Prototipo Fanfiction

I deliri di un utente appassionato

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  1. Ishumaeru
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    Aelita Fan
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    QUINTO CAPITOLO! lo so, lo so, è LUNGO, ma vi prego di leggerlo tutto e portare pazienza, dato che è bello corposo.

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    1 SETTIMANA DOPO

    Come concordato con Ed, Jacket aveva aspettato una settimana in modo da ambientarsi, rendersi poco sospetto e, come prima cosa, tenere d’occhio Maya Belpois e suo padre. Tutte le informazioni raccolte erano riportate in documenti opportunamente criptati e nascosti all’interno del computer di Jacket (per precauzione venivano copiati su un hard disk esterno, anch’esso criptato, in modo da non perdere i dati anche se il PC dovesse andare a puttane.)

    Maya risultava essere una ragazza estremamente tranquilla e gentile, quasi un angioletto sceso sulla terra; inoltre aveva una media eccellente in tutte le materie (mentre Jacket, a parte in informatica e nelle lingue, non si impegnava più del necessario nella scuola), rendendola praticamente il genio della classe. Insomma, la figlia perfetta che avrebbero voluto tutti i genitori. Per il resto era tremendamente normale e mondana, una brava ragazza come a migliaia.

    E sicuramente aveva preso la sua intelligenza dal padre: Jeremy Belpois, insegnante di informatica, ex studente al Kadick. Quell'uomo era uno dei (pochi a parer di Jacket) professori competenti che si preoccupava dei suoi studenti: oltre alle spiegazioni chiare, si premurava anche di stilare verifiche adatte ai livelli di preparazione dei suoi studenti! (Jacket, da autodidatta, era più avanti rispetto al programma base, quindi il Prof. Belpois gli aveva dato esercizi e verifiche alla sua altezza). Era praticamente l’insegnante che ogni studente avrebbe voluto avere in ogni materia.

    Jacket ed Ed non avevano certo passato il tempo solo a tenere d’occhio padre e figlia: fuori dalle lezioni avevano esplorato da cima a fondo tutto il complesso scolastico, imparandone ogni anfratto, venendo così a scoprire i due passaggi che portavano alla rete fognaria (che collegava il collegio alla fabbrica, e quindi al supercomputer): uno era situato dietro una porta presente nella sala caldaie, accessibile dalla palestra. L’altro invece era un tombino presente nel parco del collegio, in un punto relativamente ben nascosto dagli alberi circostanti. Tutto sommato due posti abbastanza discreti.

    Inoltre, in questa lunga settimana, Jacket aveva iniziato un corso extrascolastico di parkour, che si tiene nella palestra così come i corsi di arti marziali. Se qualcuno gli avesse chiesto il motivo, Jacket avrebbe risposto che era semplicemente interessato, nulla di più. In realtà la ragione era ben altra.

    Da quando aveva spento il supercomputer in Italia, per poi partire, Jacket aveva incominciato a temere l’eventualità che i governi avessero scoperto la sua piccola intrusione nel Progetto Cartagine; non poteva essere sicuro di non essere stato (anche solo parzialmente) tracciato quando ha risvegliato il supercomputer parigino a distanza. E se degli agenti governativi erano alle sue calcagna, di certo Jacket non voleva essere catturato. Quindi aveva scelto di migliorare la propria velocità, agilità e resistenza tramite il parkour, la fuga acrobatica per eccellenza.

    Ora il duo era pronto ad esplorare la fabbrica abbandonata.
    ---

    DOMENICA 8 SETTEMBRE, MEZZANOTTE

    Torcia nuova: presente.

    Piede di porco: qui.

    Tronchesi per tagliare eventuali fili: ci sono.

    Borsone per contenere il tutto: preparato.

    Chat
    Jacket: Sei pronto?
    Ed: Si. Andiamo.

    Borsone in spalla, Jacket aprì la porta molto lentamente, per poi varcare silenziosamente la soglia ritrovandosi nel corridoio buio del dormitorio maschile. A tre porte di distanza vi era Ed che, anche se al buio, era visibilmente teso.

    Jacket si limitò a fargli cenno di seguirlo, finendo entrambi per scendere, un passo alla volta, le scale che collegavano i dormitori e il piano terra. Non dovevano preoccuparsi di un eventuale ronda del professore di ginnastica, dato che l’aveva già fatta alle undici, per poi andarsene a dormire nella sua camera, presente anch’essa nel dormitorio maschile.

    Dopo un paio di minuti di spostamenti lenti, uscirono dall’'edificio, ritrovandosi nel cortile; destinazione: tombino nel parco.
    Avendolo già visitato, ed essendo deserto a quest’ora della notte, non ci misero molto ad arrivare davanti al vecchio tombino incrostato di ruggine. Ed prese il tombino e lo alzò senza grandi sforzi, per poi posarlo accanto all'apertura che portava verso le fogne.

    Jacket scese per primo, senza alcuna esitazione, mentre Ed, quando venne il suo turno, fu più riluttante: non è che avesse questo gran desiderio di scendere nella fognatura puzzolente. Ma sapendo che quella era l’unica via per arrivare alla fabbrica, Ed si convinse che ci avrebbe fatto presto l’abitudine.

    Appena il duo mise i piedi per terra, fu investito dal tanfo dell’acqua di scarico delle fogne. La rete fognaria aveva a disposizione Jacket fece una smorfia di disgusto, proseguire in avanti, mentre Ed, con il colletto della maglia che gli copriva naso e bocca, lo seguì dietro. Avendo consultato sia la mappa della zona, sia della rete fognaria, avevano scoperto che bastava andare dritti fino alla grande grata che indicava la fine del canale. Una strada semplice da ricordare.

    Dopo una decina di metri, Jacket vide tre skateboard e un monopattino appoggiati alla parete. L’aspetto era vecchio e logoro, ma parevano ancora funzionare.

    Ed: “Cosa diavolo ci fanno degli skateboard e un monopattino nelle fogne!?”

    Jacket: “Be’, siccome non penso che la gente usi gli skateboard nelle fogne, tutto ciò non fa che convincermi ancora di più che Jeremy Belpois e altre persone, un bel po’ di anni fa, abbiano scoperto e usato il supercomputer nella fabbrica.”

    Ed non aveva nulla da controbattere, dato che il ragionamento filava. Nel frattempo Jacket prese uno degli skateboard e, dopo aver controllato che non si rompesse sotto il suo peso, iniziò a guidarlo in avanti.

    Jacket: “Forza, sbrigati !”

    Ed roteò gli occhi con fare seccato (a mo di “sei sempre il solito..”), per poi prendere uno degli skateboard rimanenti e seguire Jacket.
    Arrivarono alla fine del canale dopo una sessantina di metri circa. Una scala conduceva verso la superficie, da cui entrava la luce lunare. Jacket ed Edward, una volta fermati gli skateboard, salirono le scale giungendo così sopra il ponte che attraversava la Senna; davanti a loro vi era l’ingresso della fabbrica abbandonata. La scritta in vernice blu che recitava “Renault” era ormai scrostata e arrugginita da un pezzo.
    Arrivando davanti all’entrata, il duo notò che non vi erano scale che portassero di sotto, ma vi erano dei cavi che pendevano dal soffitto. Jacket li tese per verificarne lo stato: erano ancora in buone condizioni. Essendo l’unico modo per scendere, entrambi scesero usando i cavi come liane, sfregandosi la pelle contro la superficie ruvida.

    Una volta atterrati tutti interi, i due ragazzi constatarono di trovarsi nella stanza principale della fabbrica: travi e colonne di sostegno in acciaio, rottami e pezzi di ricambio sparsi ovunque e l’odore di abbandono caratterizzavano l’ambiente. Davanti al duo, inoltre, vi era un ascensore all’apparenza funzionante, che sembrava portare solo verso il basso.

    Jacket: “Penso proprio che dobbiamo prendere l’ascensore.”

    Ed: “Sei sicuro che funzioni..?”

    Jacket:“Se c’è stata altra gente prima di noi allora dovrebbe funzionare, no?”

    Anche stavolta Ed non poteva controbattere, e così i due entrarono nell’ascensore e premettero il pulsante per andare al primo piano sottoterra. Quando si fermò, una porta blindata di acciaio dal design decisamente fantascientifico si aprì lentamente, rivelando la prima grande stanza del complesso sotterraneo del supercomputer.

    Secondo il fantomatico file PDF questa stanza era chiamata il “Laboratorio”: una versione decisamente più grande e maestosa di quella piccola postazione monitor presente nel prototipo italiano. Al centro della stanza vi era una specie di sostegno circolare che proiettava un grande ologramma a forma di sfera, che sembrava rappresentare, secondo Jacket, il mondo virtuale di Lyoko. Tutta la stanza era illuminata in una luce blu-verde.

    Una comoda poltroncina era disposta davanti alla postazione monitor, composta da quattro schermi (uno principale e tre periferici), oltre alla tastiera integrata, e vi era anche un set di cuffie, probabilmente per la comunicazione con il mondo virtuale; Jacket si sedette sulla poltroncina, per poi farci due giri in tondo. Esaminando l’interfaccia, si poteva notare come era più intuitiva e funzionale rispetto alla versione prototipo.

    Ed: “…Wow… tutto questo è ancora più incredibile di quello dell’altra volta…”

    Jacket: “Sai com’è, è la versione definitiva!”

    Jacket quindi si mise anche stavolta a spulciare il file system, scoprendo, oltre a una copia del diario di Waldo Schaeffer, un nuovo diario, risalente a 18-17 anni fa circa. Il proprietario del diario era … Jeremy Belpois.

    Nel diario il biondo occhialuto spiegava come avesse trovato il supercomputer mentre cercava pezzi di ricambio per una gara di robotica. Dopo averlo riacceso, ha scoperto che all’interno vi era “intrappolata” quella che pareva una ragazza virtuale. E questa era solo la parte più tranquilla: XANA, l’intelligenza artificiale che in origine doveva proteggere Lyoko e il supercomputer, era andato fuori controllo, iniziando ad attaccare il mondo reale usando le torri del mondo virtuale come punto di collegamento. Gli eventi risultarono nel coinvolgimento di altri tre ragazzi: Odd Della Robbia, Ulrich Stern e Yumi Ishiyama. La ragazza virtuale (inizialmente battezzata Maya, ma che poi ricorderà di chiamarsi Aelita) era l’unica persona che poteva contrastare XANA inserendo il Codice Lyoko all’interno della torre controllata dalla IA, in modo da neutralizzare gli attacchi. E dopo ogni torre disattivata, veniva lanciato un programma chiamato “Ritorno al Passato”, un vero e proprio viaggio nel tempo di 24 ore prima dell’attacco, che cancellava i danni e la memoria delle persone testimoni, tranne dei ragazzi, dato che erano stati scannerizzati. Vi era solo una limitazione: il Ritorno al Passato non permetteva di far resuscitare eventuali morti.

    Mondi virtuali, IA malvagie e viaggi nel tempo? Ci si potrebbe fare una serie TV!

    Il piano originale era di materializzare Aelita nel mondo reale, per poi spegnere il supercomputer; la cosa riuscì solo a metà, dato che Aelita fu tirata fuori da Lyoko, ma XANA era riuscita a infettarla con un virus, in modo che, se si fosse spento il supercomputer, Aelita sarebbe morta. Quindi l’unica alternativa era di distruggere XANA una volta per tutte.

    Il diario terminava qui.

    Ed: “Ragazzi, che storia…”

    Jacket: “Già. Ora dimmi, ti va di fare un secondo giro, stavolta su Lyoko?”

    Ed: “E me lo chiedi? Abbiamo aspettato una settimana.”


    Jacket: ”Perfetto, allora scendi al piano di sotto, in sala scanner.”

    Ed: “Ricevuto!”


    Quindi Ed entrò nell’ascensore e iniziò a scendere in sala scanner, mentre Jacket era rimasto alla postazione monitor, come l’altra volta. Aperta la seconda porta blindata, Ed fece un passo avanti, ritrovandosi così nella sala scanner. La luce arancione rifletteva il metallo dei tre scanner appoggiati alla parete circolare, collegati da grossi cavi. Al centro della stanza vi era una specie di grande bocchettone, il cuo sportello era chiuso.

    Jacket: “Sei pronto?”

    Ed: “Si.”

    TRASFERIMENTO: INIZIALIZZATO!

    SCANNER:INIZIALIZZATO!

    VIRTUALIZZAZIONE!


    Ed senti di nuovo la sensazione di risucchio e di scomposizione, ma questa volta atterrò in piedi, e la vista non aveva più bisogno di abituarsi al mondo virtuale. A differenza di Xanadu, questa volta Ed si trovava una specie di deserto, costituito da grandi strisce di terra, rocce, voragini e isolotti. Inoltre il territorio era attaversato da cavi bianchi che pulsavano di energia di colore rosso. In lontananza era possibile vedere che le torri erano pressoché identiche nell’aspetto a quelle di Xanadu, ma erano più piccole e in maggior quantità. Controllando se stesso, Ed si accorse di essere tornato nei panni de “Il Protettore”, con il suo vestiario e la sua spada lunga.

    Jacket: “Ottimo, è andato tutto liscio come l’olio. Allora, piccolo corso di aggiornamento: Lyoko è composta di 5 settori: Deserto, Montagna, Foresta, Banchisa e il Settore 5, quello centrale. Come puoi vedere l’ambiente è decisamente più vasto ma più spoglio rispetto a Xanadu. Per il resto sei sempre nei panni del tuo avatar virtuale simil-cavaliere. Per cominciare, prova a raggiungere la torre più vicina a te, in modo da vedere se puoi recuperare delle informazioni al suo interno. Tutto chiaro?”

    Ed: “Signor si, ora vado.”

    Giunto a destinazione, Ed vide come la torre era situata al centro di una specie di conca, dove la roccia faceva da parete circolare, come un grande muro che proteggeva la torre dall’esterno. Inoltre dal terreno spuntavano rocce di varia dimensione. Ricordandosi della sua precedente visita su Xanadu, provò subito ad entrare nella torre. Ma proprio quando la sua mano iniziava ad attraversare la parete della torre, il suono di uno sparo laser, seguito da un dolore lancinante al torso, fece ritrarre la mano di Ed, per poi gridare di dolore.

    Ed: “Aarghh!! Ma cos..!?”

    Una volta che Ed si voltò, vide davanti a lui una delle cose più inquietanti che avesse mai visto: una specie di cubo di roccia che camminava su quattro piccole zampe, e su ogni lato aveva una specie di occhio bianco, sopra cui vi era presente quel simbolo presente sul pavimento della torre su Xanadu. E secondo il diario di Jeremy Belpois, quello doveva essere il simbolo di XANA.

    Preso dal panico, Ed corse dietro la roccia più vicina, in modo da mettersi al riparo; quella creatura invece restava ferma mentre tentava di sparargli, colpendo solo il terreno circostante. Una volta che era ai ripari, Ed parlò a Jacket, mentre era nel panico più totale.

    Ed: “Jacket, c’è una specie di blocco spara-laser vivente che non sembra avere intenzioni amichevoli! Ha anche quella specie di simbolo a forma di occhio! Cosa faccio !?”


    Jacket in quel momento era altrettanto teso: se quello che diceva Edward era vero, allora voleva dire che questo XANA era ancora vivo. E decisamente incazzato.

    Jacket: “Oh merda! .. Ascoltami Ed, tu hai una spada lunga li con te, no? E sai anche usarla, quindi cerca di farlo fuori il prima possibile!”
    Ed: “Cosa!? Sei pazzo? E se e lei a fare fuori me?”


    Jacket: “Non preoccuparti di questo, se i tuoi Punti Vita scendono a 0, dovresti essere devirtualizzato e riportato qui sulla terra. Fai presto!”

    Ed: “Io…d’accordo!”

    Ed quindi sguaino la spada e la prese a due mani, ma non uscì ancora dal riparo: sentiva quel mostro che si stava avvicinando lentamente, e lui voleva approfittare del fattore sorpresa. Quando senti i suoi passi vicinissimi, Ed strinse l’impugnatura con decisione, per poi uscire dal nascondiglio ed effettuare un affondo alla cieca: la lama oltrepasso il simbolo di XANA ancor prima che la creatura potesse fare qualsiasi cosa. Appena Ed estrasse la spada il mostro esplose, svanendo così nel nulla.

    Ed: “Non ci credo, ce l’ho fatta! HAHA!”

    Jacket: “Ottimo lavoro, superspadaccino!”

    Ed: “Grazie Jack-”

    Non fece in tempo a ringraziare che senti dei pesanti passi metallici, seguiti da un verso mostruoso, dietro di lui. Tenendo la guardia alta, Ed si girò di scatto per vedere un altro abominio: una specie di ragno gigante a quattro zampe, o meglio, a quattro cannoni laser. Il simbolo di XANA era situato sulla sua testa bianca. L’essere si inginocchio, per poi puntare verso Ed le due zampe-cannoni anteriori.
    Non c’era tempo per pensare, quindi il cavaliere lanciò la sua spada, a mo di giavellotto, mirando al simbolo sulla testa della creatura; una mossa dei vecchi manuali di scherma medievale. Di contro, il ragno gigante sparò due colpi dai due cannoni.
    Tutto accadde nello stesso momento: la spada penetrò la testa della creatura, arrivando fino all’elsa, facendo in modo che si disintegrasse come il cubo distrutto precedentemente. Al tempo stesso, i due proiettili laser colpirono Ed in pieno petto, dissolvendolo completamente.

    Jacket: “Ehi Ed, ci sei!? Ed!?”

    Ed: “Si Jacket, sono ancora vivo. Mi gira un po’ la testa, ma per il resto è tutto OK” disse Ed dalla sala scanner; essere devirtualizzati e uscire dallo scanner dopo essere stato colpito a morte non era per niente un esperienza piacevole .

    Jacket trasse un lungo sospiro di sollievo, per poi dire: “Meno male… ok ora vieni qui nel laboratorio.”
    --
    Jacket: “Penso proprio che siamo nella merda: se ci sono quei … cosi in giro per Lyoko, allora vuol dire solo una cosa, e cioè che XANA non è stato distrutto. Non definitivamente almeno.”

    Ed: “Se è così propongo di spegnere subito questo aggeggio infernale!”

    Jacket: “Non è così semplice: secondo il diario XANA ha abbandonato da tempo il supercomputer, fuggendo nella rete, quindi anche se spegnessimo tutto non basterebbe lo stesso.”

    Ed: “Allora che alternative abbiamo?”

    Jacket: “Penso proprio che dovremo tenerlo a bada finchè non troverò una soluzione.”

    Ed: “Ma è una follia! Come possiamo pensare di avere una possibiltà contro un Intelligenza Artificiale fuori controllo e i suoi mostri !?”

    Jacket: “Be’ se ce l’hanno fatta cinque ragazzi a resistere contro XANA, perché noi non dovremmo?
    E non credere che la polizia sia un alternativa: prima di tutto non ci crederebbero mai. E anche se ci credessero, sicuramente con loro verrà anche il governo, che non credo sarà molto felice di sapere la nostra intrusione nei loro vecchi affari.”


    Edward voleva continuare a controbattere, a dire che da soli non avrebbero avuto speranze, ma non poteva dire nulla; Jacket aveva ragione, le autorità non erano un alternativa, anzi erano un rischio. E di certo non poteva lasciare che XANA facesse il bello e il cattivo tempo, con il rischio di uccidere degli innocenti…

    Ed: “…. Detesto ammetterlo, ma hai ragione Jacket, non possiamo affidarci agli adulti e spegnere il supercomputer non avrebbe alcun effetto, quindi non ci rimane che combatterlo. Conta pure su di me.”

    Jacket, in seguito a ciò che disse Edward, sorrise; un po’ per divertimento, vedendo Ed e il suo eroismo che non aveva mai capito del tutto. Un po’ per contentezza, dato che aveva un alleato sicuro in questo grande casino.
    Jacket quindi scese dalla sedia, per poi dare una pacca sulla spalla di Edward.

    Jacket: “Ti ringrazio Ed.”

    Ed: “Figurati, non posso certo lasciarti nei pasticci tutto solo; sono “Il Protettore”, ricordi?”

    Jacket: “Hahaha, già…. be’, ora torna pure indietro e vai a dormire, io devo restare qui ancora per un po’.”

    Ed: “E perché?”


    Jacket: “Non hai sentito il diario di Jeremy? Il Ritorno al Passato ci sarà sicuramente utile in questo casino, ma per non perdere la memoria bisogna essere entrati negli scanner. Quindi devo farmi scannerizzare parzialmente, solo per fare in modo di ricordare tutto dopo ogni viaggetto nel tempo.

    Inoltre devo creare una piccola applicazione per il mio cellulare: ogni volta che si attiverà una torre su Lyoko, ergo XANA avrà voglia di giocare, mi arriverà una notifica. Così non saremo colti alla sprovvista.”


    Ed: “Ok, ci vediamo domani.”

    Jacket: “Buonanotte”

    Edward salì sull’ascensore, mentre Jacket restò nel complesso sotterraneo per un circa un ora, il tempo di sviluppare la piccola applicazione e di scannerizzarsi.
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    Ancora una volta, Maya non riusciva a dormire. Non era proprio una malattia, semplicemente ogni tanto non riusciva ad addormentarsi presto, oltre ad avere un sonno abbastanza leggero. Per cui, in quella notte dal cielo limpido, la ragazza dai capelli rosa restava davanti alla finestra, le braccia poggiate sul davanzale, mentre contemplava sia la tranquillità del parco deserto, sia la vita notturna della città.

    La tranquillità del parco sopracitata venne interrotta da una visione … “singolare”: in quel momento Maya stava osservando una persona che giungeva dal parco, che aveva un borsone a tracolla e quello che sembrava piede di porco in mano. D’istinto Maya prese il cellulare e scattò una foto al misterioso individuo; per quello che ne sapeva poteva essere un ladro, e nel caso fosse stato tale di certo una foto avrebbe aiutato le autorità a prenderlo. Il tempo di salvare la foto e la persona era già sparita.

    Guardando la foto Maya restò completamente sorpresa: quel ragazzo misterioso era l’amico di Edward, ovvero Jacket! Che ci faceva fuori dal dormitorio, di notte, di ritorno dal parco, con un borsone e un piede di porco? E perché la settimana prima, quando era appena arrivato, l’aveva osservata come se l’avesse già vista da qualche parte?

    Domani mattina ne avrebbe parlato prima con suo padre: era un loro insegnante, quindi forse poteva fare qualcosa senza bisogno di scomodare le forze dell’ordine.

    Maya quindi posò il cellulare e tornò a letto. Sapeva che quella sera non avrebbe affatto chiuso occhio.
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    LUNEDI 9 SETTEMBRE, 7.30


    Maya aveva appena finito di fare colazione in caffetteria, e ora stava cercando suo padre: come al solito lo trovò davanti alla macchinetta del caffè; a casa non ne prendeva quasi mai.

    Maya: “Buongiorno, papà”

    Jeremy: “Buongiorno anche a te Maya. Dimmi, di cosa hai bisogno?”


    Maya: “Ecco, vedi ... si tratta di una persona particolare….”

    Jeremy: ”Mh..Dimmi, hai per caso trovato un ragazzo?” disse ridacchiando divertito e a cuor leggero.

    Maya: “Cos- no no, nulla di simile! Ecco… guarda tu stesso” disse Maya per poi tirare fuori il cellulare e mostrare la foto scattata ieri notte.

    Jeremy, riconoscendo il suo studente nella foto, rimase di sasso.

    Jeremy: “Ma.. è Richard, un mio studente!”

    Maya: “Esatto. Vedi, stanotte non riuscivo a dormire quindi ero affacciata alla finestra. All’improvviso l’ho visto venire dal parco davanti al collegio e aveva un borsone e un piede di porco, come nella foto.”

    La mente di Jeremy in quel momento era sul punto di andare in defibrillazione: nel parco non c’era nulla che poteva spingere uno studente ad andarci di notte, per di più portandosi un borsone probabilmente pieno di attrezzi.

    Tranne quella cosa…

    Maya: “Papà, va tutto bene?”

    Jeremy: “.. Si Maya, va tutto bene. Ci penserò io alla cosa, sta tranquilla. Ora vai, prima di fare tardi in classe.”

    Maya all’inizio era perplessa, ma poi sorrise: “Hai ragione papà. Ci vediamo!”

    Jeremy: “Ciao Maya”

    La giornata passò in piena tranquillità: Jacket non aveva ricevuto nessuna notifica su eventuali attacchi di XANA, quindi aveva trascorso questo lunedì come ogni altro.
    Arrivata la sera, alle 19.30 circa, Jeremy era appena tornato a casa di tutta fretta; doveva parlare con Aelita riguardo all’accaduto, e fare un piano di azione.

    Aelita era intenta a preparare la cena, come al solito, quando sentì la porta di casa aprirsi.

    Aelita: “Bentornato, Jeremy.”

    Jeremy: “Ciao Aelita. Scusa se sono di fretta, ma devo subito chiamare Yumi Ulrich e Odd!”

    Aelita: “Cos’è, vuoi fare una cena di “rimpatriata”?”

    Jeremy: “No, anche se in questo momento vorrei fosse così.”

    Aelita: “Insomma Jeremy, cosa succede?”

    Jeremy: “Temo lo scoprirai proprio adesso..”
    disse mentre avviava una videochiamata di gruppo dal suo portatile.
    ----

    CASA DI YUMI E ULRICH

    14 anni fa, dopo una lunga relazione complicata, Yumi ed Ulrich erano riusciti finalmente a dichiararsi e a fidanzarsi ufficialmente; era ora!

    Ulrich, finito sia il collegio che il liceo, è stato campione di Pencak Silat a livello nazionale e internazionale, ritiratosi 3 anni fa circa.
    Yumi, invece, decise di tornare per un po’ in Giappone, in modo da poter visitare i parenti rimasti li, e pensare anche a una possibile vita nell’arcipelago del Sol Levante. Purtroppo i ritmi di lavoro estremi e la pressione sociale spinsero Yumi a tornare in Francia dopo solo un paio d’anni. Ed è in quel momento che, all’età di 26 anni, decisero di sposarsi. Tutti i loro amici, in particolare Aelita, Jeremy, Odd e William, erano presenti. Ironicamente c’era anche Sissi.

    Ora la coppia, dopo il matrimonio, aveva deciso di sostenersi aprendo una palestra di Pencak Silat, gestita da entrambi. Per quanto riguarda l’avere figli… be’, non è un opzione ancora contemplata.

    Entrambi erano seduti sul divano, intenti a guardare dei Dorama sul portatile; entrambi non erano cambiato più di tanto: Yumi vestiva sempre di nero (in casa portava una canottiera e dei pantaloni da tuta.) e Ulrich, fatta eccezione per un po’ di barba, era sempre lo stesso; sempre più basso di Yumi.

    Mentre il Dorama andava avanti, una notifica ne interruppe la visione: Jeremy li stava invitando in una videochiamata.
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    CASA DI ODD


    Odd non aveva mai abbandonato le vena “artistica” che lo aveva sempre contraddistinto: infatti, dopo il collegio, si era iscritto alla facoltà delle arti (per poi fare l'equivalente del DAMS), e ora lavorava come videomaker per piccoli registi, ogni tanto dando una mano con le sceneggiature. Dal punto di vista estetico non era cambiato di una virgola: capelli biondi e viola a forma di piramide (probabilmente tenuti su con quantità industriali di gel e lacca), e vestiti dai colori dannatamente stravaganti (sempre viola, lilla e sfumature varie). Non per niente si chiamava “Odd”..

    Per quanto riguarda le relazioni… come al solito: cambia ragazze con estrema facilità.

    Mentre si gustava il suo cibo cinese d’asporto, senti uno squillo dal cellulare. Chiedendosi chi potesse disturbarlo mentre mangiava , controllo la notifica: era una richiesta di videochiamata da parte di Jeremy, e c’erano anche Yumi e Ulrich! Quanto tempo era passato…
    Odd abbandonò il suo pasto per rispondere.
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    CASA DI JEREMY

    Yumi: “Jeremy, Aelita! Che piacere vedervi!”

    Ulrich: “I nostri cervelloni preferiti! Quanto tempo è passato… quattro anni?”

    Odd: “Einstein, Principessa! Non ci si vede da un po, eh ?”

    Jeremy: “Ciao ragazzi, è un piacere anche per me. Purtroppo vi chiamo perché c’è un emergenza, e bella grossa.”

    Yumi: “Emergenza?! ”

    Jeremy: “Ora vi spiego tutto quanto..”

    Quindi Jeremy rifer’ tutto ciò che gli era stato raccontato da Maya, per filo e per segno; allegò anche la foto “incriminata”.

    Ulrich: “Non per offendere Jeremy, ma sei sicuro di non essere un po’ paranoico?”

    Odd: “Si, in fondo XANA è stato sconfitto, no? E poi chi ti dice che quel ragazzo sappia del supercomputer? ”

    Jeremy: “Anche se XANA è stato distrutto, non possiamo certo lasciar correre il rischio che qualcuno scopra e usi il supercomputer, men che mai un mio studente! Sarebbe troppo pericoloso! E poi pensateci, cosa altro ci può essere in quel parco da spingere un ragazzo ad andarci di notte, con un borsone di attrezzi e un piede di porco!?”

    Odd: “.. be’ se la metti così..”

    Aelita: “Jeremy ha ragione, quel ragazzo è troppo sospetto e non possiamo correre il rischio.”

    Ulrich: “Allora perché non cerchi semplicemente di parlargli in privato, mostrandogli la foto e vedere cosa si inventa?”

    Jeremy: “Non è così semplice Ulrich, se ha scoperto il supercomputer allora molto probabilmente avrà trovato anche il mio diario, quindi è molto probabile che si sia già preparato in anticipo cosa dire nell’eventualità che io provi a inchiodarlo; non è solo bravo in informatica, ma è anche terribilmente sveglio.”

    Odd: “.. Allora cosa proponi, Einstein?”

    Yumi, che fino a quel momento era stata praticamente in silenzio, ebbe un idea.

    Yumi: “… forse un idea ce l’ho …”
    ----

    MARTEDI 10 SETTEMBRE, TERZA ORA

    La giornata si svolgeva praticamente come qualsiasi altra: niente attacchi, niente stranezze, solo la stantia routine scolastica. Jacket in quel momento era alla lezione di informatica, mentre Edward e Maya avevano ora buca a causa dell’indisposizione del docente di storia. Un solo fatto, però aveva dato una sfumatura più grigia alla giornata: a quanto pare uno studente si era sentito male durante la prima ora,risultando febbricitante e con la nausea. Ora era sotto osservazione in infermeria.

    Per quanto riguarda la lezione di informatica, avevano un programma da completare dopo una spiegazione teorica fatta nell’ora precedente. Allo stesso tempo Jeremy sedeva alla cattedra, apparentemente indaffarato al PC, ma in realtà, con la coda dell’occhio, spiava Jacket, aspettando la minima azione sospetta. Inutile dire che Jacket ci mise poco a completare la richiesta, e per il momento si era messo a creare un suo secondo programma di generazione randomica di personaggi di GDR: scuola o non scuola, Lyoko o meno, lui scriveva sempre campagne di gioco.

    Mentre era assorto nella compilazione del codice, Jacket senti il telefono vibrare nella tasca della giacca. Smise di lavorare al programma ed estrasse il cellulare di nascosto (l’essere nelle ultime file aiutava): Una torre era segnalata come attiva, ergo: XANA era annoiato e voleva divertirsi un po’.

    Cazzo, proprio adesso!?

    Jacket: “Professore, avrei bisogno di usare il bagno, non mi sento molto bene.”

    Jeremy, facendo finta che fosse tutto normale, rispose. “Certo, vai pure.”

    Il ragazzo quindi se ne andò, senza nutrire alcun sospetto del professore di informatica. Appena il primo varcò la soglia, Jeremy aprì una finestra di chat sul suo PC, inviando il seguente messaggio:

    “E’ uscito, preparati.”

    Nel frattempo Jacket, intento a uscire dall’edificio delle aule scienze, indosso due auricolari bluetooth con microfono integrato, per poi chiamare Edward. Quest’ultimo era intento a parlare con il suo vicino di banco, mentre Maya era intenta a mettersi avanti con i compiti. Sentendo lo squillo del cellulare, Edward rispose:

    Ed: “Pronto, Jacket, cosa c’è?”

    Jacket: “A quanto pare il nostro XANA ha attivato una torre e vuole giocare, adesso sono uscito dalla classe e sto andando alla fabbrica a controllare: non c’è bisogno che tu venga con me, ma tieni la chiamata aperta, non si sa mai.”

    Ed: “.. D’accordo, ci sentiamo dopo.” disse per poi metter il telefono a faccia in giù sul banco, rimanendo in linea. Tornò quindi a parlare con il suo compagno di classe.
    Nel frattempo Jacket era appena uscito dall’edificio e stava per andare in direzione della sala caldaie, quando una voce femminile, dal tono freddo e serio, gli rivolse la parola:

    “Scusa, avrei bisogno di un informazione, potresti aiutarmi?”

    Jacket quindi si voltò per ritrovarsi davanti a una donna giapponese, vestita completamente di nero: jeans, anfibi, maglietta e giacchetta in pelle erano tutti color catrame. Jacket non lo sapeva, ma quella era Yumi Ishiyama.

    Jacket: “Be’, temo di non essere di grande aiuto, se vuole delle informazioni la segreteria è da quella parte. Buona giornata.”

    Ok, sta facendo il finto tonto…

    Quindi la donna prese Jacket per una spalla, senza stringere forte o strattonarlo via.

    Yumi: “Oh be, penso che mi basteranno le tue di informazioni.”

    Una donna vestita completamente di nero che insiste nel chiederli delle informazioni, nello stesso momento in cui lui stava uscendo per andare alla fabbrica.

    Si, è proprio il momento di filarsela!

    Jacket: “E dimmi: Governo o Fenice Verde?”

    Yumi : “Cosa diav-”

    Yumi non potè finire la frase, dato che ricevette alla sprovvista una forte gomitata nello stomaco, che le tolse il fiato e la fece piegare in due dal dolore. Nel frattempo poteva scorgere Jacket intento a scappare.

    Yumi: “H-hei, torna qui!”

    Jacket in quel momento non pensava a cosa aveva intorno a lui: doveva CORRERE verso la sala caldaie, più in fretta che poteva, per poi seminare l’inseguitrice nelle fogne. Il non prestare attenzione all’ambiente circostante risultò in lui che, mentre svoltava l’angolo per attraversare tutto il campo da corsa, urtò una persona facendola cadere. Non aveva certo tempo per i convenevoli. D’altro canto Yumi non si era accorta dell’incidente, presa com’era a inseguire il fuggitivo.

    Che sia un capriccio del destino o uno scherzo del caso, la persona che Jacket aveva urtato e fatto cadere era niente popo di meno che Sylviane, che era uscita un attimo dalla classe di chimica per prendere un caffè alla macchinetta, dato che si sentiva stanca. Mentre Sylviane si stava rialzando, col fondoschiena dolente a causa della caduta, notò in lontananza un ragazzo che stava attraversando il campo da corsa, mentre una donna vestita di nero lo inseguiva; entrambi sembravano diretti verso la palestra.

    “Aspetta, quel ragazzo lo conosco: era il nuovo arrivato che mi aveva fissato durante la pausa pranzo! … ma perché sta fuggendo da quella donna?”

    Se c’era un difetto di Sylviane, quello era la tremenda curiosità: non poteva ignorare il tutto, VOLEVA scoprire cosa stava succedendo. Ma era meglio essere discreti e non farsi vedere.

    Nel frattempo Jacket, mentre i polmoni gli bruciavano dallo sforzo della corsa, cercò di contattare Edward, avendo lasciato la chiamata aperta.

    Jacket: “ED, RISPONDI CAZZO!”

    Ed, sentendo la voce urlante di Jacket, rispose rapidamente.

    Ed: “Cosa succede!?”

    Jacket: “Succede che una puttana giapponese emo vestita di nero mi sta alle costole! Ascolta, io cerco di seminarla dentro la sala caldaie, tu intanto corri al tombino del parco e vai alla fabbrica!”

    Ed: “Ok, ora vado!”, quindi scattò fuori dall’aula, solo per essere interrotto da Maya.

    Maya: “Hey Ed, dove vai così di fretta?”

    Ed: “Ecco, mi sono dimenticato di una cosa molto importante, ciao!”, e corse via.

    Maya non gli credeva neanche un po’

    Sarà meglio seguirlo a distanza, tutta questa storia sta prendendo una strana piega.
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    INTANTO..

    Jacket era appena arrivato davanti alla porta della palestra, e l’aprì di forza. Aveva una decina di metri di vantaggio, quindi chiuse subito la porta e ci mise davanti il primo oggetto pesante che aveva a portata di mano, ovvero una cesta di palloni; in questo modo avrebbe guadagnato tempo e si sarebbe potuto dileguare nella sala caldaie, per poi andare verso la fabbrica. Intanto Yumi, con molta forza, aveva aperto la porta, entrando proprio mentre la porta che conduceva alla sala caldaie si era chiusa. Quindi si precipitò verso la suddetta stanza; quel ragazzo non aveva scampo..

    Nel frattempo Sylviane aveva atteso che Yumi entrasse a forza nella palestra, per poi scattare verso la porta aperta ed entrare: dentro non c’era nessuno. E dato che la porta più vicina all’ingresso della palestra era quella che portava alla sala caldaie, la ragazze intuì che, molto probabilmente, Jacket e la misteriosa inseguitrice erano li dentro. Quindi Sylviane si appostò dietro la porta, pronta a entrare nel momento più opportuno.

    Bene, dovrei averla seminata! Ora devo solo andare alla fab-

    Questo era ciò che Jacket pensava mentre apriva la porta che conduceva al passaggio segreto verso le fogne, solo per poi ritrovarsi davanti a se un uomo dai capelli marroni, leggermente barbuto, vestito con maglietta verde e pantaloni color muschio. Quest’uomo placcò Jacket a terra, impedendogli di andare nel passaggio.

    Ulrich: “Mi spiace, fuggitivo, ma la tua corsa finisce qui!”

    Per tutta risposta Ulrich ricevette una testata da parte di Jacket, che lo costrinse a rotolare a terra, stordito dal colpo.

    Jacket: “Scusa, niente di personale, ma sono decisamente di fretta.” disse con tono strafottente, mentre si preparava a metterlo K.O con un bel calcio in testa. Purtroppo il piano non andò a buon fine, perché mentre si apprestava a colpire, Jacket fu preso alle spalle e trascinato via. Quella ragazza giapponese, alla fine, lo aveva catturato.

    Yumi: “Per la cronaca, grazie per la gomitata e la corsa. Ulrich, chiama Jeremy e informa che abbiamo preso il nostro fuggiasco! Io intanto telefono Odd e gli dico di raggiungerci alla fabbrica.”, disse mentre prendeva il cellulare per effettuare la sua chiamata.

    Ulrich: “Ricevuto!”, quindi digitò il numero di Jeremy, aspettando che rispondesse.
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    PARCO

    La situazione era decisamente degenerata.
    Proprio mentre Ed era arrivato davanti al tombino, dopo aver corso con tutto il fiato che aveva in corpo, era stato afferrato e bloccato da uno strambo vestito di viola e lilla, con degli improponibili capelli biondi e viola a forma di piramide. Che altra gente strana c’era in quel collegio?

    E quel che è peggio, Maya lo aveva seguito tutto questo tempo, arrivando a raggiungerlo proprio mentre veniva acciuffato dal suddetto strambo. Ora Edward aveva anche un testimone indesiderato.

    Ed: “Chi sei e cosa vuoi fare!?”

    Odd: “Tranquillo, amico, non ti farò del male. Voglio solo sapere perché stavi venendo qui così di fretta.” Dando uno sguardo a Maya si accorse come la somiglianza con Aelita era spaventosa. “Lo sai, sei proprio identica a tua madre, una seconda principessa!”
    Maya, imbarazzata dal’appellativo di quell’uomo, non poteva restare senza spiegazioni: cosa stava succedendo, e come faceva quel tipo a conoscere sua madre?

    Maya: “Sentite, voglio sapere cosa sta succedendo! Ed, perchè stavi correndo così di fretta verso il parco? E tu, si può sapere chi sei e come conosci mia madre?”

    Odd: “E’ una lunga storia, intanto piacere, sono Odd della Robbia. Se vuoi una spiegazione mi sa che ti tocca scendere qui sotto” disse indicando le fogne, per poi lasciar andare Edward, aprire il tombino e iniziare a scendere. “Be’, non venite?”

    Edward pensava che in quel momento non aveva molte alternative; se quell’uomo era davvero L’Odd menzionato nel diario di Jeremy Belpois, allora non era certo un nemico. E se XANA stava attaccando, era meglio andare subito alla fabbrica. Quindi si accodò ad Odd nello scendere nelle fogne.

    Maya: “Mi stai dicendo che dobbiamo scendere nelle fogne?”

    Ed: “Se vuoi sapere cosa succede, allora ti tocca venire qui sotto.” disse prima di scendere completamente.

    Maya da una parte era schifata di dover scendere in un luogo così disgustoso, ma la curiosità era molto più forte di lei. Quindi scese anche lei, senza lamentarsi ulteriormente.

    Una volta messi i piedi al suolo, Odd sentì squillare il telefono: era Yumi.

    Odd: “Pronto Yumi?”

    Yumi: “Odd, ho appena preso il fuggitivo numero 1. Vai alla fabbrica, ci incontreremo là.”

    Odd: “Tranquilla ci sto già andando, e sorpresa sorpresa, con me ho altri due ragazzi, tra cui la figlia della nostra Principessa!”

    Yumi: “Cosa, c’è anche Maya, sul serio!?.... d’accordo, porta con te anche loro.”

    Odd: “Signor si, signora!”, la chiamata fu chiusa.
    “Be ragazzi, seguitemi che vi porto in un bel posticino!”

    Edward sapeva di che posto parlava, quindi lo seguì senza dire niente, mentre Maya era l’ultima in coda, decisa a capire cosa diamine stesse succedendo.
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    SALA CALDAIE

    Ulrich: “Jeremy, abbiamo preso il ragazzo.”

    Jeremy: “Perfetto, ora andate alla fabbrica, presto!!”

    Ulrich: “Cosa succede, Jeremy!?”

    Jeremy: “Non ci crederai, ma uno studente che prima è stato male ora è come impossessato, e sta mettendo a ferro e fuoco la scuola, mentre io sono barricato nella mia classe! Vorrei che non fosse così, ma… XANA è tornato!”

    Ulrich in quel momento era ben più che sotto shock: l’avevano distrutto, XANA era stato annientato! O almeno, così avevano creduto….

    Ulrich: “Resisti Jeremy, sono subito da te!”, chiuse subito la chiamata, ancora sotto shock. “Yumi, cerca di sbrigarti ad andare alla fabbrica! Io vado ad aiutare Jeremy!”

    Yumi: “Perché, cos’ha Jeremy?”

    Ulrich: “Uno studente sta distruggendo la scuola come se fosse indemoniato …. temo proprio che XANA sia tornato!”

    Yumi: “...Come!? E’ impossibile, noi l’abbiamo distrutto!”

    Jacket: “Beh, a quanto pare non ce l’avete fatta del tutto.” disse mentre veniva lasciato andare. Intanto la sua mente pensava spedita come una macchina: se quei due si chiamavano Ulrich e Yumi, e sapevano di XANA e di Lyoko, allora dovevano essere proprio gli amici menzionati nel diario di Jeremy Belpois. Da un lato era una cosa buona, dato che non erano agenti del governo o della Fenice Verde, quindi non erano nemici. Dall’altro lato Jacket era decisamente seccato di essere stato scoperto.

    “Potete farmi partecipe di cosa sta succedendo?” disse una voce sconosciuta a tutti e tre. Sulla soglia della sala caldaie si trovava, con enorme sorpresa di Jacket, Sylviane, che sicuramente aveva sentito tutto. Lo sguardo era calmo, ma l’eterocromia e l’illuminazione un po’ scarsa della stanza lo rendeva decisamente penetrante.

    Miracolo, la gothic lolita sa parlare. Peccato che al momento non sia un ospite desiderato! Ed è il secondo, dopo Maya!

    Jacket: “Ecchecazzo, con tutti questi testimoni a sto punto potete anche avvisare l’intera scuola urlando con un megafono..” borbottò tra se e se, scocciato dall’ennesimo inconveniente. Solo che lo avevano sentito tutti, Sylviane inclusa.

    Syl: “Oh già, riguardo allo spintone di prima: non dico che dovevi camminare, però potevi guardarti un po’ intorno…” Come facesse a tenere un tono calmo e tranquillo, anche in situazioni come questa, è un mistero.

    Jacket: “Ok, facciamo che ti faccio inseguire da un pazzo armato accetta e vediamo per quanto starai attenta alle persone che ti stanno intorno..”

    Yumi: “Per caso vi conoscete?”

    Jacket: “Solo di vista.”

    Syl: “Oh andiamo, ora che ci siamo spintonati a vicenda siamo a un livello più intimo…”, disse facendo anche un occhiolino. dal tono calmo a uno semi-seducente, con un pizzico di ironia e strafottenza. Jacket pensava sempre di più che questa fosse uscita da un Erogame.

    Ulrich: “Sentite, ora voi seguite Yumi e andate alla fabbrica, mentre io vado ad aiutare il mio amico.”

    Yumi: “Ulrich, stai attento!”

    Ulrich: “Tranquilla, non è certo la prima volta che combatto contro XANA, no?” sorrise per poi piombare via dalla stanza a tutta velocità.

    Yumi: “Ragazzi, seguitemi!” Disse prima di entrare nel passaggio che portava alle fogne.

    Syl: “Quindi… devo scendere giù nelle fogne con voi?”

    Jacket: “Dipende: se ritorni dentro la scuola c’è una leggera possibilità di morte dolorosa, mentre se vuoi scoprire cosa c'è dietro a tutto questo dovrai attraversare un luogo schifoso. A te la scelta.”, e seguì Yumi nel passaggio.

    Sylviane non voleva saperne ne di tornare a scuola ne di restarsene con le mani in mano, quindi l’opzione rimanente era di seguire il duo.

    CLASSE DI INFORMATICA

    Jeremy sapeva che la porta non avrebbe retto a lungo: nonostante la barricata di mobili, quel ragazzo Xanificato sarebbe riuscito a sfondare tutto. E allora sarebbero stati guai sei, anzi … letali. Ulrich doveva sbrigarsi ad arrivare.
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    Quattro nuovi ragazzi, il vecchio gruppo rimpatriato e il ritorno di XANA. Questa si che era una giornata speciale.
     
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