box, fuori dal quale non c’era anima viva, sentì dei passi alle sue spalle, per poi vedere un'altra persona apparire davanti ai suoi occhi. Capelli biondi piastrati regolarmente, vestiti di marca e un aria da puttana ape-regina dell’intero collegio. Il suo nome era Jacqueline Auguste .

    Jacqueline:“A quanto pare qualcuno qui ha voglia di mettersi in mostra. Cos’è i libri ti hanno stufata e ora cerchi di diventare la puttanella della scuola attirando l’attenzione di tutti? ”

    Syl aveva subito capito a cosa si riferisse: è da un mese circa che lei, da lupo solitario del collegio, aveva iniziato ad avere tre amici di punto in bianco. E inoltre stava iniziando a riscuotere successo da parte del “pubblico” maschile. Svuotò in un solo sorso il bicchiere, lo gettò e la sua lingua colpì con una frase tagliente.

    Syl: “… Oh be, almeno per essere ammirata non devo abbassarmi a certi livelli. Non è verò, Jacqueline?”

    Il volto della biondina si trasformo in una maschera di puro odio: come si permetteva di mancare di rispetto a lei, regina della scuola, ammirata da tutti quanti!?

    A quanto pare ci vuole una piccola lezione di autorità…

    A un suo cenno, la ragazza alle sue spalle afferrò Syl, impedendole qualsiasi tentativo di movimento; Jacqueline invece gli tirò un pugno dritto alla bocca nello stomaco: il dolore e la mancanza di fiato fecero piegare Syl in avanti, al momento impontente.

    1 minuto….3…5 minuti di dolore dopo i quali la lasciarono cadere a terra: oltre al dolore a tutto il corpo, si era rimediata un livido sulla fronte. Le due ragazze corsero via, lasciando Syl con le sue ferite e il silenzio circostante.
    L’unica nota pseudo-positiva era che il cappello poteva nascondere il livido.

    MEZZ’ ORA DOPO
    CAMERA DI RICHARD

    Ormai la giornata di ricerche stava andando a vuoto: non aveva ancora trovato nulla di veramente utile. A un certo punto, mentre Jacket finiva la sua terza lattina di bevanda energetica, il suo telefono cominciò a squillare.

    Syl lo stava chiamando…

    …Ho di meglio da fare. E poi non ho la forza ne di parlare ne di alzarmi e raggiungere la porta.

    ..Codardo…


    Riattaccò la chiamata e torno al lavoro. Ci avrebbe pensato dopo a Syl.

    Forse.

    KADICK, CORRIDOI
    Maya, sotto richiesta di Edward, andava a passo spedito verso la camera di Syl: erano passate due ore e Edward non aveva visto Syl in giro (mentre di solito camminava per i corridoi e il cortile); ogni volta che provava a chiamarla non rispondeva. Così ha chiesto a Maya, dato che era nel dormitorio femminile, di andare a dare un occhiata. E se XANA avesse attaccato di nascosto?

    Nel momento in cui stava per bussare alla porta, Maya sentì un suono preoccupante: il suono di una persona in lacrime. Non perse tempo e spalanco la porta, per poi richiuderla subito alle sue spalle, ritrovandosi davanti Syl, raggomitolata sul letto, che piangeva a dirotto.

    Maya: “Syl! Cosa ti è successo, perché pia-”; in quel momento potè vedere, oltre all’espressione distrutta, il livido sulla testa e i vestiti logorati dalle botte. Sembrava che l’avesse investita un auto.

    Maya:”Santo cielo! Chi ti ha fatto questo, Syl, rispondimi!

    Syl: “….i…..i-io…nnghh….d’accordo…..”

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    Era riuscita a tornare in camera sua senza destare sospetti o farsi vedere. Una volta che la porta si chiuse alle sue spalle, Syl si buttò sul letto, iniziando a piangere a dirotto: mai nella vita gli era successo qualcosa di così triste, così doloroso…. Da una quotidianità tremendamente grigia era passata in un mare di emozioni troppo forti. Il tutto in un solo mese.

    In quel momento sentiva di aver bisogno di qualcuno: e chi se non Richard, a cui aveva dichiarato tutto ciò che provava per lui il mese scorso? Più facile a dirsi che a farsi, dato che non aveva più parlato “di quel momento”, e in generale era molto distante dal gruppo. Ma tentare non poteva fare male, no?

    Quindi prese il cellulare e compose il suo numero: dopo 10 secondi, il cui scorrere era stato tremendamente pesante, sentì che la chiamata si chiuse.

    Aveva riattaccato.

    In quel momento Syl ricominciò a piangere, ancora più triste; se fino a un minuto fa il suo corpo e il suo spirito erano spezzati, ora lo era anche il suo cuore.

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    Maya:” …non ci posso credere. Mi dispiace Syl, mi dispiace davvero tanto..” e la abbraccio per un paio di minuti; Syl si stava sentendo meglio, anche se di pochissimo. Almeno c’era qualcuno a cui importava di lei in quel momento così straziante. Qualcuno che, a differenza di una certa persona, gli parlava e la confortava…

    Alla fine, quando uscì dal dormitorio femminile, Edward andò subito incontro a Syl, con aria preoccupata.

    Ed:”Allora, come sta?”
    Maya gli racconto tutto quanto: sia del pestaggio e dei suoi colpevoli, sia di Richard che se ne era altamente sbattuto di lei, riattaccandole in faccia. In quel momento Edward fù attraversato da un impeto di rabbia: che razza di persona era uno a cui non importa dei suoi pochi amici!?

    Con passo furioso Edward, seguito da una Maya preoccupata, arrivò davanti alla camera di Richard, spalancando la porta all’improvviso. Richard, sobbalzando, si era girato e stava per prendere un oggetto dalla scrivania, per poi ritrarla quando vide chi aveva attraversato la soglia (dopo aver richiuso la porta per non farsi sentire). Sulla scrivania vi era un oggetto metallico, mai visto prima d’ora…

    Richard:”Cos’è, bussare alla porta è diventato un optional oppure mi volevi far venire un infarto fulminante?”

    Edward: “Complimenti Jacket, sei davvero un buon amico! Non solo non ti fai vedere in giro, restandotene chiuso in camera come un ratto, ma se un qualcuno ha bisogno di te lo mandi perfino al diavolo!”

    Ma di che cazzo sta parl-oh. A quanto pare qualcuno ha fatto una visita a domicilio alla paziente..

    Richard:”Oh be, scusa tanto se passo il novanta percento del mio tempo a farmi il culo per trovare un modo di sconfiggere quella cazzo di intelligenza artificiale impazzita! Per la cronaca, ormai non dormo neanche 4 ore a notte!”

    In quel momento Edward ci vide nero: con uno scatto prese Richard per il colletto della giacca e gli urlò in faccia; quest’ultimo non lo aveva mai visto così arrabbiato. Richard, a causa della spinta, aveva sbattuto contro la scrivania, rendendola ulteriormente disordinata.

    Edward:”Questa non è una scusa per sbattersene di un’amica che è appena stata pestata e che aveva bisogno di conforto! E ti ricordo che Syl ci tiene particolarmente a te! In questo momento stai pensando solo a te stesso! Come fai a essere così insensibile!?”

    Richard era pronto a liquidare il tutto con una delle sue solite battute del cazzo, ma il suo subconscio prese il momentaneo controllo: diede una craniata che scaraventò Ed a terra, mentre Maya rimaneva spaventata a guardare la scena, senza dire o fare nulla.

    Richard: “Mettiti bene in testa un paio di cose: sono affari miei se riattacco a una persona mentre sto lavorando per salvare questo mondo del cazzo. Cos’è più importante, trovare un modo per sopravvivere o perdere tempo con i pianti di una ragazza che ha subito quattro lividi!? C’è gente che passa momenti ben peggiori!”

    Ormai non sapeva più cosa dire: davanti a lui non c’era Jacket, il suo migliore amico, ma una persona insensibile, a tratti crudele. Forse, in fondo , sua madre aveva fatto bene ad abbandonarlo; in fondo non era clinicamente sociopatico?

    Rialzandosi, Ed disse la sua ultima frase, per poi andarsene via insieme a Maya.

    Edward: “D’accordo, come vuoi, ti lascio da solo, ma ricorda una cosa: a forza di allontanare le persone che ci tengono a te finirai per rimanere solo nel momento peggiore della tua vita.”

    Nel momento in cui la porta si chiuse, Richard stava stringendo violentemente i pugni, facendo diventare le nocche bianche. All’improvviso senti un click e il suono di qualcosa che viene sfoderato. Vedendo meglio, si accorse di avere in mano il suo nuovo aggeggio: un coltello a serramanico, la cui lama ora era esposta, pronta ad affondare nella carne di una persona.

    Da rabbia, la faccia di Jacket passò ad essere perplessa e confusa; sentiva anche della nausea provenire dallo stomaco.

    Sto lavorando troppo e tutte quelle bevande mi stanno uccidendo..o almeno spero che sia così…

    In quel momento vide qualcosa fuori dalla finestra: un uomo di mezz’età, dai lineamenti e vestiario anonimi che, dopo averlo fissato con uno sguardo vitreo per una manciata di secondi, andò a passo spedito verso L’Hermitage; Richard e gli altri lo avevano scoperto grazie al diario di Waldo Schaeffer.

    Non so perché, ma penso proprio che lo seguirò.;nessuno andrebbe all’Hermitage senza un buon motivo…che conosciamo solo noi. E poi so come difendermi, nel caso ce ne sarà il bisogno.

    In 5 minuti si preparò per andare all’Hermitage, quando arrivò una notifica sul cellulare: XANA aveva preso il controllo di una torre nel settore Deserto.

    Che palle….e se l’attacco sia collegato a quell’uomo?
    Un motivo in più per seguirlo. Ora avviso Jeremy e gli altri…


    Mandò al professore e ai suoi “amici” un messaggio, per poi uscire e dirigersi verso la sua destinazione.

    "Attacco di Xana: Torre 5 nel Settore Deserto. Andate alla fabbrica.Io sarò all’Hermitage, ho qualcosa di importante da fare."
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    Mentre Edward stava andando via dalla camera di Richard, ancora fumante di rabbia, il suo telefono vibrò: Richard aveva segnalato una torre attiva nel Settore Deserto, chiedendo al resto del gruppo e al professor Belpois di sistemare la cosa, dato che lui sarebbe stato all’Hermitage a fare cose importanti.

    Maya: “mhhh… ho un brutto presentimento….e se fosse una trappola per Richard?”

    Edward:”Be’, saprà cavarsela da solo; in fondo “ha cose imoprtanti da fare”, no!?” Maya restò ammutolita, non sapeva cosa dire…

    Il duo, in silenzio, si avviò verso il tombino nel parco.

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    Alla fine Syl chiuse definitivamente quel cassetto, per mai più riaprirlo. Aveva scelto il futuro. Aveva scelto la vita. Ma era ancora affranta, con il cuore ridotto in polvere.

    E proprio in quel momento, quasi a rigirare il dito nella piaga, squillò il telefono: una torre era stata attivata, e Richard aveva chiesto a Jeremy e agli altri di andare alla fabbrica a risolvere la cosa; lui invece era all’Hermitage per cose di grande importanza…

    In quel momento Syl era addirittura tentata di mandarli a quel paese, ma la ragione, come di suo solito, aveva prevalso: ora combattere XANA era solo un dovere. Botte o non botte. Cuore spezzato o meno.

    Si asciugò le lacrime e si ricompose, in modo da non far preoccupare ulteriormente gli altri, e si dirisse al tombino nel parco.

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    Jeremy aveva appena finito di correggere le verifiche della scorsa settimana: un andamento generale mediamente positivo. Oh be, se si ha “Einstein” come professore, tutto diventa molto più semplice.

    In quel momento il superscanner del portatile segnalò una torre attiva nel Settore Deserto; inoltre aveva ricevuto un messaggio da parte di Richard: doveva andare alla fabbrica insieme al resto del nuovo gruppo, dato che Richard aveva “cose importanti da fare all’Hermitage”

    Richard che se ne va in giro per conto suo proprio quando XANA lancia un attacco?..La cosa non mi rassicura, meglio chiamare qualcuno che lo aiuti: non vorrei che fosse caduto in una trappola.

    Per evitare di scomodare Aelita, che era a sbrigare questioni burocratiche agli uffici, ed essendo Odd fuori città per quel giorno, digitò il numero di Yumi e Ulrich, sperando che rispondessero al più presto. Nel frattempo era già diretto verso il parco.

    CASA STERN-ISHYAMA
    In quel momento Yumi era in cucina a riunire tutti gli ingredienti per la cena; Ulrich era andato alla palestra per ordinare dei manichini d’allenamento nuovi, oltre a sbrigare un paio di scartoffie burocratiche. Oh be, la vita dei proprietari di una scuola di Pencak Silat.

    Squillò il telefono; guardando lo schermo, Yumi vide che Jeremy la stava chiamando…che fosse un nuovo attacco?

    Yumi: "Pronto, Jeremy. Allora, XANA ha lanciato un attacco o volevi solo sentirci?”

    Jeremy: “Purtroppo la prima: non si è verificato ancora nulla di insolito, perlomeno a larga scala; Richard è stato il primo a ricevere la notifica di una torre attiva e ha chiesto a me e agli altri di sistemare la cosa. Ora lui dice di essere all’Hermitage per fare una cosa importante.”

    Yumi: ”Fammi indovinare, pensi che sia una trappola rivolta a lui?”

    Jeremy: “Precisamente. Quindi avrei bisogno che tu vada all’Hermitage a dare un occhiata.”

    Yumi: “Certamente Jeremy, corro subito li.”

    Yumi si preparò alla svelta e usci subito di casa, per poi entrare in macchina. La cena sarebbe stata rinviata a domani. Ovvero stasera del passato-futuro.

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    ENTRATA DELL’HERMITAGE
    Ci aveva messo un bel po’; seguire qualcuno senza farsi scoprire era decisamente faticoso, oltre che stressante (come se non avesse già abbastanza ansie in testa). Ora Richard era davanti all’ingresso della vecchia casa; nonostante il tempo trascorso, era rimasta logora tale e quale a quanto lo era nel 2004.

    Richard era tentato di mollare tutto; poteva essere benissimo una trappola di XANA per accopparlo definitivamente; sarebbe potuto tornare dai sui “amici”, magari azzardando un paio di scuse al volo. Ma era anche vero che era troppo curioso per tirarsi indietro. E inoltre era abbastanza codardo da tirarsi indietro nel rivedere il resto del gruppo, Syl in particolare. Fuggire dai problemi, una cosa che lui aveva visto in una persona che conosce molto bene…

    Mentre il coltello a serramanico sembrava tremare nella tasca, quasi a voler essere sfoderato e usato per dilaniare la carne, Richard decise di varcare la soglia. Un corridoio umido, sporco e scarsamente illuminato portava alle varie stanze. Era tempo di esplorare una potenziale casa degli orrori.

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    TOMBINO NEL PARCO

    Jeremy, Edward e Maya erano davanti al vecchio tombino, mentre aspettavano l’arrivo di Syl; il professore aveva notato l’aria furiosa e tradita di Edward e l’aria malinconicamente confusa di sua figlia; cosa poteva mai essere accaduto? C’entrava forse Richard?

    Mentre Jeremy continuava nei suoi pensieri, era appena arrivata Syl: vestiti scomposti, segni di lacrime e un’aria distrutta era ciò che la caratterizzavano in quel momento.

    Jeremy: “Sylviane! Come ti sei ridotta? Ragazzi, potete dirmi cosa diavolo è successo!?”

    Edward: ”Chiedilo a mister “ho cose importanti da fare” ”. Le sue parole erano dannatamente velenose.

    Ora non era il momento di pensare alle questioni personali; uno alla volta, il gruppo scese il tombino, per poi chiuderlo con un leggero tonfo. Ora il parco era tornato silenzioso e pacifico.
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    STRADE DI PARIGI

    Ho bisogno di un paio di giorni di ferie, oppure finirò con lo svenire alla guida

    Questo era ciò che pensava in quel momento l’autista del camion, dopo aver fatto un lungo viaggio da Lione, dove aveva consegnato un grosso carico di merce.

    Il GPS segnalava solo 15 minuti dalla stazione di servizio, dove si sarebbe potuto riposare, quando lo schermo iniziò a crepitare e a glitcharsi.

    Stupido aggeggio tecnologico…

    Improvvisamente sembrò uscire del fumo nero dai lati; all’inizio sembrava che si stesse bruciando qualcosa, ma quei fili opachi aggredirono subito l’autista, entrandogli nelle orecchie con estrema violenza.

    Le pupille furono sostituite dal simbolo di un occhio, e il navigatore segnava la posizione di una Renault a un isolato di distanza.

    XANA aveva voglia di guidare in modo spericolato; l’uomo posseduto accellerò il pedale, passando con il rosso a tutta velocità verso la macchina di Yumi Ishiyama.
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    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Jeremy:“Ragazzi, pronti a partire?”

    Edward:“Roger!”

    May:”Va vene papà”

    Syl:”…D’accordo.”

    TRASFERIMENTO!

    SCANNER!

    VIRTUALIZZAZIONE!

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    LYOKO, SETTORE DESERTO

    Una volta virtualizzati, senza più subire una botta al fondoschiena, i loro occhi vedevano l’immensa distesa desertica, attraversata da cavi bianchi che collegavano le torri: buffo come, nonostante la luce forte, non si potesse sentire nessuna temperatura.

    I tre ragazzi erano tornati, come al solito, nei loro consueti panni virtuali.

    Jeremy:”Molto bene, la torre attiva si trova a sud della vostra posizione! Fate presto, poiché non si sa ancora l’attacco di XANA e ho paura che sia qualcosa di grosso.”

    Edward:“Signorsi!”

    Il trio si dirisse alla torre attiva di corsa; Syl era rimasta in coda, triste com’era non aveva neanche la forza di parlare o di combattere al suo meglio. Sperava solo che la cosa sarebbe finita in fretta.
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    HERMITAGE, CORRIDOIO.

    La tensione poteva benissimo essere al posto della enorme quantità di polvere presente, essendo così forte nell’aria.
    Richard era estremamente cauto in ogni passo che faceva, mano sempre pronta ad afferrare il coltello; se non fosse stato per i suoi passi, sarebbe regnato un silenzio tombale.

    Cristo santo, deve essere per forza qui, non c’era altro posto dove andare se non in questa catapecchia…

    Sentì uno scricchiolare vicino alle scale in fondo al corridoio, che portavano al seminterrato; Richard in quel momento era in stato d’allarme. Con passo lento arrivò in quel punto e scese ogni gradino, ritrovandosi così nel seminterrato della casa. Qui l’umidità e la polvere erano praticamente omnipresenti, insieme al completo disordine; sembrava che la SWAT avesse fatto un raid…

    Il suono di un passo fece girare Richard di scatto, mettendolo faccia a faccia con lui: l’uomo che stava proprio cercando. Quest’ultimo era visibilmente stempiato, dai vestiti bucati e dall’aspetto malandato; o era un pazzo, o un drogato, o un mix.
    Costui, con velocità sovrumana, battè i riflessi di Richard, riuscendo a prenderlo per il collo e a placcarlo contro il muro, stringendolo in una stretta mortale.

    In preda al panico e all’adrenalina, Richard tirò fuori rapidamente il coltello, lo fece scattare e la lama penetrò tutta la faccia dell’aggressore, che mollò la presa e si accassciò a terra, le mani sul volto ferito. Peccato che invece del sangue usciva una specie di liquido nero, che alla vista sembrava avere delle interferenze, come un monitor.

    Richard: “…Mi dispiace XANA, ma non sono stato così scemo da seguirti disarma-”

    Una strana energia lo scagliò all’interno di quella che era una cella di riscaldamento; cosa che Richard comprese solo dopo che lo spettro di XANA chiuse la porta blindata, per poi scomparire nel nulla.

    Ahia! Porca puttana…perfetto, era tutta una trappola e ora sono bloccato qua dentro!

    Devo trovare un modo di uscire da qui!


    La stanza presentava, oltre ai tubi, una panchina scrausa. Accanto alla porta vi era un misuratore della temperatura, che aveva un piccolissimo problema: in quel momento stava pericolosamente superando il limite della temperatura ambiente, ma all’inverso: XANA voleva far morire Richard congelandolo vivo!

    Okay, rettifico: devo uscire di qui ALLA SVELTA!

    Prima cosa: trovare il punto della stanza in cui c’è un minimo di campo e chiamare Jeremy!
    Nonostante la mancanza delle finestre, in fondo alla stanza vi era un pochino di campo per chiamare. Richard chiuse la cerniera della giacca e digitò in fretta il numero del professore di informatica.
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    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO/LYOKO SETTORE DESERTO

    Mentre il gruppo si dirigeva di corsa verso la torre, sul display del monitor apparvè la notifica di chiamata da parte di Richard. Jeremy rispose subito; o era in pericolo o aveva scoperto qual’era l’attacco di XANA. O entrambe le cose.

    Jeremy: “Richard! Stai bene?”

    Richard: “Togliendo il fatto che sono bloccato nella cella di riscaldamento dell’Hermitage e che rischio di crepare con le ossa ghiacciate, si sto ben-!”.Il segnale si era perso e la chiamata era stata interrotta.

    Jeremy: “Oh no! Richard, mi senti!? Richard!”

    Maya:”Papà! Cos’èsuccesso!?”

    Jeremy:”Dovete disattivare la torre il prima possibile! XANA ha teso una trappola a Richard all’Hermitage, e ora rischia di morire congelato!”

    Edward: “…MERDA! Sono un idiota, perché non l’ho seguito!?”. I sensi di colpa iniziavano a riempirgli la testa; si stava pentendo della frase che disse a Richard prima di lasciarlo solo, dopo la tremenda litigata. Altro che Protettore…

    Maya:”Non c’è tempo da perdere, muoviamoci!”

    Il nuovo stato delle cose rese Syl ancora più combattuta e sconvolta,oltre che preoccupata; la sua mente era divisa in 3: una parte diceva di restare ed aiutare a combattere i mostri per poi disattivare la torre. Un’altra, anche se minuscola, suggeriva di non pensare più a Richard…

    Ma in lei vinse la terza parte: poteva averla ignorata e ferita senza alcuna considerazione, meritandosi mille pugni in faccia; ma lei non poteva farci nulla, non riusciva ad odiarlo e, anzi, continuava ad amarlo: dopo tutto lei sapeva, in fondo, che Richard non era crudele; Si era preoccupato di loro. Si era preoccupato di lei, quel giorno del mese scorso, in cui tutta la loro vita cambiò. Non era solo una cotta, non era solo uno stuzzicare: era un sentimento più profondo..

    Syl:”…Mi dispiace di quello che sto per fare,ragazzi, ma non posso restare qui…”

    Edward:”Cosa stai di-” disse voltandosi solo per vedere Syl traffiggersi il petto con la lama del suo bastone, facendola scomparire in un turbinio di pixel.

    Maya:”Syl!”

    Un suono sintetizzato e lo schianto di un colpo laser sul terreno allertarono il duo rimasto: erano giunti davanti alla torre, e fra loro e ques’ultima si frapponevano tre granchi giganti rossi; i cari vecchi Krab di XANA.

    Ed:”Maya, metti al riparo! Ci penso io a loro!”. A guardia alta, si scagliò contro uno dei tre mostri e con un rapido colpo, gli amputò una delle zampe, impedendogli di muoversi; il tutto seguito da un affondo verso l’alto, che attraversò anche il simbolo di XANA sul dorso del corpo.

    Ne rimanevano ancora due.

    Intanto, dallo scanner, usciva Syl, che per un paio di secondi doveva rimettersi in piedi e far fermare il giramento di testa, per poi salire alla velocità della luce la scala che conduceva al laboratorio, per poi prendere l’ascensore prima che Jeremy potesse dire ‘a’.

    Jeremy: “Sylviane, dove stai anda!-”

    Ormai l’ascensore era già partito.
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    STRADE DI PARIGI

    Yumi: “Per fortuna che oggi c’è poco traffico; dovrei arrivare in fretta.”

    Mentre guidava ai 40 all’ora, sentì uno stridio di gomme provenire dalla strada a destra dell’incorcio in cui si trovava ora: le macchine sogmmavano via all’impazzata mentre un camion di trasporto si stava dirigendo all’impazzata verso la sua macchina!

    Con una rapida e rischiosa manovra, Yumi riuscì a frenare e a fare un giro di 180° su se stessa, riuscendo a evitare per un pelo il camion, che si scontrò violentemente contro il muro di un edificio; la gente era in panico, le macchine scappavano via ad alta velocità, il caos dilagava; si poteva notare un sottile fumo nero andare via dal finestrino rotto, per poi infilarsi dentro un tombino. Non c’era neanche bisogno di fare 2+2.

    In barba alle leggi stradali, Yumi, assicurata di essere illesa, partì ad altissima velocità verso il Kadick: il tempo era agli sgoccioli.
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    HERMITAGE

    La situazione stava andando decisamente alla deriva: il campo del cellulare era saltato all’improvviso, la temperatura stava vertiginosamente calando, rendendo meno utile la giacca, e non c’era modo di aprire direttamente quella cazzo di porta blindata.

    Il prozio Adolfo sarebbe fiero di XANA…

    L’unica cosa che Richard poteva fare era cercare un pannello elettrico o qualcosa del genere: nonostante la casa fosse vecchia, quella cella frigorifera (e in particolar modo la porta blindata) funzionava di sicuro tramite un panello elettrico di controllo; smanettarci avrebbe potuto risolvere il problema. Non che ci fossero altre opzioni…

    Cinque minuti di inferno siderale permisero a Richard di trovare finalmente l’oggetto della sua ricerca: un piccolo pannello incassato nel muro, ad una prima occhiata difficile da individuare subito, a causa della pittura che lo copriva.

    Senza perdere tempo, con le mani tremanti, Richard prese il suo coltello e, lama estratta, iniziò a forzare il pannello: sembrava che il freddo lo avesse irrigidito di molto. Con un forte strattone il panello si aprì di scatto, seguito da un tintinnio preoccupante:la lama del coltello si era staccata via…

    Shite. Andiamo bene…

    Lo sportellino aperto rivelava una matassa di fili ingarbugliati e scoloriti, da cui penzolava un panello elettrico le cui leve erano usurate e inutilizzabili. Richard non era un tecnico, quindi non avrebbe mai saputo quale filo staccare; inoltre stava già dando qualche segno di cedimento al freddo.

    Be, o provo questo, oppure crepo congelato…

    Richard prese i fili a mani nude e li strappò via tutti con molta energia: una scarica elettrica ad alto voltaggio percosse la mano, provocando un dolore innimaginabile.

    "AARRGHHH!!!!"

    Richard caddè a terra in preda a spasmi di dolore, mentre nell’aria si diffondeva una puzza di bruciato: la mano si era ustionata, e ora stava sanguinando copiosamente.

    "PORCA PUTTANA!!"

    Sbattè la mano distrutta contro il gelido muro, incurante dell’ulteriore dolore provocato da ciò: ormai era in trappola…
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    LYOKO, SETTORE DESERTO

    Jeremy: “Edward! Ora sei rimasto da solo e con pochi punti vita: fai entrare Maya nella torre al più presto!”

    Edward: “Ricevuto!”. Nel mentre le sue braccia stavano iniziando a diventare pesanti come macigni, a forza di mulinare la spada: XANA nel frattempo aveva inviato una grande quantita di rinforzi. Non avrebbe potuto resistere ancora a lungo. Nel mentre Maya era rimasta nascosta, senza essere ancora notata dai mostri.

    Jeremie: “Accidenti Yumi, dove sei?”; chiamò al telefono la sua amica, sperando non le fosse successo niente. Il suo aiuto era fondamentale.
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    KADICK, PARCO

    Sembrava che in quel momento i suoi polmoni si fossero enormemente dilatati, permettendogli di correre dannatamente a lungo; Syl stava scattando verso l’Hermitage, in modo da poter salvare Richard; non poteva permettersi di passeggiare in giro, più esitava, più il suo amato era vicino alla morte.

    La maratona venne fermata da una specie di visione fugace: un ombra sembrava essersi mossa tra gli alberi, ad una velocità fulminea, inumana.

    Syl:”Chi sei!? Fatti vedere!”
    disse mentre, con circospezione, raccolse un lungo e sottile, ma robusto, ramo da terra; una cosa buona di Lyoko era l’aver imparato a maneggiare qualsiasi asta come fosse un bastone da combattimento.

    Di fronte a lei apparve il suo sfidante: un uomo sulla cinquantina, decisamente troppo simile a molte persone comuni; tolte le iridi che avevano sovraimpresso il simbolo di XANA.
    Solitamente la consapevolezza di avere davant ia se un avversario dalla forza sovrumana avrebbe fatto scappare o arrendere la maggior parte delle persone; Syl non era tra queste.

    “Ora non mi importà più di ciò che mi ha fatto: se per salvare Richard devo combatterti e spezzarmi le ossa nel mentre-”

    Si mise in posizione di attacco.

    “COSI SIA!”

    Con un lungo balzo in avanti si lanciò alla carica.
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    KADICK, CANCELLO

    Aelita era sicuramente più brava nel parcheggio: Yumi, nella brusca frenata di fornte al collegio, aveva strappato via uno specchietto da un'altra macchina, oltre ad avergli rigato tutta la portiera destra. Oh be, tanto il proprietario non si ricorderà della sua povera Chevrolet.

    Nonostante lo sventato incidente e la tensione, Yumi aveva ancora abbastanza fiato per uscire dalla macchina e compiere un lungo scatto verso l’Hermitage. Nel mentre, il telefono stava squillando di nuovo: rispose stando attenta a non farlo cadere, mentre attraversava la foresta.

    Yumi:”Pronto?”

    Jeremie: “Yumi, hai pochissimo tempo per raggiungere Richard! XANA lo ha rinchiuso nella cella di riscaldamento dell’Hermitage, e rischia di morire congelato!”

    Ohh se Yumi conosceva quel posto: tempo addietro era stata rinchiusa li insieme ad Ulrich, sempre grazie a XANA.

    Yumi: “D’accordo Jeremy, ci sono quasi!”

    Diede un ultima botta di reni, arrivando a vedere in lontantanza la casa abbandonata; forse c’era ancora speranza.
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    LYOKO, SETTORE DESERTO

    Edward: “Maya! Entra subito alla torre! Non posso reggere ancora a lungo!”

    Non se lo fece dire due volte, quindi scattò verso la base nera della torre attiva, beccandosi anche un colpo laser dei mostri di XANA proprio sulla schiena.
    Per fortuna che era riuscita ad entrare dentro e a raggiungere il centro della piattaforma, in procinto di salire.

    Nel mentre Edward, distrutto com’era, stava cercando di evitare più colpi possibili e di annientare più mostri che poteva. La sua impresa fu interrotta da un ultima raffica di colpi che lo prese alla sprovvista, facendolo devirtualizzare all’istante. I mostri di XANA iniziarono a bombardare la torre di colpi laser.
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    HERMITAGE

    Ormai non poteva fare più nulla di efficacie, era ferito, stava iniziando a perdere le forze, e mentalmente era andato completamente: la mente era confusa, allucinata, un misto fra un astinenza e pensieri lucidi.

    Mentre tentava, con quel poco di energia rimasta, di aprire a forza la porta blindata, pur sapendo che non ce l’avrebbe fatta, gli era parso di vedere qualcosa muoversi dall’altra parte, attraverso la finestrella appannata. Qualcuno era venuto ad aiutarlo? Era solo un illusione? Chi poteva saperlo, del resto gli si stava annebbiando la vista.

    I sensi di colpa stavano iniziando a penetrare nella testa di Richard, come aghi ficcati nelle orecchie: Edward, con quella frase pesante come un macigno, aveva ragione; avrebbe potuto chiedere aiuto a loro, invece di impazzire davanti ad un cazzo di monitro; avrebbe potuto concedersi un giorno di riposo per incontrarli.

    Avrebbe potuto rispondere a quella cazzo di chiamata e parlare con quella persona che, più fra tutti, aveva bisogno di lui; ironico come quel giorno, durante la prima battaglia in quel mondo fatto di poligoni e numeri, si era fatto in quattro per evitare che Syl morisse in un mare virtuale.

    E invece l’aveva abbandonata, pensando soltanto a non affrontare i problemi di chi gli stava accanto, e ad addossare fatiche su se stesso.

    Edward: “A forza di allontanare le persone che tengono a te finirai per rimanere solo nel momento peggiore della tua vita”

    Quasi quasi hanno ragione… abbandonare amici o familiari deve essere di famiglia; Tale madre tale figli, in questo caso.

    Richard alzò la testa, mentre si approntava a esalare un ultimo urlo di disperazione.
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    KADICK, PARCO

    Ironia della sorte, anche Syl stava soccombendo: nonostante fosse riuscita ad assesstare un paio di colpi allo spettro di XANA (incluso uno in testa, che lo aveva fatto cadere per poco), l’essere era decisamente più forte rispetto a lei, soprattutto contro armi convenionali.

    Ora quella a terra era Syl, agonizzante mentre XANA, con quel ramo che era stato inutile contro di lui, la stava colpendo ripetutamente sulla schiena: di questo passo si sarebbe potuta spezzare la spina dorsale.

    No….non sono riuscita a raggiungerlo e a salvarlo…perché!? Perché mi sono innamorata di lui!? Perché non l’ho seguito prima!? PERCHEEEE’!?

    L’unica cosa che poteva fare era urlare: di dolore, di tristezza. Di tutto.
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    In quell’esatto momento, nella fredda immensità dell’universo, la morte stava reclamando due anime, e queste, come se fossero in simbiosi, stavano emettendo un ultimo, ruggente, grido. Il punto esclamativo di tutto ciò che era successo.
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    CODICE LYOKO
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    La porta blindata si aprì di scatto, permettendo a Richard di uscire, accasciandosi a terra, sul pavimento di un luogo ora ben più caldo. Il naso, a causa dell’enorme sbalzo di temperatura, iniziava a sanguinare.

    Sono ancora vivo..

    Ad un certo punto si sentì issato in piedi, sorretto da una persona, la cui voce femminile tuonava nelle sue orecchie.

    Yumi:”Forza, cerca di alzarti. C’è mancato poco, stai bene!? Cosa hai fatto alla mano!?”

    È la giapponese da cui sono scappato; Yuri, Yumi o qualcosa del genere…allora non stavo sognando, qualcuno era venuto a cercare di liberarmi…

    Richard non aveva la forza di rispondere: pensava solo a cosa avrebbe fatto una volta tornati indietro. Una cosa decisamente importante.
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    La raffica di bastonate era finita: il clone si era volatilizzato, scomparendo in una nube di fumo; ciò voleva dire che la torre era stata disattivata, e che quindi Richard (oltre a lei) era sicuramente vivo. Ne era certa.

    Non riusciva a rimettersi in piedi e a camminare, quindi, dolorante e lentamente, strisciava verso l’Hermitage, aggrappandosi con forza al terreno. Voleva rivedere Richard, stargli accanto. Perché in fondo non riusciva a smetterlo di amarlo: non è certo un sentimento che si può togliere a comando; c’era qualcosa in lui, qualcosa che la spingeva a non mollarlo. Lei era stata salvata da lui, quel giorno, no?
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    Jeremie: “Pronto, Yumi!? Come, è ancora vivo? Phiuu, menomale..”

    Edward in quel momento era accanto a lui, dato che era rimasto nel laboratorio dopo essere stato devirtualizzato. Era rincuorato di sapere che Richard non era morto, e dispiaciuto della frase che gli aveva detto un po’ di ore fa.

    Jeremie: “Maya, Edward, ottimo lavoro a tutti. Ora possiamo tornare a goderci questo venerdì”

    RITORNO AL PASSATO
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    VENERDI 4 OTTOBRE, 17.15

    E’ una bella cosa poter viagiare indietro nel tempo, no? Puoi rimediare a tutti i tuoi errori passati e cambiare il futuro; Richard ora lo sapeva bene, mentre spense il Pc e usciva da camera sua; aveva finito il suo lavoro, per non strafare di nuovo.

    Direzione: macchinette. Aveva qualcosa di importante da fare.

    ORE 17.35

    Stavolta niente cioccolata calda, si andava dritti in biblioteca: Syl sapeva che se fosse rimasta lì si sarebbe presa altri lividi; i ricordi dolorosi, se possibile, voleva evitarli, del resto “la storia si ripete”.

    Jacqueline:“A quanto pare qualcuno qui ha voglia di mettersi in mostra. Cos’è i libri ti hanno stufata e ora cerchi di diventare la puttanella della scuola attirando l’attenzione di tutti?“

    A sentire quella voce il suo sguardo si era rabbuiato: perché doveva accadere di nuovo?

    Syl:”Senti non ho voglia di parlarne. Lasciami in pace.”

    E di nuovo, prima che lei potesse alzare i tacchi, fu di nuovo presa alle spalle, pronta a essere usata di nuovo come sacco da boxe.

    Però la storia non è sempre uguale: i vincitori la riscrivono. E così era in questo caso.

    “Ciak! Documentario anti bullismo parte 1, azione!”

    Jacqueline, adirata ancor di più di essere stata interrotta, si volto verso la fonte della voce: vide Richard uscire dal box della macchinetta, che gli puntava contro il cellulare, a mo di filmarle nel loro atto criminoso.

    Richard: “Ora, io cancello questo video, ma ci devono essere un paio di cose chiare:
    Mo ve ne andate, e non provate a toccare Syl, che sennò so cazzi vostri.”
    Imparare il dialetto romano, oltre a quello scozzese, ha i suoi vantaggi.

    Jacqueline e la sua “scagnozza” se ne andarono, infuriate di non aver potuto dare una lezione di superiorità. Nel frattempo Richard metteva a posto il cellulare, dato che in realtà non stava filmando un bel niente; i suoi occhi si incrociarono con quelli di Syl, che lo guardava, sorridendo.

    Non mi sono sbagliata su di lui…

    Entrambi si avvicinarono l’un l’altro, e il primo a proferire parola era, guarda un po', Richard.

    Richard: “Per quanto non sia da me, te lo devo dire: …mi dispiace, avrei dovuto risponder-”; le sue scuse furono interrotte dall’abbraccio di Syl.

    Syl: “Non scusarti, sono certa che non lo avevi fatto di proposito. So quanto stai facendo per noi, ma ti prego, non ammazzarti di lavoro, d’accordo?
    Quindi , scuse accettate.”
    . Lo rilasciò dalla sua stretta, dandogli un bacio sulla guancia, per poi re-dirigersi verso la biblioteca.

    Richard invece andava in direzione del parco; aveva bisogno di camminare.

    Non sono ancora sicuro su cosa provo adesso Syl…ma una cosa è certa: eviterò di rifare la stessa cazzata, soprattutto con lei.

    Dalla storia si impara dai propri errori, no?
  2. .
    Ma buona sera! Dopo un bel po' di tempo, ecco finalmente il capitolo 6! Anche questo capitolo è bello corposo.
    P.S: ho revisionato tutto, ma siccome sto pubblicando alle 22.20 di sera potrebbe essermi sfuggito qualcosa, quindi potrei modificare il post.
    P.S 2: se notate il nome "Richard" ogni tanto, vi ricordo che è il vero nome di Jacket.
    P.S 3: E' possibile cambiare il titolo del thread, e se si come?: "Prototipo fanfiction" mi suona male...

    BUONA LETTURA!


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    KADICK, AULA DI INFORMATICA

    Per Jeremy questo era il giorno peggiore della sua vita: dei ragazzi avevano scoperto il supercomputer, XANA era tornato e aveva imposseessato uno studente, ora intento a sfondare la porta dell’aula di informatica, barricata alla bell’e meglio. Aveva ordinato agli studenti di allontanarsi e raggrupparsi nella parete opposta; doveva proteggerli in tutti i modi possibili.

    Purtroppo, mentre Jeremy era completamente nel panico e paralizzato dal terrore, la barricata cedette, e la porta fu violentemente scardinata, cadendo così a terra. Sulla soglia era presente lo studente che precedentemente si trovava in infermeria; all’apparenza un ragazzo normale, se solo non fosse stato per la forza anormale e per il simbolo di XANA al posto delle pupille.
    Il ragazzo Xanificato, con una velocità sovrumana quanto la sua forza, prese Jeremy per il colletto, senza che questi avesse il tempo di reagire, per poi scaraventarlo fuori dall’aula, facendolo sbattere contro il muro. Jeremy in quel momento svennè a causa dell’impatto. Gli alunni, pietrificati dalla paura, si limitarono a osservare lo studente impossessato avanzare verso Jeremy, in procinto di finirlo con un calcio diretto alla gola.

    Sfortunatamente per XANA ci sarebbe stato un cambio di programma: mentre si apprestava a colpire, il ragazzo venne scaraventato a terra, con la testa dolorante: alzatosi, poteva vedere chi lo aveva ostacolato: Ulrich Stern.

    Ulrich: “Ehi XANA, velice di rivedermi dopo tanto tempo?”, quindi si mise in posa da combattimento, come ai vecchi tempi.
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    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Per Yumi e Odd era tutto un gigantesco e nostalgico ritorno a 16 anni fa. Per Sylviane e Maya invece era uno grande shock. Quest’ultima era sorpresa come lo era Edward all’inizio di tutto. D’altro canto, Sylviane era più calma riguardo alla scoperta: la sua passione per la lettura e la scrittura amatoriale la avevano abituata alla sospensione dell’incredulità, anche se non era appassionata di fantascienza; e poi in parte era una persona tranquilla di suo. Jacket invece, si era precipitato subito alla postazione monitor, poggiando il suo zaino accanto a se, per controllare la situazione su Lyoko.

    Maya: “Si può sapere dove ci troviamo ora?”

    Edward: “Be’, in parole povere è un complesso sotterraneo, con un supercomputer al cui interno c’è Lyoko, un mondo virtuale..”. Maya aveva ancora uno sguardo perplesso.

    Odd: “Si, anche questa è una lunga storia…”

    Maya: “Tutto questo è così…pazzesco…. E non mi hai ancora risposto: come conosci mia madre?”

    Jacket: “Possiamo rimandare le spiegazioni a dopo, quando avremo risolto tutto questo casino!?”

    Sylviane: “…Com’è la situazione su questa… Lyoko?”

    Jacket: “Riassumendo: ci sono 10 creature di XANA appostate davanti alla torre attiva numero 7, Settore Banchisa.”

    Maya: “XANA?”

    Yumi: “L’intelligenza artificiale che attacca la terra usando Lyoko e le sue torri come punti di collegamento. Inoltre, in questo momento tuo padre sta cercando di tenere a bada una persona controllata da XANA.” Notando lo sguardo preoccupato della ragazza, aggiunse: “Non ti preoccupare, mio marito è andato a soccorrerlo, se la caveranno.”

    Jacket: “Allora, tutti pronti a partire?”

    Sylviane: “Intendi.. entrare dentro Lyoko e poi neutralizzare le creature?”

    Jacket & Ed: “Esatto” dissero in coro.

    Yumi: “Io dico che non se ne parla! Voi quattro resterete qui, io e Odd siamo stati combattenti esperti su Lyoko, sapremo cavarcela da soli!”

    Ed: ”Mi dispiace, ma non sono d’accordo: riflettici, XANA potrebbe mandare altri rinforzi, Jeremy e Ulrich sono impegnati a combattere lo studente imposessato, e, secondo il diario di Jeremy, senza Aelita non possiamo disattivare la torre! Avete bisogno di più forze possibili!”

    Yumi: “Spiacente, ma non ho intezione di farvi rischiare la vita!”

    Jacket, nel sentire questo battibecco che iniziava ad andare per le lunge, si era innvervosito parecchio, arrivando infine a sbottare: “PIANTATELA DI LITIGARE, ADESSO! Me ne sbatto delle vostre convinzioni, sta di fatto che ora dobbiamo risolvere questa sitazione di merda, quindi tu” disse indicando Yumi “chiamerai Aelita e le dirai di venire qua il più in fretta possibile, e poi scenderete tutti in sala scanner, entrerete a Lyoko e combatterete i mostri di XANA, mentre io vi aiuterò da qui, e alla fine disattiveremo la cazzo di torre! ”

    L’intervento di Jacket aveva fatto sbiancare tutti: Maya era quasi spaventata, Odd ed Edward erano rimasti senza parole, mentre Yumi si era anche offesa nel ricevere ordini da un 14enne. Sylviane, nonostante gli occhi spalancati, era quasi divertita dalla piega presa dalla situazione, arrivando a sorridere leggermente…

    Che caratterino… mi sa che adesso abbiamo un capo..


    Sylviane: “Sono daccordo con Jacket: la situazione è un emergenza, quindi voto a suo favore.” e alzò la mano guantata. Jacket ed Edward alzarono entrambi le mani. Yumi era contraria e Odd si era apparentemente astenuto. Ma ecco che all’ultimo momento, si alzò anche la mano di Maya.

    Maya: “Hanno ragione, dobbiamo difendere Lyoko e la terra. Inoltre, se tutto questo ha a che fare con i miei genitori, voglio vederlo di persona.”

    Yumi, anche se irritata, per certi versi era anche un po’ felice: si ricordava di quando, per scoprire il supercomputer, era stata cocciuta come un mulo per convincere Ulrich a farla unire alla vecchia squadra.

    Yumi: “A quanto pare non abbiamo altra scelta.. va bene, voi scendete alla sala scanner, di sotto. Io intanto chiamo Aelita.”
    ---

    CASA BELPOIS


    Aelita era intenta a prepararsi il pranzo, quando il suo telefono incominciò a squillare: era Yumi.

    Aelita: “Pronto Yumi? Allora, come è andata con il vostro piano?”

    Yumi: “Senti Aelita, non c’è tempo per parlare: devi venire subito alla fabbrica!”

    Aelita: “Cosa? Yumi, cosa sta succedendo?”

    Yumi: “… il peggio che potresti immaginare, e sai a cosa mi riferisco… è tornato.”

    Aelita, sentendo pronunciare le parole “è tornato”, era in stato di shock totale: in mente le tornavano tutti i ricordi di Lyoko, del padre che si era sacrificato per lei… di XANA.

    No, no no no no no, non è possibile! Credevo che lo avessimo sconfitto!Era tutto finito!

    Con grande sforzo e la voce debole, Aelita rispose all’amica.

    Aelita: “Vi raggiungo subito.”

    Terminata la chiamata spense i fornelli, si vestì in fretta e furia e salì in macchina. Doveva giungere alla fabbrica, e di corsa.
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    KADICK, CORRIDOI DELL’EDFICIO DI SCIENZE

    Ulrich non se la stava vedendo benissimo.

    Essendo le persone impossessate da XANA, oltre che molto forti, anche estremamente resistenti al dolore, Ulrich doveva dare fondo a tutte le sue tecniche di Pencak Silat. Un continuo scambio di pugni, calci, prese e disingaggi, il tutto mentre Jeremy era ancora svenuto. Ulrich doveva tenere bloccato lo studente, per impedirgli di fare altri danni, o peggio, arrivare alla fabbrica.

    Doveva pensare a qualcosa di efficace.
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    FABBRICA ABBANDONATA, SALA SCANNER

    Jacket: “Molto bene, siete pronti?”

    Ed: “Affermativo!”

    Jacket: “Ottimo. Yumi, Odd, Ed, prima voi. Intanto spiegherò tutto alle nuove arrivate.”

    Mentre i tre entrarono negli scanner e Jacket li virtualizzava nel Settore Banchisa, quest’ultimo aveva iniziato a spiegare a Maya e Sylviane come funzionava la virtualizzazione.

    Jacket: “Maya, Syl, ascoltatemi bene: appena le porte degli scanner si apriranno di nuovo, voi dovrete entrarci; lì entro in gioco io, che vi virtualizzerò dentro Lyoko, dove prenderete le sembianze di un vostro avatar virtuale, con varie abilità ed equipaggiamenti.”

    Maya: “E se rimaniamo bloccate dentro Lyoko, o i mostri ci.. uccidono? ”

    Jacket: “Di questo non dovrete preoccuparvi: su Lyoko avrete un totale di punti ferita che, se scende a zero a causa di attacchi dei mostri o altro, vi farà tornare qui sulla terra, tutte intere.
    Ah piccola nota di servizio: se vedete un mare sotto di voi, NON BUTTATEVICI DENTRO PER NESSUN MOTIVO! Se cadete lì, è un punto di non ritorno. Tutto chiaro fin qui?”


    Syl: “Cristallino.”

    Maya: “D’accordo..”

    Le porte degli scanner si aprirono.

    Jacket: “E’ il momento di partire!”

    Le ragazze entrarono nello scanner; Maya era estremamente nervosa, mentre Syl era, come sempre, decisamente calma. Anche troppo.

    TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO

    SCANNER: INIZIALIZZATO

    VIRTUALIZZAZIONE
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    LYOKO, SETTORE BANCHISA

    Maya e Syl sentirono tutti gi sintomi della della virtualizzazione: sensazione di risucchio, perdita della sensibilità, e la consueta botta al fondoschiena.

    Constatando di essere ancora tutte intere si rialzarono in piedi, mentre la loro vista si abituava al mondo virtuale. Gli occhi potevano osservare un immenso paesaggio costituito da una sterminata banchisa di ghiaccio, dove i profili delle torri svettavano all’orizzonte e, a differenza del settore deserto, non passavano cavi sul terreno. Anche qui non era necessario respirare e non si sentiva la temperatura glaciale.

    Ed:”Ben arrivate ragazze.”

    Ricordandosi di non essere sole, le due nuove arrivate volsero il loro sguardo verso Yumi, Odd e Edward. O meglio, i loro avatar virtuali: Yumi indossava una tuta attillata viola-fuxia, e aveva due strani segni sopra le sopracciglia. Odd invece sembrava un uomo gatto, con due zampe al posto delle mani; i capelli erano rimasti gli stessi. Infine Ed era ritornato nei panni del cavaliere Protettore.

    Ricordandosi la spiegazione di Jacket, le ragazze si guardarono, per capire cosa avessero addosso:
    Al posto della salopette, Maya indossava uno strano vestito bianco, con ornamenti color oro,dalle maniche molto larghe che era fermato alla cintola da un nastro, anch’esso di colore oro. Sotto invece le gambe erano coperte da una gonna rosa tenue, anch’essa ornata d’oro, dal taglio diagonale, lasciando quindi una gamba scoperta. I piedi erano rimasti scalzi. Non aveva armi o oggetti di alcun tipo con se.

    Syl invece aveva un abbigliamento più..elaborato: una gonna corta in pelle nera borchiata di bronzo, dalla cui cintola pendeva una catena fatta di ingranaggi d’ottone. I piedi erano calzati da stivali in pelle, sempre nera, con intarsi d’oro. Il busto invece era coperto da un corpetto di pelle, e la spalla destra era protetta da un sottile spallaccio borchiato, e la mano destra era coperta da un guanto identico ai suoi nel mondo reale, con la differenza che arrivava fino al gomito La cosa più particolare erano i tatutaggi che coprivano il braccio sinistro, dalla mano alla spalla: rappresentavano rune, disegni e frasi dai significati misterici e occulti.. quasi infernali. Infine, a differenza di Maya, aveva un’arma: in spalla era appeso un bastone rinforzato, un misto di legno e acciaio brunito, e a una estremità era presente una lama affilata e ricurva.

    Maya: “Ma.. che razza di vestiti sono questi? Sono così … bizzarri..”

    Odd: “Non dirlo a me: è da un bel po’ di anni che sembro un gatto viola.”

    Syl: ”Mondo nuovo, regole nuove”, disse mentre aveva preso il bastone per poi farlo roteare un po’.

    Maya: Un momento, io non ho armi, come farò a difendermi? “Ehm, Jacket puoi sentirmi?”

    Jacket: “Forte e chiaro!”. Su Lyoko la sua voce proveniente dal nulla acquisiva dei connotati quasi divini.

    Maya: “A differenza di tutti gli altri, io non ho armi con cui difendermi.”

    Jacket: “Mhh.. strano. Ok, mentre io cerco di esaminare le schede dei vostri avatar su Lyoko, voi andate a est, verso la torre attiva, la riconoscerete dall’alone rosso; secondo la mappa dovrete prima passare per un ponte sospeso. Tutto chiaro?”

    Odd: “Cristallino, Einstein II.”. Quindi l’intero gruppo cominciò a correre verso la torre attiva.

    Einstein II? Ma che cazzo di soprannome è?

    Mentre Jacket cercava le schede di Maya e Syl, si ricordò che avevano bisogno di Aelita per disattivare la torre.

    Speriamo che arrivi presto; non so per quanto Jeremy e Ulrich possano tenere a bada lo studente impossessato….
    ---
    KADICK, CORRIDOIO

    Ulrich: “Argh!”

    Ulrich venne scaraventato al muro dopo aver ricevuto una sfera elettrica in pieno stomaco. Stordito, con gli occhi lacrimanti, vide la figura sfocata dello studente Xanificato, che si preparava a finirlo per sempre.

    Nel frattempo Jeremy, lentamente, era rinvenito dalla bottà: un esplosione di dolore lancinante gli attraversò il cranio, mentre si rimetteva in piedi; fortunatamente gli occhiali erano tutti interi. Ed è proprio attraverso quest’ultimi che vide Ulrich in procinto di essere ucciso dallo studente.

    Ulrich! Devo fare qualcosa! Pensa, Jeremy, Pensa….

    Jeremy si guardò intorno, per poi prendere la cosa più vicina a lui in quel momento: un estintore. Seguendo il suo istinto, e carico di adrenalina, Jeremy prese il pesante oggetto e, con tutta la forza che aveva in corpo, corse verso il ragazzo impossessato, per poi colpirlo con l’estintore alle spalle. La forza del colpo mandò al tappeto lo studente, che in quel momento sembrava un ologramma sfasato.

    Ulrich: “Ahia, che male….. grazie Jeremy!”

    Jeremy: “Figurati! Ora dobbiamo correre alla fabbrica, prima, non c’è tempo da perdere!”

    Ulrich annuì, e presto i due corsero verso la fabbrica, mentre gli alunni rimanevano ancora pietrificati dalla paura.
    ---
    PARIGI, STRADE.

    Neanche Aelita se la stava passando bene: purtroppo il traffico era abbastanza denso, e i semafori non aiutavano di certo. In quel momento rimpiangeva di aver scelto di vivere lontani dal collegio.

    Di questo passo, non arriverò mai alla fabbrica! Devo sbrigarmi, codice stradale o meno!
    Aelita quindi fece retromarcia per poi passare nell’altra corsia, partendo ad alta velocità: in quella situazione la polizia stradale poteva andare a farsi benedire.

    Spero che Jeremy e Maya stiano bene… non posso perderli!
    ---
    LYOKO, SETTORE BANCHISA

    Il gruppo, nella corsa, arrivò all’inizio del ponte sospeso menzionato da Jacket: una lunga strada di ghiaccio, sospesa sopra il mare digitale, che univa la terraferma e un isola a est, sulla quale svettava alta la torre, circondata dall’alone rosso di XANA. Il ponte era disseminato di rocce ghiacciate, grandi abbastanza per usarle come ripari.

    Allo stesso tempo Jacket aveva finalmente trovato le schede degli avatar di Syl e Maya: entrambe avevano 100 punti vita, come tutti su Lyoko. Per quanto riguarda le capacità speciali, la prima aveva un abilità denominata “Control”, mentre Maya…. proprio ciò di cui avevano bisogno.

    Jacket: “Ragazzi, piccolo cambio di programma! Proteggete Maya e scortatela fin dentro la torre! Ha proprio ciò che ci serve!”

    Yumi: “Intendi dire che può attivare il Codice Lyoko e disattivare la torre?”

    Jacket. “Esatto! Forza , muovetevi, non abbiamo molto tempo.”

    Yumi: “Giusto, sbrig-”

    Yumi non ebbe tempo di finire la frase che un dolore lancinante le percosse il braccio: dall’altro capo del ponte erano arrivati i mostri di XANA.

    Ed: “Tutti al riparo!” gridò, mentre Odd sparava colpi laser dal braccio, uccidendo solo un mostro a forma di blocco. Yumi invece tirò fuori i ventagli, e dopo aver parato una raffica di colpi da due mostri somiglianti a calabroni, li lanciò contro di loro ,distruggendoli. In poco tempo tutti si ripararono dietro le rocce, per evitare di essere colpiti.

    Maya si era nascosta dietro una roccia situata in mezzo al ponte, proprio dietro Yumi; Syl invece era in una situazione più precaria: doveva stare al riparo e, allo stesso tempo, non cadere dal ponte per poi finire nel mare digitale che era praticamente dietro (e sotto) di lei.
    Jacket in quel momento stava iniziando a entrare nel panico: doveva trovare subito una soluzione per tirarli fuori d’impaccio, mentre i mostri avanzavano lungo il ponte.

    Aspetta un momento… “Control” eh?...

    Jacket: “Syl, mi ricevi? Secondo i tuoi dati su Lyoko, tu hai un potere chiamato “Control”: sporgiti quanto basta per vedere i mostri di XANA, quindi prova a concentrarti e prendere possesso di un mostro!”

    Syl: “Intendi controllarlo in tutto e per tutto?…. Va bene, posso provarci.” Cautamente la ragazza si sporse quanto bastava per vedere la fila indiana di mostri: al centro vi era una sfera d’acciaio gigante, con un segno di apertura su tutta la sua circonferenza e un sigillo che aveva il simbolo dell’occhio di XANA.

    Quella creatura mi pare abbastanza devastante…. Va bene, proviamoci!

    Syl tese quindi la mano del braccio tatuato verso il mostro sferico: i tatuaggi si illuminarono di un color viola striato di nero, come una nebulosa. All’improvviso Syl non vide più con i suoi occhi, ma vedeva i mostri davanti alla sfera gigante, in una specie di schermata rossa che aveva in un angolo il simbolo di XANA. In quel momento si fermò, insieme al resto del piccolo corteo.

    Ce l’ho fatta, ho preso il controllo del mostro! Bene, ora vediamo quanto sa far male….

    La creatura a forma di sfera si aprì, rivelando un interno fatto di tessuti rossi che tenevano insieme il tutto, quasi simili a tessuti umani. Al centro, su una specie di telaio, vi era posto un simbolo di XANA un po’ più grande, che aveva iniziato a pulsare. Infine, un ventaglio rosso di energia si sprigiono dappertutto, colpendo sia mostri davanti che quelli dietro, dividendoli a metà come fossero burro, per poi scomparire definitivamente.

    Ed: “Un mostro di XANA che uccide i suoi stessi alleati?”

    Jacket: “Semmai ringraziate Syl, è lei che lo controlla.”

    Odd: “Quindi può controllare i mostri? Forte.”

    Syl in quel momento era sia imbarazzata che compiaciuta: al di fuori della sua famiglia, che poteva definire perfetta, non aveva mai avuto relazioni andate oltre l’essere compagni di classe o conoscenti; e in fondo non ne aveva sofferto, aveva i suoi hobby a tenerla occupata. Ma tutto questo grande “cambio di programma” la rendeva felice e non poco.

    Improvvisamente accadde qualcosa di strano: di colpo Syl perse il mostro sferico, che si disintegrò. In quel esatto momento, Syl fu colpita da dei dolori lancinanti in tutto il corpo; lo shock è stato così forte che Syl per se l’equilibrio, iniziando a cadere all’indietro, verso il mare digitale…

    Syl: “AAAAHHHH!!”

    Yumi: “NO!”

    Jacket: “SYL! CAZZO, DEVO DEVIRTUALIZZARLA SUBITO!”

    12 metri…

    Jacket: “Muoviti, cazzo, muoviti!” urlava nel panico, mentre digitava febbrilmente sulla tastiera i comandi per la devirtualizzazione.

    5 metri…

    Jacket: “Dai, ci siamo quasi !”

    2 metri…. E appena poco prima di sfiorare l’acqua, Syl scomparì in una serie di dati: era stata devirtualizzata in tempo.

    Jacket quindi aprì una finestra che mostrava la sala scanner da una telecamera: uno degli scanner si aprì…. E ne uscì Syl, lentamente e un po’ barcollante.

    Jacket: “ *pant …. *pant… ce l’ho fatta….” Quindi alzò il dito medio di fronte al monitor “Ti presento Alt-F4, XANA!

    Syl, sei tutta intera?”


    Syl: “Credo proprio di si, un po’ di nausea a parte… “

    In quel momento la ragazza si sentiva ben più che debitrice verso Jacket.
    ---
    KADICK, CANCELLO D’ENTRATA

    In tutta la via era possibile sentire lo stridio delle gomme della macchina di Aelita, quando frenò davanti al cancello del Kadick. Per fortuna che nessun vigile aveva visto sfrecciare l’auto a quella velocità. O almeno così sperava.

    Scesa dalla macchina, Aelita si corse a perdifiato verso il tombino nel parco. Il semplice aprire quel disco di ferro arrugginito le fece ritornare nella mente tutto il passato. Ma non era il momento di crogiolarsi nei ricordi, doveva muoversi.
    ---
    KADICK, CORRIDOIO

    La corsa di Jeremy e Ulrich era finita subito dopo che era cominciata: proprio mentre il duo era arrivato alla porta, una sfera di energia elettrica conflagrò in mezzo a loro, facendoli subire una scarica elettrica che li costrinse a terra. Lo studente Xanificato quindi si avvicinò e, tendendo le mani, inizio a torturare Jeremy e Ulrich con delle scosse continue di elettricità; sarebbe stata una morte lenta e dolorosa.

    Non potevano resistere così a lungo: il tempo era agli sgoccioli.
    ---
    FABBRICA ABBANDONATA, LABORATORIO

    Syl: “Hai idea di perché è successo?”

    Jacket: “Mh?”

    Syl: “All’improvviso ho perso il controllo del mostro, lui si è disintegrato, mentre io ho ricevuto una scarica di dolore, che mi ha fatto cadere……”

    Jacket: “…. Forse vuol dire che puoi controllarlo solo per un po’ di tempo; Se è questo il caso, vedrò se è possibile migliorare la tua abilità.”

    Syl: “Ti ringrazio, Jacket.”

    Jacket: “Figurati: doveri d’amminstratore!”
    ---
    LYOKO, SETTORE BANCHISA

    Nel frattempo Yumi, Odd, Edward e Maya avevano appena attraversato il ponte e si erano nascosti dietro un masso, a una decina di metri dalla torre; a proteggerla vi erano quattro tarantule pronte a sparare a vista.

    Maya: “Ok. Qual è il piano?”

    Yumi: “Tu resta qui; noi tre penseremo alle tarantule, prendendole di sorpresa.”

    Ed: “D’accordo” disse, per poi ricordarsi una cosa: quando era stato su Xanadu, Jacket gli aveva detto che aveva un’abilità chiamata “Heal”, che significava “Guarire”. Quindi, ricordando che Yumi era stata ferita, gli posò la mano destra sulla spalla, cercando di incanalarvi energia: un alone verde ricoprì la mano, e Yumi si sentì come rinvigorita.

    Yumi: “Ma.. Ed, cosa hai fatto?”

    Jacket: “Ed ha un’abilità che permette di riguadagnare parte dei punti vita persi; mica male eh?
    Ok, siete pronti?”


    Ed, Yumi, Odd: “Si!”

    Yumi saltò sulla roccia per poi volteggiare in aria, mentre lanciò i suoi ventagli verso due tarantule, uccidendole al primo colpo. Odd, con una capriola laterale, uscì dal nascondiglio, per poi mirare e colpire a una terza creatura. Infine Edward usò lo stesso trucco usato su Xanadu: lanciare la spada dritta verso il simbolo di XANA sulla testa del ragno virtuale, facendolo esplodere in mille pezzi.

    Odd: “Bella mira Ed!”

    Yumi: “Ok, Maya, via libera: entra nella torre, fai presto!”

    Maya: “Io..Cosa?”

    Jacket: ”Ascolta Maya, ti dirò io cosa fare, ma adesso devi entrare nella torre, subito! Tuo padre non può resistere ancora per molto!”

    Maya: “….D’accordo, vado!”, e corse verso la torre, tastando la parete nera per trovare una sorta di porta: prima il braccio, poi il resto del corpo trapassarono la parete, fino ad essere all’interno della torre: vi era anche qui il simbolo di XANA sulla piattaforma, mentre le pareti interne erano ricoperte di schermate di dati.

    Jacket: “Ok, ora cammina verso il centro!”

    Mentre Maya, con passo spedito, andava verso il centro della piattaforma, il simbolo di XANA su di essa si illuminava, emettendo un suono limpido, man mano che la ragazza camminava avanti.
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    KADICK, CORRIDOIO

    Mentre lo studente Xanificato aumentava sempre di più l’intesità della scarica, Jeremy e Ulrich, in preda al dolore immenso dell’elettricità, stavano lentamente cedendo….
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    FABBRICA ABBANDONATA, ASCENSORE

    Mentre l’ascensore stava lentamente scendendo verso il Laboratorio, Aelita era in un mix di preoccupazione, paura,panico e nostalgia: l’incubo peggiore di tutta la sua vita era tornato, e chissà se Jeremy e Maya stavano bene…
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    LYOKO, TORRE

    Maya, una volta arrivata al centro della piattaforma, sentì come se una forza invisibile proveniente dall’alto volesse farla salire, e così fù: Maya levitò in alto, fino ad arrivare ai piedi di un'altra piattaforma, praticamente identica a quella di sotto; al centro vi era uno schermo olografico, sospeso nell’aria.

    Maya: “Ehm…Jacket, sono appena salita nella torre, e ora ho davanti a me un schermo: cosa dovrei fare ora?”

    Jacket: “Ottimo! Ora premi la mano sullo schermo, così inserirai il Codice Lyoko e disattiverai la torre!”

    Maya: “Va bene!”. Appena premette la mano sullo schermo olografico, vi apparve una scritta:

    MAYA


    Seguita da:

    CODE LYOKO

    In quel esatto momento, tutti i dati che apparivano sulle pareti interne della torre iniziarono a scendere verso il basso. Yumi, Odd e Edward videro come la torre perse l’alone rosso che la circondava, sostituito da un altro alone, stavolta di colore blu.

    Jacket: “Fiuuuu … ce l’abbiamo fatta…. 2 a 0, XANA.”

    Syl: “E l’altro punto per cosa sarebbe?”

    Jacket: “Be’, ti ho risparmiato una nuotata permanente nel mare digitale, no?”

    A quella battuta, Syl fece un sorriso: non uno divertito, ma uno decisamente dolce….

    Jacket: “Molto bene, squadra, missione compiuta! Adesso vi riporterò tutti sulla terra!”

    Mentre effettuava le varie devirtualizzazioni, sentì la porta dell’ascensore aprirsi: Syl restò immobile, le mani appoggiate allo schienale della sedia, mentre Jacket, lentamente, tendeva la mano verso lo zaino aperto…
    Le porte, una volta aperte, rivelarono una donna sulla trentina, dalla pelle bianca e dai capelli corti e…. rosa. Questa vide con suo grande stupore i due ragazzi alla postazione monitor del Laboratorio.

    Jacket: “…Aelita Schaeffer, giusto?” disse, mentre la mano era ancora protesa verso lo zaino.

    Aelita: “..Si, sono io… e tu se non sbaglio sei Richard, il ragazzo in quella foto scattata da Maya.”

    Syl: Richard?... quindi Jacket non è il suo vero nome….

    Jacket: Ora capisco tutto!: Maya deve avermi visto mentre tornavo nel dormitorio, Jeremy ha scoperto della foto, e ha inviato Yumi e compagnia come dei segugi alle mie calcagna…

    Jacket allontanò la mano dallo zaino: quella era sicuramente la figlia di Waldo Schaeffer. “…Esatto. Oh e per la cronaca, la tua piccola fotografa è riuscita a disattivare la torre giusto in tempo.”

    Aelita: “Maya!? Quindi …anche lei può disattivare le torri?”

    “Mamma!”

    Aelità si voltò di scatto, per poi essere abbracciata dalla figlia; l’ascensore stava, stranamente, salendo, quindi i ragazzi, uno alla volta, salirono tramite le scale che collegava il Laboratorio alla Sala Scanner. Ora mancavano solo Jeremy e Ulrich all’appello.

    Aelita: “Maya! Fatti abbracciare!” la strinse in un abbraccio, attenta a non soffocare la figlia. “Sei stata bravissima!”. Quindi la lasciò andare dalla sua stretta, per poi rivolgersi a tutti gli altri “Avete protetto mia figlia e salvato Jeremy e Ulrich, non so come ringraziarvi!”; da un occhio scese una lacrima, mentre Aelita sorrideva.

    Odd: “Non ce n’è bisogno, principessa; dopo tutto salvare la giornata era la nostra routine.”

    Yumi: “Oh, a proposito: i miei complimenti a tutti, siete stati dei combattenti esemplari.”

    In quel momento la porta dell’ascensore si aprì di nuovo, mostrando Jeremy e Ulrich, con i vestiti bruciacchiati e i capelli sparati in aria, ma ancora vivi. Appena li videro, Aelita e Yumi corsero ad abbracciare i rispettivi mariti.

    Yumi: “Ulrich! Stai bene?”

    Ulrich: ”Si, anche se ora i miei capelli assomigliano a quelli di Odd.”

    Jeremy: “Per fortuna Aelita ha disattivato la torre appena in tempo!”

    Aelita: “Ecco… in realtà non sono stata io.”

    Jeremy: “Cosa? Allora chi è stato?”. In quel momento Jeremy notò il gruppo di studenti, tra cui c’era anche Maya; In particolare vide Jacket, seduto alla postazione di comando.

    Jeremy: “Come sospettavo… Richard.”

    Jacket: “Già. Oltre a saper fotografare, tua figlia può disattivare le torri; “viva la genetica”, eh?”

    Jeremy rimase sbalordito dalla risposta del suo studente. Questo voleva dire che Maya aveva scoperto tutto ed era andata su Lyoko.

    Jeremy: “Maya, è vero quello che dice?”

    Maya: “…Si papà, è tutto vero.”

    Ulrich: “Mio caro fuggitivo, penso che sia arrivato il momento di spiegare un paio di cose..”

    Jacket: “Ok ok, prendete i pop corn e state attenti, perché non ho voglia di ripetermi.”

    Quindi Richard spiegò tutto ciò che era successo fin dal principio: il file nascosto nel Deep Web, il supercomputer prototipo dislocato a Roma, Xanadu e la riaccensione del supercomputer di Lyoko a distanza, i blackout… e il ritorno di XANA. Ci volle una mezz’ora buona per raccontare tutto nei dettagli.

    Ulrich: “Quindi è tornato davvero… ciò vuol dire che il programma di Jeremy non ha funzionato.”

    Jeremy: “E mi chiedo come sia possibile: voglio dire, lo avete visto tutti, XANA era stato distrutto..”

    Jacket: “Be’, ciò vuol dire che l’ipotesi più probabile è che il tuo programma si sia limitato a frantumare XANA come se fosse un vaso: ci vuole un sacco di tempo, ma si può sempre ricostruire tutto; Inoltre XANA era fuggito nella rete, no? Molto probabilemente avrà copiato parte dei suoi dati in giro per Internet, in modo da poterli recuperare nel caso non fosse stato annientato del tutto.

    Sapendo ciò, il sottoscritto ha in mente un nuovo piano: troviamo il modo di riportare XANA nel supercomputer, gli blocchiamo qualsiasi via di fuga e infine cancelliamo tutto: niente più Lyoko e niente più Xana; diventerà tutto un ammasso di metallo vuoto. Nel frattempo dovremo neutralizzare gli attachi di XANA e raccogliere più dati utili possibili, sia su Lyoko che nella rete. E potremo chiudere definitivamente questa storia.”


    Jeremy: “Ti ringrazio Richard, e grazie anche a voi per aver protetto mia figlia, ma non posso lasciare che i miei studenti rischino la vita, soprattutto Maya. Lasciate fare a noi adul-”

    Aelita: “Jeremy, non dire stupidaggini: tu sei l’unico che insegna al Kadick, mentre noi altri viviamo lontano dal collegio, e XANA sicuramente attaccherà anche me e gli altri. Maya è stata capace di disattivare la torre e gli altri ragazzi hanno saputo tenere testa a XANA.”

    Odd: “Concordo, nonostante sia la loro prima volta su Lyoko sono stati degli ossi duri.”

    Aelita: “Anch’io sono preoccupata per Maya e sono la prima a non voler vederla coinvolta, ma non c’è altra scelta: abbiamo bisogno di loro. Senza contare che tornare indietro nel tempo non avrà alcun effetto, e non possiamo fare finta di nulla.”

    In quel momento Jeremy era estremamente combattuto: non voleva rischiare di perdere sua figlia e i suoi studenti, ma allo stesso tempo Aelita aveva ragione: il vecchio gruppo non può farcela da solo, ha bisogno di una mano, e quei 4 ragazzi erano le persone migliori su cui poter contare.

    Jeremy: “Io… hai ragione, loro sono le uniche persone su cui possiamo fare affidamento. Dobbiamo sconfiggere XANA, e questa volta per sempre. ”E’ compito nostro”, ricordi?

    Molto bene: Richard, Edward, Sylviane, Maya, da questo momento siete a tutti gli effetti dei Guerrieri Lyoko.”


    Edward: “Faremo del nostro meglio!”. Maya e Syl annuirono all’unisono.

    Jeremy: “Richard, penso che tu sappia cosa fare adesso.”

    Jacket: “Sicuro, prof!” e si mise a digitare una serie di comandi sul terminale “Syl, Ed, Maya: preparatevi ad avere un gran senso di déjà vu!”

    Syl: “Hm? Cosa intendi dire?”. In quel esatto momento Jacket premette il tasto Invio.

    Jacket: “RITORNO AL PASSATO!”

    Dal centro della stanza si era generata una colonna fatta di luce accecante, che iniziò a espandersi dappertutto; una gigantesca bolla luminosa inghiottì tutta la citta di Parigi…
    ---
    MARTEDI’ 10 SETTEMBRE, 7.00.

    Ad un tavolo della caffetteria del collegio, gremita di studenti intenti a fare colazione, sedeva Jacket che, mentre mangiava il suo croissant caldo, stava aspettando il resto del gruppo: aveva bisogno di sapere se il Ritorno al Passato era funzionato, e se tutti si ricordassero dell’accaduto di ieri… o meglo, “l’oggi” di ieri.

    Proprio mentre ingoiò l’ultimo boccone, una voce familiare, dal tono decisamente calmo, si rivolse a lui.

    “C’è posto per me?”

    Jacket voltò la testa per ritrovarsi davanti a se Syl: ora Jacket poteva osservare meglio il suo vestiario a dir poco unico e, soprattutto, i suoi occhi eterocromatici.

    Non me la ricordavo così attraente…

    Jacket: “è una domanda retorica?”

    Syl: “.. Chi lo sa?”. Allo stesso tempo fece un occhiolino decisamente eloquente: si ricordava di tutto quanto.

    Mentre Syl si siedeva di fianco a Jacket, un gruppo di ragazze a due tavoli di distanza guardò Syl con aria stupefatta: da quando in qua Sylviane, che non aveva neanche un amico e se ne stava sempre da sola a leggere libri, si metteva a sedere in compagnia di un'altra persona, per di più un ragazzo carino. Peccato per loro che quest’ultimo notò i loro sguardi. Quindi Richard, notevolmente infastidito dal fatto che una sua amica fosse fissata in quel modo, disse loro chiaro e tondo che non tollerava tutto ciò. Il tutto in un fortissimo accento scozzese.

    Jacket:What ya starin’ at ye wee posh cunt? Cosa cazzo avete da guardare?”

    In un attimo il gruppetto di oche, intimidite da Richard, si girarono e tornarono a parlare per conto loro.

    “Devi averle spaventate parecchio. Cosa avevano da guardarvi in quel modo?”. In quel momento erano arrivati Edward e Maya, che si sedettero insieme a Richard e Syl; il quartetto era al completo.

    Syl: “Ecco, diciamo che sono scioccate dal fatto che mi sia seduta insieme a voi: prima di “ieri” non avevo mai avuto neanche un amico. Che dire, tutto ribaltato in un attimo.”

    Jacket: “Ok ragazzi, vi farò una domanda retorica: vi ricordate di “noi-sappiamo-cosa”?”

    Ed: “Affermativo..”

    Maya: “Si. E’ tutto così… incredibile. Quando mi ero svegliata pensavo che avessi semplicemente fatto un sogno strano. Ma invece è tutto reale.”

    Jacket: “Strano ma vero, eh? Comunque, parlando seriamente… siete sicuri di voler fare tutto ciò? Voglio dire, stiamo parlando di rischiare la vita mentre proteggiamo il mondo da un intelligenza artificiale fuori controllo. Non vi biasimo nel caso vogliate tirarvi indie-”

    Ed: “Io ci sarò sempre sempre al vostro fianco, XANA o non XANA: dopotutto, come sai già, il mio compito è quello di proteggervi, no?”

    Maya: “Esatto, e se io faccio la differenza in tutto questo, allora contate pure su di me: i miei fanno parte di tutto questo, quindi ho il dovere aiutarvi.”

    Syl: “Sappi che ti sono debitrice: mi hai salvato la vita, quindi ho tutta l’intenzione di restituire il favore. Voi siete i miei primi veri amici, non potrei mai abbandonarvi.”

    Jacket in quel momento sorrise, ma non con il suo solito sorriso divertito, o sarcastico: era un sorriso di pura felicità e sollievo. “…Grazie ragazzi.”

    Per tutto il resto del tempo il quartetto continuò a parlare sia delle cose mondane, sia di Lyoko, stando bene attenti a non farsi sentire dagli altri studenti. Alla fine arrivò il momento di andare a lezione: Maya era diretta verso l’aula di musica, mentre Edward in palestra. Jacket invece era diretto nell’edificio di scienze, più specificatamente nell’aula di chimica; mentre camminava lungo il corridoio deserto (erano un po’ in anticipo), notò come Syl lo stesse seguendo al suo fianco.

    Jacket: “Anche tu hai chimica? “Ieri” non ti avevo visto qui in giro.”

    Syl: “Si, e sono anche nella tua classe di informatica. Vedi, ero un po’ giù di tono, quindi sono stata in infermeria per un paio di ore. Quindi alla terza ora stavo tornando in classe, quando “qualcuno” mi ha spintonato mentre correva via…”

    Jacket: “Oh. Be’, forse ti devo delle scuse…”

    Syl: “hihihih! Stavo scherzando, non devi scusarti; se non fosse successo, non avrei mai potuto sapere di Lyoko!”. All’improvviso si fermò. “Oh quasi dimenticavo…”. Di punto in bianco si girò verso Jacket e, cogliendolo di sorpresa, lo baciò. In quel momento la mente di Jacket era andata in crash: nonstante in passato avesse provato dell’attrazione per un discreto numero di ragazze, non era mai arrivato fino a questo punto. Poteva sentire il suo profumo piacevole e allo stesso tempo abbastanza inebriante da poter stordire i sensi.

    Quando Syl separò le sue labbra da quelle di Jacket, lo guardò dritto negli occhi; lo sguardo della ragazza era estremamente intenso.
    Syl: “Questo è il mio modo di ringraziarti per tutto quanto.” quindi gli avvicinò le labbra all’orecchio, sussurrandogli in un tono fottutamente seducente. “Je me demande si je t'adore ou si je te taquine...Richard: Mi domando se ti adoro oppure se ho solo voglia di giocare con te ...Richard...” Tornò a incamminarsi verso l’aula, salvo per poi voltarsi verso Jacket, che in quel momento era rimasto fermo come una statua.

    Syl: “Be’, non vieni a lezione?”

    Furono quelle parole che sbloccarono Richard dalla sua trance, facendo in modo che ritornasse a dirigersi verso la classe, nel completo silenzio.

    In quel momento Richard era sommerso in un mare di emozioni mai sentite prima. Se il bacio e la “dichiarazione” di Syl erano già abbastanza scioccanti, un’altra cosa lo era più di tutte.

    In tutta la sua vita, nessuno, al di fuori dei suoi cugini, dei suoi genitori e dei suoi professori, lo aveva chiamato con il suo vero nome.

    Edited by Ishumaeru - 22/4/2020, 11:11
  3. .
    E non dimenticare il passaggio nella sala caldaie, accanto alla palestra..
  4. .
    QUINTO CAPITOLO! lo so, lo so, è LUNGO, ma vi prego di leggerlo tutto e portare pazienza, dato che è bello corposo.

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    1 SETTIMANA DOPO

    Come concordato con Ed, Jacket aveva aspettato una settimana in modo da ambientarsi, rendersi poco sospetto e, come prima cosa, tenere d’occhio Maya Belpois e suo padre. Tutte le informazioni raccolte erano riportate in documenti opportunamente criptati e nascosti all’interno del computer di Jacket (per precauzione venivano copiati su un hard disk esterno, anch’esso criptato, in modo da non perdere i dati anche se il PC dovesse andare a puttane.)

    Maya risultava essere una ragazza estremamente tranquilla e gentile, quasi un angioletto sceso sulla terra; inoltre aveva una media eccellente in tutte le materie (mentre Jacket, a parte in informatica e nelle lingue, non si impegnava più del necessario nella scuola), rendendola praticamente il genio della classe. Insomma, la figlia perfetta che avrebbero voluto tutti i genitori. Per il resto era tremendamente normale e mondana, una brava ragazza come a migliaia.

    E sicuramente aveva preso la sua intelligenza dal padre: Jeremy Belpois, insegnante di informatica, ex studente al Kadick. Quell'uomo era uno dei (pochi a parer di Jacket) professori competenti che si preoccupava dei suoi studenti: oltre alle spiegazioni chiare, si premurava anche di stilare verifiche adatte ai livelli di preparazione dei suoi studenti! (Jacket, da autodidatta, era più avanti rispetto al programma base, quindi il Prof. Belpois gli aveva dato esercizi e verifiche alla sua altezza). Era praticamente l’insegnante che ogni studente avrebbe voluto avere in ogni materia.

    Jacket ed Ed non avevano certo passato il tempo solo a tenere d’occhio padre e figlia: fuori dalle lezioni avevano esplorato da cima a fondo tutto il complesso scolastico, imparandone ogni anfratto, venendo così a scoprire i due passaggi che portavano alla rete fognaria (che collegava il collegio alla fabbrica, e quindi al supercomputer): uno era situato dietro una porta presente nella sala caldaie, accessibile dalla palestra. L’altro invece era un tombino presente nel parco del collegio, in un punto relativamente ben nascosto dagli alberi circostanti. Tutto sommato due posti abbastanza discreti.

    Inoltre, in questa lunga settimana, Jacket aveva iniziato un corso extrascolastico di parkour, che si tiene nella palestra così come i corsi di arti marziali. Se qualcuno gli avesse chiesto il motivo, Jacket avrebbe risposto che era semplicemente interessato, nulla di più. In realtà la ragione era ben altra.

    Da quando aveva spento il supercomputer in Italia, per poi partire, Jacket aveva incominciato a temere l’eventualità che i governi avessero scoperto la sua piccola intrusione nel Progetto Cartagine; non poteva essere sicuro di non essere stato (anche solo parzialmente) tracciato quando ha risvegliato il supercomputer parigino a distanza. E se degli agenti governativi erano alle sue calcagna, di certo Jacket non voleva essere catturato. Quindi aveva scelto di migliorare la propria velocità, agilità e resistenza tramite il parkour, la fuga acrobatica per eccellenza.

    Ora il duo era pronto ad esplorare la fabbrica abbandonata.
    ---

    DOMENICA 8 SETTEMBRE, MEZZANOTTE

    Torcia nuova: presente.

    Piede di porco: qui.

    Tronchesi per tagliare eventuali fili: ci sono.

    Borsone per contenere il tutto: preparato.

    Chat
    Jacket: Sei pronto?
    Ed: Si. Andiamo.

    Borsone in spalla, Jacket aprì la porta molto lentamente, per poi varcare silenziosamente la soglia ritrovandosi nel corridoio buio del dormitorio maschile. A tre porte di distanza vi era Ed che, anche se al buio, era visibilmente teso.

    Jacket si limitò a fargli cenno di seguirlo, finendo entrambi per scendere, un passo alla volta, le scale che collegavano i dormitori e il piano terra. Non dovevano preoccuparsi di un eventuale ronda del professore di ginnastica, dato che l’aveva già fatta alle undici, per poi andarsene a dormire nella sua camera, presente anch’essa nel dormitorio maschile.

    Dopo un paio di minuti di spostamenti lenti, uscirono dall’'edificio, ritrovandosi nel cortile; destinazione: tombino nel parco.
    Avendolo già visitato, ed essendo deserto a quest’ora della notte, non ci misero molto ad arrivare davanti al vecchio tombino incrostato di ruggine. Ed prese il tombino e lo alzò senza grandi sforzi, per poi posarlo accanto all'apertura che portava verso le fogne.

    Jacket scese per primo, senza alcuna esitazione, mentre Ed, quando venne il suo turno, fu più riluttante: non è che avesse questo gran desiderio di scendere nella fognatura puzzolente. Ma sapendo che quella era l’unica via per arrivare alla fabbrica, Ed si convinse che ci avrebbe fatto presto l’abitudine.

    Appena il duo mise i piedi per terra, fu investito dal tanfo dell’acqua di scarico delle fogne. La rete fognaria aveva a disposizione Jacket fece una smorfia di disgusto, proseguire in avanti, mentre Ed, con il colletto della maglia che gli copriva naso e bocca, lo seguì dietro. Avendo consultato sia la mappa della zona, sia della rete fognaria, avevano scoperto che bastava andare dritti fino alla grande grata che indicava la fine del canale. Una strada semplice da ricordare.

    Dopo una decina di metri, Jacket vide tre skateboard e un monopattino appoggiati alla parete. L’aspetto era vecchio e logoro, ma parevano ancora funzionare.

    Ed: “Cosa diavolo ci fanno degli skateboard e un monopattino nelle fogne!?”

    Jacket: “Be’, siccome non penso che la gente usi gli skateboard nelle fogne, tutto ciò non fa che convincermi ancora di più che Jeremy Belpois e altre persone, un bel po’ di anni fa, abbiano scoperto e usato il supercomputer nella fabbrica.”

    Ed non aveva nulla da controbattere, dato che il ragionamento filava. Nel frattempo Jacket prese uno degli skateboard e, dopo aver controllato che non si rompesse sotto il suo peso, iniziò a guidarlo in avanti.

    Jacket: “Forza, sbrigati !”

    Ed roteò gli occhi con fare seccato (a mo di “sei sempre il solito..”), per poi prendere uno degli skateboard rimanenti e seguire Jacket.
    Arrivarono alla fine del canale dopo una sessantina di metri circa. Una scala conduceva verso la superficie, da cui entrava la luce lunare. Jacket ed Edward, una volta fermati gli skateboard, salirono le scale giungendo così sopra il ponte che attraversava la Senna; davanti a loro vi era l’ingresso della fabbrica abbandonata. La scritta in vernice blu che recitava “Renault” era ormai scrostata e arrugginita da un pezzo.
    Arrivando davanti all’entrata, il duo notò che non vi erano scale che portassero di sotto, ma vi erano dei cavi che pendevano dal soffitto. Jacket li tese per verificarne lo stato: erano ancora in buone condizioni. Essendo l’unico modo per scendere, entrambi scesero usando i cavi come liane, sfregandosi la pelle contro la superficie ruvida.

    Una volta atterrati tutti interi, i due ragazzi constatarono di trovarsi nella stanza principale della fabbrica: travi e colonne di sostegno in acciaio, rottami e pezzi di ricambio sparsi ovunque e l’odore di abbandono caratterizzavano l’ambiente. Davanti al duo, inoltre, vi era un ascensore all’apparenza funzionante, che sembrava portare solo verso il basso.

    Jacket: “Penso proprio che dobbiamo prendere l’ascensore.”

    Ed: “Sei sicuro che funzioni..?”

    Jacket:“Se c’è stata altra gente prima di noi allora dovrebbe funzionare, no?”

    Anche stavolta Ed non poteva controbattere, e così i due entrarono nell’ascensore e premettero il pulsante per andare al primo piano sottoterra. Quando si fermò, una porta blindata di acciaio dal design decisamente fantascientifico si aprì lentamente, rivelando la prima grande stanza del complesso sotterraneo del supercomputer.

    Secondo il fantomatico file PDF questa stanza era chiamata il “Laboratorio”: una versione decisamente più grande e maestosa di quella piccola postazione monitor presente nel prototipo italiano. Al centro della stanza vi era una specie di sostegno circolare che proiettava un grande ologramma a forma di sfera, che sembrava rappresentare, secondo Jacket, il mondo virtuale di Lyoko. Tutta la stanza era illuminata in una luce blu-verde.

    Una comoda poltroncina era disposta davanti alla postazione monitor, composta da quattro schermi (uno principale e tre periferici), oltre alla tastiera integrata, e vi era anche un set di cuffie, probabilmente per la comunicazione con il mondo virtuale; Jacket si sedette sulla poltroncina, per poi farci due giri in tondo. Esaminando l’interfaccia, si poteva notare come era più intuitiva e funzionale rispetto alla versione prototipo.

    Ed: “…Wow… tutto questo è ancora più incredibile di quello dell’altra volta…”

    Jacket: “Sai com’è, è la versione definitiva!”

    Jacket quindi si mise anche stavolta a spulciare il file system, scoprendo, oltre a una copia del diario di Waldo Schaeffer, un nuovo diario, risalente a 18-17 anni fa circa. Il proprietario del diario era … Jeremy Belpois.

    Nel diario il biondo occhialuto spiegava come avesse trovato il supercomputer mentre cercava pezzi di ricambio per una gara di robotica. Dopo averlo riacceso, ha scoperto che all’interno vi era “intrappolata” quella che pareva una ragazza virtuale. E questa era solo la parte più tranquilla: XANA, l’intelligenza artificiale che in origine doveva proteggere Lyoko e il supercomputer, era andato fuori controllo, iniziando ad attaccare il mondo reale usando le torri del mondo virtuale come punto di collegamento. Gli eventi risultarono nel coinvolgimento di altri tre ragazzi: Odd Della Robbia, Ulrich Stern e Yumi Ishiyama. La ragazza virtuale (inizialmente battezzata Maya, ma che poi ricorderà di chiamarsi Aelita) era l’unica persona che poteva contrastare XANA inserendo il Codice Lyoko all’interno della torre controllata dalla IA, in modo da neutralizzare gli attacchi. E dopo ogni torre disattivata, veniva lanciato un programma chiamato “Ritorno al Passato”, un vero e proprio viaggio nel tempo di 24 ore prima dell’attacco, che cancellava i danni e la memoria delle persone testimoni, tranne dei ragazzi, dato che erano stati scannerizzati. Vi era solo una limitazione: il Ritorno al Passato non permetteva di far resuscitare eventuali morti.

    Mondi virtuali, IA malvagie e viaggi nel tempo? Ci si potrebbe fare una serie TV!

    Il piano originale era di materializzare Aelita nel mondo reale, per poi spegnere il supercomputer; la cosa riuscì solo a metà, dato che Aelita fu tirata fuori da Lyoko, ma XANA era riuscita a infettarla con un virus, in modo che, se si fosse spento il supercomputer, Aelita sarebbe morta. Quindi l’unica alternativa era di distruggere XANA una volta per tutte.

    Il diario terminava qui.

    Ed: “Ragazzi, che storia…”

    Jacket: “Già. Ora dimmi, ti va di fare un secondo giro, stavolta su Lyoko?”

    Ed: “E me lo chiedi? Abbiamo aspettato una settimana.”


    Jacket: ”Perfetto, allora scendi al piano di sotto, in sala scanner.”

    Ed: “Ricevuto!”


    Quindi Ed entrò nell’ascensore e iniziò a scendere in sala scanner, mentre Jacket era rimasto alla postazione monitor, come l’altra volta. Aperta la seconda porta blindata, Ed fece un passo avanti, ritrovandosi così nella sala scanner. La luce arancione rifletteva il metallo dei tre scanner appoggiati alla parete circolare, collegati da grossi cavi. Al centro della stanza vi era una specie di grande bocchettone, il cuo sportello era chiuso.

    Jacket: “Sei pronto?”

    Ed: “Si.”

    TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO!

    SCANNER:INIZIALIZZATO!

    VIRTUALIZZAZIONE!


    Ed senti di nuovo la sensazione di risucchio e di scomposizione, ma questa volta atterrò in piedi, e la vista non aveva più bisogno di abituarsi al mondo virtuale. A differenza di Xanadu, questa volta Ed si trovava una specie di deserto, costituito da grandi strisce di terra, rocce, voragini e isolotti. Inoltre il territorio era attaversato da cavi bianchi che pulsavano di energia di colore rosso. In lontananza era possibile vedere che le torri erano pressoché identiche nell’aspetto a quelle di Xanadu, ma erano più piccole e in maggior quantità. Controllando se stesso, Ed si accorse di essere tornato nei panni de “Il Protettore”, con il suo vestiario e la sua spada lunga.

    Jacket: “Ottimo, è andato tutto liscio come l’olio. Allora, piccolo corso di aggiornamento: Lyoko è composta di 5 settori: Deserto, Montagna, Foresta, Banchisa e il Settore 5, quello centrale. Come puoi vedere l’ambiente è decisamente più vasto ma più spoglio rispetto a Xanadu. Per il resto sei sempre nei panni del tuo avatar virtuale simil-cavaliere. Per cominciare, prova a raggiungere la torre più vicina a te, in modo da vedere se puoi recuperare delle informazioni al suo interno. Tutto chiaro?”

    Ed: “Signor si, ora vado.”

    Giunto a destinazione, Ed vide come la torre era situata al centro di una specie di conca, dove la roccia faceva da parete circolare, come un grande muro che proteggeva la torre dall’esterno. Inoltre dal terreno spuntavano rocce di varia dimensione. Ricordandosi della sua precedente visita su Xanadu, provò subito ad entrare nella torre. Ma proprio quando la sua mano iniziava ad attraversare la parete della torre, il suono di uno sparo laser, seguito da un dolore lancinante al torso, fece ritrarre la mano di Ed, per poi gridare di dolore.

    Ed: “Aarghh!! Ma cos..!?”

    Una volta che Ed si voltò, vide davanti a lui una delle cose più inquietanti che avesse mai visto: una specie di cubo di roccia che camminava su quattro piccole zampe, e su ogni lato aveva una specie di occhio bianco, sopra cui vi era presente quel simbolo presente sul pavimento della torre su Xanadu. E secondo il diario di Jeremy Belpois, quello doveva essere il simbolo di XANA.

    Preso dal panico, Ed corse dietro la roccia più vicina, in modo da mettersi al riparo; quella creatura invece restava ferma mentre tentava di sparargli, colpendo solo il terreno circostante. Una volta che era ai ripari, Ed parlò a Jacket, mentre era nel panico più totale.

    Ed: “Jacket, c’è una specie di blocco spara-laser vivente che non sembra avere intenzioni amichevoli! Ha anche quella specie di simbolo a forma di occhio! Cosa faccio !?”


    Jacket in quel momento era altrettanto teso: se quello che diceva Edward era vero, allora voleva dire che questo XANA era ancora vivo. E decisamente incazzato.

    Jacket: “Oh merda! .. Ascoltami Ed, tu hai una spada lunga li con te, no? E sai anche usarla, quindi cerca di farlo fuori il prima possibile!”
    Ed: “Cosa!? Sei pazzo? E se e lei a fare fuori me?”


    Jacket: “Non preoccuparti di questo, se i tuoi Punti Vita scendono a 0, dovresti essere devirtualizzato e riportato qui sulla terra. Fai presto!”

    Ed: “Io…d’accordo!”

    Ed quindi sguaino la spada e la prese a due mani, ma non uscì ancora dal riparo: sentiva quel mostro che si stava avvicinando lentamente, e lui voleva approfittare del fattore sorpresa. Quando senti i suoi passi vicinissimi, Ed strinse l’impugnatura con decisione, per poi uscire dal nascondiglio ed effettuare un affondo alla cieca: la lama oltrepasso il simbolo di XANA ancor prima che la creatura potesse fare qualsiasi cosa. Appena Ed estrasse la spada il mostro esplose, svanendo così nel nulla.

    Ed: “Non ci credo, ce l’ho fatta! HAHA!”

    Jacket: “Ottimo lavoro, superspadaccino!”

    Ed: “Grazie Jack-”

    Non fece in tempo a ringraziare che senti dei pesanti passi metallici, seguiti da un verso mostruoso, dietro di lui. Tenendo la guardia alta, Ed si girò di scatto per vedere un altro abominio: una specie di ragno gigante a quattro zampe, o meglio, a quattro cannoni laser. Il simbolo di XANA era situato sulla sua testa bianca. L’essere si inginocchio, per poi puntare verso Ed le due zampe-cannoni anteriori.
    Non c’era tempo per pensare, quindi il cavaliere lanciò la sua spada, a mo di giavellotto, mirando al simbolo sulla testa della creatura; una mossa dei vecchi manuali di scherma medievale. Di contro, il ragno gigante sparò due colpi dai due cannoni.
    Tutto accadde nello stesso momento: la spada penetrò la testa della creatura, arrivando fino all’elsa, facendo in modo che si disintegrasse come il cubo distrutto precedentemente. Al tempo stesso, i due proiettili laser colpirono Ed in pieno petto, dissolvendolo completamente.

    Jacket: “Ehi Ed, ci sei!? Ed!?”

    Ed: “Si Jacket, sono ancora vivo. Mi gira un po’ la testa, ma per il resto è tutto OK” disse Ed dalla sala scanner; essere devirtualizzati e uscire dallo scanner dopo essere stato colpito a morte non era per niente un esperienza piacevole .

    Jacket trasse un lungo sospiro di sollievo, per poi dire: “Meno male… ok ora vieni qui nel laboratorio.”
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    Jacket: “Penso proprio che siamo nella merda: se ci sono quei … cosi in giro per Lyoko, allora vuol dire solo una cosa, e cioè che XANA non è stato distrutto. Non definitivamente almeno.”

    Ed: “Se è così propongo di spegnere subito questo aggeggio infernale!”

    Jacket: “Non è così semplice: secondo il diario XANA ha abbandonato da tempo il supercomputer, fuggendo nella rete, quindi anche se spegnessimo tutto non basterebbe lo stesso.”

    Ed: “Allora che alternative abbiamo?”

    Jacket: “Penso proprio che dovremo tenerlo a bada finchè non troverò una soluzione.”

    Ed: “Ma è una follia! Come possiamo pensare di avere una possibiltà contro un Intelligenza Artificiale fuori controllo e i suoi mostri !?”

    Jacket: “Be’ se ce l’hanno fatta cinque ragazzi a resistere contro XANA, perché noi non dovremmo?
    E non credere che la polizia sia un alternativa: prima di tutto non ci crederebbero mai. E anche se ci credessero, sicuramente con loro verrà anche il governo, che non credo sarà molto felice di sapere la nostra intrusione nei loro vecchi affari.”


    Edward voleva continuare a controbattere, a dire che da soli non avrebbero avuto speranze, ma non poteva dire nulla; Jacket aveva ragione, le autorità non erano un alternativa, anzi erano un rischio. E di certo non poteva lasciare che XANA facesse il bello e il cattivo tempo, con il rischio di uccidere degli innocenti…

    Ed: “…. Detesto ammetterlo, ma hai ragione Jacket, non possiamo affidarci agli adulti e spegnere il supercomputer non avrebbe alcun effetto, quindi non ci rimane che combatterlo. Conta pure su di me.”

    Jacket, in seguito a ciò che disse Edward, sorrise; un po’ per divertimento, vedendo Ed e il suo eroismo che non aveva mai capito del tutto. Un po’ per contentezza, dato che aveva un alleato sicuro in questo grande casino.
    Jacket quindi scese dalla sedia, per poi dare una pacca sulla spalla di Edward.

    Jacket: “Ti ringrazio Ed.”

    Ed: “Figurati, non posso certo lasciarti nei pasticci tutto solo; sono “Il Protettore”, ricordi?”

    Jacket: “Hahaha, già…. be’, ora torna pure indietro e vai a dormire, io devo restare qui ancora per un po’.”

    Ed: “E perché?”


    Jacket: “Non hai sentito il diario di Jeremy? Il Ritorno al Passato ci sarà sicuramente utile in questo casino, ma per non perdere la memoria bisogna essere entrati negli scanner. Quindi devo farmi scannerizzare parzialmente, solo per fare in modo di ricordare tutto dopo ogni viaggetto nel tempo.

    Inoltre devo creare una piccola applicazione per il mio cellulare: ogni volta che si attiverà una torre su Lyoko, ergo XANA avrà voglia di giocare, mi arriverà una notifica. Così non saremo colti alla sprovvista.”


    Ed: “Ok, ci vediamo domani.”

    Jacket: “Buonanotte”

    Edward salì sull’ascensore, mentre Jacket restò nel complesso sotterraneo per un circa un ora, il tempo di sviluppare la piccola applicazione e di scannerizzarsi.
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    Ancora una volta, Maya non riusciva a dormire. Non era proprio una malattia, semplicemente ogni tanto non riusciva ad addormentarsi presto, oltre ad avere un sonno abbastanza leggero. Per cui, in quella notte dal cielo limpido, la ragazza dai capelli rosa restava davanti alla finestra, le braccia poggiate sul davanzale, mentre contemplava sia la tranquillità del parco deserto, sia la vita notturna della città.

    La tranquillità del parco sopracitata venne interrotta da una visione … “singolare”: in quel momento Maya stava osservando una persona che giungeva dal parco, che aveva un borsone a tracolla e quello che sembrava piede di porco in mano. D’istinto Maya prese il cellulare e scattò una foto al misterioso individuo; per quello che ne sapeva poteva essere un ladro, e nel caso fosse stato tale di certo una foto avrebbe aiutato le autorità a prenderlo. Il tempo di salvare la foto e la persona era già sparita.

    Guardando la foto Maya restò completamente sorpresa: quel ragazzo misterioso era l’amico di Edward, ovvero Jacket! Che ci faceva fuori dal dormitorio, di notte, di ritorno dal parco, con un borsone e un piede di porco? E perché la settimana prima, quando era appena arrivato, l’aveva osservata come se l’avesse già vista da qualche parte?

    Domani mattina ne avrebbe parlato prima con suo padre: era un loro insegnante, quindi forse poteva fare qualcosa senza bisogno di scomodare le forze dell’ordine.

    Maya quindi posò il cellulare e tornò a letto. Sapeva che quella sera non avrebbe affatto chiuso occhio.
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    LUNEDI 9 SETTEMBRE, 7.30


    Maya aveva appena finito di fare colazione in caffetteria, e ora stava cercando suo padre: come al solito lo trovò davanti alla macchinetta del caffè; a casa non ne prendeva quasi mai.

    Maya: “Buongiorno, papà”

    Jeremy: “Buongiorno anche a te Maya. Dimmi, di cosa hai bisogno?”


    Maya: “Ecco, vedi ... si tratta di una persona particolare….”

    Jeremy: ”Mh..Dimmi, hai per caso trovato un ragazzo?” disse ridacchiando divertito e a cuor leggero.

    Maya: “Cos- no no, nulla di simile! Ecco… guarda tu stesso” disse Maya per poi tirare fuori il cellulare e mostrare la foto scattata ieri notte.

    Jeremy, riconoscendo il suo studente nella foto, rimase di sasso.

    Jeremy: “Ma.. è Richard, un mio studente!”

    Maya: “Esatto. Vedi, stanotte non riuscivo a dormire quindi ero affacciata alla finestra. All’improvviso l’ho visto venire dal parco davanti al collegio e aveva un borsone e un piede di porco, come nella foto.”

    La mente di Jeremy in quel momento era sul punto di andare in defibrillazione: nel parco non c’era nulla che poteva spingere uno studente ad andarci di notte, per di più portandosi un borsone probabilmente pieno di attrezzi.

    Tranne quella cosa…

    Maya: “Papà, va tutto bene?”

    Jeremy: “.. Si Maya, va tutto bene. Ci penserò io alla cosa, sta tranquilla. Ora vai, prima di fare tardi in classe.”

    Maya all’inizio era perplessa, ma poi sorrise: “Hai ragione papà. Ci vediamo!”

    Jeremy: “Ciao Maya”

    La giornata passò in piena tranquillità: Jacket non aveva ricevuto nessuna notifica su eventuali attacchi di XANA, quindi aveva trascorso questo lunedì come ogni altro.
    Arrivata la sera, alle 19.30 circa, Jeremy era appena tornato a casa di tutta fretta; doveva parlare con Aelita riguardo all’accaduto, e fare un piano di azione.

    Aelita era intenta a preparare la cena, come al solito, quando sentì la porta di casa aprirsi.

    Aelita: “Bentornato, Jeremy.”

    Jeremy: “Ciao Aelita. Scusa se sono di fretta, ma devo subito chiamare Yumi Ulrich e Odd!”

    Aelita: “Cos’è, vuoi fare una cena di “rimpatriata”?”

    Jeremy: “No, anche se in questo momento vorrei fosse così.”

    Aelita: “Insomma Jeremy, cosa succede?”

    Jeremy: “Temo lo scoprirai proprio adesso..”
    disse mentre avviava una videochiamata di gruppo dal suo portatile.
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    CASA DI YUMI E ULRICH

    14 anni fa, dopo una lunga relazione complicata, Yumi ed Ulrich erano riusciti finalmente a dichiararsi e a fidanzarsi ufficialmente; era ora!

    Ulrich, finito sia il collegio che il liceo, è stato campione di Pencak Silat a livello nazionale e internazionale, ritiratosi 3 anni fa circa.
    Yumi, invece, decise di tornare per un po’ in Giappone, in modo da poter visitare i parenti rimasti li, e pensare anche a una possibile vita nell’arcipelago del Sol Levante. Purtroppo i ritmi di lavoro estremi e la pressione sociale spinsero Yumi a tornare in Francia dopo solo un paio d’anni. Ed è in quel momento che, all’età di 26 anni, decisero di sposarsi. Tutti i loro amici, in particolare Aelita, Jeremy, Odd e William, erano presenti. Ironicamente c’era anche Sissi.

    Ora la coppia, dopo il matrimonio, aveva deciso di sostenersi aprendo una palestra di Pencak Silat, gestita da entrambi. Per quanto riguarda l’avere figli… be’, non è un opzione ancora contemplata.

    Entrambi erano seduti sul divano, intenti a guardare dei Dorama sul portatile; entrambi non erano cambiato più di tanto: Yumi vestiva sempre di nero (in casa portava una canottiera e dei pantaloni da tuta.) e Ulrich, fatta eccezione per un po’ di barba, era sempre lo stesso; sempre più basso di Yumi.

    Mentre il Dorama andava avanti, una notifica ne interruppe la visione: Jeremy li stava invitando in una videochiamata.
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    CASA DI ODD


    Odd non aveva mai abbandonato le vena “artistica” che lo aveva sempre contraddistinto: infatti, dopo il collegio, si era iscritto alla facoltà delle arti (per poi fare l'equivalente del DAMS), e ora lavorava come videomaker per piccoli registi, ogni tanto dando una mano con le sceneggiature. Dal punto di vista estetico non era cambiato di una virgola: capelli biondi e viola a forma di piramide (probabilmente tenuti su con quantità industriali di gel e lacca), e vestiti dai colori dannatamente stravaganti (sempre viola, lilla e sfumature varie). Non per niente si chiamava “Odd”..

    Per quanto riguarda le relazioni… come al solito: cambia ragazze con estrema facilità.

    Mentre si gustava il suo cibo cinese d’asporto, senti uno squillo dal cellulare. Chiedendosi chi potesse disturbarlo mentre mangiava , controllo la notifica: era una richiesta di videochiamata da parte di Jeremy, e c’erano anche Yumi e Ulrich! Quanto tempo era passato…
    Odd abbandonò il suo pasto per rispondere.
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    CASA DI JEREMY

    Yumi: “Jeremy, Aelita! Che piacere vedervi!”

    Ulrich: “I nostri cervelloni preferiti! Quanto tempo è passato… quattro anni?”

    Odd: “Einstein, Principessa! Non ci si vede da un po, eh ?”

    Jeremy: “Ciao ragazzi, è un piacere anche per me. Purtroppo vi chiamo perché c’è un emergenza, e bella grossa.”

    Yumi: “Emergenza?! ”

    Jeremy: “Ora vi spiego tutto quanto..”

    Quindi Jeremy rifer’ tutto ciò che gli era stato raccontato da Maya, per filo e per segno; allegò anche la foto “incriminata”.

    Ulrich: “Non per offendere Jeremy, ma sei sicuro di non essere un po’ paranoico?”

    Odd: “Si, in fondo XANA è stato sconfitto, no? E poi chi ti dice che quel ragazzo sappia del supercomputer? ”

    Jeremy: “Anche se XANA è stato distrutto, non possiamo certo lasciar correre il rischio che qualcuno scopra e usi il supercomputer, men che mai un mio studente! Sarebbe troppo pericoloso! E poi pensateci, cosa altro ci può essere in quel parco da spingere un ragazzo ad andarci di notte, con un borsone di attrezzi e un piede di porco!?”

    Odd: “.. be’ se la metti così..”

    Aelita: “Jeremy ha ragione, quel ragazzo è troppo sospetto e non possiamo correre il rischio.”

    Ulrich: “Allora perché non cerchi semplicemente di parlargli in privato, mostrandogli la foto e vedere cosa si inventa?”

    Jeremy: “Non è così semplice Ulrich, se ha scoperto il supercomputer allora molto probabilmente avrà trovato anche il mio diario, quindi è molto probabile che si sia già preparato in anticipo cosa dire nell’eventualità che io provi a inchiodarlo; non è solo bravo in informatica, ma è anche terribilmente sveglio.”

    Odd: “.. Allora cosa proponi, Einstein?”

    Yumi, che fino a quel momento era stata praticamente in silenzio, ebbe un idea.

    Yumi: “… forse un idea ce l’ho …”
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    MARTEDI 10 SETTEMBRE, TERZA ORA

    La giornata si svolgeva praticamente come qualsiasi altra: niente attacchi, niente stranezze, solo la stantia routine scolastica. Jacket in quel momento era alla lezione di informatica, mentre Edward e Maya avevano ora buca a causa dell’indisposizione del docente di storia. Un solo fatto, però aveva dato una sfumatura più grigia alla giornata: a quanto pare uno studente si era sentito male durante la prima ora,risultando febbricitante e con la nausea. Ora era sotto osservazione in infermeria.

    Per quanto riguarda la lezione di informatica, avevano un programma da completare dopo una spiegazione teorica fatta nell’ora precedente. Allo stesso tempo Jeremy sedeva alla cattedra, apparentemente indaffarato al PC, ma in realtà, con la coda dell’occhio, spiava Jacket, aspettando la minima azione sospetta. Inutile dire che Jacket ci mise poco a completare la richiesta, e per il momento si era messo a creare un suo secondo programma di generazione randomica di personaggi di GDR: scuola o non scuola, Lyoko o meno, lui scriveva sempre campagne di gioco.

    Mentre era assorto nella compilazione del codice, Jacket senti il telefono vibrare nella tasca della giacca. Smise di lavorare al programma ed estrasse il cellulare di nascosto (l’essere nelle ultime file aiutava): Una torre era segnalata come attiva, ergo: XANA era annoiato e voleva divertirsi un po’.

    Cazzo, proprio adesso!?

    Jacket: “Professore, avrei bisogno di usare il bagno, non mi sento molto bene.”

    Jeremy, facendo finta che fosse tutto normale, rispose. “Certo, vai pure.”

    Il ragazzo quindi se ne andò, senza nutrire alcun sospetto del professore di informatica. Appena il primo varcò la soglia, Jeremy aprì una finestra di chat sul suo PC, inviando il seguente messaggio:

    “E’ uscito, preparati.”

    Nel frattempo Jacket, intento a uscire dall’edificio delle aule scienze, indosso due auricolari bluetooth con microfono integrato, per poi chiamare Edward. Quest’ultimo era intento a parlare con il suo vicino di banco, mentre Maya era intenta a mettersi avanti con i compiti. Sentendo lo squillo del cellulare, Edward rispose:

    Ed: “Pronto, Jacket, cosa c’è?”

    Jacket: “A quanto pare il nostro XANA ha attivato una torre e vuole giocare, adesso sono uscito dalla classe e sto andando alla fabbrica a controllare: non c’è bisogno che tu venga con me, ma tieni la chiamata aperta, non si sa mai.”

    Ed: “.. D’accordo, ci sentiamo dopo.” disse per poi metter il telefono a faccia in giù sul banco, rimanendo in linea. Tornò quindi a parlare con il suo compagno di classe.
    Nel frattempo Jacket era appena uscito dall’edificio e stava per andare in direzione della sala caldaie, quando una voce femminile, dal tono freddo e serio, gli rivolse la parola:

    “Scusa, avrei bisogno di un informazione, potresti aiutarmi?”

    Jacket quindi si voltò per ritrovarsi davanti a una donna giapponese, vestita completamente di nero: jeans, anfibi, maglietta e giacchetta in pelle erano tutti color catrame. Jacket non lo sapeva, ma quella era Yumi Ishiyama.

    Jacket: “Be’, temo di non essere di grande aiuto, se vuole delle informazioni la segreteria è da quella parte. Buona giornata.”

    Ok, sta facendo il finto tonto…

    Quindi la donna prese Jacket per una spalla, senza stringere forte o strattonarlo via.

    Yumi: “Oh be, penso che mi basteranno le tue di informazioni.”

    Una donna vestita completamente di nero che insiste nel chiederli delle informazioni, nello stesso momento in cui lui stava uscendo per andare alla fabbrica.

    Si, è proprio il momento di filarsela!

    Jacket: “E dimmi: Governo o Fenice Verde?”

    Yumi : “Cosa diav-”

    Yumi non potè finire la frase, dato che ricevette alla sprovvista una forte gomitata nello stomaco, che le tolse il fiato e la fece piegare in due dal dolore. Nel frattempo poteva scorgere Jacket intento a scappare.

    Yumi: “H-hei, torna qui!”

    Jacket in quel momento non pensava a cosa aveva intorno a lui: doveva CORRERE verso la sala caldaie, più in fretta che poteva, per poi seminare l’inseguitrice nelle fogne. Il non prestare attenzione all’ambiente circostante risultò in lui che, mentre svoltava l’angolo per attraversare tutto il campo da corsa, urtò una persona facendola cadere. Non aveva certo tempo per i convenevoli. D’altro canto Yumi non si era accorta dell’incidente, presa com’era a inseguire il fuggitivo.

    Che sia un capriccio del destino o uno scherzo del caso, la persona che Jacket aveva urtato e fatto cadere era niente popo di meno che Sylviane, che era uscita un attimo dalla classe di chimica per prendere un caffè alla macchinetta, dato che si sentiva stanca. Mentre Sylviane si stava rialzando, col fondoschiena dolente a causa della caduta, notò in lontananza un ragazzo che stava attraversando il campo da corsa, mentre una donna vestita di nero lo inseguiva; entrambi sembravano diretti verso la palestra.

    “Aspetta, quel ragazzo lo conosco: era il nuovo arrivato che mi aveva fissato durante la pausa pranzo! … ma perché sta fuggendo da quella donna?”

    Se c’era un difetto di Sylviane, quello era la tremenda curiosità: non poteva ignorare il tutto, VOLEVA scoprire cosa stava succedendo. Ma era meglio essere discreti e non farsi vedere.

    Nel frattempo Jacket, mentre i polmoni gli bruciavano dallo sforzo della corsa, cercò di contattare Edward, avendo lasciato la chiamata aperta.

    Jacket: “ED, RISPONDI CAZZO!”

    Ed, sentendo la voce urlante di Jacket, rispose rapidamente.

    Ed: “Cosa succede!?”

    Jacket: “Succede che una puttana giapponese emo vestita di nero mi sta alle costole! Ascolta, io cerco di seminarla dentro la sala caldaie, tu intanto corri al tombino del parco e vai alla fabbrica!”

    Ed: “Ok, ora vado!”, quindi scattò fuori dall’aula, solo per essere interrotto da Maya.

    Maya: “Hey Ed, dove vai così di fretta?”

    Ed: “Ecco, mi sono dimenticato di una cosa molto importante, ciao!”, e corse via.

    Maya non gli credeva neanche un po’

    Sarà meglio seguirlo a distanza, tutta questa storia sta prendendo una strana piega.
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    INTANTO..

    Jacket era appena arrivato davanti alla porta della palestra, e l’aprì di forza. Aveva una decina di metri di vantaggio, quindi chiuse subito la porta e ci mise davanti il primo oggetto pesante che aveva a portata di mano, ovvero una cesta di palloni; in questo modo avrebbe guadagnato tempo e si sarebbe potuto dileguare nella sala caldaie, per poi andare verso la fabbrica. Intanto Yumi, con molta forza, aveva aperto la porta, entrando proprio mentre la porta che conduceva alla sala caldaie si era chiusa. Quindi si precipitò verso la suddetta stanza; quel ragazzo non aveva scampo..

    Nel frattempo Sylviane aveva atteso che Yumi entrasse a forza nella palestra, per poi scattare verso la porta aperta ed entrare: dentro non c’era nessuno. E dato che la porta più vicina all’ingresso della palestra era quella che portava alla sala caldaie, la ragazze intuì che, molto probabilmente, Jacket e la misteriosa inseguitrice erano li dentro. Quindi Sylviane si appostò dietro la porta, pronta a entrare nel momento più opportuno.

    Bene, dovrei averla seminata! Ora devo solo andare alla fab-

    Questo era ciò che Jacket pensava mentre apriva la porta che conduceva al passaggio segreto verso le fogne, solo per poi ritrovarsi davanti a se un uomo dai capelli marroni, leggermente barbuto, vestito con maglietta verde e pantaloni color muschio. Quest’uomo placcò Jacket a terra, impedendogli di andare nel passaggio.

    Ulrich: “Mi spiace, fuggitivo, ma la tua corsa finisce qui!”

    Per tutta risposta Ulrich ricevette una testata da parte di Jacket, che lo costrinse a rotolare a terra, stordito dal colpo.

    Jacket: “Scusa, niente di personale, ma sono decisamente di fretta.” disse con tono strafottente, mentre si preparava a metterlo K.O con un bel calcio in testa. Purtroppo il piano non andò a buon fine, perché mentre si apprestava a colpire, Jacket fu preso alle spalle e trascinato via. Quella ragazza giapponese, alla fine, lo aveva catturato.

    Yumi: “Per la cronaca, grazie per la gomitata e la corsa. Ulrich, chiama Jeremy e informa che abbiamo preso il nostro fuggiasco! Io intanto telefono Odd e gli dico di raggiungerci alla fabbrica.”, disse mentre prendeva il cellulare per effettuare la sua chiamata.

    Ulrich: “Ricevuto!”, quindi digitò il numero di Jeremy, aspettando che rispondesse.
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    PARCO

    La situazione era decisamente degenerata.
    Proprio mentre Ed era arrivato davanti al tombino, dopo aver corso con tutto il fiato che aveva in corpo, era stato afferrato e bloccato da uno strambo vestito di viola e lilla, con degli improponibili capelli biondi e viola a forma di piramide. Che altra gente strana c’era in quel collegio?

    E quel che è peggio, Maya lo aveva seguito tutto questo tempo, arrivando a raggiungerlo proprio mentre veniva acciuffato dal suddetto strambo. Ora Edward aveva anche un testimone indesiderato.

    Ed: “Chi sei e cosa vuoi fare!?”

    Odd: “Tranquillo, amico, non ti farò del male. Voglio solo sapere perché stavi venendo qui così di fretta.” Dando uno sguardo a Maya si accorse come la somiglianza con Aelita era spaventosa. “Lo sai, sei proprio identica a tua madre, una seconda principessa!”
    Maya, imbarazzata dal’appellativo di quell’uomo, non poteva restare senza spiegazioni: cosa stava succedendo, e come faceva quel tipo a conoscere sua madre?

    Maya: “Sentite, voglio sapere cosa sta succedendo! Ed, perchè stavi correndo così di fretta verso il parco? E tu, si può sapere chi sei e come conosci mia madre?”

    Odd: “E’ una lunga storia, intanto piacere, sono Odd della Robbia. Se vuoi una spiegazione mi sa che ti tocca scendere qui sotto” disse indicando le fogne, per poi lasciar andare Edward, aprire il tombino e iniziare a scendere. “Be’, non venite?”

    Edward pensava che in quel momento non aveva molte alternative; se quell’uomo era davvero L’Odd menzionato nel diario di Jeremy Belpois, allora non era certo un nemico. E se XANA stava attaccando, era meglio andare subito alla fabbrica. Quindi si accodò ad Odd nello scendere nelle fogne.

    Maya: “Mi stai dicendo che dobbiamo scendere nelle fogne?”

    Ed: “Se vuoi sapere cosa succede, allora ti tocca venire qui sotto.” disse prima di scendere completamente.

    Maya da una parte era schifata di dover scendere in un luogo così disgustoso, ma la curiosità era molto più forte di lei. Quindi scese anche lei, senza lamentarsi ulteriormente.

    Una volta messi i piedi al suolo, Odd sentì squillare il telefono: era Yumi.

    Odd: “Pronto Yumi?”

    Yumi: “Odd, ho appena preso il fuggitivo numero 1. Vai alla fabbrica, ci incontreremo là.”

    Odd: “Tranquilla ci sto già andando, e sorpresa sorpresa, con me ho altri due ragazzi, tra cui la figlia della nostra Principessa!”

    Yumi: “Cosa, c’è anche Maya, sul serio!?.... d’accordo, porta con te anche loro.”

    Odd: “Signor si, signora!”, la chiamata fu chiusa.
    “Be ragazzi, seguitemi che vi porto in un bel posticino!”

    Edward sapeva di che posto parlava, quindi lo seguì senza dire niente, mentre Maya era l’ultima in coda, decisa a capire cosa diamine stesse succedendo.
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    SALA CALDAIE

    Ulrich: “Jeremy, abbiamo preso il ragazzo.”

    Jeremy: “Perfetto, ora andate alla fabbrica, presto!!”

    Ulrich: “Cosa succede, Jeremy!?”

    Jeremy: “Non ci crederai, ma uno studente che prima è stato male ora è come impossessato, e sta mettendo a ferro e fuoco la scuola, mentre io sono barricato nella mia classe! Vorrei che non fosse così, ma… XANA è tornato!”

    Ulrich in quel momento era ben più che sotto shock: l’avevano distrutto, XANA era stato annientato! O almeno, così avevano creduto….

    Ulrich: “Resisti Jeremy, sono subito da te!”, chiuse subito la chiamata, ancora sotto shock. “Yumi, cerca di sbrigarti ad andare alla fabbrica! Io vado ad aiutare Jeremy!”

    Yumi: “Perché, cos’ha Jeremy?”

    Ulrich: “Uno studente sta distruggendo la scuola come se fosse indemoniato …. temo proprio che XANA sia tornato!”

    Yumi: “...Come!? E’ impossibile, noi l’abbiamo distrutto!”

    Jacket: “Beh, a quanto pare non ce l’avete fatta del tutto.” disse mentre veniva lasciato andare. Intanto la sua mente pensava spedita come una macchina: se quei due si chiamavano Ulrich e Yumi, e sapevano di XANA e di Lyoko, allora dovevano essere proprio gli amici menzionati nel diario di Jeremy Belpois. Da un lato era una cosa buona, dato che non erano agenti del governo o della Fenice Verde, quindi non erano nemici. Dall’altro lato Jacket era decisamente seccato di essere stato scoperto.

    “Potete farmi partecipe di cosa sta succedendo?” disse una voce sconosciuta a tutti e tre. Sulla soglia della sala caldaie si trovava, con enorme sorpresa di Jacket, Sylviane, che sicuramente aveva sentito tutto. Lo sguardo era calmo, ma l’eterocromia e l’illuminazione un po’ scarsa della stanza lo rendeva decisamente penetrante.

    Miracolo, la gothic lolita sa parlare. Peccato che al momento non sia un ospite desiderato! Ed è il secondo, dopo Maya!

    Jacket: “Ecchecazzo, con tutti questi testimoni a sto punto potete anche avvisare l’intera scuola urlando con un megafono..” borbottò tra se e se, scocciato dall’ennesimo inconveniente. Solo che lo avevano sentito tutti, Sylviane inclusa.

    Syl: “Oh già, riguardo allo spintone di prima: non dico che dovevi camminare, però potevi guardarti un po’ intorno…” Come facesse a tenere un tono calmo e tranquillo, anche in situazioni come questa, è un mistero.

    Jacket: “Ok, facciamo che ti faccio inseguire da un pazzo armato accetta e vediamo per quanto starai attenta alle persone che ti stanno intorno..”

    Yumi: “Per caso vi conoscete?”

    Jacket: “Solo di vista.”

    Syl: “Oh andiamo, ora che ci siamo spintonati a vicenda siamo a un livello più intimo…”, disse facendo anche un occhiolino. dal tono calmo a uno semi-seducente, con un pizzico di ironia e strafottenza. Jacket pensava sempre di più che questa fosse uscita da un Erogame.

    Ulrich: “Sentite, ora voi seguite Yumi e andate alla fabbrica, mentre io vado ad aiutare il mio amico.”

    Yumi: “Ulrich, stai attento!”

    Ulrich: “Tranquilla, non è certo la prima volta che combatto contro XANA, no?” sorrise per poi piombare via dalla stanza a tutta velocità.

    Yumi: “Ragazzi, seguitemi!” Disse prima di entrare nel passaggio che portava alle fogne.

    Syl: “Quindi… devo scendere giù nelle fogne con voi?”

    Jacket: “Dipende: se ritorni dentro la scuola c’è una leggera possibilità di morte dolorosa, mentre se vuoi scoprire cosa c'è dietro a tutto questo dovrai attraversare un luogo schifoso. A te la scelta.”, e seguì Yumi nel passaggio.

    Sylviane non voleva saperne ne di tornare a scuola ne di restarsene con le mani in mano, quindi l’opzione rimanente era di seguire il duo.

    CLASSE DI INFORMATICA

    Jeremy sapeva che la porta non avrebbe retto a lungo: nonostante la barricata di mobili, quel ragazzo Xanificato sarebbe riuscito a sfondare tutto. E allora sarebbero stati guai sei, anzi … letali. Ulrich doveva sbrigarsi ad arrivare.
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    Quattro nuovi ragazzi, il vecchio gruppo rimpatriato e il ritorno di XANA. Questa si che era una giornata speciale.
  5. .
    QUARTO CAPITOLO!

    ---+---

    2 SETTIMANE DOPO...

    Ahh, Parigi: città dell'amore, di arte (non proprio tutta loro), cultura... e anche di uno dei popoli più arroganti e antipatici del mondo, dopo gli americani: i francesi.

    E il loro idioma si sentiva pesantemente in quell'areoporto affollato e caotico, dove Jacket era atterrato quella domenica mattina. Come aveva promesso a Edward, aveva trovato il modo di trasferirsi a Parigi.

    La nota triste (non per Jacket) in tutto questo, però, era proprio l'espediente utilizzato da Jacket per riuscire nell'impresa.

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    FLASHBACK


    Erano le 9 di sera. Ormai la maggior parte della gente aveva finito di cenare, e passava il tempo con la famiglia, lavoro permettendo.

    In quel momento Jacket, come al solito, era davanti al PC, impegnato a creare una sua ....."cameriera personale" su Custom Maid 3D. Nella sua testa però vi era un chiodo fisso: chiamare il padre e chiederli di aiutarlo nel trasferirsi a Parigi, in modo da poter indagare sul supercomputer nascosto sotto la fabbrica.

    Il padre lo chiamava regolarmente, almeno due volte al mese, in modo da sapere sempre come stesse e per ricordagli che, anche se a distanza, gli voleva bene, e molto. La madre invece...non parlava mai del figlio, ne gli aveva mai telefonato, come se per lei non esistesse... Pazienza, a Jacket serviva solo l'aiuto del padre per riuscire nei propri intenti.

    Quindi decise di lasciare perdere il PC, prese il suo cellulare e compose il numero di suo padre: si era già preparato le cose da dire; non era un padre autoritario, quindi sarebbe stato ancora più facile convincerlo.

    Jacket: *in attesa

    Papà: "... Ciao! Come stai, Richard? Hai qualche novità? Di solito sono io a chiamarti..."

    Jacket: "Ciao papà. Be', effettivamente c'è una novità, e anche bella grossa: voglio venire a vivere a Parigi."

    Papà: "...Sul serio, figliolo? E dimmi, perché all'improvviso vuoi venire a Parigi? Non stai bene a Roma, è successo qualcosa...?"

    Jacket: "No, tranquillo, io sto bene. Vedi...voglio provare a.. "sistemare le cose", se capisci cosa intendo...". Mai bugia fu detta con così tanta sicurezza e mancanza di sensi di colpa...

    Papà: "Ma certo, ti capisco. E sono molto fiero di te, Richard. Sono davvero felice che tu voglia riallacciare i rapporti con noi..."

    Jacket: "Grazie pá. Oh e, avrei bisogno di un favore, per tutti noi..."

    Papà: "Certo Richard, dimmi pure..."

    Jacket: "Beh, vedi, vorrei frequentare un collegio come studente internato: sai, non vorrei piombarvi in casa, soprattutto per mamma. E so che non avete moltissimo spazio.

    Il collegio è il Kadick: la scuola è molto buona e il costo della retta è molto abbordabile. Inoltre sono a circa un ora di distanza da casa vostra."

    Papà: ".... D'accordo, ti iscriverò al collegio in questi giorni. I tuoi cugini sanno di tutto questo?"

    Jacket: "Si, gli ho già parlato, e mi hanno già fatto un biglietto aereo per Parigi, con partenza tra 3 giorni; anche loro sono felici per me."

    Papà: "Promettimi di venire a trovarci, d'accordo?"

    Jacket: "Ok, contaci."

    Papà: "Ok, allora ci vediamo tra tre giorni all'aeroporto. Buonanotte Richard. Ti voglio bene."

    Jacket: "... Anch'io papà. Buonanotte"

    Una volta finita la telefonata, ritornò al PC.

    Dunque: capelli verdi o capelli rossi?


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    Già. Una grossa bugia formato conversazione telefonica. Ma adesso non era il momento di pensare a queste cose; doveva trovare suo padre, per uscire da quel caos che era l'aeroporto.

    Nella sala principale vi era un turbinio di gente: uomini d'affari diretti verso i bar per prendere un caffè, famiglie che accoglievano i parenti appena atterrati, persone in fila per il check-in oppure in attesa che la loro valigia apparisse sul nastro trasportatore. Per i gusti di Jacket, quel luogo era fin troppo affollato. Preferiva posti un pochino più tranquilli.

    Mentre restava in piedi, appoggiato alla valigia nera, aspettando che si presentasse suo padre, una mano gli prese improvvisamente la spalla, seppur la presa non era forte. Jacket quindi si girò di scatto, per poi finire nell' abbraccio stretto e caloroso di un uomo nella metà dei suoi 30 anni, con capelli biondi a spazzola, occhi azzurri, vestito con jeans marroni, dolcevita beige, scarpe in pelle nera e giacca di pelle marroncina. Abbigliamento più British di così non si poteva: era sicuramente Henry Allen, padre di Richard Allen.

    Henry: "Hahaha, Richard! Fatti vedere... Mio Dio, 10 anni dall'ultima volta che ti ho visto... quanto sei cresciuto!"

    Jacket: "Grazie papà, però penso che mi vorrai continuare a vedere vivo" disse Jacket, sentendosi quasi soffocare dall'abbraccio del padre.

    Henry: "Giusto, scusami! Be', sei pronto?"

    Jacket: "Sì papà."

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    Il viaggio in macchina verso il collegio Kadick era stato tranquillo. Il padre continuava a raccontargli della vita a Parigi, e di come gli sarebbe piaciuta. Jacket per lo più annuiva o dava risposte brevi; non aveva molto da dire, e di certo supercomputer e mondi virtuali non erano proprio argomenti desiderati...

    Henry: "Be', direi che siamo arrivati."
    La macchina si fermò davanti all'ingresso del contenuto collegio, costituito da un cancello blu.

    Henry: "Ora non ci resta che andare all'ufficio della presidenza e finire di formalizzare l'iscrizione."

    Detto questo padre e figlio andarono verso l'ufficio della presidenza. Il collegio era molto grande, dato che conteneva le classi, la caffetteria e i dormitori. Vi era anche una grossa area verde costituita da una foresta.

    Mentre passavano sotto il porticato che dava sul cortile, Jacket notava che vi erano un sacco di studenti, di varia provenienza, chi intento a prendersi un caffè alla macchinetta, chi a chiacchierare con gli amici, chi erano diretti in classe o al dormitorio. In particolare però aveva notato una persona nello specifico: stava passando una ragazza vestita con una salopette, dai capelli rosa. In generale era molto familiare a una certa persona....

    Quella ragazza somiglia molto alla figlia di Waldo Schaeffer... che lei sia quindi la nipote? Perché se è così allora Aelita Schaeffer è viva, e quindi fuori dal supercomputer...

    Mai fermarsi a pensare più di tanto, soprattutto quando si fissa una persona: perché il risultato fu che Jacket, mentre squadrava la ragazza, finì a sua volta visto da quest'ultima; gli occhi nocciola si scontrarono con gli occhi verdi, in una serie di sguardi penetranti, per una frazione di secondo.

    La lotta tra sguardi finì però prestissimo, essendo giunti nella segreteria, dove una giovane segretaria gli permise di entrare nell'ufficio del preside. Quest'ufficio era decisamente ben pulito ed organizzato, e dietro la scrivania piena di carte vi era il preside del collegio: un uomo visibilmente anziano, pelato e con barba degna del Dottor Freud. All'apparenza sembrava una persona pacata

    Preside: "Oh, buongiorno signor Allen, e tu devi essere Richard. Piacere, sono il signor Poulain, preside di questo collegio. Tuo padre ha già completato l'iscrizione vera e propria, ora ho solo bisogno di una tua firma, e poi ti consegnerò le chiavi della tua stanza, gli orari delle lezioni e il regolamento d'istituto."

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    Colazione alle 7.00, pranzo alle alle 12.30, cena alle 19.00, coprifuoco alle 20.45. La domenica è giorno libero, e il coprifuoco è spostato alle 21.45. È severamente vietato stare nei dormitori tra le 8.00 e le 16.30.

    Mi sa che finirò per ignorare tutto ciò

    Sig. Poulain: "Bene, è tutto chiaro?"

    Jacket: "Si signore."

    Sig.Poulain: "Perfetto allora: ti auguro buona permanenza al Kadick, e benvenuto in Francia."

    Detto questo Jacket, insieme al padre, si dirisse verso la sua stanza assegnatagli; aperta la porta poté vedere che la camera era costituita da un letto con cassettiera integrata, un armadio e una scrivania abbastanza grande, situata sotto la finestra.

    Henry: "Beh, ora devo proprio andare, figliolo. È stato bello vederti dopo così tanto tempo." disse il padre abbracciando suo figlio.

    Jacket: "... Anche per me, pa' "

    Dopo averlo rilasciato dalla sua stretta, il padre disse: "Ti voglio bene Richard. Stammi bene, ok?"

    Jacket: "Ok".

    Quindi il padre uscì dai dormitori, per poi tornare alla sua macchina, tornando a casa.

    Jacket nel frattempo sistemò la sua camera: mise i vestiti nell'armadio e nella cassettiera, e collegò il PC e le sue varie attrezzature alle prese situate sotto la scrivania, per poi riconfigurare il tutto.

    Finita la sistemazione, Jacket notò che si era già fatto mezzogiorno: era meglio andare in caffetteria, approfittandone anche per esplorare il complesso del collegio.

    Per andare in caffetteria bisognava attraversare il cortile, dove Jacket notò due cose: la prima è che la misteriosa ragazza dai capelli rosa non era nei paraggi. La seconda è che al suo posto vide in lontananza una persona ancora più familiare: quella maglia a maniche doppie, quei corti capelli biondi, e quell'aria da bravo ragazzo che forse andava anche in chiesa la domenica...

    Si, era proprio lui.

    Jacket quindi si avvicinò di soppiatto dietro al ragazzo, per poi dirgli all'orecchio, ad alta voce:

    Jacket: "Da me non si scappa!"

    Il ragazzo sussultò come se avesse avuto un infarto fulminante, per poi girarsi e notare il ghignò strafottente del suo migliore amico.

    Ed: "Porca vacca...
    Jacket! Non farlo mai più!"


    Jacket: "Dai, non potevo rinunciare al vederti nel panico.."

    Entrambi finirono per scoppiare a ridere fragorosamente, per poi dirigersi insieme dentro la caffetteria: un brulicare di studenti che stavano in fila per ricevere il loro vassoio di cibo (menù di oggi: salsicce, purè e insalata.) per poi riunirsi in gruppetti nei vari tavoli.

    Jacket ed Ed non ci misero molto ad avere il loro vassoio, per poi entrambi prendere posto in un tavolo vuoto.

    Ed: "Be' Jacket, com'è la Francia?"

    Jacket: "Se è tutta come Parigi allora è una tristezza: la gente sembra che abbia perennemente una scopa nel culo, oltre ad essere sempre musoni e altezzosi."

    Ed: "... Oggi sei ottimista eh? Dai, in fondo non è così male: il cibo è buono e, soprattutto, c'è la parte migliore: le ragazze!"

    Jacket: "... Perché, cosa hanno le francesi di così speciale rispetto a, che ne so, una rossa scozzese?"

    Ed: "Be'le francesi sono ben educate, di bell aspetto, eleganti...
    Le scozzesi sono un po'.. "forti di carattere".."


    Non era questo il bello di una Scottish Lass? (Lass = ragazza)

    Jacket: "... Oh be, se sei felice così..."

    I due amici finirono il pasto, ovviamente imparagonabile alla cucina italiana (anche se era sempre meglio della roba che si mangia in America... i brividi...)

    Jacket ad un certo punto inclinò la testa, con fare molto comico, per vedere oltre Ed; a due tavoli di distanza sedeva tutta sola una ragazza decisamente inusuale: oltre alla carnagione chiarissima, quasi bianco latte, aveva lunghe calze nere, scarponi alti fino al ginocchio, gonnella, maglietta a tema steampunk, guanti senza maniche neri e oro, e un basco in testa. Inoltre i capelli erano completamente tinti di viola, raccolti in una treccia, lasciando però una frangia verso l'occhio sinistro.

    Sembra uscita da Custom Maid 3D. In senso decisamente positivo.

    La ragazza era intenta, con sguardo tra il sopito e il malinconico, a leggere un grosso libro: "Necronomicon". Jacket, anche se non era un fan accanito, conosceva i racconti dell'occulto di Lovecraft.

    Jacket quindi tornò nella sua posizione normale, per poi chiedere a Ed:

    Jacket: "Sembra che qualcuno sia uscito dall'Area 51 prima del 20 settembre: chi è quella simil gothic lolita a due tavoli di distanza da noi?"

    Ed, perplesso, si voltò per vedere a chi Jacket si riferiva, poi spiegò ciò che sapeva.

    Ed: "In realtà so pochissimo di lei: so solo che si chiama Sylviane Cellier, ed è nella mia stessa classe. Non l'ho mai vista insieme ad altri compagni e non mi sembra molto socievole. Del resto si veste in modo... particolare. Inoltre è eterocromatica, quindi ha gli occhi di colore diversi. Infine sembra che sia appassionata dell'occulto e dell'horror."

    Jacket: "E dimmi, è Francese?"

    Ed: "Al 100%, anche se i genitori non sono di Parigi"

    Jacket decise di lasciar perdere l'argomento; qualcosa gli diceva che avrebbe presto avuto a che fare con quella ragazza molto particolare.

    Mentre aveva aperto la lattina di soda alla ciliegia e si accingeva a bere, una voce limpida, dal tono limpido e innocente, parlò all'improvviso:

    "Ciao Ed! Posso sedermi insieme a voi?"

    Ed: "Certo Maya, vieni pure!"

    Jacket quindi si voltò per vedere chi fosse questa Maya, e con suo shock vide la ragazza che aveva notato stamattina quando stava andando in presidenza: la possibile figlia di Aelita Schaeffer.

    Jacket sembrava totalmente impassibile e calmo mentre beveva un sorso di soda, ma all'interno della sua mente disse una frase di due parole.

    ..Porco cazzo...


    Ed: "Ti presento Maya Belpois, una mia amica e compagna di classe."

    Maya: "È un piacere!" disse sorridendo, sembrando quasi un angioletto.

    Jacket quindi salutò a sua volta, con un tono di voce tra l'annoiato e il noncurante.

    Jacket: "Jacket. Piacere mio."

    Maya: "Davvero ti chiami "giacchetta"? "

    Jacket: "Nah, è il soprannome con cui mi faccio chiamare."

    Maya quindi annui per dire di aver capito.
    Maya: "Okay .. Jacket. Ed mi aveva detto che ti sei trasferito qui dato che i tuoi genitori vivono a Parigi. Però ti sei iscritto come studente internato, posso sapere perché?"

    Jacket: "Be', diciamo che... Preferirei non parlarne."

    Maya: "Oh... D'accordo, come preferisci."

    Alla fine il trio che si era appena formato finì per discutere del più e del meno; o meglio, Ed e Maya parlavano, mentre Jacket seguiva passivo, al massimo rispondendo a qualche battuta. Ogni tanto però il suo occhio finiva per osservare quella ragazza, Sylviane, intenta sempre a leggere il Necronomicon.

    Dopo un po', verso le 13.30, le persone iniziavano a uscire dalla caffetteria; essendo domenica uscivano in città, o restavano in collegio, nei dormitori o nel cortile.

    Ed, una volta che il trio fu uscito dalla caffetteria, salutò Maya, per poi passeggiare insieme a Jacket nel cortile.

    Jacket: "Dimmi Ed, non hai notato niente della tua amichetta?" disse a bassa voce, facendo capire a Ed che era meglio non parlare ad alta voce dell'argomento.

    Ed: "Mh? Di cosa parli?"

    Jacket quindi si fermò tirando un sospiro di seccatura; o lui era paranoico o Ed era completamente cieco e smemorato. Quindi prese il cellulare e aprì una cartella da lui criptata, per poi mostrare a Edward la foto di famiglia di Waldo Schaeffer.

    Jacket: "Guarda la figlia dello scienziato: non ti ricorda proprio nessuno?"

    Ed ci mise un minuto buono prima di rendersi conto della somiglianza tra Maya e la bambina nella foto.

    Ed: "Ehi, aspetto un mome- intendi dire che Maya è la figlia di Aelita Schaeffer?!"

    Jacket: "Ma buongiorno, stronzo! Certo che lo è, la somiglianza è fin troppa e poche persone si tingono di rosa i capelli; soprattutto a 4 anni.

    Quindi, se Maya è la figlia di Aelita, vuol dire che quest'ultima è uscita dal supercomputer. E siccome non si può uscire da soli, senza un operatore esterno ai comandi, vuol dire che qualcuno, un bel po'di anni fa, ha usato il supercomputer prima di noi!"


    Ed: "In effetti hai ragione, la cosa ha senso. Ma non buttiamoci subito nella fabbrica abbandonata: aspettiamo una settimana, così ci mescoliamo in mezzo agli altri studenti, in modo da destare meno sospetti nel caso ci si veda in giro. Inoltre sfrutteremo questo lasso di tempo per imparare a muoverci nella scuola e dintorni, e potremo anche tenere d'occhio Maya, se questo ti farà piacere. D'accordo?"

    Jacket: "Non è il mio stile, ma stavolta sono d'accordo; per ora è meglio essere cauti. Ancora una cosa Ed."

    Ed: "Si?"

    Jacket: "Sai chi è il padre di Maya?"

    Ed: "Eccome: Jeremy Belpois, il nostro insegnante di informatica."

    Jacket: "Perfetto, mi sa che terrò d'occhio un pochino anche lui; non si sa mai."

    Il duo decise di tornare nel dormitorio e terminare qui la discussione; avrebbero fatto come avevano deciso.

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    FABBRICA ABBANDONATA

    Era stato difficile recuperare i frammenti sparpagliati nell'internet, ma ora era tutto intero.

    Quel programma che era stato usato contro di lui non lo aveva liquidato del tutto: aveva fatto in tempo a dividersi in pezzi e diffonderli nella rete globale, pronto a riunirli appena qualcuno avesse riacceso il supercomputer. In fondo era un sistema multiagente, una I.A avanzata. Era difficile liberarsi di lei.

    Però aveva bisogno ancora di un po'di tempo per rimettersi in sesto. Ora come ora poteva fare ben poco.

    Sul monitor della sala comandi comparve un simbolo su schermo

    Quel simbolo.

    XANA era tornato.
  6. .
    TERZO CAPITOLO! TUTTO PER VOI

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    Jacket: "Sei arrivato giusto un po'in ritardo."

    Ed: "....be, avevo un impegno urgente."

    Di tutta risposta, Jacket lo guardava con uno sguardo poco convinto; erano in vacanza scolastica, apparte alcune cose riguardanti il trasloco, quali impegni poteva mai avere?

    Jacket: "...Pazienza, ora seguimi, così vedrai con i tuoi occhi."

    Il duo si dirisse dentro lo stanzino sporco e umido. I sacchi di sabbia erano rimasti spostati.
    Ed: "Oh dimmi, è questa la tua "scoperta epocale"? Una cantina in una palazzina abbandonata?"

    Jacket: "Non ho mai detto che la mia scoperta fosse proprio in questa stanza" disse per poi indicare la botola aperta "forza vieni, si scende di sotto."

    Ed: "Cosa, sei impazzito? E se la botola si chiudesse sotto di noi, e bloccasse ?".

    Jacket: "Cos'è, hai paura?.. dai, se sono tornato vivo e vegeto da lì, non c'è da preoccuparsi" quindi scese da solo

    Ed: "... Be non posso lasciarti li sotto da solo, quindi scendo anch'io. E non ho paura, sono solo molto cauto!"

    Appena furono scesi, proseguirono lungo il tunnel fino ad arrivare davanti alla porta (l'attivazione del supercomputer aveva acceso anche l'illuminazione nel tunnel). Prima di varcare la soglia, Jacket chiese un ultima cosa ad Ed.

    Jacket: "Ok, ci siamo quasi. Prima di attraversare questa porta: ho la tua parola che non dirai nulla a nessuno, soprattutto alle autorità?"

    Ed: "Uff... Lo prometto, possiamo entrare ora?"

    Jacket: "Okay okay, che frettoloso.."

    Quindi fece segno a Ed di entrare prima di lui.

    Nel momento in cui varcò la soglia, Ed sentì che il suo cervello era pronto a scoppiare: di fronte a lui i film di fantascienza erano una realtà.

    Ed: "M-ma...cosa diavolo è sto posto!?"

    Jacket: "Oh niente, solo un supercomputer quantistico che simula un mondo virtuale in cui possiamo entrare fisicamente, grazie a quel grosso scanner" disse indicando rispettivamente il supercomputer e lo scanner. "Proprio roba da tutti i giorni eh?"

    Ci vollero un' altra manciata di secondi perché Ed si riprendesse dallo shock. Tutto questo non poteva essere falso: Jacket di certo non avrebbe mai avuto abbastanza soldi per creare tutto ciò, solo per fare uno scherzo. E non sarebbe comunque rientrato nella sua comicitá.

    Mentre Ed rimaneva imbambolato, Jacket risvegliò il supercomputer dalla fase di standby in cui l'aveva lasciato due giorni fa.

    Jacket: "Allora...vuoi la spiegazione breve o quella dettagliata?"

    Ed: "Scelgo la dettagliata."

    Jacket: "Okay, allora vieni qui, perché la spiegazione l'avrai direttamente dal creatore di tutto ciò: Waldo Schaeffer."

    Quindi gli fece vedere tutte le videoregistrazioni del diario dello scienziato.

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    Ed: "Quindi: quella persona nelle clip dice di essere il creatore di un progetto militare, finanziato prima da terroristi e poi dai governi italiani e francesi, riguardante due supercomputer contenenti dei mondi virtuali?"

    Jacket: "Esattamente"

    Ed: "...Se è uno scherzo è davvero ben fatto. Andiamo su, questa è fantascienza pura! Come puoi dimostrarmi che tutto questo è vero?"

    Jacket: "È proprio qui che ti volevo! Sei pronto a fare un bel viaggetto in paradiso? O meglio, Xanadu?"

    Ed: "Mi stai chiedendo di entrare in quell'aggeggio gigante?" disse indicando lo scanner.

    Jacket: "Già" disse per poi aprire e scolarsi una lattina di bibita che si era portato con se.

    Ed: "Oh, no no no no, neanche morto. È potenzialmente pericoloso, senza contare che (nel caso questa storia sia vera) stiamo infrangendo leggi governative! Hai idea di quali guai rischiamo di passare!?"

    Jacket: "Se ne ho idea? Si, eccome. Se mi interessa? Neanche. Un. Po'.

    Andiamo su, ti posso assicurare che non è pericoloso; ti terrò d'occhio da questa postazione monitor, e appena succede qualcosa di strano ti riporterò qui tutto intero, ok? Sarò un pazzo, ma non ti ho mai lasciato da solo nei guai, e tu questo lo sai."


    Se c'era una cosa di cui Ed non era capace era il non fidarsi degli amici: alla fine lui sapeva che Jacket, per quanto avventato fosse, lo aveva sempre aiutato, da vero amico qual'era.

    Ed: ".. D'accordo, mi fido di te. Apri quello scanner e facciamola finita"

    Jacket: "Grazie Ed. Bene,
    Pronto a partire!"


    Ed quindi entrò nello scanner, che dall'interno risplendeva di luce. Una volta sdraiatosi all'interno Jacket, in preda all' adrenalina, incominciò a effettuare il processo di virtualizzazione, esclamando ad alta voce ogni step eseguito.

    "TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO!"

    Le porte dello scanner si chiusero. Dentro di Ed il nervosismo aumentava sempre di più.

    "SCANNER: INIZIALIZZATO!"

    Una folata di aria calda investì il corpo di Ed, mentre questi veniva leggermente sollevato dalla parete d'acciaio dello scanner.

    "VIRTUALIZZAZIONE!"

    All'improvviso Ed sentì che il suo corpo veniva come risucchiato, mentre perdeva la sensibilità di ogni arto.
    Quindi un lampo di luce bianca lo accecò,per poi sentire un dolore al fondoschiena poco dopo, mentre riacquistava i sensi.

    Una volta che Ed si riprese, sentì innanzitutto che non respirava. O meglio, non sentiva il bisogno di farlo. Quindi aprí gli occhi, per capire dove si trovasse.

    Il nome Xanadu si traduceva in "paradiso". E mai nome fu più azzeccato per lo spettacolo che Ed vedeva intorno a lui.

    Un paesaggio costituito da un alta montagna all'orizzonte, mentre il terreno era coperto di vegetazione rigogliosa, e grandi alberi la cui forma era identica a quella dei bonsai. Inoltre alla sua destra vi era un enorme lago la cui acqua era perfettamente limpida.

    Questo paradiso naturale aveva però un elemento singolare: qua e là spiccavano delle imponenti torri bianche, avvolte da un aurea color bianco perla, mentre dalla base nera partivano enormi cavi, simili a radici, che attraversavano tutto il territorio; la torre più alta e imponente si trovava in cima al monte.

    Ed a questo punto, ricordandosi di avere un corpo, si guardò: i suoi abiti abituali erano sostituiti da un corpetto di metallo, situato sopra un tabardo, che aveva raffigurata sopra una fenice che aveva un fleur de lis nel becco; i piedi erano calzati da stivali in pelle e le mani da guanti, rinforzati da piccole piastre metalliche. Infine al fodero aveva una replica perfetta di una spada lunga; il pomello era completamente di color oro, con una cosa che sembrava un zaffiro incastrata nell'elsa. Sulla lunga lama invece vi era incisa una scritta recitante "Ad Maius Bonum".

    Ed: "... Fantastico"

    D'un tratto una voce parlò dal nulla; l'intonazione era stranamente familiare...

    "Allora Ed, ci sei, sei tutto intero?"


    Fiuu, era la voce di Jacket

    Ed: "ehhh...si, credo di stare bene..."

    Jacket: "SI CAZZO! Ce l'ho fatta! Allora Ed, ora mi credi?"

    Ed: "Penso proprio di si! Questo posto è stupendo, incredibile!"

    Jacket: "Ok, ora dammi solo un secondo" disse Jacket euforico, per poi digitare vari comandi su tastiera; sul desktop si aprì una finestra che mostrava ciò che Ed vedeva in prima persona; in particolare Jacket vide l'enorme torre situata sopra la montagna.

    Jacket: "Wow.... Quel Waldo Schaeffer, quando ha creato tutto questo, ricordava perfettamente il volto di suo padre!"

    Inoltre si era aperta una mappa che mostrava Xanadu nella sua completezza. Era praticamente una grande isola sospesa nel nulla.

    Jacket: "Ok Ed, è tempo di darti alcune informazioni: innanzitutto sul mio schermo sei rappresentato da una specie di carta, simile a quelle dei tarocchi, che ti nomina come "Il Protettore".

    Che nome del cazzo.

    "Inoltre questa specie di carta mi dice i tuoi... punti ferita, l'arma che hai con te, e un abilità speciale chiamata "Heal"?. Strano, la mappa non mi segnala altre entità..."

    Ed: "Quindi su Xanadu sono una specie di paladino.... Forte!"

    Jacket: "Oh, intendi quel personaggio di GDR per i puri sanmaritani? Oh be, contento tu."

    In quel momento la mappa iniziò a evidenziare la torre sopra la montagna, contrassegnandola con il nome di "Lyoko Link".

    Jacket: "Uh ... Ed, la mappa mi segnala la torre sulla montagna, chiamandola "Lyoko Link". Ti dispiace di andarla a controllare?"

    Ed: "E me lo chiedi? Ho voglia di esplorare dappertutto. Vado!"

    Ci vollero circa l'equivalente di 10 minuti sulla terra perché Ed raggiunse la base della torre.

    Ed: "Ok Jacket, sono davanti alla torre, ora cosa faccio?".

    Jacket: "Mhhhhh.....be, è un mondo virtuale no? Prova a passare attraverso la parete."

    Ed era inizialmente incredulo: come puoi trapassare gli oggetti? Ma quello non era il mondo reale, quindi tanto valeva provare.

    E, a dispetto del suo scetticismo, riuscì a passare attraverso la parete nera, come in Harry Potter, giungendo così sopra una piattaforma circolare che illuminava tutto l'interno della torre. La piattaforma aveva disegnato sopra un simbolo simile a un occhio fatto di segni concentrici. Ed quindi decise di andare avanti fino a posizionarsi al centro della piattaforma. Appena vi arrivò, apparve dal nulla uno schermo sospeso nel vuoto, che mostrava una sola scritta:

    CODE: __


    Ed: "Ehm, Jacket? Sono dentro la torre e davanti a me c'è uno schermo che dice "CODE:__". Cosa dovrei fare secondo te?"

    Jacket: "Si, lo vedo anch'io. ... Sai una cosa? Prova a toccare lo schermo, come in un touchscreen."

    Ed: "Sicuro? Va bene..."

    Con esitazione premette la mano sullo schermo: in quel momento la frase mostrata sul display si completó da sola, diventando:

    CODE: LYOKO LYNK


    -------------

    INTANTO, NELLO SPAZIO....

    Un satellite che girava attorno all'orbita terrestre sembrava ricevere un segnale, molto potente, da Roma; ciò fece ruotare l'antenna del satellite, per poi inviare un secondo segnale, di uguale potenza, diretto in Francia, a Parigi.

    --------------
    PARIGI, FABBRICA ABBANDONATA

    Quella stanza era rimasta buia per 16 lunghi anni. Fino ad adesso.

    Dal nulla, una serie di enormi cilindri metallico, i cui circuiti brillavano di un color oro, si innalzarono dal pavimento d'acciaio.

    In un'altra stanza di sopra, il monitor, ormai polveroso, si era riacceso, dopo tanto tempo.

    Il supercomputer, nascosto sotto quella fabbrica abbandonata, era stato riacceso.

    -------------

    PARIGI, SCEAUX

    "Mamma, papà, sono a casa!"

    Questo è ciò che disse una ragazzina di 13 anni quando varcò la soglia di casa sua, situata in una via tranquilla di Sceaux. Essendo estate, fuori vi era ancora abbastanza luce da poter vedere chiaramente l'aspetto fisico della ragazzina: il suo tratto caratteristico erano i lisci capelli rosa, lunghi fino alle spalle. Il resto del viso era ornato dagli occhi verde smeraldo e dal naso e la bocca piccoli. Il suo vestiario consisteva in una salopette sotto cui vi era una T shirt rosa tenue. I piedi erano calzati da delle sneakers, completamente bianche.

    "Bentornata, Maya!"


    A raggiungerla sulla soglia arrivò una giovane donna di 34 anni, i cui capelli, rosa come quelli della figlia, erano più corti, arrivando fino alla base del collo. Sempre come la figlia, aveva gli occhi verdi. Il suo abbigliamento invece era composto da Blue jeans chiari e una camicetta bianca.

    Dopo aver accolto la figlia, la donna disse ad alta voce, rivolta verso il piano superiore:

    "La cena è a tavola!"

    E per tutta risposta ricevette:

    "Arrivo, Aelita, dammi solo un secondo!"

    La frase era stata detta da un uomo biondo occhialuto, intento a stilare su PC il programma per i nuovi studenti che sarebbero arrivati quest'anno.

    L'uomo faceva di nome Jeremy Belpois, 32 anni. Un uomo vestito con pantaloni color kaki e maglietta rosso-marrone (d'inverno indossava solitamente un maglione azzurro, come faceva da ragazzo). Di professione era insegnante di informatica al collegio Kadick, dove aveva studiato da ragazzo, e aveva conosciuto sua moglie Aelita.

    Ma la parte più strana era come l'aveva conosciuta.

    Beh, il tutto incominciò quando la trovò intrappolata in un supercomputer nascosto sotto una fabbrica abbandonata della Renault, vicina al collegio. Jeremy quindi si era deciso, insieme ad altri suoi 3 amici, di tirare fuori Aelita dal supercomputer e sconfiggere l'intelligenza artificiale che li ostacolava: XANA.

    Ormai tutto ciò era acqua passata da 16 anni, e ora la famiglia Belpois si godeva la tranquilla mondanità della vita.

    Tale tranquillità venne però interrotta da un fatto bizzarro: all'improvviso tutte le luci, gli elettrodomestici e il computer di Jeremy si spensero di colpo, e così successe in tutte le case; Un gigantesco blackout aveva colpito tutta la città di Parigi.

    Jeremy: "Ma che dia..."

    Ancora più bizzarro era che, così come il blackout era venuto improvvisamente, altrettanto ritornò la corrente, riaccendendo le luci della città dell'amore.

    Jeremy, quindi decise di scendere di sotto, sia perché era ora di cena, sia perché voleva parlare del fatto ad Aelita.

    Jeremy: "Aelita, tutto ciò è bizzarro.." disse mentre si sedette a tavola.

    Aelita: "Si, questo blackout è particolarmente..insolito"

    Fu a quel punto che Maya prese la parola:

    Maya: "Be', c'è sicuramente una spiegazione logica: il problema sarà avvenuto alla centralina principale, e avranno semplicemente risolto il tutto in fretta."

    Jeremy e Aelita, dopo qualche secondo di scetticismo, si rasserenarono: sicuramente c'era una spiegazione del tutto normale al blackout. In fondo XANA era stato sconfitto, quindi non poteva essere stato lui.

    Quindi iniziarono a parlare del più e del meno mentre gustavano la cena; La famiglia Belpois era subito tornata alla solita serenità.

    ------------

    Sullo schermo Jacket vide comparire una nuova scritta:

    SUPERCOMPUTER "LYOKO" RIATTIVATO

    Jacket: "Oh, cazzo...."

    Ed: "Cosa è successo?"

    Jacket: "Ti spiegherò dopo, adesso ti riporto sulla terra" disse, per poi digitare i comandi per devirtualizzare Edward.

    Dopo un minuto circa, le porte dello scanner si riaprirono, e da lì uscì Ed, che respirava affannosamente, prima di mettere i piedi per terra e controllare che tutto andasse bene. Era ancora vivo e vegeto.

    Jacket: "Tutto bene lì?"

    Ed: "Si, sto bene..... Wow, è stato fantastico! Be, cosa volevi dirmi?"

    Jacket non disse nulla, ma fece cenno di venire da lui. Ed lo seguì e, con sua sorpresa, lesse la frase precedente apparsa su schermo.

    Ed: "Vuoi dire che...."

    Jacket: "Sì. Quando hai toccato lo schermo, devi aver inserito un codice che ha riattivato a distanza il supercomputer a Parigi."

    Ed: "Sul serio?"

    Jacket: "Penso proprio di sì"

    Il duo decise di spegnere il supercomputer prototipo e di tornare su, prima di continuare a parlare riguardo l'accaduto.

    Tornati per strada, notarono che vi era molta gente fuori di casa: sui balconi, sui marciapiedi, tutti stavano parlando di un fatto anomalo: l'intera Roma aveva subito un blackout totale, durato però pochissimi secondi.

    Jacket ed Edward non ci misero molto a fare due più due.

    Ed: "Pensi che sia dovuto a..?"

    Jacket: "Sì, totalmente."

    Iniziarono quindi a pedalare lungo la via. Per un po'di minuti tra di loro vi fu completo silenzio, che fu poi rotto da Edward.

    Ed: "Allora... cosa facciamo? Riguardo a tutta quanta questa faccenda..."

    Jacket: "....Non ne voglio sapere di abbandonare tutto. Ho bisogno di sapere di più, di vedere quel supercompu..."

    Improvvisamente Jacket ebbe un lampo di genio paragonabile a un Eureka esclamata da un greco che usciva dalla vasca da bagno.

    Jacket: "Dimmi Ed. Siccome ti trasferirai a Parigi, in che scuola andrai?"

    Ed: "Be', i miei mi hanno iscritto a un certo collegio Kadick, come studente internato. Perché me lo chiedi?"

    Jacket: "Perché secondo i dati del diario di Waldo Schaeffer, quel collegio è vicinissimo alla fabbrica abbandonata dove si trova il supercomputer. Addirittura è collegata alla rete fognaria presente sotto la scuola"

    Ed: "Non mi chiederai di andare in quella fabbrica, vero?"

    Jacket: "E lasciare a te tutto il divertimento? Manco per il cazzo! Penso proprio che ci rincontreremo al Kadick"

    Ed: "Oh e dimmi, come pensi di farti trasferire li? Non mi pare che i tuoi cugini vogliano traslocare"

    Jacket: "Lo so, infatti non traslocheranno insieme a me. Diciamo che sarà il tempo di..
    riallacciare un paio di rapporti.."


    Ed: "Intendi...i tuoi genitori che stanno a Parigi?"

    Jacket: "Più precisamente mio padre; mia madre...be la storia la sai già. Comunque non preoccuparti c'è la farò"

    Edward all'inizio sembrava incredulo, come al suo solito, ma poi sfoggiò un grande sorriso

    Ed: "D'accordo allora, ci vedremo a Parigi. In fondo, sono o non sono "Il Protettore" che dovrà proteggerti... da te stesso?"

    Jacket: "Hahaha, non farmi ridere.."

    In sella alla bici, mentre il sole tramontava all'orizzonte, i due amici si diedero un sonoro cinque.

    Jacket: "Comunque, per quanto riguarda quella piccola scommessa al telefono... sai una cosa? Offrirò io lo stesso".

    Ed: "Sul serio?"

    Jacket: "Sei entrato in un mondo virtuale, più o meno rischiando l'osso del collo, no? Non rispetterò la legge e non avrò un senso dell'etica, ma del merito c'è l'ho eccome!"

    Ed: "Grazie Jacket, e comunque..chi arriva prima darà all'altro 10 euro!" disse Edward per poi scattare in piena velocità sulla bici.

    Jacket: "A si? Be'la vedremo!", quindi scattò anche lui.



    Alla fine nessuno dei due vinse.

    Edited by Ishumaeru - 7/8/2019, 10:53
  7. .
    Secondo capitolo, tutto per voi!
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    Se l'avesse detto in giro, di certo nessuno gli avrebbe creduto; del resto, secondo la gente, ciò che Jacket aveva scoperto nel momento in cui aveva attraversato quella porta era fantascienza (non da bere), non sarebbe mai potuto esistere se non nella fiction.

    Be', spiacente per gli ultra-scettici dell'ultima ora, ma la fantascienza era fisicamente davanti ai suoi occhi.

    La torcia illuminava quello che, andando a logica, era il supercomputer vero e proprio: un rettangolo di acciaio impolverato, dotato di un pulsante d'accensione, la cui vernice rossa era ormai scrostata da un pezzo, e di un grosso LED. Dal retro del computer partivano una serie di cavi grandi quanto una gamba, che andavano a collegarsi ad altri due dispositivi: uno era un grande monitor con tastiera integrata, attaccata al bordo inferiore, oltre a una comoda seggiola inclusa; l'altro era il più lontano nella stanza, ed era un grosso cilindro d'acciaio color rame, inclinato di 30° sopra il terreno: era una scanner a misura d'uomo, secondo il PDF.

    E sempre secondo le informazioni del file, il supercomputer dislocato a Parigi era molto più grande e potente, tanto che la postazione monitor, il supercomputer e gli scanner avevano ognuno una sala adibita. Ma alla fine la grandezza non era la cosa che a Jacket importava al momento; l'esistenza stessa di un supercomputer, per giunta così vicino a casa sua, era già abbastanza una scoperta del secolo.

    Per certi versi non aveva più bisogno di regali nelle festività.

    Jacket, prendendosi tutto il tempo di osservare, si avvicinò al pulsante d'avvio del supercomputer: era ancora in tempo per rinunciare e tornare a casa, come i comuni mortali.

    Ma ormai ci era dentro fino al collo.

    "... è tempo di fare la cazzata.."
    disse Jacket, per poi premere il pulsante con decisione.

    In quel momento il bagliore scaturito dal LED del supercomputer lo costrinse a indietreggiare, con la vista annebbiata e gli occhi lacrimanti. Ci vollero un paio di minuti per riacquisire una vista chiara, per poi vedere come la sala adesso fosse completamente illuminata; di contro la torcia, in preda a un'epifania, aveva deciso di tirare le cuoia fatte di plastica e fili di rame.

    "Oh be, tanto era da due soldi. Letteralmente".


    Dalla postazione monitor si poteva vedere quest'ultimo illuminato, mostrante una barra di caricamento che, una volta completato, portava alla schermata desktop del sistema operativo del supercomputer; lo schermo recitava:

    "HOPPIX OS BETA 0.5"


    La scritta, come tutta l'interfaccia, era di un colore rosa-violaceo neon. Molto anni 80.

    "I miei complimenti al programmatore per
    L' E S T E T I C A"


    L'interfaccia del SO era un misto tra finestre grafiche gestibili tramite mouse e comandi inseriti da tastiera. E ora era tempo di bazzicare tra i file di sistema.

    Per fortuna che i comandi erano quelli convenzionali usati nei SO più comuni, perché gli ci vollero solo 10 minuti per esplorare un po'tutto il sistema, trovando qualcosa di interessante: una cartella nominata "Diario 1.0"; al suo interno vi erano una serie di videoregistrazioni che Jacket, per ascoltarle tutte, ci mise un ora abbondante.

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    Waldo Schaeffer, lo scienziato a capo del Progetto Cartagine, spiegava nel video-diario, volta per volta, i suoi progressi nel progetto più ambizioso presente nel supermercomputer: una simulazione di un mondo virtuale in cui era possibile entrare tramite gli scanner, che avrebbero "virtualizzato" il soggetto all'interno della simulazione. Lo scopo di ciò era testare le teorie sulla simulazione virtuale e, soprattutto, la potenza del computer quantistico.
    In parole semplici per i non addetti ai lavori: un enorme videogame dal gameplay non troppo strutturato.
    A quello stadio il progetto era ancora finanziato da pochi privati, molti affiliati a una organizzazione terroristica chiamata "La Fenice Verde", quindi il mondo virtuale non era spaventosamente grande o complesso.

    Il diario continuava, arrivando fino a un punto di svolta: l'abbandono del distaccamento italiano del progetto, in favore del supercomputer parigino, migliore da tutti i punti di vista, ottenuto grazie a dei cospicui fondi governativi. Nonostante ciò, sul supercomputer italiano furono copiati vari dati e fu implementata la possibilità di collegarsi al computer francese tramite una spedizione nel mondo virtuale prototipo, chiamato "Xanadu" (che pareva significare "paradiso").

    Il tutto però, subisce una piega inaspettata: negli ultimi video del diario, il professor Schaeffer spiegava come avesse creduto che il Progetto Cartagine sarebbe stato utilizzato per scopi umanitari; purtroppo i governi NATO avevano intenzione di utilizzare il progetto contro l'URSS nella Guerra Fredda.

    "Quando i governi useranno i loro progetti per sinceri scopi umanitari, come minimo avremo colonizzato nuovi pianeti. Il che dubito accadrà a breve." Disse Jacket in tono canzonatorio. Anche se era da solo in quella stanza.

    Waldo Shaeffer rivelò quindi come la moglie Anthea fosse stata rapita, e che lui e la figlia Aelita fossero in grave pericolo. Dopo aver quindi cambiato nome in Franz Hopper, diventando insegnante al collegio Kadick, aveva effettuato una decisione estrema: prima di tutto creare un intelligenza artificiale che proteggesse il supercomputer dalle mani del governo, chiamata XANA. E in seguito virtualizzare se stesso e la figlia sul nuovo mondo virtuale: Lyoko.
    Il diario terminava qui.

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    Un mondo virtuale accessibile da uno scanner: Jacket DOVEVA e VOLEVA provare a entrarvici.
    C'era però un problema: chi controllava il computer, facendolo virtualizzare, esplorare e poi far tornare nel mondo reale? L'idea di restare intrappolato dentro un PC come padre e figlia non gli era allettante.

    Aveva bisogno di qualcuno disposto a provare a entrare nello scanner e farsi virtualizzare. Qualcuno che poteva convincere senza pagarlo fior di quattrini ("Sono tutto tranne che un ricco annoiato").

    "Forse conosco una persona adatta.....".


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    Edward era distrutto.

    Oggi era il suo ultimo giorno alla palestra di scherma storica: per l'addio, avevano organizzato un torneo locale tra i membri dell'associazione; Ed adorava la scherma e i tornei di duelli con spada lunga, ma oggi gli avversari erano decisamente abili. Inoltre a breve si sarebbe trasferito a Parigi, dato che i genitori vi avevano trovato un lavoro ben retribuito. Quindi come risultato Ed si sentiva come se il corpo lo avesse abbandonato per andare a zonzo.

    Entrato nella sua camera, ariosa, ampia e dai colori tenui, si gettò sul letto; aveva bisogno di almeno mezz'ora di riposo prima della cena.

    Ed in quel momento stava già pensando alla sua partenza. Gli sarebbero mancate tantissime cose della penisola a forma di stivale: il cibo, la sua città Aeterna, i parenti e gli amici.

    E tra i suoi amici, soprattutto quel pazzo scavezzacollo di Jacket.

    Non capiva mai come quell'anglo-scozzese potesse essere così indifferente alle regole di vita.
    Perciò Edward, in un certo senso, era l'antitesi di Jacket: sempre cortese, gentile, rispettoso delle regole e dell'etica comune, nonche del politicamente corretto; certo talvolta le leggi sono ingiuste e alcune persone sono bigotte, ma in generale tutte queste regole sono necessarie e utili per la convivenza sociale, quindi Edward le segue sempre.

    E a quanto pare è proprio vero che parlando del diavolo spuntano le corna, perché in quel momento il suo telefono squillava. Svogliatamente lo prese per guardare il numero: era proprio Jacket.

    Come vuole l'educazione, si risponde alle chiamate.

    Ed: "Pronto.... ciao Jacket. Senti sono appena tornato dalla palestra, sono stanco morto e tra due settimane parto per Parigi..."

    Jacket: "Due settimane? Perfetto, allora sicuramente un paio di questi giorni sei libero. Senti ho assolutamente bisogno di te."

    Ed: "....Bisogno di me? Non vorrai mettermi in mezzo alle tue genialate rischiose. Tipo quello volta che mi hai chiesto di inserire una chiavetta con un virus nel computer del prof, solo perché ha un po'esagerato nel metterti un votaccio.. sai che se ti avesse scoperto saremmo finiti nei guai tutti e due, vero?"

    Jacket: "Cosa? No, niente cazzate del genere. Ho scoperto qualcosa di molto grosso, anzi epocale, e ho bisogno di una mano. Vedrai poi sul posto di che cosa si tratta"

    Ed: "..Non puoi dirmelo adesso cos'è?"

    Jacket: "Se te lo dicessi ora, senza fartelo vedere, non mi crederesti. Facciamo così, se si scopre che ti ho detto una balla colossale, andremo al solito posto e stavolta offrirò io, d'accordo?"

    Ed: "....Offri tu?"

    Jacket: ".....Prometto....." Disse facendo il dito medio; tanto non succederà mai.

    Jacket: "Allora, ecco il posto e l'ora..." Quindi gli descrisse luogo e orario dell'incontro.
    "Allora a dopodomani, bye!"


    Ed: "Aspetta, non ho ancora dato una risposta.... pronto?...."

    Aveva riattaccato. Come al solito.

    Adesso Ed non poteva mancare all'appuntamento: Ormai era troppo curioso.
  8. .
    Ecco a voi il primo capitolo! ditemi cosa ne pensate, sono le prime volte che scrivo e pubblico in giro!
    Ho cambiato il concept del computer prototipo a Roma; non virtualizzerà dentro una torre vuota e buia. Bensì su Xanadu, il concept iniziale dell'episodio pilota, riprendendo il mondo di Garage Kids, proprio come fosse un prototipo di Lyoko!

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    Roma
    16 Agosto 2019, 16.20
    (Musica di sottofondo: Ocean Drive – Miami Nights 1984)
    Mentre i raggi del sole penetravano con forza attraverso la finestra aperta di quella camera situata nel limitare tra il Quartiere Ostiense e il Centro Storico, un ragazzo di 14 anni, con i capelli color mogano (quasi neri, non essendo colpiti dalla luce) spettinati in seguito a una dormita terminata mezz’ora fa, si stava dilettando in uno dei suoi hobby principali quando era in casa: navigare nel Deep Web.
    Ma non di certo per esplorare i siti di vendita di droga e armi non tracciabili, oppure siti …..“malati”.
    Ciò che gli interessava davvero erano i siti ridicolmente strani: dove trovavi nuovi culti, teorie del complotto o anche solo il nonesense più demenziale. Tra sette pseudo-sataniche, tentativi di organizzare raid contro aree militari segrete e disegni geometrici che, se decifrati (ovvero mai), avrebbero dovuto dimostrare il tuo alto QI, c’era da divertirsi per tutto il giorno.

    “Ahhh è un peccato che questa roba non sia disponibile sul Web di tutti i giorni: ci si potrebbero fare meme fino al prossimo secolo.” Disse lui ad alta voce, sovrastando la musica di sottofondo che, prima di adesso, era l’unica fonte di rumore in quella camera. Insieme ai clic del mouse.

    Oh, già. Lui si chiama Jacket.
    O meglio, si fa chiamare Jacket: tecnicamente il suo nome era Richard, ma solo i suoi familiari lo chiamano per nome. La sua stretta cerchia di amici gli ha affibbiato quel sopranome a causa della sua particolarità: non importa che stagione fosse, ogni volta che usciva aveva sempre con se una giacchetta. Era il suo segno distintivo, che permetteva di riconoscerlo a una prima occhiata, anche perché i suoi gusti in termini di vestiti erano abbastanza singolari: d’inverno indossava giacche militari americane o inglesi (meglio ancora se avevano la pelliccia sul colletto), mentre d’estate aveva una Varsity Letterman, che pareva presa da un ex giocatore della squadra di football di una High School dell’83.
    Mentre cercava di non sputare la sua lattina Pepsi davanti alla pagina che aveva di fronte (una pagina sfondo nero su cui vi era un’immagine di Adamo che univa il dito a un cumulo di spaghetti fluttuanti), Jacket notò un anomalia: in una frazione di secondo in cui aveva passato il puntatore del mouse sullo sfondo nero, gli sembrava di aver intravisto l’icona che indicava del testo.
    Jacket posò la lattina sul tavolo, accanto a un manuale di “Martelli da Guerra “ (“ un mondo oscuro pieno di pericoli”) e ai relativi appunti della campagna. Dopodichè, con fare volutamente esagerato, si mise a contare le dita della mano destra. La scelta non era casuale.
    “..4 e 5. Ok, sono ancora lucido, e di norma non dovrebbero comparire icone di testo nello sfondo di una pagina…..”
    Di punto in bianco si mise a “setacciare” con il mouse tutto lo sfondo della pagina per ritrovare quell’anomalia. Ci mise solo una manciata di secondi a trovare quello che pareva un link nascosto nel codice HTML. L’unico problema era che reindirizzava a una pagina il cui accesso era negato.

    “Mhhh, la rete non ha problemi, e il sito non dice altro oltre ad “ACCESSO NEGATO”…. Mi sa che è il momento di forzare un po’ la mano. ”
    Tra i vari interessi di Jacket, uno in particolare si è rivelata un’abilità utile: l’hacking. Certo non sarebbe mai stato capace di penetrare in sistemi governativi estremamente protetti, ma riusciva ad aggirare buona parte delle protezioni.
    Adesso doveva “forzare” il sito, una cosa relativamente semplice, ma non poteva farlo così, di testa: sarebbe stato facilmente rintracciabile con un attacco diretto, specialmente nel Deep Web. Quindi Jacket avviò prima un programma, creato da lui, che collega il computer a una cinquantina di reti e PC nel mondo; in questo modo è molto più faticoso trovare la fonte dell’ attacco, permettendo quindi all’hacker di penetrare nel sistema, rubarne i dati e staccarsi via in totale tranquillità. Unito al suo indirizzo IP che cambiava periodicamente, Jacket era praticamente a prova di rintracciamento.
    Il risultato di questa “violazione di domicilio informatico” era un file PDF dal peso consistente; quindi usò un suo altro programma per scannerizzare il file, in modo da accertarsi che non fosse un virus, o anche solo illeggibile.
    Il controllo è stato superato a pieni voti.
    A questo punto Jacket aprì il file, trovandovi all’interno qualcosa che aveva più valore di una miniera d’oro.
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    PROGETTO CARTAGINE-DISTACCAMENTO ITALIANO
    INFORMAZIONI RISERVATE
    Questo era ciò che si leggeva sulla prima pagina del file; per quanto fosse già intrigante, quella pagina era solo il preludio di una scoperta sensazionale.
    Il file rivelava un intero progetto governativo a scopo bellico, sviluppato per la Guerra Fredda, che consisteva in due supercomputer quantistici: quello principale era situato a Parigi, nascosto sotto una vecchia fabbrica abbandonata, mentre vi era un prototipo che, con grande stupore di Jacket, si trovava proprio a Roma, all’interno di un vecchio bunker della seconda guerra mondiale, nascosto sotto una palazzina, ormai in disuso, distante solo un paio di isolati da casa sua!
    E non era tutto: il file dava anche informazioni sul creatore del progetto, comprese di nome e stato attuale.
    Waldo Schaeffer: Scomparso, probabilmente morto.
    Anthea Schaeffer: Scomparsa.
    Aelita Schaeffer: Sconosciuto
    In allegato vi era pure una foto della famigliola: Waldo Schaeffer, lo scenziato baffuto e occhialuto, insieme alla moglie dai lunghi capelli rosa (“Chissa se sono naturali..”) e infine una bambina con i capelli corti, sempre rosa, intenta a scartare il suo regalo di natale; Jacket presumette che si trattava di Aelita Schaeffer.
    A questo punto una persona normale avrebbe cancellato il file e dimenticato la faccenda per paura di eventuali guai con il governo. Jacket però era l’ultima persona a curarsi di cose come leggi o etica comune, e francamente non ne comprendeva il seguirli ciecamente.
    Era arrivato il momento di fare un bel viaggetto fino alla palazzina. Ma non senza prepararsi adeguatamente.
    Dopo essersi vestito, pettinato decentemente i capelli ribelli, e salutato i suoi cugini e attuali tutori, fece un attimo tappa al garage: mise in uno zaino abbastanza capiente e resistente una torcia, un piede di porco e alcuni snacks (la giornata poteva prospettarsi lunga). Quindi, salì in sella alla sua bicicletta.
    Destinazione: palazzina abbandonata!
    “Cugini e attuali tutori”? Ebbene si.
    Alla nascita Jacket è stato diagnosticato con una condizione parzialmente riconducibile, sotto alcuni aspetti, a una lieve sociopatia: mancanza di comprensione del rispetto delle etiche morali, delle leggi e del politicamente corretto.
    Ciò si riflette nelle suo modo di parlare: dialoghi con battute molto referenziali, spesso pregni di“Umorismo Nero” scabroso (anche se mai razzista o sessista) e forte mancanza di “educazione” . Entrambe qualità ereditate sia dal padre londinese (per quanto riguarda l’umorismo nero) e dalla madre scozzese (per quanto riguarda le parole… dirette..).
    Ed è questa sua condizione che ha portato la madre ad andarsene in Francia, trascinando con se il marito dalla non molto forte autorità, e lasciando il figlio a dei cugini più grandi. Le uniche chiamate che riceve sono da parte del padre, che si vuole assicurare che il figlio stia sempre bene.
    --------------
    Ci è voluta solo mezz’ora per arrivare davanti al posto interessato: una palazzina dai muri scrostati e un paio di finestre rotte. Dopo aver legato la bici ad un palo Jacket, zaino in spalla, entrò nel cortile pieno di erbaccie, trovando una porta aperta che conduceva a uno scantinato: l’odore di umido sovrastava l’intera stanza, illuminata solo da una minuscola finestra sudicia, il cui arredamento era composto solo da un paio di bici rotte e un mucchio di sacchi di sabbia per edilizia.
    Jacket quindi si mise a ispezionare tutto il pavimento e le pareti, alla ricerca di botole o passaggi segreti sui muri.
    Apparentemente lo stanzino non possedeva nulla di tutto ciò, ma lo sguardo del ragazzo cadde sui sacchi di sabbia: spinto dalla curiosità inizio a spostarli via, rivelando una botola incassata nel terreno: non era neanche chiusa da un lucchetto.
    Quindi Jacket accese la torcia e aprì la botola: una scala conduceva verso quello che pareva un lungo corridoio completamente buio; perlomeno li non vi era odore di muffa.
    Scese le scale, Jacket si incammino lungo il tunnel sotterraneo, camminando per quelli che gli erano parsi 15 minuti, passati i quali arrivò davanti a una quella che pareva una porta a scorrimente, accanto a cui vi era un tastierino numerico consunto e impolverito.
    “Merda, ci vuole un codice d’accesso…” pensò Jacket stizzito dalla poco piacevole novità. Provo quindi a inserire la data presente nel file PDF : 1979. Nutriva un minimo di speranza di aver azzeccato il codice per pura fortuna.

    Inserito l’ultimo numero, una voce preregistrata uscì dall’altoparlante del dispositivo: l’unico problema era che l’audio era inascoltabile, completamente sfasata e corrotta. Inoltre la porta aveva iniziato ad aprirsi, solo per poi bloccarsi dopo pochi secondi, lasciando uno spiraglio come unica apertura.
    Jacket dedusse quindi che non importava se il codice fosse corretto o no: la porta si sarebbe bloccata comunque. Per fortuna aveva con se il piede di porco; mettendoci molta forza e soprattutto molta pazienza per evitare di ferirsi accidentalmente, riusci a smuovere la porta, per poi spingerla fino ad aprirla abbastanza per passarci attraverso.
    Ripresosi un attimo dalla fatica, Jacket riprese la torcia e la punto verso la sala, intento ad andare fino in fondo a questa faccenda.
  9. .
    Ecco i Personaggi Originali (OC) protagonisti della Fanfiction. Ovviamente il resto del cast sarà praticamente quello della serie. Tutti quanti i protagonisti hanno 14-15 anni (fine della terza media)


    Richard "Jacket" Allen


    Un anglo scozzese, i cui nonni sono venuti a vivere in Italia. Solitamente si fa chiamare Jacket per la sua peculiarità di avere sempre con se una giacchetta: d'inverno o d'estate, indossata o legata ai fianchi, ne porta sempre una.

    Aspetto: i capelli medio-medio lunghi, il cui colore è mogano (rosso scuro-nero). Non ha un taglio particolare. Gli occhi sono di un color nocciola, stranamente non presente in famiglia. Volto ovale, con naso medio. Carnagione chiara. Per il vestiario, i blue jeans sono un mantra. D'inverno indossa una giacca da aviatore militare, con colletto in pelliccia, e scarponi, mentre in primavera ed estate indossa scarpe Air Max a caviglia alta e giacchetta Varsity-Letterman (le giacche dell'High school americana). Maglie e magliette variano senza preferenze particolari.

    "Dio ha tirato un 20 naturale nell'aspetto, 1 tutto sul resto"
    cit. Jacket

    Carattere: Jacket è nato con un disturbo psicologico parzialmente simile alla sociopatia: non riesce a comprendere appieno il rispetto delle leggi, della morale e dell'etica comune, oltre alle gerarchie sociali e familiari; il tutto probabilmente accentuato dal fatto che i genitori stretti lo hanno lasciato ai cugini, o meglio è stata la madre, trascinando il padre. Quindi Jacket non prova alcun rispetto reverenziale, o affetto indiscriminato, verso i familiari.

    La cosa si traduce quindi in una talvolta mancanza di tatto (anche nelle sue battute che mischiano l'english humor ereditato dal padre inglese, e la maleducazione diretta ereditata dalla madre scozzese: Es. "What ya starin' at ya wee fuckin posh cunt!?" ), e nell'ignorare il politicamente corretto ("ma senza la vena razzista dell'Alt Right, che a mio parere dovrebbe solo fare Alt F4"). Inoltre non esita nel mentire per fini utilitaristici, se necessario.

    Hobby: oltre a bazzicare nell'informatica e nei videogiochi (sa fixare e patchare praticamente di tutto), è un master e giocatore di GDR, anche se a D&D preferisce Warhammer Fantasy Roleplay ("Per me è più epico un Acchiappatopi nei casini, piuttosto che l'ennesimo Paladino AngliPuritano in armatura d'oro bianco, di allineamento morale Legale (buono) Stupido"
    Cit.sua). Oltretutto adora la musica Synthwave e la filmografia anni 80-90.
    Inoltre molte delle sue battute sono pregne di referenzialismo al mondo dei meme e di internet. E ha un hard disk pieno di immagini, video e giochi hentai.
    Insomma un Geek da manuale .




    Oh e segue Mortebianca su YouTube (Easter Egg)
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    Edward "Ed" Melara

    Ed per i coetanei, è uno dei pochissimi (se non il) amici stretti di Jacket. Un Italo-Belga (Belga da parte di madre), in procinto di trasferirsi con la famiglia a Parigi, iscrivendosi così al Kadick.

    Aspetto: Occhi marroni, carnagione leggermente scura, viso squadrato incoronato da i corti capelli biondo sporco, in un taglio sfumato ai lati e alle tempie, con un po' di gel sulla parte superiore. No, non gli ha alzati come Odd.
    Dal punto di vista del vestiario non ha preferenze sui pantaloni. Indossa solitamente maglie a maniche doppie, e i piedi sono calzati da converse o scarpe da ginnastica comunissime.

    Carattere: Ed in parte fa da "contrappeso" a Jacket: se quest'ultimo è il più ambiguo moralmente ed eticalmente, più cinico e scavezzacollo, con le battute talvolta in stile "humor nero" o offensive, Edward, complice anche la situazione familiare molto più serena di quella di Jacket, è generalmente ottimista, più gentile e accorto nelle parole rispetto all'amico, e quindi con molti più amici. Inoltre è più incline allo seguire le regole e le aspettative altrui (per fare un esempio, molto estremo: se entrambi dovessero inseguire qualcuno, Edward userebbe la propria bici mettendocela tutta, mentre Jacket ruberebbe un auto per essere più veloce).

    Hobby: Pratica l'HEMA (scherma medievale storica), specializzandosi nella spada lunga, vincendo inoltre in competizioni regionali organizzate dalle associazioni. Dal punto di vista musicale ascolta l'hard rock e il metal, anche se in realtà scarica e ascolta qualsiasi brano gli piaccia di primo acchito. Di lettura apprezza i gialli e l'high fantasy, laddove Jacket preferisce il dark fantasy e lo Sword & Sorcery (in pratica se Edward preferisce il Signore degli Anelli e Sherlock, Jacket preferisce La Torre Nera e Conan il Barbaro).
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    Sylviane "Syl" Cellier

    La ragazza del gruppo (a cui dopo si aggiungerà Maya Belpois, figlia di Jeremy e Aelita). Francese al 100%, ha iniziato il Kadick dal primo anno, e gli eventi la porteranno a unirsi a Edward e Jacket; quest'ultimo la soprannominerà "Syl", e tra i due nascera la prima ship della Fanfiction (senno non sarebbe Code Lyoko).

    Aspetto: Il suo tratto fisico distintivo è la sua eterocromia: un occhio è di colore azzurro, mentre l'altro verde. Gli occhi prendono posto nel viso a cuore, avente il naso e la bocca piccoli, sormontato dai capelli tinti di viola scuro, raccolti in una lunga treccia, e allo stesso tempo davanti ha una frangetta nei pressi dell'occhio sinistro. La carnagione è chiarissima, praticamente lattiginosa, come molte persone con capelli rossi. Un'altra cosa che la rende singolare è il vestiario: Calze nere aderenti, fin sopra le ginocchia, scarponi alti al ginocchio neri-verde scuro (tinte unite, non come la mimetica), seguiti in salita da una gonna, nera e viola, abbastanza corta da scendere poco oltre il limite delle calze (in pratica, le calze sono fino a metà coscia, la gonna arriva poco più giù). Inoltre alla vita della gonna è appesa una catena da bicicletta (tipo quelle che si mette la gente nel passante della cintura). Il torso è coperto da una maglietta a mezze maniche di un viola più chiaro e morbido, con una stampa ritraente degli ingranaggi d'ottone avvolti da rampicanti. Infine le mani sono ornate da guanti senza dita neri (con una trama color oro) e in testa ha un basco. L'abbigliamento è stato permesso dalla scuola, dato che non mostrava nulla che non si poteva mostrare, ne era irrispettoso.

    Carattere: La più tranquilla e singolare di tutti, Syl per quanto riguarda le amicizie è per certi versi messa peggio di Jacket: ha veramente 3 o 4 amici veri e propri (di cui Jacket e Edward), questo dato dal suo scarso interesse verso gli interessi (perdonatemi il gioco di parole) altrui. Unito ai suoi interessi e abbigliamento singolari, è abbastanza solitaria (non bullizata, neanche un po', ma semplicemente in disparte). Riuscendo però a entrare nei suoi affetti, mostra una grande affidabilità dal punto di vista della fiducia, e un forte interesse verso i propri affetti e amici, pronta ad aiutarli anche se ciò dovesse significare andare in prima linea. E queste caratteristiche fanno in modo che Jacket, durante la Fanfiction, mentre il gruppo esegue le incursioni su Lyoko per salvare il mondo, si infatui di lei (e viceversa), costruendo piano piano un rapporto: Jacket con lei impara a fidarsi di più della gente e a tenerne conto di più (Syl spingeraà ad un certo punto Jacket di provare a riunirsi alla famiglia), e Jacket di contro non la farà sentire sola

    Hobby: Adora leggere e scrivere storie brevi e fanfiction. In particolare il suoi generi preferiti sono lo stempunk e l'horror lovecraftiano come Cthulhu (tale preferenza si vede anche nel vestiario). Dal punto di vista musicale, ascolta musiche oniriche, "d'ambience" (cercate Ulf Soderberg). Ascolta anche colonne sonore di film, e videogiochi. E' anche discreta nel disegno a mano libera. Le materie in cui eccelle si deducono essere le artistico-umanistiche. Gioca a pochi videogiochi, ma di questi ne è fruitrice appassionata.
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    EXTRA: i videogiochi giocati dai 3 OC (per sottolineare ulteriormente i loro hobby e caratteri):

    Nonostante Jacket sia il giocatore più incallito, tutti e 3 giocano regolarmente.

    In particolare:

    Edward: Uncharted,vari platform, qualche sparatutto generico, Skyrim.....

    Jacket
    : Dark Souls, Fallout, Hotline Miami, Grand Theft Auto, Strategici tipo warcraft, Age of Empires e i Total War, Resident Evil..

    E Custom Maid 3d ovviamente, heheheheheheh....

    Syl: Avventure grafiche come Syberia, e giochi Horror stile Amnesia: the dark descent...
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    E questi sono i personaggi originali. Per quanto riguarda Maya Belpois ci devo ancora pensare bene.
    Come potete vedere, jacket è quello che ha ricevuto più dettaglio e spiegazioni, dato che è il più complesso dei personaggi.

    Come sempre, i vostri pareri sono ben considerati.

    Edited by Ishumaeru - 11/7/2019, 21:22
  10. .
    Siccome sto già scrivendo un mio libro, ed è meglio che mi alleni a scrivere per non subire un blocco, ho una mezza idea di fare una Fanfiction su Code Lyoko

    Idea di base: sia nella serie che nei libri non viene mai specificato o negato che quello della fabbrica a Parigi sia l'unico supercomputer.

    Anzi nei libri vi è un secondo computer con un solo scanner, nascosto nella vecchia casa di Hopper (l'hermitage)

    Quindi la mia idea è: in contemporanea al modello in Francia è stato sviluppato un prototipo, in un distaccamento del Progetto Cartagine (nel libro è il nome del progetto di Lyoko) situato a Roma, nascosto in una vecchia palazzina di un quartiere periferico; più precisamente in un passaggio segreto, dentro la cantina, che era usato durante bombardamenti della WW2.

    Il primo dei protagonisti trova le informazioni sulla località del sito sotterraneo tramite il deep web, in un sito criptato (questo protagonista si è munito di software in grado di evitare il tracciamento nel deep web). Scopre ed entra quindi nella località, e riesce ad accendere e esaminare i dati nel computer (nota: ha un solo scanner, un computer in generale meno potente di quello ufficiale, dato che non ci si può materializzare su Lyoko): nei dati trova i dati base del Progetto Cartagine, quindi i dati base di Waldo Shaeffer (Franz Hopper, creatore di Lyoko e del supercomputer), e lo stato di vita e famiglia (lui e la moglie scomparsi, mentre la figlia: sconosciuto). Troverà anche delle foto.


    Il nostro protagonista (un anglo scozzese i cui genitori sono cresciuti in Italia, ma la madre, sapendo che il loro figlio è nato con una leggerissima forma di sociopatia, che si riflette nel non capire appieno i valori morali e l'attaccamento delle persone verso alcune cose, decide di andare a vivere in Francia, trascinando con se anche il padre, che era più riluttante. Quindi ora vive con dei cugini più grandi)
    cerca di coinvolgere il suo amico (italo-tedesco o italo-belga, devo decidermi) nel provare lo scanner. Quindi l'amico viene virtualizzata in un posto molto simile all'interno di una Torre. Davanti a lui vi sarà una schermata che chiederà se si vuole stabilire un collegamento con il computer principale (fabbrica). Accettando, riescono, tramite un forte segnale satellitare a riaccendere a distanza il supercomputer della serie (se ormai si può rintracciare un computer spento...), causando un blackout di un paio di minuti sia Roma che a Parigi, allo stesso tempo.

    I due ragazzi sanno ora dove si trova il supercomputer francese, e vogliono andare a fondo. Fortuna vuole che l'amico (il mezzo italiano), finita la terza medie, si debba trasferire in Francia, e fare due anni al collegio kadick (in Francia i 5 anni di college comprendono i 3 anni delle medie e il biennio delle superiori), il protagonista (anglo scozzese) decide di fare la stessa mossa, chiamando suo padre dicendogli di voler andare da loro per sistemare le cose (una bugia utilitaristica, che riflette in parte il suo disturbo psicologico), facendosi iscrivere al Kadick.

    Questa è, grezzamente, la prima parte/prologo della Fanfiction. Ovviamente xana ritorna (nessuno ci dice che non si sia copia incollato una parte di se in giro nella rete). Oltretutto voglio aggiungere tra i protagonisti la figlia di Aelita (che chiamerò Maya, in onore del nome provvisorio che Jeremy ha dato ad Aelita quando ha scoperto per la prima volta Lyoko).

    Che ve ne pare?
  11. .
    Ciao a tutti, potete chiamarmi Moufta, o Ishu, o come più vi aggrada.
    Sono un 15enne videogiocatore, appassionato di GDR e, ovviamente, di Code Lyoko, visto da piccolo, ora reiniziato vedendo gli episodi su YouTube.

    Le mie attività in giro per i vari forum sono chiare dai banner nella mia firma (uno un po' zozzarello......si mi piace anche l'hentai. E si ho provato a mio rischio e pericolo a cercare la rule 34 riferita a Code Lyoko.......5 minuti dopo avevo bisogno di un ritorno al passato mentale.......)

    Se vedete che faccio battute da schifo, siete liberi di linciarmi.

    Un saluto a tutti.
11 replies since 12/9/2017
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